Cinema-Film: Silence
Silence, l’attesissimo film sulla fede e la religione del regista premio Oscar Martin
Scorsese, racconta la storia di due missionari portoghesi che nel XVII secolo
intraprendono un lungo viaggio irto di pericoli per raggiungere il Giappone, alla ricerca
del loro mentore scomparso, padre Christovao Ferreira, e per diffondere il cristianesimo.
Scorsese dirige Silence da una sceneggiatura scritta da lui stesso con Jay Cocks. Il film,
basato sul romanzo di Shusaku Endo del 1966, esamina il problema spirituale e religioso
del silenzio di Dio di fronte alle sofferenze umane.
Silence è interpretato da Andrew Garfield (The Amazing Spider Man, Hacksaw Ridge),
Adam Driver (Star Wars: Il risveglio della Forza, Paterson) e Liam Neeson (Schindler’s
List, Taken). Il film segue due giovani missionari, padre Sebastian Rodrigues (Garfield) e
padre Francisco Garupe (Driver) che, alla ricerca del loro insegnante e mentore
scomparso, esercitano il loro ministero tra gli abitanti di un villaggio perseguitati per il loro
credo religioso. Allora in Giappone i signori feudali e i Samurai erano decisi a sradicare il
cristianesimo dal paese e quindi tutti coloro che si professavano cristiani erano arrestati e
torturati, costretti all’apostasia, a rinnegare la loro fede o ad essere condannati a una
morte lenta e dolorosa.
Per Silence Scorsese ha voluto tutti i suoi collaboratori di sempre, tra cui il direttore della
fotografia candidato agli Oscar Rodrigo Prieto (The Wolf of Wall Street), lo scenografo tre
volte premio Oscar Dante Ferretti (Hugo Cabret), la montatrice tre volte premio Oscar
Thelma Schoonmaker (The Wolf of Wall Street), il produttore esecutivo delle musiche
Robbie Roberston (The Wolf of Wall Street) e il direttore del casting Ellen Lewis (The
Wolf of Wall Street). Kim Allen Kluge e Kathryn Kluge sono i compositori.
Nel cast di Silence Ciarán Hinds (Munich) e alcuni dei migliori attori giapponesi, tra cui
Tadanobu Asano, Issey Ogata, Shinya Tsukamoto, Yoshi Oida Yosuke Kubozuka, Ryo
Kase e Nana Komatsu.
Nel 1988, durante una proiezione speciale di L’ultima tentazione di Cristo tenuta a New
York per i leader religiosi, Martin Scorsese conobbe l’arcivescovo Paul Moore, allora
verso la fine del suo mandato, che gli regalò una copia del romanzo di Shusaku Endo,
Silence. Silence era stato pubblicato in Giappone nel 1966 con grande successo perché
trattava di un argomento, in quel periodo, intensamente e rigorosamente analizzato.
Dopo qualche anno era apparsa l’edizione inglese e questo aveva contribuito ad
aumentare l’interesse per un testo che affrontava temi profondi.
E Silence ha fatto un’impressione enorme a Martin Scorsese – sembrava che parlasse
proprio a lui. “Il tema che Endo analizzava nel suo libro era presente nella mia vita da
sempre, fin da quando ero molto, molto giovane”, dice Scorsese. “Sono cresciuto in una
famiglia profondamente cattolica ed ero molto coinvolto nella pratica religiosa. I miei
principi e le mie idee sono ancora basati sulla spiritualità del cattolicesimo in cui ero
immerso da bambino, una spiritualità che ha a che fare con la fede”.
Scorsese dice che mentre leggeva il libro è rimasto stupito nello scoprire che affrontava
quegli stessi problemi sul cristianesimo che egli stesso si poneva da tempo e che ancora
si pone. “In questo momento della mia vita penso continuamente alla fede e mi pongo
domande sulla debolezza, sulla condizione umana e sono questi i temi del libro di Endo”.
Il romanzo
Fin dal primo momento in cui ha letto Silence, Scorsese ha deciso che ne avrebbe fatto
un film. Il romanzo di Shusaku Endo Silence (Chinmoku), ambientato in Giappone
nell’epoca Kakase Kirishitan (dei ‘cristiani nascosti”), è stato considerato un testo di
grande livello e definito dai critici come uno dei migliori romanzi del XX secolo.
Pubblicato nel 1966, Silence è stato premiato in Giappone con il prestigioso Tanazaki
Prize, poi è stato tradotto in inglese nel 1969 e da allora è stato pubblicato in tanti paesi
in tutto il mondo.
Silence, diventato subito un bestseller in Giappone dove ha venduto oltre 800.000 copie,
inizia con uno scandalo storico per la Chiesa: l’apostasia avvenuta in Giappone di un
superiore gesuita, padre Christovao Ferreira che, rinnegata la sua religione, si è
convertito al buddismo e ha sposato una donna giapponese.
I Gesuiti sono oggi il più grande ordine religioso della Chiesa cattolica e sono stati
sempre impegnati nell’evangelizzazione e nel ministero apostolico, attraverso la loro
dedizione all’insegnamento (fondando scuole e università), la ricerca culturale, la difesa
dei diritti umani e della giustizia sociale. L’ordine è stato fondato nel 1530 da Ignazio di
Loyola che ha anche elaborato gli Esercizi Spirituali per aiutare a seguire gli
insegnamenti di Gesù Cristo. Nel 1534, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio e i loro
seguaci fecero voto di castità, povertà e obbedienza al Papa.
Nel romanzo di Endo, due allievi di padre Chistovao Ferreira, padre Sebastian Rodrigues
e padre Francisco Garupe, viaggiano dal Portogallo fino alla Università gesuita di Macao
per poi raggiungere il Giappone, dove rischiano la vita per scoprire la verità sulla
misteriosa defezione di Ferreira, loro maestro spirituale, mentre esercitano il loro
ministero tra i cristiani nascosti, costretti a rischiare la vita per la loro fede.
Endo, uno dei pochi autori giapponesi che scrive da un punto di vista cristiano, nacque a
Tokyo nel 1923, crebbe a Kobe con la madre e la zia e fu battezzato all’età di 11 anni. I
suoi studi universitari vennero interrotti dalla Seconda Guerra mondiale, perché dovette
lavorare in una fabbrica di munizioni. Alla fine del conflitto iniziò a studiare medicina e si
trasferì in Francia. Per tutta la vita Endo ha combattuto con gravi problemi respiratori,
come la tubercolosi, e ha trascorso lunghi periodi in ospedale.
Endo ha iniziato a scrivere romanzi nel 1958, quasi tutti legati a temi cristiani, come A
Life of Jesus, che hanno spinto la critica a paragonarlo a scrittori cristiani occidentali
come Graham Greene. I personaggi di Endo affrontano dilemmi morali complessi e
spesso le loro scelte portano a esiti tragici. Graham Greene definì Endo “uno dei migliori
scrittori viventi”.
Silence è considerato il capolavoro di Endo ed è stato oggetto di analisi e dibattiti fin
dalla sua prima uscita. Garry Wills, storico e premio Pulitzer, paragona Silence a Il potere
e la gloria di Greene. Scrive che mentre l’eroe di Graham “rimane un prete malgrado la
sua indegnità…Endo esplora un paradosso più interessante. Il suo prete rinnega non per
debolezza, ma per amore, per proteggere i convertiti al cristianesimo dalla persecuzione
che diventa sempre più violenta contro di loro”.
Il fascino che il libro esercitava fra gli studenti di sinistra dipendeva, secondo Endo, dal
fatto che costoro vedevano riflessa nella storia della lotta di Rodrigues con i Samurai la
più recente lotta dei marxisti giapponesi che negli anni ’30 venivano torturati dalle
autorità e costretti a fare ‘tenko’, un voltafaccia, una sorta di conversione ideologica.
Silence è stato recentemente definito un romanzo dei nostri tempi. Paul Elie ha scritto sul
New York Times: “Ambienta nel passato missionario tanti problemi religiosi che ci
affliggono oggi, la rivendicazione di verità universali in società diverse, il conflitto tra una
professione di fede e la sua espressione e l’apparente silenzio di Dio mentre i credenti
sono trascinati nella violenza in suo nome.
Scorsese ha iniziato a lavorare, alla fine degli anni ’80, ad un adattamento per lo
schermo con Jay Cocks, Silence doveva essere il suo prossimo film. Ma il destino aveva
in serbo uno scenario diverso. Si sono presentati molti problemi, non ultimo quello che
riguardava il reperimento dei finanziamenti per un progetto così complesso, e la
sceneggiatura è finita in un cassetto. Ci sono voluti oltre 15 anni per completare il lavoro.
Nella prefazione scritta nel 2007 per l’edizione inglese del romanzo, Scorsese chiarisce il
senso di come sarebbe stata la sua trasposizione cinematografica: “Il Cristianesimo è
basato sulla fede, ma se studi la sua storia capisci che c’è stato un continuo processo di
adattamento, vissuto in mezzo a tante difficoltà, per poter far fiorire la fede. È un
paradosso che può essere anche estremamente doloroso: perché credere e dubitare
sono antitetici. Eppure io credo che vadano di pari passo, uno nutre l’altro. Dubitare può
portare a una profonda solitudine, ma se coesiste con la fede – una fede vera, una fede
costante – può portare a un senso di profonda e gioiosa comunione. È proprio questo
doloroso passaggio paradossale – dalla certezza, al dubbio, alla solitudine, alla
comunione – che Endo comprende così bene. Sebastian Rodrigues (il personaggio
centrale) rappresenta quello che si potrebbe definire “l’esempio migliore e più luminoso di
fede cattolica”.
Scorsese lo definisce ‘un uomo di chiesa’ nel senso in cui lo intende Bernanos in Diario
di un curato di campagna e scrive che “Rodrigues sarebbe stato certamente uno di
quegli uomini, risoluto, inflessibile e dalla fede incrollabile – se fosse restato in Portogallo.
“Invece si ritrova immerso in un’altra cultura, una cultura ostile, in un periodo in cui si sta
combattendo una lotta spietata contro il cristianesimo. Rodrigues è convinto che sarà
l’eroe di una storia occidentale che tutti noi conosciamo molto bene: l’allegoria cristiana,
la figura di un Cristo, con una sua Getsemani – un pezzo di bosco – e un suo Giuda, un
povero disgraziato di nome Kichijiro”. In verità Giuda, che Scorsese definisce il più
grande cattivo della cristianità, incarna quello che secondo il regista è uno dei dilemmi
più scottanti della teologia cristiana. “Qual è il ruolo di Giuda?”, scrive. “Cosa si aspetta
da lui Cristo? Cosa ci aspettiamo da lui oggi?”…. Endo analizza il problema di Giuda in
modo più diretto di qualsiasi altro artista che conosco”.
Questo è il problema che caratterizza Silence, e determina il destino di padre Rodrigues.
Come scrive Scorsese, “[…] lentamente, con grande maestria, Endo capovolge la
situazione [per Rodrigues]. Silence è la storia di un uomo che impara – molto
dolorosamente — che l’amore di Dio è più misterioso di quanto lui pensi, che Lui lascia
più spazio agli uomini di quanto crediamo e che è sempre presente…anche nel Suo
silenzio.
“Ho preso in mano questo libro per la prima volta circa venti anni fa. Da allora l’ho letto e
riletto infinite volte… E mi ha dato quel tipo di nutrimento che ho trovato in poche altre
opera d’arte”.