Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale allo scorso Festival di Cannes all’interno della sezione Un Certain Regard, stregando pubblico e critica, e dopo aver vinto il premio del pubblico come miglior film europeo a Biografilm Festival | International Celebration of Lives, dove è stato presentato in anteprima italiana, Parola di Dio di Kirill Serebrennikov arriva nei cinema a partire dal 27 ottobre, distribuito da I Wonder Pictures. Siamo certi che susciterà polemiche tra chi lo vedrà e ne sentiremo delle belle. Il regista della pellicola Kirill Serebrennikov fa girare il film intorno ad un interrogativo che in molti si saranno posti ma che in pochi ammetteranno.
Che cosa succederebbe se leggessimo la Bibbia come l’ISIS legge il Corano? Parola di Dio (titolo originale The Student) mette in scena un vero e proprio scontro ideologico tra uno studente che sceglie la via dell’estremismo cristiano e la sua professoressa di biologia atea, magistralmente interpretata da Viktoriya Isakova.
Alle ragazze non dovrebbe essere concesso di partecipare alle lezioni di nuoto in bikini. Insegnare educazione sessuale a scuola è sbagliato. L’evoluzionismo è una teoria non provata e dovrebbe essere affiancata al creazionismo. Sono queste e altre le osservazioni anacronistiche che il giovane Veniamin, in piena crisi mistica, muove a chi gli sta intorno, citando a memoria i passi più cruenti della Bibbia e tentando di imporre anche ai suoi compagni di scuola la sua ortodossia estrema. L’unica voce che si contrappone a lui è quella di Elena, giovane professoressa di biologia cresciuta alla scuola della scienza e del razionalismo. Ma come si può rispondere con la sola Ragione a chi nutre una Fede cieca?
Ma perché questo film? Perché Serebrennikov lo ha pensato ed allestito?
Il regista è nato in Russia nel 1969, a Rostov-on-Don. Regista russo televisivo, teatrale e cinematografico, è il direttore artistico del Gogol Center dal 2012. Ha messo in scena la sua prima pièce teatrale quando era ancora uno studente. Nel 1992 si è laureato in psicologia con una menzione d’onore alla Rostov State University. Nel 2008 ha fondato un corso sperimentale di recitazione e regia alla Moscow Art Theatre School. Nel 2012 il corso è diventato lo Studio Seven, che è ora un elemento costante all’interno del Gogol Centre.
Dal 2011 al 2014 Kirill è stato il direttore artistico del progetto Piattaforma al Winzavod Centre for Contemporary Art e attualmente vive a Mosca.
Nel 2015 il Gogol Centre ha messo in scena al Festival di Avignone l’opera teatrale The Idiots, diretto da Kirill Serebrennikov e ispirato all’eponimo film di Lars Von Trier. Quest’anno presenterà Dead Souls, tratto dal romanzo di Nikolaï Gogol.
Tra i suoi film anche Betrayal (2012, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia); Yuriev Den (2008); Playing the Victim (2006, Premio Marc’Aurelio d’Oro al Roma Film Festival)
La religione per lei è una sorta di dipendenza?
“Io pratico il Buddismo. Non è una vera e propria religione, non si tratta di credere in Dio, ma piuttosto di come rapportarsi con gli altri esseri umani del mondo. Il Buddismo non è complicato. Io sono contro ogni forma di oscurantismo, sono contrario a chiunque ti dica cosa devi fare. Io mi pongo moltissime domande sul mondo, sull’universo, sulle persone che mi circondano. La religione fornisce delle risposte. L’arte consiste nel porre domande. Il film mostra la religione come una forma di manipolazione, uno strumento che viene utilizzato da un giovane uomo per manipolare le persone intorno a lui”
“La religione è un modo per Veniamin per riuscire a dominare la paura di essere indotto in tentazione dalla sua sessualità?
“Dominare la paura, e anche la frustrazione. È sempre la parte più nascosta del nostro inconscio che ci spinge a cercare delle vie per superare le nostre frustrazioni. Il protagonista del film ha trovato la sua vita d’uscita nella religione. In Russia, la religione è ovunque. I Russi preferiscono avere un leader da seguire, piuttosto che pensare con la propria testa. Anche se la religione è separata dallo Stato, in realtà la religione ortodossa controlla ogni livello della società. Il nostro protagonista scopre che il fanatismo conferisce autorità e potere. Nessuno infatti osa opporsi a lui tranne un’insegnante, che è atea”.
Il film è ambientato in una città sconosciuta…
“Si tratta di Kaliningrado. Prima della Seconda Guerra Mondiale si chiamava Königsberg ed era una città tedesca. È la città in cui Emmanuel Kant è nato ed è stato sepolto, mentre ora è un’enclave russa in Europa, situata tra la Polonia e la Lituania. È una strana città che reca i segni del suo passato, come una sorta di palinsesto”.
In base a cosa ha scelto gli attori?
“Tutti gli adulti che recitano nel film sono delle star in Russia, mentre gli adolescenti hanno comunque delle esperienze pregresse in teatro. Il ragazzo che interpreta il ruolo dell’amico di Veniamin ha già rivestito la stessa parte sul palco assieme alla mia troupe teatrale”.
Dal suo lavoro, si vede che preferisce i lunghi piani sequenza
“Questo è perché sono pigro! Mi innervosisce filmare con la tecnica del campo-controcampo. Preferisco girare una scena per tre giorni, abbiamo bisogno soltanto di tre o quattro riprese e la scena è fatta”.
Marius von Mayenburg ha inspirato il suo film con la sua piecè?
“Marius mi disse che aveva scritto quest’opera dopo aver letto la Bibbia e avendo scoperto dei passi con parole che se estrapolate dal contesto, potevano esprimere l’esatto contrario dell’amore e della fraternità, e così iniziò a fare una lista di questi passi. È così che è nata la pièce, dall’idea che sarebbe molto facile distorcere il significato delle Sacre Scritture”.
Nel film è sempre indicato da dove vengono questi passi?
“Nell’opera teatrale, così come nel film, la fonte da cui provengono è sempre esplicitata, perché lo spettatore deve sapere che queste frasi sono autentiche, che non sono frutto della mia immaginazione. Le ho catalogate tutte. Dell’opera originale ho modificato invece degli elementi per il mio adattamento teatrale. Ad esempio, nell’opera di Von Mayenburg il preside della scuola è un uomo, ma in Russia sono più comuni presidi donne. Ho anche aggiunto più insegnanti rispetto all’opera originale, mentre ho trasformato il prete cattolico in ortodosso e gli ho affidato un ruolo più consistente ed articolato. I passi che il prete cita provengono da oscuri testi ortodossi ma sono comunque veri. Ho poi aggiunto la musica. Il brano che apre quello che io considero il terzo atto del film è stato composto da Laibach, una band che si può trovare facilmente su Shazam, ma i cui brani sono banditi dalla programmazione radiofonica russa. Il motivo di questa censura? Sono considerati molto aggressivi e potrebbero far sorgere cattivi pensieri.
Come sottolineava il regista, gli attori sono tutti famosi soprattutto in Russia. Vieniamin: Petr Skvortsov Grigoryi: Aleksandr Gorchilin Lidia: Alessandra Revenko Elena Lvovna: Victoria Isakova Madre di Veniamin: Julia Aug Preside: Svetlana Bragarnik ed i protagonisti l’insegnante di educazione fisica: Anton Vasiliev e l’nsegnante di storia: Irina Rudnitskaya.
Una storia che narra le vicende di un ragazzo che citando a memoria in versetti in modo da mettere quasi in crisi i prelati ortodossi che lo esaminano, il ragazzo diventa dapprima il motivo di scherno per la classe già esagitata di studenti, e poco a poco inizia ad attrarre verso di sé qualche sparuto discepolo. Ma lui dritto per la sua strada: che percorre sentieri diritti in salita verso posizioni di intolleranza che appaiono davvero poco vicine ai precetti di base, almeno teorici, di una chiesa della tolleranza e della uguaglianza.
Un film che privilegia il lato fanatico-ossessivo di una personalità sola che vive la propria emarginazione attaccandosi ad una idea di fede punitiva e castrante senza soffermarsi sulla credibilità di un contesto che si impegna per cercare di apparire realista ed attinente alla vita di tutti i giorni.
Un film che però mette i puntini sulle difficoltà di chi nella scuola cerca di seguire il suo Credo proprio come avviene in Italia dove è difficile anche poter aver un Crocifisso nelle aule, dove far fare l’ora di religione ai propri figli è quasi una colpa e dove gli insegnanti di religione (per molti genitori) non dovrebbero avere gli stessi diritti ( ma i doveri si!) degli altri docenti.
Il film vuole mettere in guardia dal fondamentalismo religioso (qualunque sia la religione) e da quelli che vengono considerati i suoi pericoli. Siamo in Russia ed il regista vuole sottolineare o meglio appare voler attaccare chi governa lo stato (Putin) ed i rappresentanti religiosi facendoli apparire spesso fanatici. Ma attenzione alla confusione dilagante: il fanatismo è pericolo, il tradizionalismo (o come dicono e scrivono molti il ‘mediovalismo) è tutt’altra cosa.
Raffaele Dicembrino