Cinema – Film: Le Confessioni tra Fede ed economia

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Roberto Andò torna nelle sale con un film ‘Le Confessioni’ che piacerà molto a coloro che prenderanno la saggia decisione di andare a vederlo. Una sceneggiatura impeccabile, una storia attuale, un cast di ottimi attori e delle location tutte da guardare. Questo e molto altro in un film che mette a confronto l’economia e la spiritualità: una pellicola che tira ‘picconate’ a quel mondo dell’economia ‘diretto’ da pochi a scapito di molti.

Roberto Andò nel film ha diretto grandi artisti del calibro di Tony Servillo, Connie Nielsen, Daniel Auteuil, Pier Francesco Favino, Togo igawa, Marie Josèe Croze, Moritz Bleibtreu, Richard Sammel, Johan Heldenbergh, John Keogh, Aleksey Guskov e Andy de la Tour.

Il film è stato girato in coproduzione italo-francese Bibi Film e Barbary Films con Rai Cinema e, giacché ritenuto di importanza culturale, le realizzazione dell’opera di Andò è stata supportata anche dal dal Mibact con 550 mila euro.

 

Siamo in Germania, in un albergo di lusso dove sta per riunirsi un G8 dei ministri dell’economia pronto ad adottare una manovra segreta che avrà conseguenze molto pesanti per alcuni paesi. Con gli uomini di governo, ci sono anche il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Daniel Roché, e tre ospiti: una celebre scrittrice di libri per bambini, una rock star,e un monaco italiano, Roberto Salus. Accade però un fatto tragico e inatteso e la riunione deve essere sospesa. In un clima di dubbio e di paura, i ministri e il monaco ingaggiano una sfida sempre più serrata intorno al segreto. I ministri sospettano infatti che Salus, attraverso la confessione di uno di loro, sia riuscito a sapere della terribile manovra che stanno per varare, e lo sollecitano in tutti i modi a dire quello che sa. Ma le cose non vanno così lisce: mentre il monaco – un uomo paradossale e spiazzante, per molti aspetti inafferrabile – si fa custode inamovibile del segreto della confessione, gli uomini di potere, assaliti da rimorsi e incertezze, iniziano a vacillare…

 

Spiega il regista: “In questo film il plot è interamente affidato al misterioso incedere del monaco interpretato da Toni Servillo, un uomo che indossa il saio dei certosini”

 

“A partire dalla scelta del luogo in cui abbiamo girato – un albergo sul Baltico, a Heiligedamm, in Germania – e del contesto che vi si racconta (un G8 di ministri dell’economia), ho immaginato una sfida tra il potere più impenetrabile che vi sia, quello finanziario, e un uomo armato solo del suo silenzio, il monaco Roberto Salus”. Poi ha aggiunto: “Ho voluto ambientare la storia in un paesaggio che facesse risuonare il peso delle decisioni che vengono prese, decisioni che toccano aspetti essenziali della vita e dei popoli”. Nel film ho cercato una totale adesione al vero, coniugata al misterioso incedere del monaco, che non si sa da dove venga e neppure dove andrà. Ho cercato un realismo che potesse dar conto dell’aspetto intimo e sfuggente del potere. Ho cercato un luogo dove esterno ed interno si confondessero. Un luogo che, suo malgrado, fosse di suspense, dove potesse accadere qualcosa di moralmente rilevante. Il segreto e la sua custodia sono gli elementi cardini del potere. Un potere che si isola, che non comunica, è necessariamente metafisico, lo è suo malgrado”. Quindi il regista ha aggiunto: “Di fatto, nel film si scontrano due concezioni del segreto, quella ineffabile ed arbitraria del potere economico, e quella che attraversa il segreto, difende il diritto ad una umana difesa delle propria libertà, di un proprio spazio in cui essere liberi da tutti: lo spazio della coscienza. In questo senso ‘La Confessione’ è un isituto della Chiesa molto prezioso, perché protegge la dignità della persona, la sua inviolabilità. Nonostante questo, il cristianesimo è una religione che non fa perno sul segreto. ‘Io ho parlato chiaramente al mondo ’ dice Gesù ‘non ho mai parlato di nascosto, ma sempre in pubblico, in mezzo alla gente’un grandissimo insegnamento”.

Quindi Andò ha parlato del cast: “Ho avuto un gruppo di attori di prima grandezza ad interpretare il film. Erano tutti molto contenti di partecipare ed hanno lavorato con generosità e dedizione straordinarie. Tra loro è nata una speciale atmosfera di comunione”.

Come è maturato il personaggio del monaco interpretato da Toni Servillo?

“Salus è un visitatore, un uomo di cui non si conosce nulla e che, per caso o per necessità, si trova a contatto con il potere, con le certezze del potere, al centro del segreto che nutre il potere. Un personaggio che è in grato di sgretolare queste certezze con il suo semplice passaggio ricco di silenzi. . Si può dire che il protagonista del film appartenga, come il Gesù di cui parla Dostoevskij, alla schiera dei disturbatori. ‘Tu hai dato a noi il diritto di legare e di sciogliere, ed ora non puoi pensare di riprendertelo. Perché dunque sei venuto a disturbarci?’ chiede il grande inquisitore a Gesù nel romanzo i Fratelli Karamazov. Ce ne sono stati sempre tanti di disturbatori fuori e dentro la Chiesa. I certosini, l’ordine al quale appartiene Salus, sono rari nel mondo, meno di duecento, e scelgono di vivere una vita affidata all’intensità, inseguendola attraverso la preghiera, il silenzio, la solitudine e la povertà. Sono persona che mobilitano un’energia speciale e la riversano nel loro corpo e nelle loro azioni. In genere, i monaci rappresentano una spiritualità che non si concilia con la norma. Mi sembra importante che in questo albergo terminale, una sorta di capolinea della storia europea, i padroni del mondo si confrontassero con un uomo che non solo non possiede nulla, ma che addirittura crede di non disporre neppure della propria vita”.

Interessante anche la figura del suo alterego interpretato da Daniel Auteuil, Rochè. Lo si può definire un demiurgo che muove i destini di un regno impenetrabile e oscuro quello dell’economia. L’emblema di un culto al tramonto, quello di un potere che ha iniziato a navigare sotto la rotta. L’economia troppo spesso si configura più come una teologia che come una scienza, almeno nel suo assetto attuale. A maggior ragione ora che è stata costretta dalla crisi a rivedere i propri parametri dottrinali, dopo l’incrinarsi del proprio ruolo oracolare e la serie dei clamorosi fallimenti registrati negli ultimi anni. Ma il film non è per niente ideologico, si muove in punta di piedi in una zona dove ogni certezza si sfuma e la parola, più che rivelare un pensiero, vuole nasconderlo. Ci sono molte domande e nessuna risposta. E soprattutto vi è una certa idea del cinema e del giallo da Hitchcook a Polanski”.

 

Pierfrancesco Favino ha il ruolo del ministro italiano: “ Girare questo film è stata una bella esperienza. Nella storia vi è un richiamo all’anima e non soltanto alle formule matematiche. Il sacro per gli italiani è presente nella cultura anche per chi si professa ateo “. La cultura occidentale è pregnata di cattolicesimo.

 

Toni Servillo non è voluto scendere sul personale: “ Che tipo di Fede ho io è un fatto personale. Qui ho recitato ma posso dirvi che è stato bello confrontarsi con Auteil ed insieme abbiamo tentato un ponte tra realtà ed immaginazione. Il mio è un personaggio di Fede ma soprattutto è un uomo che sprizza credibilità ed il mondo ha un gran bisogno di questo. Salus ha una dignitosa renitenza e non dice mai ciò che non pensa è un eroe positivo. Un uomo al tavolo con i potenti che si ritengono proprietari di tutto che ritiene che neppure la sua vita gli appartenga”.

 

Tra le tante frasi del film che fanno pensare ve ne segnalo un paio che lasciano pensare: “La democrazia è soltanto una grossa bugia” e “ Il tempo non esiste è soltanto una variabile dell’anima”.

 

 

 

 

 




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