Verdone ed Albanese non deludono il loro affezionato pubblico con una commedia “investigativa” ricca di suspance, adrenalina, risate ma anche problematiche esistenziali e “comportamenti” in perfetto stile italico.
Tutto questo e molto altro è “L’abbiamo fatta grossa”, da oggi in uscita in tutta Italia. Il film narra le disavventure di Antonio Albanese che interpreta Yuri Pelagatti, un attore di teatro che, traumatizzato dalla separazione, non riesce più a ricordare le battute in scena.
Carlo Verdone è invece Arturo Merlino, un investigatore squattrinato che vive a casa della vecchia zia vedova. Yuri vuole le prove dell’infedeltà della ex moglie ed assume Arturo credendolo un
super investigatore.
Ma Arturo non ne fa una giusta! Per errore entrano in possesso di una misteriosa valigetta che contiene… 1 milione di euro!
Da qui una serie di guai divertentissimi e di rocambolesche avventure, fino a un finale
imprevedibile…
Una commedia che mette l’accento sulle difficoltà e la disperazione cui possono portare la disoccupazione, ed una separazione nei soggetti caratterialmente deboli e non in grado di reagire alle avversità della vita.
Verdone parla così della scelta di questo tipo di film: “All’inizio del 2015 io e Pasquale Plastino, con l’ingresso dello sceneggiatore Massimo Gaudioso, ci trovammo finalmente ad affrontare un’idea che ci intrigava molto e che era piaciuta anche ai produttori Aurelio e Luigi De Laurentiis.
Una coppia maschile era al centro della vicenda: un detective privato (Arturo Merlino) e un attore teatrale precario (Yuri Pelagatti) in difficoltà per un esaurimento nervoso, dovuto al naufragio del suo matrimonio. Dall’incontro tra i due protagonisti, durante il quale Pelagatti chiede a Merlino di intercettare la moglie ed il suo nuovo compagno, parte la complessa costruzione del soggetto. Un incontro-scontro che esalta le qualità artistiche mie e di Antonio, incentrato sulla assoluta diversità caratteriale dei due protagonisti che, per un errore imprevedibile durante l’intercettazione (da cui nascerà un tragico equivoco), si ficcheranno in un guaio più grande di loro; saranno costretti a nascondersi e a fuggire per quasi tutto il film, per giungere poi, dopo tanti colpi di scena, ad un finale liberatorio per entrambi, la fine di un incubo in cui si assisterà ad un coraggioso riscatto
dei due, e ad un evidente “denuncia sociale” sul malcostume quotidiano del nostro Paese.
Il nostro intento, come soggettisti e sceneggiatori, era quello di impegnarci nel costruire una commedia articolata e di affrontare, per la prima volta (almeno per me), un film dove la fantasia, il rocambolesco e un pizzico di “suspence” si distaccassero dai temi relativi alla famiglia che avevo sviluppato nelle ultime pellicole; senza mai allontanarci troppo da uno sguardo attento ai vizi, alle corruzioni e alle prepotenze che ogni giorno le cronache italiane ci evidenziano. Ho puntato molto sull’eleganza dell’immagine, sulla perfezione della recitazione, sulla comicità data dai tempi e non dalle gag e sulla cura scenografica. Abbiamo scelto, per gli esterni, alcuni quartieri e vie di Roma poco visti sul grande schermo (il quartiere Castrense, il Nomentano, alcuni scorci di Monteverde
Vecchio, il quartiere Aurelio, Centocelle e il Trionfale).
Attraverso una attenta selezione nel cast ho volute accanto a me, anche nei piccoli ruoli, volti significativi e bravi attori. E ognuno di loro è stato assolutamente eccellente. La presenza di Massimo Popolizio, tra i migliori attori in Italia, mi ha regalato un personaggio autorevole e spietato, maestro assoluto nell’ironia tagliente che il suo ruolo richiedeva.
Come posso non ringraziare una grande professionista come Arnaldo Catinari, la cui fotografia ha esaltato con grande eleganza e stile personale ogni scena; usando costantemente due macchine da presa per qualsiasi inquadratura, il lavoro è stato velocissimo, anche perché tutti gli attori erano in parte e di errori non ce ne sono quasi mai stati; il fatto curioso è stato che il primo ciak, al ontaggio, finiva per essere il migliore di tutti gli altri. La presenza poi di Anna Kasyan, cantante lirica armena di chiara fama, per la prima volta sullo schermo, mi ha permesso di lanciare sullo schermo un’altra nuova attrice, per la quale si apriranno sicuramente altri orizzonti in film brillanti, tali sono il suo
talento comico e la sua personalità dirompente. Come assolutamente perfetta è stata la scelta di Clotilde Sabatino, che nel film interpreta Carla, la moglie di Antonio Albanese. A tutti i miei attori devo dire grazie per l’impegno e l’entusiasmo con cui abbiamo portato a termine una commedia della quale mi ritengo molto soddisfatto” ha dichiarato Carlo Verdone
Per meglio scoprire il film ecco alcune domande ai protagonisti principali (dapprima a Verdone, poi ad Albanese).
Come è nata l’idea di questo film?
“Questa commedia nasce dall’esigenza di fare un film differente dagli ultimi, nei quali i rapporti generazionali o all’interno della famiglia erano stati il fulcro dei racconti. Sentivo il bisogno di staccarmi dal problema sociale (almeno in parte) e di dare più spazio alla fantasia, partendo dalle figure dei due protagonisti: un investigatore privato senza lavoro, ridotto a recuperare gatti e cani smarriti, e un attore teatrale che, divorato dal panico per l’abbandono della moglie, dimentica le battute in scena. L’incontro tra i due, inevitabilmente, diventa scontro ed ognuno metterà in grossa difficoltà l’altro. Per finire entrambi in una vicenda pericolosa più grande di loro che li porterà ad allearsi per venirne fuori. Sembrano tanto diversi, ma alla fine c’è qualcosa che li unisce: il fallimento professionale e matrimoniale. E sotto sotto finiranno per volersi bene: il finale, in questo,
sarà emblematico. La scrittura del film, con Pasquale Plastino e Massimo Gaudioso, è stata lunga, ma il nostro intento era di scrivere con cura estrema un soggetto molto articolato e rocambolesco. Volevamo renderlo quanto più possibile elegante nella realizzazione e divertente nello scontro fra I due protagonisti, la cui comicità nasce dagli ottimi tempi recitativi che si sono creati tra me ed Antonio già dalla prima settimana.
Ognuno è stato un perfetto alleato dell’altro. Ad oggi posso dire che Antonio Albanese è tra i migliori partner che abbia avuto. Prima di pensare ad Antonio come co-protagonista, ho puntato sulla scrittura. Volevo che questa commedia fosse solida ed elegante. Al pubblico la sentenza”.
Chi è Arturo Merlino?
“Per troppi anni ho interpretato personaggi borghesi in giacca e cravatta. Il mio detective non è proprio un proletario, ma certamente di borghese non ha nulla. Ex carabiniere, ex marito (divorziato da una donna che vive a Miami con un greco), ex detective di piccolo successo, la sua vita è tutta un “ex”. La ex casa l’ha dovuta vendere per far fronte a problemi economici, ed ora vive a casa della vecchia zia Elide (Virginia Da Brescia) che gli ha offerto come ufficio il vecchio studio del marito scomparso. C’è una certa frustrazione in quest’uomo che vorrebbe esser richiesto per azioni più avventurose piuttosto che accettare lavoretti come ritrovare un cane o un gatto. E allora la sera, davanti alla scrivania, si diverte a scrivere racconti (Le Notti Insonni di Peter York) in cui il
protagonista è un detective immaginario alle prese con casi di spionaggio internazionale.
E’ chiaro che Peter York è quello che, infantilmente, avrebbe volute essere lui stesso. Ma non volevo esser completamente privo di una presenza femminile al mio fianco. E così ho immaginato un timido amore con una ragazza armena che fa la barista a Testaccio, con e che sogna di entrare nel coro del Teatro dell’Opera di Roma. Si chiama Lena ed è interpretata da Anna Kasyan, cantante lirica di chiara fama, ed ora al suo promettente esordio nel cinema. Avevo già lavorato con lei ne “La Cenerentola” di Rossini in mondovisione. Interpretava il ruolo di Tisbe, una delle due sorellastre di Cenerentola. Ma già allora avevo intuito una grande predisposizione per la recitazione comica. Sarà una sorpresa. Tutta la comicità del mio Arturo Merlino nasce sempre da una provocazione di Yuri (Albanese). Il duetto è una raffica di azioni e reazioni, di patemi d’animo e di
spaventi. Di fughe e nascondigli. Dove la diversità tra i due fa scaturire grandi scintille divertenti. E, spero, momenti di brillante recitazione”.
Hai pensato da subito ad Antonio Albanese? Come sei arrivato a sceglierlo?
“Ho pensato ad Antonio Albanese (con il quale non avevo mai lavorato in coppia) già dai
primi due soggetti che avevo scritto e che sono rimasti poi nel cassetto. Avevo voglia di
lavorare con lui perché è un attore che mi ha sempre sorpreso sia nel film serio che in quello comico. Avendo lui un carattere molto forte, pensavo fosse l’ideale per me che ho sempre bisogno di esser messo in difficoltà dalla controparte per dare il meglio. Terminato il soggetto di “L’Abbiamo Fatta Grossa”, e una volta ricevuto il gradimento di Antonio, ci siamo buttati a scrivere il personaggio proprio pensando a lui, introducendo gran comicità e momenti più seri, nei quali poteva esprimersi a 360°. Si è stabilita una forte alchimia tra noi due, al punto che al momento opportuno l’uno lasciava spazio all’altro e viceversa, senza mai sopraffare. La forza della coppia è nella sua diversità. Ma allo stesso tempo in un‘alleanza strettissima. Una coppia che, se piacerà al grande pubblico, potrà ripresentarsi nuovamente – perché no – in una nuova idea in futuro”.
Qual è il messaggio che vorresti far arrivare al tuo pubblico con questo film?
“Nessun messaggio particolare. Se il pubblico apprezzerà, forse l’idea che, nonostante I tanti anni in cui sto svolgendo questa professione, l’interesse nell’osservare la società che cambia non è mai venuto meno. E aggiungerei che anche in un film di assoluta fantasia, una critica sociale o di costume è possibile. Anzi, va fatta. Altrimenti la commedia resta fine a sé stessa”.
Antonio Albanese: Chi è Yuri Pelagatti
“Yuri è uomo straziato dalla vita, dagli eventi, dalle scelte sbagliate, dal lavoro, ma soprattutto dalla moglie che ama, più di ogni altra cosa. La separazione ha provocato in lui un trauma grottesco, e l’incontro con il ‘mitico’ investigatore Merlino complicherà ulteriormente il loro rapporto”.
Com’è stato lavorare con Carlo Verdone, sia come regista che come attore?
“Lavorare con Carlo come regista è stato piacevole e soprattutto interessante dal punto di vista strettamente comico, lo spazio per poter interagire fisicamente è stato nobilitato dalla sua esperienza e dal grande rispetto che lui ha sempre nutrito per la commedia. Lavorare con Carlo come attore è stato semplicemente un onore”.
Cosa ti ha colpito della sceneggiatura di questo film?
“Della sceneggiatura mi ha colpito la totale condivisione della storia, ma soprattutto la grande possibilità di poter animare liberamente i personaggi con libertà, cosa che la comicità dovrebbe quasi sempre richiedere.
Ora che è finito il film ed è in uscita si può dire veramente: “L’Abbiamo fatta grossa”? Ma veramente grossa, molto più grossa di noi: nel film saltiamo, corriamo e scappiamo, ci fermiamo e riscappiamo, insomma…l’abbiamo fatta grossissima!