Cinema- Film – Ho Amici In Paradiso

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Il film Ho Amici In Paradiso, per la regia di Fabrizio Maria Cortese, è stato girato quasi
interamente negli ambienti del Centro di riabilitazione dell’Opera don Guanella in Roma, con
un’appendice nel Salento, in Puglia. È prodotto dalla Golden Hour Films e da Rai Cinema, in
associazione con l’Opera don Guanella e la collaborazione della Fondazione Ente dello
Spettacolo.
Aspetto peculiare del film è che il cast degli attori è composto da professionisti del calibro di
Valentina Cervi, Fabrizio Ferracane, Antonio Catania, Antonio Folletto, Enzo Salvi, Erica
Blanc, Emanuela Garuccio, Christian Iansante e da “attori” esordienti, diversamente abili,
che lavorano con i protagonisti.
Sono persone con disabilità mentali, associate anche ad altre patologie, che impreziosiscono
con la loro spontaneità, freschezza e “leggerezza” le vicende narrate dal film. Si racconta la
storia del cambiamento di un uomo coinvolto in loschi affari, condannato allo svolgimento di
servizi sociali nel Centro di Riabilitazione che, dopo un iniziale atteggiamento di rifiuto
dell’ambiente, trova la sua giusta dimensione e si sente rivalutato nella sua dignità di uomo,
proprio grazie al contatto con persone affette da disabilità e con la collaborazione degli
operatori del Centro, accompagnandolo a recuperare i valori autentici della vita: i disabili
diventano perciò i suoi nuovi amici, il suo Paradiso in terra.
Il regista Fabrizio Maria Cortese afferma: “La storia del film tocca il tema della disabilità in
chiave tragicomica. Spero che il cinema possa sempre affrontare queste tematiche con ironia,
queste persone hanno bisogno di sorridere e noi di riflettere, il loro mondo è stare con gli altri
e loro rappresentano una risorsa, una vera risorsa per la comunità”.
“Ritengo questo un progetto coraggioso e non scontato. In un mondo di replicanti, in cui tutti
andiamo sul sicuro, gente che osa e ha il coraggio di scommettere da sola vale un applauso
interiore”. Così ha affermato Monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della
Conferenza Episcopale Italiana, durante la presentazione del film. “Il Papa ci invita – ha
ribadito – a mettere al centro la periferia. L’Opera Don Guanella lo fa e spero che questo film
possa aiutare tutti a scommettere su questo tipo di realtà”.
Per il Ministro della Sanità, onorevole Beatrice Lorenzin, “è un colpo di genio partire dalla
commedia per raccontare la disabilità. Mentre il dramma sciocca, la commedia provoca e
coinvolge un pubblico più ampio sul tema dell’inclusione, uno dei più importanti del nostro
tempo”.
Il direttore del Centro don Guanella, don Pino Venerito afferma: “Fin dagli inizi, dal 2014,
quando si è incominciato a lavorare al progetto, ho condiviso l’idea del film, considerandolo
un’ottima opportunità riabilitativa per i nostri “ragazzi”. La recitazione come terapia è sempre
stata praticata nel nostro Centro, ma mai fino ad ora si era spinta fino all’idea di realizzare un
film, una commedia, come appunto è Ho Amici In Paradiso. I nostri ragazzi si sono preparati a
puntino per affrontare la realtà della macchina da presa, del set cinematografico, mettendo in
mostra rare qualità di spontaneità e freschezza. Soprattutto mi sembrava molto bello il
messaggio del film, vale a dire che persone con disabilità potessero trasformarsi da oggetto di
percorsi di riabilitazione anche a soggetti di riabilitazione: è questa la vera inclusione sociale”.
“La Fondazione Ente dello Spettacolo” – dichiara inoltre Antonio Urrata Direttore generale –
“è lieta di essere partner della presentazione del film Ho amici in Paradiso ad Alice nella Città.
La mission della Fondazione è infatti quella di promuovere un cinema capace di valorizzare
l’essere umano, il suo vivere sociale, il dialogo interculturale e interreligioso. In questa
particolare occasione, sosteniamo con convinzione il messaggio di attenzione verso l’altro, di
inclusione sociale”.
La storia nasce dall’esperienza personale del regista, Fabrizio Maria Cortese, che da due
anni frequenta il Centro “Don Guanella” di Roma. “Ho amici in paradiso” è una commedia
dolce-amara che, trattando l’argomento dell’handicap con leggerezza e senza troppi
pietismi, mantiene una sua profonda originalità, dovuta anche al fatto che qui, a recitare i
ruoli dei malati, non sono attori professionisti, ma i veri ospiti del centro “Don Guanella”.
Felice Castriota è un commercialista salentino, impulsivo e un po’ superficiale. Il desiderio
di arricchirsi e una certa avventatezza lo hanno portato a riciclare i soldi della malavita
prima e a farsi beccare in flagrante poi. Così quando il Procuratore della Repubblica di
Lecce gli propone, invece della galera, l’affido ai servizi sociali, Felice ci mette un attimo ad
accettare l’offerta e a denunciare ‘U Pacciu, l’importante malavitoso per cui ha riciclato i
soldi. Al centro “Don Guanella” di Roma, dove viene mandato, Felice s’imbatte in una
realtà completamente diversa sia da quella che si aspettava che da quella che aveva
conosciuto fino a quel momento. Uomo superficiale e abituato al lusso, si trova ad avere a
che fare con persone che hanno menomazioni fisiche e intellettive anche gravi: crisi
continue, pannoloni da cambiare e difficoltà ad interagire con i pazienti, iniziano a far parte
integrante delle sue giornate. Lentamente, complice anche l’amore per Giulia, la giovane
psicologa del centro, Felice inizia a sentirsi per la prima volta parte di una nuova grande
famiglia e si avvia a diventare, finalmente, quello che non è mai stato: un uomo.
Ma proprio quando tutto sembra andare per il meglio, il passato torna a presentare il conto
e Felice si ritrova a dover fronteggiare la minaccia di ‘U Pacciu, che non ha mai smesso di
cercarlo e che, ora, lo ha trovato.
Il regista ha commentato “Personalmente spero che questo film possa regalare un approccio positivo alla vita, partendo semplicemente dal lavorare con passione, con semplicità e professionalità.
Questa è la storia del cambiamento di un uomo, di un percorso che si snoda attraverso
l’amore, l’amicizia, il dialogo, la comprensione e il linguaggio, votato alla ricerca del modo
migliore di esprimere un messaggio. Ho visto trasformarsi il Don Guanella in un set
cinematografico. La cosa più bella è stato vedere la troupe coinvolgersi emotivamente con i
ragazzi diversamente abili, tanto è vero che dalla fine delle riprese tutti continuano ad
andare a trovarli. E’ stata un’esperienza veramente importante, poiché per preparare il
film, ho passato due anni con loro facendo laboratori, riscontrando una capacità di ascolto
veramente notevole e una volontà di imparare tanto e sempre di più; una grande
esperienza per gli attori professionisti e per gli otto disabili, che si sono sentiti anch’essi
attori a tutti gli effetti, interpretando i personaggi del film magistralmente.
Spero che ci possa essere una continuità, che il cinema possa essere presente con nuove
idee e affrontare queste tematiche sempre con amore, ironia e leggerezza”.
Molteplici i temi che il film affronta: la bellezza della diversità, il servizio sociale come luogo di rinascita ai valori autentici della vita, l’amicizia come “anticipazione” del paradiso in terra, l’inclusione sociale delle persone con disabilità, il volontariato come via per riscoprire la bellezza del dono di sé agli altri.
Don Pino Venerito Direttore del Centro di Riabilitazione della Casa S. Giuseppe Opera Don Guanella di Roma ha commentato ai media: ”L’idea risale all’estate del 2014: eravamo alla ricerca di qualcosa che potesse sottolineare in modo significativo il 1° Centenario della morte del nostro padre fondatore, San Luigi Guanella, che avremmo celebrato l’anno successivo, il 24 ottobre 2015.
Non volevamo fare un film sulla vita sua, anche se si presta molto bene ad essere sceneggiata. Né volevamo fare un documentario sulle nostre attività. Volevamo semplicemente cogliere l’occasione per far rivivere don Guanella oggi e mostrarlo “vivo”. Ecco l’idea di presentare uno spaccato della vita del nostro Centro di riabilitazione: la sua mission e la sua spiritualità. Parlando con il regista ci siamo trovati d’accordo sul fatto di pensare a qualcosa che potesse raggiungere il grande pubblico, di uscire dai nostri ambienti “religiosi”. Abbiamo individuato insieme la strada della commedia: far riflettere la gente divertendola. Qui è stata la fantasia di Fabrizio Maria Cortese a trovare il soggetto adatto. Dentro questa storia “inventata” scorre la vita del nostro Centro.
Penso sia riuscito molto bene a rendere l’idea di quello che volevo e volevamo. Mi sembra che il film, mentre cattura il cuore per la trama del racconto, nello stesso tempo da occasione di scoprire la bellezza del nostro modo “tipico” di stare insieme ai ragazzi disabili: accoglienza, benevolenza, interessamento, sollecitudine, cura, pazienza… gioco di squadra. Certo non esaurisce tutta la ricchezza del nostro modo tipico di fare attività di riabilitazione, ma le linee essenziali ci sono. Vi è anche la ricchezza del valore del volontariato. Abbiamo trattato con garbo alcuni temi scottanti, come quello della morte. Sono contento. Certo si poteva fare di meglio, ma come ci ha insegnato a dire san Luigi Guanella, l’ottimo è nemico del bene. Mi auguro che il grande pubblico possa godere di questa “bellezza e “ricchezza”.




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