“Chi guarda al passato non vede il presente”. E’ questa la frase centrale ed anche la filosofia del film di Ferzan Ozpetek Rosso Istanbul, nelle sale dei cinema italiani dal prossimo 2 marzo, liberamente tratto dal romanzo scritto dallo stesso regista nel 2013. Film malinconico e di atmosfera, incastonato nell’omaggio sentimentale a Istanbul, al suo fascino metamorfico sottolineato dalla struggente canzone di Hildegard Knef, In dieser Stadt (1965).
13 Maggio 2016. Orhan Sahin torna a Istanbul dopo 20 anni di assenza volontaria. Come editor deve aiutare Deniz Soysal, famoso regista cinematografico, a finire la scrittura del suo libro. Ma Orhan rimane intrappolato in una città carica di ricordi rimossi. Si ritrova sempre più coinvolto nei legami con i famigliari e gli amici di Deniz che sono anche i protagonisti del libro che il regista deve finire. Soprattutto Neval e Yusuf, la donna e l’uomo a cui Deniz è più legato, entrano prepotentemente anche nella vita di Orhan. Quasi prigioniero nella storia di un altro, Orhan però finisce per indagare soprattutto su se stesso, riscoprendo emozioni e sentimenti che credeva morti per sempre e che invece tornano a chiedergli il conto per poter riuscire a cambiare la sua vita.
Il film segna il ritorno del regista nella sua Turchia e nell’amata Istanbul. Un film intrigante, con atmosfere uniche e interpretazioni incredibili, filo conduttore ormai di ogni pellicola diretta da Ozpetek.
Ferzan Ozpetek debutta alla regia nel 1996 con Hamam-Il bagno turco. Presentato alla Quinzaine des Realizatéurs di Cannes, ottiene da subito rilevanti riconoscimenti internazionali. Il secondo film Harem Suare, sulla caduta dell’Impero ottomano, è ambientato ancora una volta in Turchia, la sua terra d’origine e viene presentato a Cannes. Il 2001 è l’anno di Le fate ignoranti, in concorso al Festival di Berlino, una vera esplosione record di incassi in Italia e vincitore di quattro Nastri d’Argento, tre Globi d’Oro e del premio principale al New York Gay and Lesbian Film Festival. Due anni dopo, con La finestra di fronte ancora un enorme successo non solo in Italia: cinque David di Donatello, quattro Ciak d’Oro e tre Globi d’Oro della stampa estera. Anche il festival di Karlovy Vary gli riconosce tre prestigiosi premi (Film, Regia, Migliore Attrice a Giovanna Mezzogiorno) oltre ai due del Seattle Film Festival. Il film con un incasso di circa 14 milioni di euro è il terzo migliore incasso italiano di quell’anno e ottiene il biglietto d’oro. Nel 2005 Cuore Sacro, protagonista Barbora Bobulova, ottiene due David di Donatello e il Globo d’oro mentre due anni dopo, Saturno contro raccoglie di nuovo il favore del grande pubblico oltre a numerosi premi. Nel 2008, con il film Un giorno perfetto, Ozpetek viene invitato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Lo stesso anno il MOMA (Museum of Modern Art) di New York gli dedica una
bellissima personale proiettando tutti i suo film. Un’occasione rara nel panorama degli autori italiani.
Nel 2010 Mine vaganti, oltre a cogliere una delle migliori affermazioni del box office nazionale, viene selezionato dal Festival di Berlino e dal Tribeca di Robert De Niro. Anche questo film circola nelle sale di tutto il mondo con notevole successo. Il 2012 è l’anno di Magnifica Presenza, successo di pubblico e critica. Il suo ultimo film, Allacciate le cinture esce nel 2014, vince 3 Nastri d’Argento, il Ciak d’Oro e il Globo d’Oro. Nel 2011 dirige la sua prima Opera lirica in occasione del Maggio Musicale Fiorentino, l’ Aida di Giuseppe Verdi, riscuotendo uno strepitoso consenso di pubblico e critica. Successo che viene replicato nel 2012 con La Traviata in scena al prestigioso Teatro San Carlo di Napoli in occasione del secondo centenario della nascita di Verdi. Nel febbraio 2014 viene replicato l’allestimento della Traviata al Teatro Petruzzelli di Bari. Nel 2013 esce Rosso Istanbul, primo romanzo del regista, una dichiarazione di amore alla città di Istanbul, alle sue origini, a sua madre. Un romanzo dove, come nei suoi film, la realtà dei nostri giorni si mescola con la fantasia. Nel maggio del 2015 esce il suo secondo romanzo Sei la mia vita, dove il regista, narrando una struggente storia d’amore, svela i retroscena dei suoi lungometraggi. Il libro è entrato subito in cima alla classifiche. 2 marzo 2017 esce contemporaneamente in Italia e Turchia il film, Rosso Istanbul, liberamente tratto dall’omonimo romanzo.
“Girando, ho visto Istanbul con altri occhi. Mi ha emozionato” ha dichiarato il regista. “ Un momento molto delicato per la Turchia e in particolar modo proprio per la città: c’era tensione nell’aria, la stessa tensione che senti un po’ ovunque per via degli attentati terroristici. Ci abbiamo messo tre anni a fare questo film”.
Vi è per i due protagonisti, lo scrittore Orhan Sahin e il regista Deniz Soysal un passato cui guardare senza rimozioni per giungere, come in una rinascita, a rivivere il presente nella sua pienezza, che è fatta soprattutto di paziente attesa, oltre che della presa d’atto dei fallimenti remoti. Orhan è un editor che nel maggio del 2016 torna a Istanbul dopo 20 anni di assenza per aiutare Deniz a finire il suo libro. Ma il suo iniziale distacco rispetto al contesto viene via via assorbito e Orhan si ritrova quasi prigioniero dei suoi ricordi di dolore, ripercorsi attraverso i legami con familiari e amici di Deniz, che sono anche i personaggi del libro da finire. L’uscita di scena di Deniz obbliga Orhan a prenderne il posto, a porsi i suoi stessi interrogativi e a trovare tuttavia nuove soluzioni conoscendo le figure che si muovono sullo sfondo dei rosati tramonti sul Bosforo: la bellissima Neval, l’amica più cara di Deniz, il tormentato Yusuf, l’aristocratica e amatissima madre Sureyya, e ancora il fratello, le civettuole zie, la domestica-guardiana della grande casa di famiglia. E poi ci sono le sfumature del rosso: dallo smalto sulle unghie di Sureyya ai broccati che tappezzano le vecchie stanze di legno dove Orhan è ospite.
“Quando si pensa a Istanbul, afferma Ozpetek, vengono in mente due colori, il blu e il rosso, che a volte si mischiano nel cielo del Bosforo. Il rosso, che si trova in tantissime cose in Turchia, era anche il colore preferito di mia madre, ed è inevitabile che mi ricordi il mio passato”.
Gli elementi autobiografici si indovinano sequenza dopo sequenza. “Per girare le scene sul Bosforo – spiega ancora il regista – ho scelto una casa tipica, uno yali molto simile a quella che apparteneva alla mia famiglia, dove ho passato le estati della mia infanzia. L’orizzonte a Istanbul oggi è fatto di costruzioni moderne , e il rumore prevalente è quello delle trivelle che scavano fondamenta per nuovi palazzi. Poi capita di girare l’angolo e trovarsi improvvisamente nell’800. Ho concepito il film come fosse un doppio viaggio, emotivo e razionale, interrogandomi per la prima volta sulla materia narrativa che era il ritorno a casa”. Una casa dai muri rossi, ovviamente, dove guardare al passato è quasi d’obbligo. Oppure una vecchia bottega di orologi, dove riflettere sul tempo fuggito via.
“Tutto sta cambiando molto in fretta in Turchia e durante le riprese, mi sembrava di perdere continuamente la mia città, quasi sfumasse nel clima pesante e di profonda incertezza che oggi l’avvolge e pertanto, il film ha assunto un valore speciale”, tiene a spiegarci. Girare un film del genere, visti i tumulti che ci sono stati soprattutto in quei giorni, non è stato facile, ed è lui stesso a confermarcelo assieme a Tilde Corsi e Gianni Romoli. “C’era una continua paura degli attentati e più di una volta abbiamo dovuto rinviare di alcune giornate la possibilità di girare in certi luoghi considerati pericolosi, costantemente seguiti da un servizio di sicurezza”. “Mentre stavo girando sono accadute cose molto gravi, come una persona che si è fatta scoppiare a non molta distanza dal set e le continue proteste delle “le madri del sabato” (le madri degli scomparsi che si riuniscono a piazza Galatasaray con le foto dei loro cari sul petto per chiedere notizie dei figli arrestati dal regime e poi scomparsi, ndr), che ho voluto mostrare in alcune scene per ricordare a tutti noi quanto sia difficile oggi vivere liberi in Turchia”.
Quell’atmosfera carica di tensione si respira in tutto il film, pervaso dalla sensazione che stia per accadere qualcosa, una continua inquietudine che si trasmette anche ai personaggi e restituisce il clima di un paese e dei suoi continui cambiamenti.
Dei cambiamenti è stato vittima a suo modo anche Orhan, “un estraneo nel suo Paese”, che lì incontrerà Neval (Tuba Buyukustun) e Yusuf (Mehemet Gunsur), la donna e l’uomo a cui Deniz (un nome maschile e femminile che in turco significa “mare”) è più legato, come altri personaggi fondamentali come Sibel (una sempre perfetta Serra Yilmaz), la zia Betul (“che mi ha insegnato a far volare gli aquiloni”) e la zia Güzin (“che cucinava per me dolci squisiti”), ma soprattutto Sureyya (Cidgem Onat), la madre di Deniz, che ricorda molto la madre di Ozpetek, recentemente scomparsa, “una donna per certi versi antica, dall’eleganza schiva e rigorosa eppure così moderna e anticonvenzionale”, una donna che amava il colore rosso e che lo faceva sentire amato “senza riserve”. A lei è dedicato questo film toccante e nostalgico, impreziosito da musiche che vanno da quelle della star emergente turca Gaye Su Akyol a quelle originali di Giuliano Taviani e Carmelo Travia, senza dimenticare, ovviamente, i rumori della metropoli. Da non perdere.
Una storia a doppio binario, ma che procede a senso unico. Verso Istanbul. Terra piena di storie, a cui si aggiungono le loro. Il mito del cinema, la leggenda del vero amore, la ricerca impossibile della serenità. Sogni e chimere. C’è chi va e chi ritorna, chi arriva e chi parte. Lui ritorna e, anche se gli aeroporti non hanno il fascino fumoso delle stazioni ferroviarie, coi loro riti di addio e le loro danze, ruba storie, guardandosi attorno. Così nascono i film, almeno i suoi. Rosso Istanbul è l’autobiografia di un uomo che vive l’amore senza problematicità e che, generosamente, racconta la sua vita agli altri ogni volta che apre bocca e urla il classico «Ciak, si gira». La vita di Ozpetek è uno dei suoi film e Rosso Istanbul è uno di questi.
Parole di plauso vanno rivolte anche agli attori ed in particolar modo ai tre principali.
TUBA BÜYÜKÜSTÜN (Neval), già affermata modella, l’attrice ha interpretato molte serie televisive che l’hanno resa, fin da giovanissima, estremamente popolare in Turchia, Medio Oriente e Sud America. Con la sua interpretazione di Melek nel film 20 Minutes del 2013, Tuba è stata nominata Migliore Attrice alla 42° edizione degli International Emmy Awards, acquisendo un primato come attrice candidata per un premio fuori dalla Turchia. Ha vinto il Premio Miglior Attrice al Giuseppe Sciacca International Awards tenutisi nella Città del Vaticano. Oltre al citato Mio padre e mio figlio (il drammatico film di Irmak su una famiglia lacerata dopo il colpo di stato del 1980) tra i suoi film ricordiamo: Chiedi al tuo Cuore (Yusuf Kurçenli), Memorie del vento (Özcan Alper), Vestito stretto (Hiner Saleem), More (Onur Saylak). Tuba è anche Ambasciatrice Nazionale presso l’UNICEF.
NEJAT İŞLER (Deniz) è nato ad Istanbul nel 1972, Nejat İşler si è laureato presso il Conservatorio Musicale e successivamente ha conseguito una seconda laurea in Teatro nel 1995. Il suo debutto professionale avviene con la serie Tv Gurur che ottiene uno straordinario successo di pubblico. La carriera professionale prosegue con ruoli da protagonista tra cinema e televisione. Nel 2008 İşler vince il Premio come Migliore Attore Protagonista per l’interpretazione in Yumurta diretta da Semih Kaplanoğlu. Per questo film conquista anche il Premio come Migliore Attore al Germany-Turkey Film Festival. Nejat İşler ha avuto il ruolo di Ismail nell’acclamato Il regno d’inverno di Nuri Bilge Ceylan, Palma d’Oro al Festival di Cannes 2014.
ÇIĞDEM SELIŞIK ONAT (Süreyya) è un’ attrice di teatro di lunga esperienza, Çigdem Selışık Onat ha fondato giovanissima una sua compagnia che le è valsa una esperienza tale da arrivare ad insegnare recitazione e regia teatrale negli Stati Uniti.
Çigdem ha lavorato sia come attrice che come insegnante e regista presso il Lincoln Center e la New York University Tisch Theater Department. Nel 2000 ha ottenuto il Theater World Award, nominata per il Drama Desk Award come Migliore Attrice Protagonista. Acquisita chiara fama accademica oltreché artistica è stata insegnante di drammaturgia e recitazione presso la North Carolina School of Arts and Lectures – che valgono come master per la New York University Tisch School of Arts – e per quattro anni alla Koç University. Prossimamente la vedremo nella commedia del giovane attore e regista americano Brendan Bradley, Non-Transferable.
SERRA YILMAZ è un’attrice di origine turca ma assolutamente associata al regista Ferzan Ozpetek dato che la loro frequentazione ha portato anche lei ad adottare l’Italia come seconda patria. Serra Yilmaz con Ozpetek ha recitato in Harem Suare (1999), ne Le fate ignoranti (2001) e nel 2003 un altro ruolo importante ne La finestra di fronte, vincitore di 5 David di Donatello. Nel frattempo ha continuato il suo percorso cinematografico con Vaniglia e cioccolato (2004) di Ciro Ippolito e nella commedia Lista di provocazione, San Gennaro votaci tu! (2005) di Pasquale Falcone. La ritroviamo nuovamente in coppia con Ozpetek in Saturno contro (2007), prima di comparire nei panni di una gelataia in Un giorno perfetto (2008).
All’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia era nel cast di Tommaso di e con Kim Rossi Stuart.
CULTURA E SPETTACOLO
Cinema – Ferzan Ozpetek ed il suo Rosso Istanbul
By RaffaeleMar 02, 2017, 00:29 am0
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