Carlo Croccolo – Il mondo piange un pezzo importante di storia del cinema e del Teatro

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E’ morto l’attore Carlo Croccolo, aveva 92 anni. La notizia della sua scomparsa è stata comunicata sulla pagina Facebook dell’attore dalla sua famiglia. Napoli, sua città Natale è in lutto. “Alle prime luci dell’alba, si è spento il maestro Carlo Croccolo. Ha vissuto una vita straordinaria come straordinario è stato il suo talento”.

Nella sua carriera ha lavorato con i più grandi autori e registi di teatro e cinema, da Totò a Eduardo a De Sica a Magni. Importante anche la sua attività televisiva e quella di doppiatore.

“Se n’è andato un pezzo importante del Cinema e del Teatro. Se n’è andato un compagno di vita tenero e amoroso. Se n’è andato, determinato e consapevole così come è vissuto. A noi tutti resta il dovere e la responsabilità di perpetuarne il ricordo e conservarne il sorriso”. Lo dice Daniela Cenciotti, la moglie dell’attore.

“La scomparsa di Carlo Croccolo è un grande lutto per lo spettacolo italiano, che perde un attore, regista e doppiatore che con grazia e maestria ha attraversato tre generazioni di cinema e teatro. Pilastro della scena partenopea, a lungo a fianco di Totò nella vita e nella professione, è stato protagonista anche a fine carriera di convincenti interpretazioni che hanno donato gioia e allegria a molti”: così il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini.

A officiare i funerali, suo cugino don Giulio, che lo ricorda così: «Ha avuto sempre un senso sacro della famiglia. Ricordo il suo rapporto speciale con la madre Giuseppina. Nella sua vita intensa e significativa l’elemento fondamentale è stato il cuore». Ai primi banchi della chiesa, la figlia Donatella, avuta dal primo matrimonio, e la moglie Daniela Cenciotti, anche lei attrice, compagna di vita e di arte, che per salutare il marito ha scelto le parole di Sant’Agostino: «La morte non è niente, sono solo passato dall’altra parte. Non sono lontano asciuga le tue lacrime e non piangere. Il tuo sorriso è la mia pace».

E poi, tutto il mondo dell’arte partenopea : Giacomo Rizzo, Lucio Ciotola, Gianfranco Gallo, Corrado Taranto, Adriano Pantaleo, Caterina de Santis, Lucia Cassini, il critico teatrale Giulio Baffi, Paola Esposito dell’associazione Titania Teatro (di cui Croccolo era direttore artistico). Tra la folla di gente, un anziano alza un cartello che accompagnerà la bara fuori dalla Chiesa: «Carlo salutaci il grande Totò».

Classe 1927, Croccolo muove i primi passi nei primi anni Cinquanta tra la radio, dove ottiene un ruolo nella commedia Don Ciccillo si gode il sole, teatro (L’Anfiparnaso per Mario Soldati) e cinema, intepretando I cadetti di Guascogna (1950) diretto da Mario Mattioli. Quest’ultimo è affermato regista di genere e coglie a volo le potenzialità di Croccolo, imponendolo come presenza fissa nei film di Totò: prima in 47 morto che parla (1950), poi in Miseria e nobiltà (1954), Totò lascia o raddoppia? (1956) e Signori si nasce (1960). Pure la famiglia De Filippo ci mette il suo: Eduardo si dedica al cinema nel 1952 e ricorre a Croccolo per Ragazze da marito (1952), Peppino lo vuole al suo fianco in Non è vero… ma ci credo (1952). Di Totò sarà anche l’unico doppiatore autorizzato, nell’ultima fase della carriera del grande comico napoletano, ormai divenuto cieco.

Il doppiaggio dà molto lavoro a Croccolo tra gli anni Cinquanta e Sessanta: presta la sua voce anche a miti assoluti del cinema hollywoodiano come Oiliver Hardy, «ereditato» da un certo Alberto Sordi che nel frattempo si era imposto come attore di punta della commedia all’italiana. Anzi: in alcune comiche l’artista partenopeo doppia sia Ollio che Stanlio, caso probabilmente unico nel panorama internazionale. Parallelamente fa tanto cinema, incrociando grandi maestri e produzioni internazionali: da Ieri, oggi, domani (1963) di Vittorio De Sica a Una Rolls-Royce gialla (1964), al fianco di Ingrid Bergman e Alain Delon, dal pasoliniano Casotto (1977) di Sergio Citti a ’O re (1989) di Luigi Magni che gli vale un David di Donatello come miglior attore non protagonista.

Fa tanto teatro, lavorando per Giorgio Strehler che allestisce il De Filippo de La grande magia ma anche Garinei e Giovannini, nei musical all’italiana Rinaldo in campo Aggiungi un posto a tavola. Fa tantissima televisione. Attraversa, in più di mezzo secolo di carriera, l’intera parabola tricolore del piccolo schermo: che si tratti di sceneggiati (L’Alfiere del 1962), programmi di intrattenimento (Il Musichiere Za-bum n. 2) o fiction televisive (Dio vede e provvede Come quando fuori piove) fino ad arrivare alle fortunatissime tre stagioni di Capri.

Una curiosità su Carlo Croccolo narrata una decina di anni fa dallo stesso attore.

”Si’, purtroppo e’ vero. Marilyn Monroe e io abbiamo avuto una storia d’amore durata soltanto tre mesi ma io ero pazzamente innamorato di lei. Solo che stare con lei era un inferno e io, alla fine sono fuggito”.
”Ho conosciuto Norma Jean Baker  nel periodo peggiore della sua vita: sarebbe morta circa un anno dopo, nel 1962. Lei era appena uscita da una casa di cura e stava combattendo con una brutta depressione arrivata dopo la
fine della storia con Yves Montand. Lui l’aveva trattata malissimo e lei aveva sofferto molto, come era accaduto anche con Arthur Miller, il suo terzo marito, un mascalzone che la maltrattava e la picchiava. L’ho incontrata a una festa a Los Angeles, attraverso Sammy Davis e l’entourage del presidente John Fitzgerald Kennedy. Io me ne stavo in disparte finche’ non ho visto lei. abbiamo iniziato a parlare e poi… è cominciata cosi’, come cominciano tante storie”.
”Marilyn era stupenda anche se aveva un po’ di cellulite. Quando e’ iniziata la nostra storia, Norma gia’ prendeva eccitanti e beveva. Il suo fisico aveva cominciato a risentirne. Per tutto il tempo che siamo stati insieme ho fatto di tutto per farla smettere. Purtroppo non ci sono riuscito. Certo, non era facile fare il cavalier servente, nemmeno per una donna cosi’ straordinaria, ma era l’unico modo per stare insieme a Norma. Dovevi accettare tutto di lei, anche il fatto che, magari ubriaca, conosceva uno e spariva con lui per giorni. Io l’ho accettato finche’, un giorno, non ce l’ho fatta piu’ e sono fuggito”.




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