ARTE – A CHANTILLY L’EBANISTA BOULLE IN MOSTRA

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ARTE – E’ proprio vero: per la prima mostra dedicata ad André Charles Boulle in Francia, Mathieu Deldicque, direttore del Musée Condé del Castello di Chantilly, è riuscito a trasformare i vincoli imposti dalla sede in un vantaggio per il pubblico e la comunità scientifica. Se il Louvre o il Castello di Versailles avessero presentato una retrospettiva dell’opera dell’ebanista, avrebbero probabilmente esposto un maggior numero di pezzi in gallerie ordinate e con una scenografia moderna. Scegliendo come sede della mostra i Grands Appartements, il curatore ha fornito un ambiente contemporaneo a una cinquantina di creazioni, permettendo ai visitatori di scoprire per la prima volta nel loro ambiente naturale le opere conservate al Rijksmuseum di Amsterdam, alla Wallace Collection e al Victoria & Albert Museum di Londra. E la sorpresa è a dir poco un successo.

Tra il 2009 e il 2010 la mostra «André Charles Boulle (1642-1732): un nuovo stile per l’Europa», tenutasi a Francoforte nel Museum für Angewandte Kunst, si era attirata molte critiche per la generosità nelle attribuzioni, suscitando l’indignazione di diversi specialisti. Per tornare alle origini era indispensabile selezionare solo pezzi la cui provenienza fosse assolutamente indiscutibile e rivolgersi ai più stimati conoscitori del settore, come Daniel Alcouffe, Jean-Pierre Samoyault e Alexandre Pradère. Al catalogo, a cura dello stesso Deldique (André Charles Boulle, 304 pp., Éditions Monelle Hayot-Château de Chantilly, Parigi-Chantilly 2024, € 39) hanno contribuito una ventina di autori. «Dato il soggetto, l’umiltà è ovviamente d’obbligo, confessa Mathieu Deldique.  La mostra e il libro che l’accompagna non vogliono in alcun modo essere un catalogo ragionato dell’opera di André Charles Boulle, ma si fondano su un metodo che combina diversi approcci al fine di presentare i pezzi più affidabili possibili, che ci permettono di vedere e ammirare le creazioni di Boulle»

Alcuni pezzi, finora considerati «icone» del maestro ebanista, sono stati scartati, poiché nel reimpiego dei modelli o dei disegni di intarsio non vi era nulla che li collegasse al suo lavoro. Una meticolosa indagine sulla provenienza delle opere e sulla loro evoluzione nel tempo ha fatto il resto. E le documentate commissioni del Re, del Gran Delfino, del Principe di Condé e della Duchessa di Borgogna danno conto di un fasto sontuoso che assunse mille forme, soprattutto alla fine del Settecento, sotto l’impulso di Claude-François e Philippe-François Julliot, e sotto il Secondo Impero, quando lo stile neo Boulle si diffuse in tutti i salotti della borghesia europea.

Nel Grand Cabinet d’angolo, una decina di disegni di qualità discontinua, tanto che viene da chiedersi se siano tutti della stessa mano, sono accompagnati da cartellini che prudentemente recitano «attribuito ad André Charles Boulle». Di fonte a questo corpus così scarno, Mathieu Deldicque ricorda l’episodio dell’incendio della bottega nel 1720, ma soprattutto l’uso prolungato di fogli che hanno ispirato generazioni di ebanisti. La loro presenza è comunque preziosa per comprendere l’argomento: «All’inizio dei mobili Boulle c’era il disegno. All’epoca lo si utilizzava in svariati modi, a dimostrazione del fatto che André Charles Boulle, lui stesso collezionista di arti grafiche, aveva bisogno di passare attraverso il 2D prima di creare un oggetto in 3D. Metteva su carta le sue idee, le sue esitazioni e tutte le possibili opzioni. Il disegno serviva anche come luogo di dialogo con il cliente, che poteva approvare un mobile prima della sua realizzazione».  Questi fogli fanno parte della sorpresa che il visitatore sperimenterà nello scoprire un pensatore geniale che modella le sue gustose forme  con intenso piacere. Questa è la lezione della mostra. Mentre nei mobili precedenti i bronzi erano subordinati all’architettura degli armadi-cabinet, veri e propri templi o archi di trionfo in miniatura, André Charles Boulle conferisce loro una scala più vasta, ne ricopre i suoi mobili e li fa diventare il centro della composizione, organizzando intorno ad essi i pannelli d’intarsio.

A Chantilly i visitatori possono scoprire alcuni dei più begl’intarsi in tartaruga e metalli preziosi, i più eccezionali bronzi dorati e anche alcune delle grandi storie che abbiamo ereditato. André Charles Boulle fu un visionario che contribuì all’invenzione della «commode» ancor prima che questa avesse un nome. Non c’è niente di più divertente che giocare con le date e le parole. La commode «tombeau», realizzata intorno al 1708-1709 per la camera da letto del re al Trianon, all’epoca veniva ancora chiamata «bureau». Girando intorno a questo insolito oggetto si prova una strana sensazione: la sua forma a sarcofago è più che mai percepibile e riflette la necessità di fare un passo indietro, alle fonti antiche, per innovare. E non c’è niente di più notevole che percepire il sensibile equilibrio tra le complesse forze architettoniche e i ricchi dettagli, come l’alleanza tra i «piedini a zampa di leone» su ciascuna delle quattro gambe esterne e i motivi a vite sulle quattro gambe interne.

La Salle des Batailles presenta una galleria di scrivanie Boulle provenienti dalle collezioni del Musée Condé, tra cui una appartenuta al Principe di Condé, in prestito dal 2012 dal Castello di Versailles. Dal bureau à double caisson del 1690-95 allo scrittoio a volute e foglie del 1700-05 circa, dallo scrittoio con testa di satiro del 1702-1710 allo scrittoio a sei gambe del 1710-1715 e poi allo scrittoio con testa di donna del Principe di Condé del 1715-1720 circa, André Charles Boulle procede per tentativi ed errori, inventando una miriade di forme che sarebbero rimaste impresse in tutti gli artisti del Settecento, ma che invitavano anche a riflettere sul ruolo dei mobili negli spazi privati e pubblici.

Per questa mostra si parlerà sicuramente di un prima e di un dopo. Forse la rilegatura in bronzo dorato, peltro e tartaruga di Luigi XIV della Bibliothèque nationale de France a Parigi perderà l’attribuzione ad André Charles Boulle a favore di Alexandre-Jean Oppenordt. Anche altre istituzioni potrebbero lasciarsi tentare dalle retrospettive sugli ebanisti. Quella del Musée Condé è la riprova che una mostra di mobili antichi oggi ha senso.

 

«André Charles Boulle», dall’8 giugno al 6 ottobre 2024, Museé Condé, château de Chantilly, Chantilly (Francia)




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