Terremoto: paesi distrutti nel Lazio e nelle Marche e bilancio provvisorio oltre 70 vittime
Un dramma ha scosso questo mese di agosto che non sembra trovare pace.
La terra ha iniziato a tremare alle 3.36 nell’Appennino centrale, provocando decine di morti, oltre 70, centinaia di feriti, crolli di abitazioni e migliaia di sfollati. “È un momento di dolore e di appello alla comune responsabilità. Tutto il Paese deve stringersi con solidarietà attorno alle popolazioni colpite”, ha detto in un messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Terrore e polvere, un sonno spezzato e il cuore in gola mentre i muri attorno si muovono e vengono giù in pochi istanti. L’incubo di ogni terremoto questa volta ha sconvolto una vasta area nel centro dell’Appennino, zone di cittadine e piccole frazioni sparpagliate tra rocce e verde.
E proprio la zona disagevole lungo la quale si è sviluppato il sisma sta rendendo complicati i soccorsi attivati dalle autorità nei territori più colpiti, Amatrice e Accumoli nel reatino, Arquata e Pescara del Tronto, in provincia di Ascoli, con il sostegno dell’Esercito e della Protezione civile, della Croce Rossa e di altre organizzazioni, con carovane di aiuti che stanno progressivamente raggiungendo da altre Regioni il ground zero della tragedia.
“Non c’è più niente…”
Chi nella notte è riuscito a sottrarsi alla morsa dei crolli si è trovato davanti distese di macerie, panico e richieste di aiuto. La prima a dare conto del dramma, citata anche dal Papa, è stata la voce del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. Ecco le sue parole:
R. – E’ drammatico: tre quarti di paese non c’è più! L’obiettivo è quello di cercare di salvare più vite possibile….
D. – Il centro storico in che condizioni è?
R. – Non c’è più… È una tragedia.
A quindici chilometri il piccolo paese di Accumoli, poco più di 600 abitanti, epicentro dell’apocalisse. Il sindaco, Stefano Petrucci, è distrutto come le case che non ci sono più. L’audio è di Rai News 24:
“Siamo in piena emergenza. Ci sono moltissimi crolli, abbiamo le persone sotto le macerie… Qui c’è una famiglia con due bambini piccoli sotto le macerie, non riusciamo a contattarli… Siamo ammassati in due-tre punti del paese, ma ho 17 frazioni: non è una situazione semplice da coordinare… La questione è drammatica…”.
Tra le lacrime di queste prime ore, in cui si aggiorna l’elenco che non si vorrebbe, spuntano a rinfrancare chi scava contro il tempo piccole storie di speranza. Quella di Irina di Amatrice, tirata via salva dopo sette ore. Quella del papà di Pescara del Tronto che arraffa sua figlia e si getta dalla finestra riuscendo a salvare entrambi. Quelle dei due fratellini, 7 e 4 anni, sempre di Pescara del Tronto, estratti vivi grazie alla nonna che li ha gettati in tempo sotto il tavolo.
Intanto, le forze sul campo ingrossano di ora in ora. “Non lasceremo nessuno da solo”, dice il premier Matteo Renzi, e la solidarietà in arrivo da tutta Italia è confortante. Ad Amatrice e Accumoli la Protezione civile ha disposto l’allestimento di due tendopoli, ciascuna di 250 persone, più altri centinaia di posti assicurati da Friuli, Molise e altri, mentre dozzine di feriti più gravi hanno già trovato un letto negli ospedali di Roma e de L’Aquila. Anche la Cei si è mobilitata sui due fronti: un milione di euro stanziati dal fondo dell’8 per mille e una colletta in tutte le Chiese italiane per il 18 settembre prossimo, in concomitanza con il 26/mo Congresso Eucaristico Nazionale.
A rendere peggiore il sisma, avvertito da Roma alla Romagna, è stata la scarsa profondità. L’ipocentro è stato individuato a soli 4 km. Un terremoto che per estensione e caratteristiche ricorda quello dell’Aquila di 7 anni fa, dice il sismologo dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, Alessandro Amato,
R. – E’ una sequenza sismica che è iniziata con un terremoto forte; poi, decine di “after-shock” di magnitudo più piccola. La zona – lunga circa 25 km, quasi nord-sud – ha una caratteristica di movimento analoga a quella dei terremoti che abbiamo avuto nell’Appennino in precedenza e in particolare mi riferisco a quelli dell’Aquila del 2009 e quelli dell’Umbria, Marche, di Colfiorito del 1997. I terremoti superficiali danno sicuramente degli scuotimenti forti e sono terremoti dovuti all’estensione della crosta dell’Appennino, quindi sono faglie estensionali o faglie normali.
D. – I precedenti di ieri, anche nelle Eolie, potevano essere dei campanelli d’allarme?
R. – Direi proprio di no. La sismicità in Italia c’è e non c’era nessuna avvisaglia. Possiamo dire che continuerà sicuramente per molti giorni un po’ in tutta questa fascia.
Il sindaco di Amatrice: il paese non c’è più, ma ci rialzeremo
Subito dopo le forti scosse, tempestivi sono stati i soccorsi e gli aiuti arrivati nelle zone colpite dal sisma. Ascoltiamo a questo proposito, il commento del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi,
R. – I soccorsi, oltre che su Amatrice-centro, si sono concentrati su un gruppo di frazioni che sono state interessate in maniera diretta dal movimento sismico: le abbiamo individuate con la Protezione Civile, con il ministro Del Rio. L’abbiamo chiamata “zona1” e assomma tutte le frazioni andando verso Ascoli. Di altro … il paese non c’è più. Un sisma di questo genere – noi siamo in zona sismica 1 – non c’è mai stato. Quando ho visto che è crollata la storica porta di Amatrice, che ha resistito a tutti gli eventi sismici degli ultimi 30 anni, lì ho capito che era un dramma …
D. – Un primo bilancio delle vittime: so che i numeri sono in divenire, ma adesso, in questo momento, cosa si può dire?
R. – Li conosco tutti … il dramma è questo. Il dramma c’è sempre quando c’è la morte ed è ancora più forte quando li conosci tutti.
D. – La macchina dei soccorsi?
R. – Tra le 300 telefonate, proprio alle 4, alle 4 meno 5, ho mandato un appello dicendo: “Il paese non c’è più, serve una situazione …”. Da lì, poi, dopo 10 minuti sono arrivati i primi mezzi, i primi Vigili del fuoco, per cui, ecco, la macchina della comunicazione è indispensabile e fondamentale, perché tante vite si sono salvate e penso si possano salvare perché c’è stato questo tam-tam … Alle 4 e un quarto c’era il primo gruppo dei Vigili del fuoco, stavo qui con loro … E avremo la forza di rialzarci: io ne sono convinto …
Amatrice: la testimonianza di due sopravvissuti
Ad Amatrice si respira la polvere, quella sollevata stanotte dalla violenta scossa delle 3.36, e quella che viene sollevata in queste ore dall’opera di recupero dei tanti volontari che stanno lavorando incessantemente, qui e negli altri centri colpiti dal sisma. Tanti quelli provenienti dall’Aquila che, sette anni dopo quel terremoto che ha colpito il capoluogo abruzzese, rispondono generosamente alla richiesta di aiuto della vicina Amatrice. Una polvere che asciuga le lacrime dei tanti che rimangono in attesa, vicino alla propria abitazione crollata, che dalle macerie giunga la buona notizia del ritrovamento in vita di un parente o di un amico del quale da stanotte non si sa più nulla. E’ emergenza, drammatica, soprattutto nelle decine di frazioni della zona tra Lazio e Marche dove ancora non è arrivato alcun soccorso, anche perché spesso si tratta di aree isolate dal crollo di ponti o strade. I corpi senza vita continuano a essere estratti dalle macerie. Ma ascoltiamo due testimonianze, quella di un disabile e poi quella di una turista sarda:
R. – La prima cosa che ho fatto è stata mettere il cuscino grande sulla testa. Mi sono vestito da solo, ho messo le scarpe, il tutore e tutto il resto, e sono sceso per le scale: stavo al secondo piano. Sono arrivato di sotto: le case tutte crollate, c’era un mucchio di sassi alto più di due metri… Mi sono seduto lì ad aspettare che qualcuno mi portasse via.
D. – Sarà possibile pensare di ricominciare in un paese come Amatrice?
R. – Ricominciare è una parola un po’ grossa! Certamente, bisogna sempre ricominciare. Però è anche necessario costruire strutture antisismiche. Solo così si può, perché è una zona altamente sismica.
D. – Lei, invece, era qui in vacanza …
R. – Sì, siamo della Sardegna ed eravamo qui a trascorrere un po’ di vacanze. È stato drammatico! Ci siamo messi a urlare, abbiamo rotto un vetro, poi hanno sfondato le due porte e ci hanno tirato fuori. È stata una cosa bruttissima e siamo vivi per miracolo, visto quello c’è intorno…
D. – Perdere tutto in pochi secondi…
R. – Significa che la vita è un attimo e non bisogna veramente attaccarsi a niente, perché basta poco che ti viene portato via tutto, tutto!
D. – C’è l’aiuto della fede in questi momenti?
R. – Io ho pregato da subito e forse – anzi sicuramente – è quello che mi ha protetto!