KIC 8462852, nota anche come stella di Tabby, recentemente ha attirato su di sé l’attenzione dei media per un comportamento che gli esperti hanno definito inspiegabile, e che ha dunque scatenato varie ipotesi di vita extraterrestre. Ma gli anomali bagliori provenienti da Tabby sembrano derivare da cause naturali secondo quanto affermato da un gruppo di astronomi guidato dall’Università di Vanderbilt, il cui studio è appena stato accettato per la pubblicazione da Astrophysical Journal.
La storia ha avuto inizio quando una ricercatrice di Yale, Tabetha (“Tabby”) Boyajian, ha pubblicato con alcuni colleghi un articolo sul server ArXiv in cui si parla di una stella nella costellazione del Cigno con caratteristiche decisamente insolite. La stella, presto ribattezzata appunto stella di Tabby, presenta una serie di fluttuazioni di luce con un periodo di circa 100 giorni – come se una grande numero di oggetti di forma irregolare le stesse passando davanti oscurandola temporaneamente.
Osservata dal telescopio Kepler della NASA, KIC 8462852 viene catalogata come stella di tipo F (leggermente più grande e più calda del nostro Sole) e si trova a 1.480 anni luce da noi.
Nel giro di pochi mesi la notizia diventa virale, toccando il culmine quando un gruppo di astronomi della Pennsylvania State University diffonde un nuovo studio secondo cui la “bizzarra curva di luce” della stella di Tabby sarebbe “coerente con l’ipotesi della vita aliena”.
La teoria arriva alle orecchie dello statunitense SETI Institute, che alla fine del 2015 punta verso la stella il suo Alien Telescope Array per cercare eventuali tracce di civiltà aliena. Nulla.
È la prima battuta d’arresto della teoria degli extraterrestri di Tabby, che però non viene abbandonata del tutto. Anzi: a gennaio 2016 un astronomo della Louisiana State University getta altra benzina sul fuoco, annunciando che la luminosità di KIC 8462852 è diminuita di circa il 20 per cento nell’ultimo secolo. Un fatto decisamente difficile da spiegare con cause naturali, e il nuovo studio (che riprende in considerazione l’ipotesi delle “megastrutture” aliene) viene accettato per la pubblicazione su Astrophysical Journal.
Proprio la stessa rivista che ora sta per pubblicare il paper sostenitore della tesi opposta, e che punta a mettere fine una volta per tutte alla questione.
Prima firma dell’articolo è Michael Lund di Vanderbilt, che insieme a Keivan Stassun della stessa università e l’astronomo Joshua Pepper della Lehigh University ha analizzato gli stessi dati studiati dai ricercatori della Louisiana. Si tratta dell’archivio DASCH di Harvard (Digital Access to a Sky Century), formato da oltre 500.000 immagini raccolte tra il 1885 e il 1993 che l’università sta digitalizzando.
Una vera miniera d’oro di dati, che secondo Lund e colleghi potrebbe contenere la prova che la stella si Tabby non ha nulla a che vedere con gli alieni. In particolare, l’apparente diminuzione della luce di KIC 8462852 potrebbe essere il risultato di osservazioni semplicemente fatte con telescopi diversi nel corso del secolo passato.
E a ben guardare, la stella di Tabby non è l’unica che si comporta così: gli astronomi hanno trovato altre stelle la cui luminosità sembra diminuire nel tempo, ma la cosa è probabilmente da imputare al cambio di strumentazione utilizzata.