Le persecuzioni religiose sono un fenomeno inarrestabile. Ma a chi spettano le persecuzioni più accanite? Contro di chi ci si abbatte senza che oi poteri forti facciano qualcosa per tutelarli? Si tutelano tutti i tipi di minoranze ma loro proprio no! Eppure, senza alcun dubbio, i cristiani sono i più perseguitati al mondo. Oggi su 100 persone che subiscono la violazione del diritto alla libertà religiosa, 75 sono cristiani. Si stima che complessivamente nel corso della Storia 70 milioni di cristiani sono stati martirizzati per la loro fede, di cui 45 milioni nel Ventesimo secolo. Ogni anno ci sono 105.000 nuovi martiri cristiani, un martire al minuto, ad opera di terroristi islamici, indù in India, comunisti in Cina, Corea del Nord e Vietnam.
Alla vigilia della conquista araba e islamica nel Settimo secolo, i cristiani costituivano il 95% della popolazione della sponda Meridionale e Orientale del Mediterraneo. Oggi, con 12 milioni di fedeli, sono precipitati a meno del 6% e si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora. Dalla prima guerra mondiale circa 10 milioni di cristiani sono stati costretti a emigrare dal Sud ed Est del Mediterraneo. Contemporaneamente gli ebrei sefarditi, originari dei Paesi arabi, che erano un milione prima della nascita dello Stato di Israele, si sono assottigliati a 5 mila. Fino all’indomani della Seconda guerra mondiale c’era un Paese, il Libano, e alcune città, tra cui Betlemme e Nazareth, a maggioranza cristiana. Oggi i cristiani sono minoranza ovunque.
Il Libano, che dal 1840 ha registrato quattro guerre intestine a sfondo confessionale, ha visto il numero dei cristiani crollare dal 55% della popolazione dall’indipendenza nel 1932, a circa il 27% odierni. Con il risultato che rispetto al milione e mezzo di cristiani residenti in Libano, ci sono circa 6 milioni di cristiani profughi dispersi nel mondo.
In Iraq da circa un milione e mezzo prima dell’inizio della guerra scatenata da Bush il 20 marzo 2003, i cristiani si sono ridotti a circa 450 mila, sopraffatti dal terrorismo di Al Qaeda che li massacra, costringe alle conversioni forzate o impone la fuga all’estero per aver salva la vita.
Nei Territori palestinesi all’inizio dello scorso secolo i cristiani rappresentavano un quarto della popolazione araba; nel 1948 erano il 20%; con l’avvento al potere dell’Autorità nazionale palestinese di Yasser Arafat nel 1994 si registra la fuga di tre quarti dei cristiani, vittime di persecuzioni e del drastico calo del tenore di vita. Perfino nelle città sante cristiane sono diventati minoranza: a Betlemme erano l’85% della popolazione nel 1948, oggi sono solo il 12%; a Gerusalemme dal 53% della popolazione nel 1922, sono precipitati al 2%.
In Sudan si è consumato un vero e proprio genocidio, con una sanguinosa guerra civile — scatenata dai regimi islamici di Khartum — che ha provocato l’eccidio di circa un milione e mezzo di cristiani e animisti, colpevoli di non sottomettersi alla sharia, la legge coranica.
Così come fu genocidio il massacro di 1,5 milioni di cristiani armeni in Turchia (1915-1916), dove oggi non rimangono che circa 100 mila cristiani, in un clima di crescente intolleranza religiosa parallelamente all’islamizzazione della società operata dal governo islamico di Erdogan. Il 25 dicembre 2010 l’esercito turco usò la forza per interrompere la messa di Natale celebrata nei villaggi di Rizokarpaso e Ayia Triada per i 300 cristiani residenti nel settore settentrionale di Cipro settentrionale, occupato militarmente dalla Turchia dal 1974. In questa parte di Cipro le chiese sono state distrutte o trasformate in moschee.
In Egitto i cristiani copti, la popolazione autoctona che non si è islamizzata e rappresentavano il 20 % della popolazione all’inizio dello scorso secolo. Oggi sono soltanto circa il 10% e subiscono una crescente discriminazione istituzionale e una serie di attentati terroristici contro le chiese e le loro proprietà.
In Siria le comunità cristiane che rappresentavano circa un quarto della popolazione all’inizio dello scorso secolo, oggi sono calate a circa il 10%, pari a 2,5 milioni, a cui si devono aggiungere un milione e mezzo di cristiani fuggiti dall’Iraq. La loro sorte è destinata a peggiorare qualora dovessero avere il sopravvento e conquistare il potere gli islamici dei Fratelli Musulmani, dei Salafiti e di Al Qaeda che promuovono la rivolta contro il regime di Assad, sostenuti in modo cieco e folle dall’Occidente.
In Nigeria si sta concentrando l’attività dei terroristi di Boko Haram legati ad Al Qaeda che ormai ogni domenica trasforma le chiese in luoghi di martirio, attaccandole con auto-bomba o terroristi suicidi. Sono circa 2 mila i morti accertati nell’ultimo anno, mentre decine di migliaia di cristiani sono stati costretti a fuggire dal Nord del Paese.
In Somalia i terroristi islamici dei Shabab, legati ad Al Qaeda, hanno imposto la sharia e proibito qualsiasi pratica religiosa diversa dall’islam. I cristiani vengono uccisi e decapitati.
In Pakistan la legge contro la blasfemia viene sfruttata per reprimere, espropriare i beni, incarcerare e condannare a morte i cristiani per il semplice fatto di essere cristiani, dove anche la pubblica professione di fede viene considerata come offensiva nei confronti dell’islam. Nel 2010 è stata condannata a morte per blasfemia Asia Bibi. Il 2 marzo 2011 è stato assassinato Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze. Nel suo testamento spirituale ha scritto:
“Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune».
Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese”.
In Libia, grazie alla sedicente “Primavera araba”, il Paese si avvia a legittimare la sharia, la legge coranica, su cui convergono sia i Fratelli Musulmani sia i cosiddetti liberali, che vieta l’evangelizzazione, prevede la pena di morte per chi critica l’islam e l’apostata che si converte ad altra religione.
Più in generale in tutti i Paesi a maggioranza islamica i cristiani sono vittime di vessazioni e discriminazioni. La conversione di musulmani al cristianesimo è considerata un crimine (apostasia) la cui pena è la morte.
Ebbene è ora di dire basta alla discriminazione, persecuzione e stragi dei cristiani! E’ ora di sostenere a viva voce il diritto alla vita, alla dignità, alla libertà religiosa dei cristiani! E’ ora di fortificarci dentro, riscattando la certezza e l’orgoglio delle nostre radici giudaico-cristiane, della nostra fede cristiana, dei nostri valori non negoziabili, della nostra civiltà laica e liberale!
Riflettiamo sulle dichiarazioni di monsignor Giuseppe Bernardini, rese in Vaticano il 13 ottobre 1999 quando era vescovo di Smirne, nel corso della seconda Assemblea speciale per l’Europa del Sinodo dei vescovi: “Durante un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, un autorevole personaggio musulmano, rivolgendosi ai
partecipanti cristiani, disse a un certo punto con calma e sicurezza: Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo”.