Onu: Usa, Cina e India i Paesi più colpiti dai disastri climatici

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Negli ultimi 20 anni, gli Stati Uniti, la Cina e l’India sono stati i Paesi più colpiti dai disastri provocati dai cambiamenti climatici. Lo afferma un rapporto Onu pubblicato ieri, dal titolo “Il costo umano dei disastri causati dal clima” (The Human Cost of Weather Related Disasters). Torna quindi alla ribalta la questione del riscaldamento globale, a poco meno di una settimana dal vertice di Parigi che dal 29 novembre ospiterà la 21ma Conferenza delle Parti (Cop21) sul tema delle sfide climatiche. Lo studio – riferisce l’agenzia AsiaNews – è stato effettuato dallo UN Office for Disaster Risk Reduction (Unisdr) e dal Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (Cred), che hanno esaminato i dati di 6.457 calamità avvenute tra il 1995 e il 2015. Dallo studio emerge che in questo arco di tempo i danni maggiori (il 90%) sono stati provocati da alluvioni, tempeste, ondate di caldo e siccità. Gli eventi più frequenti si sono registrati negli Stati Uniti (472 casi), Cina (441), India (288), Filippine (274) e Indonesia (163).
I disastri naturali riconducibili agli effetti del cambiamento climatico hanno provocato la morte di 606mila persone – una media di 30mila l’anno – e hanno afflitto altre 4,1 miliardi, tra feriti, senza tetto o ridotti in stato di indigenza. Tra le calamità naturali, le alluvioni sono state le più frequenti (il 47% del totale) e hanno interessato 2,3 miliardi di persone, la maggior parte delle quali (95%) vive in Asia. Se si guarda alla totalità dei dati, dallo studio emerge che tra il 2005 e il 2014 si sono registrati una media di 335 eventi disastrosi ogni anno, con un aumento del 14% rispetto al decennio precedente (1995-2004), e del doppio rispetto al periodo 1985-1994. Per quanto riguarda la percentuale di popolazione colpita, il picco maggiore si è avuto nel 2002, quando 300 milioni di persone in India hanno sofferto per la siccità e altri 100 milioni in Cina per le tempeste di sabbia. Rispetto alla media annuale di 34mila decessi, il 2008 è stato l’anno peggiore, a causa del ciclone Nargis che nel solo Myanmar ha provocato 138mila vittime.

Alla presentazione del rapporto, Margareta Wahlström, presidente dell’Unisdr, ha detto: “Il tempo e il clima sono i principali fattori del rischio di calamità. Questo studio dimostra che i Paesi stanno pagando un caro prezzo in termini di vite umane. Non solo, le perdite economiche di questi eventi sono tra le maggiori sfide per lo sviluppo di molti Paesi poveri che lottano contro la povertà e il cambiamento climatico”.
​I capi di Stato che si riuniranno a Parigi dovranno affrontare quindi la questione dei rischi provocati dal surriscaldamento del pianeta e degli effetti che questi provocano anche sui minori. Un altro rapporto pubblicato dall’Unicef, dal titolo “Unless We Act Now”, riporta che circa 690 milioni di bambini (su un totale di 2,3 miliardi) vivono in aree a rischio climatico. Essi sono i più esposti al pericolo di malattie, povertà e morte. La maggior parte di questi – circa 530 milioni – vive nei Paesi poveri dell’Asia, “flagellati da inondazioni e tempeste tropicali”.




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