Migranti – Non è il primo trafficante che lo confessa ma è un fatto che alla “complice” dei cronisti che cerca di organizzare un viaggio verso l’Italia con un barcone, il trafficante di esseri umani assicura di avere “contatti” con le navi umanitarie. Il famoso pull factor.
La polemica risale almeno ai tempi della nave Iuventa, peraltro ancora ferma al porto di Catania sotto sequestro giudiziario, quando gli infiltrati della polizia giudiziaria seguirono per alcuni tempi le operazioni delle navi umanitarie registrando presunti contatti con gli scafisti. Anche i comandanti di Frontex, in ultimo nel loro dossier rivelato dall’Adnkronos, da tempo accusano le Ong di stazionare di fronte alla Libia e di essere un fattore di attrazione per i migranti che dalla Libia cercano di raggiungere l’Europa.
Per capire come funziona, gli inviati del programma di Nicola Porro si sono finti clandestini interessati ad aiutare il figlio a partire dalla Libia verso il Belpaese. L’appuntamento è a Tripoli, dove “appena arrivano mando una macchina a prenderli”. L’uomo sostiene di avere una barca a Zuara pronta a partire. La complice di Quarta Repubblica finge però di essere preoccupata per il figlio 15enne: “Ho visto che il nuovo governo non fa più entrare e non c’è nessuno in mare per salvarli”. Lo scafista tenta di tranquillizzarla (“Non c’è nessun problema. Devi essere ottimista: andrà tutto bene se Dio vuole”). E per farlo “millanta” accordi con le navi umanitarie: “Siamo in contatto, se Dio vuole andrà tutto bene”.