Migranti e minori scomparsi: dati allarmanti
L’allarme nell’allarme, la confusione nella confusione sulla questione dei migranti in Italia. Come se non bastassero le criticità sull’elevato numero degli arrivi, sulle difficoltà di gestione e sulla polemiche legate alla richieste di asilo in aumento tra gli uomini mentre le donne spesso vengono lasciate ‘a casa’ a combattere ecco ora la vergogna sui più indifesi tra i migranti, i bambini.
Ogni giorno 28 bambini non accompagnati che arrivano in Italia ‘scompaiono’ a causa di un sistema “inefficace e inadeguato”. La denuncia e’ di Oxfam che nel rapporto ‘Grandi speranze alla deriva’, diffuso oggi, sottolinea che il numero di bambini migranti e rifugiati non accompagnati arrivati quest’anno in Europa attraverso l’Italia e’ raddoppiato. A fronte pero’ di “un sistema di accoglienza che non riesce a fornire loro il supporto necessario”. Molti bambini si ritrovano confinati per un tempo indeterminato in centri da cui non possono uscire, costretti a vivere in alloggi inadeguati e insicuri, senza informazioni sui loro diritti. Altri, raccontano da Oxfam, hanno parenti in altri paesi europei e non vogliono fermarsi in Italia. Inevitabili le conseguenze: in diversi fuggono dai centri di accoglienza e si ritrovano a vivere in strada, trovandosi cosi’ esposti a rischi ancora maggiori. Un quadro che mette in evidenza “l’inadeguatezza dell’approccio europeo e italiano al fenomeno migratorio”, questo il punto più rilevante del dossier.
A questo vanno aggiunti altri dati: nel 2016 si è registrato un forte incremento degli arrivi di minori stranieri non accompagnati: secondo i dati UNHCR, dal primo gennaio 2016 a oggi, ben il 15% di tutti i migranti arrivati in Italia è rappresentato da bambini e ragazzi che viaggiano soli.
Questi dati seguono un trend globale, secondo cui il numero di minorenni soli all’interno dei flussi migratori è in costante aumento: gli ultimi dati disponibili stimano che circa la metà di tutti i rifugiati a livello mondiale siamo minori, e che, nei paesi di destinazione, dal 4% al 15% dei richiedenti asilo siano minori non accompagnati.
Con il termine minori stranieri non accompagnati si indicano i minorenni migranti privi di assistenza o rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti: di fatto, ragazzini, a volte bambini, che compiono da soli l’estenuante viaggio che dai loro paesi di origine li porta in Italia. Per alcuni, solo la prima tappa di un percorso che, nelle loro intenzioni, deve proseguire verso altre destinazioni.
Le motivazioni alla base sono ampie e complesse, e comprendono minori in fuga da guerre, conflitti, insicurezza diffusa, impoverimento economico e depauperazione delle loro reti familiari e sociali
In Italia, ormai quasi esclusivo punto d’arrivo dei flussi migratori diretti verso l’Europa – sottolinea il rapporto – dopo la chiusura della rotta balcanica e l’accordo tra Unione Europea e Turchia, al 31 luglio 2016 erano sbarcati 13.705 minori soli, con un incremento di più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (basti pensare che, in tutto il corso del 2015, ne erano arrivati 12.3607). Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, circa il 40% dei minori non accompagnati (quasi 4.800) si trova attualmente in Sicilia.
L’attuale normativa infatti prevede che i minori soli siano automaticamente in carico ai servizi sociali dei cosiddetti “comuni di rintraccio”, cioè i Comuni in cui di fatto approdano. Quanto al loro profilo demografico, la stragrande maggioranza dei minori soli (94,7%) è di sesso maschile, mentre il 5,3% sono bambine o ragazze. L’82,2% risulta compreso tra i 16 e 17 anni, il 10% ha dichiarato 15 anni e solo il 7,8% ha dichiarato un’età inferiore a 14 anni.
Si tratta però appunto di dati basati sull’età dichiarata dai minori al momento dell’identificazione, che può non corrispondere a quella effettiva. Le nazionalità, come è consuetudine nel panorama dell’immigrazione italiano, sono fortemente parcellizzate. I gruppi più numerosi sono gli egiziani (21%), i gambiani (12,3%), gli albanesi11 (11,4%), gli eritrei (7,1%) i nigeriani (6,2%) e i somali (5,2%). Un dato importante è quello dei minori irreperibili: in altre parole, quelli scappati, per i motivi più diversi, dalle comunità di accoglienza.
Nei primi sei mesi del 2016 quelli per i quali è stato segnalato l’allontanamento sono stati ben 522212. Sono minori di cui semplicemente si perdono le tracce. Invisibili, e per questo ancora più vulnerabili ed esposti a rischi di violenze e sfruttamento.
La maggior parte sono egiziani (23,2%), somali (23,1%) e eritrei (21,1%).
La prima anomalia del sistema di accoglienza per minori – denuncia il dossier di Oxfam – riguarda il prolungarsi indefinito della permanenza nelle strutture di prima accoglienza.
“Il sistema di accoglienza italiano non ha abbastanza posti per i minori non accompagnati, nonostante non si tratti certo di una novità”, racconta Paola Ottaviano di Borderline Sicilia. “Il fatto che negli anni non si sia voluta trovare una soluzione fa sì che i ragazzi restino bloccati a lungo in strutture concepite per permanenze di pochi giorni, o di poche settimane, in attesa di essere trasferiti e troppo spesso finiscono per compiere 18 anni all’interno di queste strutture di transito”. I posti in seconda accoglienza, compresi nella rete SPRAR (Sistema di protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) sono insufficienti sia per gli adulti che per i minori: basti pensare che, a luglio 2016, appena il 14% dei richiedenti asilo presenti in Italia è ospitato in un progetto SPRAR. Nel 2015, la rete SPRAR contava appena 977 posti per minori stranieri non accompagnati su tutto il territorio nazionale. Nei primi mesi del 2016 sono usciti bandi a valere sul Fondo Europeo Migrazione e Asilo (FAMI), che dovrebbero aumentare la capacità del sistema di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati di 1000 posti complessivi, e del sistema SPRAR di 2000 posti, sempre per minori soli. Sono comunque, come appare evidente, numeri insufficienti a fronteggiare il problema.
Se la situazione dei minorenni appare estremamente critica, non è da meno quella di chi compie 18 anni.
Il 20 gennaio 2016 una circolare del ministero dell’Interno ha chiarito che l’erogazione di fondi nazionali ai Comuni che hanno effettuato la presa in carico di minori stranieri è possibile fino al giorno del raggiungimento della maggiore età di questi ultimi. Le amministrazioni locali, quindi, dovrebbero rimborsare con propri fondi le comunità per minori che continuano ad ospitare ragazzi dopo il compimento del 18 anno di età, nella logica del completamento di un percorso di integrazione, ad esempio per la conversione di un permesso di soggiorno per minore età. .
L’ultimo rapporto Unicef sottolinea ancor più, semmai ve ne fosse la necessità, la situazione dei minori.
Sono 50 milioni i bambini nel mondo sradicati dal proprio paese, vittime di conflitti, di povertà e di violenze. Si tratta, fra l’altro, di 10 milioni di piccoli rifugiati, di un milione di richiedenti asilo, di circa 17 milioni di sfollati interni a causa di conflitto e violenze. Altri 20 milioni sono migranti internazionali; parte di questi ultimi cercano di scappare da povertà e insicurezza sociale ed economica. Altri bambini sono sfollati a causa di disastri naturali e altre crisi e decine di milioni di bambini sono migrati all’ interno dei propri paesi e non sono compresi in questo dato. 28 milioni di bambini sono stati costretti a fuggire a causa di conflitti.
L’Unicef ricorda che tutti i bambini dovrebbero rappresentare una priorità durante ogni fase di questo percorso – hanno bisogno di essere pienamente informati sui loro diritti per richiedere asilo e sulla riunificazione familiare in Europa. Il superiore interesse di ogni singolo bambino non accompagnato dovrebbe essere valutato prima che venga intrapresa qualsiasi tipo di azione. L’Unicef sostiene il diritto di tutti i bambini alla riunificazione familiare, in particolar modo dei bambini che vivono o viaggiano senza famiglia perché sono particolarmente esposti a rischio di abusi e sfruttamento da parte di trafficanti.
Come non ricordare l’appello di Papa Francesco per la salvaguardia dei bambini in occasione dell’udienza generale di fine mese del maggio scorso: “È un dovere di tutti proteggere i bambini, soprattutto quelli esposti ad elevato rischio di sfruttamento, tratta e condotte devianti”. È l’appello rivolto dal Papa, prima dei saluti in lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli. L’occasione è la Giornata internazionale per i bambini scomparsi. L’auspicio di Francesco è che “le autorità civili e religiose possano scuotere e sensibilizzare le coscienze, per evitare l’indifferenza di fronte al disagio di bambini soli, sfruttati e allontanati dalle loro famiglie e dal loro contesto sociale, bambini che non possono crescere serenamente e guardare con speranza al futuro”. “Invito tutti alla preghiera affinché ciascuno di essi sia restituito all’affetto dei propri cari”, ha concluso Francesco.
Ma sui bambini il Pontefice ha anche avuto modo di intervenire in più occasioni: “Ricordando il passo del Vangelo in Gesù rimproverò i suoi discepoli perché allontanavano i bambini di quei genitori che glieli portavano perché li benedicesse, il Papa ha affermato: “Che bella questa fiducia dei genitori, e questa risposta di Gesù! Come vorrei che questa pagina diventasse la storia normale di tutti i bambini! E’ vero che grazie a Dio i bambini con gravi difficoltà trovano molto spesso genitori straordinari, pronti ad ogni sacrificio e ad ogni generosità. Ma questi genitori non dovrebbero essere lasciati soli! Dovremmo accompagnare la loro fatica, ma anche offrire loro momenti di gioia condivisa e di allegria spensierata, perché non siano presi solo dalla routine terapeutica”.
Francesco ha posi stigmatizzato quelle che ha definito “formule da difesa legale d’ufficio” che con un “dopo tutto, noi non siamo un ente di beneficenza” o un “ci spiace, non possiamo farci nulla”, mostrano indifferenza verso le esigenze dei più piccoli e dei loro genitori. “Queste parole – ha detto Francesco – non servono quando si tratta dei bambini, sui quali “troppo spesso sui bambini ricadono gli effetti di vite logorate da un lavoro precario e malpagato, da orari insostenibili, da trasporti inefficienti… Ma i bambini pagano anche il prezzo di unioni immature e di separazioni irresponsabili, sono le prime vittime; subiscono gli esiti della cultura dei diritti soggettivi esasperati, e ne diventano poi i figli più precoci. Spesso assorbono violenza che non sono in grado di ‘smaltire’, e sotto gli occhi dei grandi sono costretti ad assuefarsi al degrado”. Francesco ha concluso sottolineando la “maternità” della Chiesa al servizio dei bambini e delle loro famiglie, ribadendo che “con i bambini non si scherza” e evidenziando la bellezza di una società in cui valesse questo principio: “E’ vero che non siamo perfetti e che facciamo molti errori. Ma quando si tratta dei bambini che vengono al mondo, nessun sacrificio degli adulti sarà giudicato troppo costoso o troppo grande, pur di evitare che un bambino pensi di essere uno sbaglio, di non valere niente e di essere abbandonato alle ferite della vita e alla prepotenza degli uomini”. A “questa società – ha chiosato Francesco – molto sarebbe perdonato, dei suoi innumerevoli errori. Molto, “Domandiamoci sempre”, è l’invito del Papa: “Che cosa racconteranno a Dio, di noi, questi angeli dei bambini?