Maltempo – Il Po cresce ed a Brescello si controlla la piena – Le storiche alluvioni in Italia….

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Maltempo – Scuole chiuse a Brescello, sbarrati i ponti Arriva la piena del Po: già eri si era radunata una folla di curiosi sugli argini per ammirare il grande fiume che si sta ingrossando a dismisura.

Per gli amanti del cinema questa descrizione ricorda la descrizione di Guareschi nel suo “Don Camillo e Peppone” ma purtroppo non si tratta di cinema o letteratura ma di realtà insidiosa o tragica che sia.

Per tecnici e addetti alla sicurezza del territorio sono ore di tensione, quelle del passaggio del colmo di piena, in corso dalla scorsa notte e previsto per oltre 24 ore.

Ma per la gente la piena del Po resta uno spettacolo affascinante. Come dimostrano le centinaia di curiosi arrivati a
ridosso delle golene reggiane per ammirare il Po che cresce. Anche famiglie con bambini al seguito hanno affollato la
zona di accesso di viale Po a Guastalla, da un paio di giorni completamente allagata e dove la natura ha comunque
regalato un tramonto davvero speciale, con il sole riflesso nell’insolito specchio d’acqua sotto gli argini interni della
Cinta Boschetto. Tanta gente anche agli argini di Boretto e Brescello, perchè lo spettacolo è indubbiamente interessante ma le insidie non vanno sottovalutate. Infatti la piena del Po, pur se il livello non raggiunge valori
storici, è anche fonte di disagio.

Con il raggiungimento della quota di 7,50 metri all’idrometro dell’AiPo di Boretto, nel tardo pomeriggio di ieri è scattata la chiusura al traffico dei ponti tra Guastalla e Dosolo e tra Boretto e Viadana.

E’ stata disposta pure la chiusura della strada sull’argine maestro nel tratto fra Luzzara e Brescello. Sono state disposte tutte le deviazioni alla viabilità per convogliare il traffico sulla Cispadana, oltre che verso i ponti di Borgoforte e di Casalmaggiore, rimasti aperti. Un addetto della Provincia, insieme alla polizia municipale, pochi minuti dopo le 17 ha provveduto alla chiusura del ponte di Guastalla, che resta vigilato da volontari e forze dell’ordine fino a quando il livello del fiume non sarà calato sotto i sette metri e mezzo. Lo stesso è accaduto a
Boretto. Non è prevista la chiusura di scuole a Luzzara, Boretto, Guastalla e Gualtieri, mentre a Brescello ieri sono stati chiusi gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, conseguentemente alla disposta evacuazione di Ghiarole.
Secondo le previsioni basate sugli idrometri situati a monte, solo da dalla giornata di oggi il livello del fiume Po dovrebbe scendere sotto le quote di allerta rossa, consentendo il ripristino della viabilità ordinaria.

Già evacuate da lunedì le zone golenali aperte, ormai in gran parte invase dal fiume. Restano ovviamente chiusi i viali che portano ai lidi.

Protezione civile, AiPo e forze dell’ordine stanno monitorando le aree interessate dalla piena. L’allerta rossa del fiume Po coinvolge in modo diretto anche il torrente Crostolo: non per una piena autonoma, ma per l’effetto dell’innalzamento del livello del grande fiume, con le sue acque che rientrano dalla foce nel corso del torrente, facendolo aumentare di quota.  Nelle scorse ore infatti mentre agli idrometri in Appennino, a Rivalla e a Cadelbosco Sopra i livelli del Crostolo erano molto bassi, a Santa Vittoria di Gualtieri si registrava una quota di allerta arancione, di oltre sei metri, con tendenza a un ulteriore aumento. Alto il livello pure verso la foce, all’altezza del ponte sull’ex Statale 62 fra Guastalla e Gualtieri.

Una nota di colore l’ha data il vescovo Massimo Carnisasca, che ieri durante l’inaugurazione della nuova mensa vescovile ha dichiarato: “Preghiamo anche per il Po, speriamo che se ne stia buono lì, che con il terremoto ne abbiamo già avute abbastanza in Emilia”.

Ma la situzione è di pericolo in molte località. Infatti è sempre allerta per il maltempo su molte regioni italiane. Nel 2019 oltre 200 eventi di calamità naturali hanno
causato 34 vittime in Italia, ha detto il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Da nord a sud sono state
presentate 14 richieste per il riconoscimento dello stato d’emergenza. Dopo una breve tregua oggi torna il maltempo
sul nord-ovest. Sarà – almeno queste sono le previsioni – una perturbazione più veloce di quella che ha seminato
distruzione nel lo scorso weekend ma ugualmente temuta sia perché in alcune zone sono attese precipitazioni forti sia perché la pioggia cadrà su terreni che non assorbono più e con una lunga serie di frane in movimento. Così l’allerta torna di tipo arancione sulla Liguria e gialla sul sud-ovest del Piemonte, con pericolo valanghe su tutto l’arco alpino.

Ma in Italia è possibile tracciare una storia delle problematiche ambientali causate dal maltempo?

Era il 14 novembre del 1951 quando si verificò in Italia uno dei peggiori eventi alluvionali della storia recente del paese: l’alluvione del Polesine. Da allora, disastri come questo si sono succeduti spesso nel mese di novembre. Un mese di grandi precipitazioni e maltempo intenso in Italia, nel quale emergono le mille criticità di un territorio geologicamente giovane e devastato dalla cementificazione.

Quello del Polesine del novembre 1951 fu un disastro di immense proporzioni causato dalla piena eccezionale del fiume Po, che il 14 novembre tracimò per la rottura degli argini nella zona fra Occhiobello e Canaro, Paviole, Bosco e Malcantone, nella provincia di Rovigo. Ci furono circa cento vittime, 180.000 sfollati e danni enormi che causarono una emigrazione di massa che cambiò per sempre questa zona del Veneto.

L’autunno del 1951 fu una stagione di maltempo eccezionale: ad ottobre c’erano state decine di morti in Calabria e Sardegna per altre alluvioni catastrofiche, a seguito di piogge torrenziali.

Furono almeno sedici le vittime della grande alluvione del Metapontino, avvenuta nel novembre del 1959.

l 4 novembre del 1966 avvenne la grande alluvione di Firenze. Ci furono 34 morti in tutta la provincia e danni gravissimi. Gravemente danneggiato anche il patrimonio artistico e storico della città. Il maltempo causò pesanti alluvioni anche in Friuli, Trentino e Veneto, dove si contarono decine di vittime. A Venezia si verificò la storica acqua alta conosciuta come “acqua granda”, che raggiunse il picco massimo di 194 cm. Un record sfiorato nel 2019 da un nuovo evento di marea eccezionale.

All’inizio del novembre 1968 un evento di maltempo eccezionale colpì pesantemente il Piemonte. Ci furono 72 vittime nelle province di Biella e Asti, a seguito di piogge torrenziali. Devastata la Valle Strona di Mosso, dove si contarono quasi sessanta vittime per le esondazioni e per le frane, che colpirono decine di paesi.

Fra il 4 ed il 7 novembre del 1994 una alluvione colpiva la zona del basso Piemonte, con esondazioni lungo il Po ed il Tanaro. Ci furono 70 morti. La piena eccezionale del fiume Tanaro, formatasi a monte di Garessio, devastò lungo il suo corso decine di centri abitati situati sulle sue sponde. Raggiunse la confluenza con il Po il 7 novembre, creando ulteriori criticità.

I bacini più colpiti furono quelli dei fiumi Tanaro, del Bormida, del Belbo e del Po. Le città di Ceva, Alba e Asti furono inondate per circa un terzo della superficie, mentre Alessandria fu sommersa per circa metà. Particolarmente devastato dall’evento alluvionale fu tutto il tratto compreso fra Ceva e la confluenza con la Stura di Demonte, presso Cherasco. In questo tratto il Tanaro distrusse quasi tutte le opere dell’uomo, cambiando la morfologia del fondovalle.

Nel novembre del 2000 ci furono diversi eventi alluvionali nella Riviera di Ponente della Liguria, fra Imperia e Savona. 7 le vittime.

Nel novembre del 2010 si verificò una vasta alluvione nel Veneto: le aree di Vicenza e Padova finirono sott’acqua. Mezzo milione le persone interessate dalle esondazioni, tre vittime, centinaia di migliaia di animali deceduti.

l 4 novembre è una data ricorrente nelle alluvioni di grandi città italiane: dopo quelle di Firenze e Venezia del 1966, il 4 novembre del 2011 avviene l’alluvione di Genova e provincia. Sei le vittime.

Sempre nel novembre del 2011 un evento alluvionale colpisce la Sicilia, presso Barcellona Pozzo di Gotto, Merì e Saponara. Tre le vittime.

Il bilancio dell’alluvione che colpisce la provincia di Massa e Carrara l’11 novembre del 2012 è di 1 vittima, con ingenti danni. Il giorno dopo, l’alluvione colpisce la Toscana tirrenica meridionale, nella provincia di Grosseto: l’esondazione di fiumi e torrenti, ed il crollo di un ponte, causano 6 vittime. Ingenti i danni in questa zona d’Italia.

Il 18 novembre del 2013 si verifica una alluvione nella sardegna nord-orientale. Precipitazioni eccezionali causano l’esondazione di fiumi e torrenti. Particolarmente colpita la città di Olbia, dove ancora una volta finiscono sott’acqua le abitazioni situate in zone ad elevato rischio idrogeologico. Le vittime di questa grande alluvione sono 18.

Ancora una volta Liguria e Toscana flagellate dal maltempo: le alluvioni causano tre morti fra Carrara e Chiavari. Poi, il 15 novembre del 2014, Genova, Savona e Imperia vengono colpite da nuovi eventi alluvionali.

Nove persone muoiono nella provincia di Palermo per l’esondazione di un torrente a Casteldaccia.

Siamo ormai ai nostri giorni: nella notte del 12 novembre 2019 Venezia viene colpita da una storica acqua alta, la maggiore dal 4 novembre del 1966. Pesanti i danni in città.

 

 

 




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