La UE la definizione di famiglia

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Redigere un regolamento comunitario che definisca il significato del matrimonio e della famiglia come unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio o la discendenza e la filiazione. È quanto propone la petizione europea ‘Mun Dad and Kids’, lanciata il 4 aprile dai movimenti pro-family di sette Paesi membri dell’Ue. L’iniziativa è stata presentata oggi in Italia, presso il Senato a Roma, dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli promotore dei due grandi Family day di giugno e gennaio scorsi.

I testi dei vari organismi dell’Unione Europea hanno sempre più frequentemente menzionato la famiglia. In alcuni casi, questi testi hanno perfino definito la famiglia – anche se tali definizioni differiscono l’una dall’altra e creano problemi normativi di cruciale importanza. I più importati movimenti pro-family europei hanno quindi lanciato una raccolta firme per definire nei Trattati europei una visione antropologica della famiglia che non sia soggetta a punti di vista sempre più divergenti e ideologizzati. L’iniziativa, in Italia, è stata raccolta dal Comitato Difendiamo i nostri figli. Per comprenderne il significato e gli scopi sentiamo il membro del Comitato l’avvocato Simone Pillon:

“Purtroppo, ultimamente, grazie anche al diffondersi delle ideologie individualiste, in molti Paesi si è allargato ad una definizione di famiglia che non rispecchia più la realtà. Ci sono, quindi, alcuni Paesi che intendono come famiglia anche tre, quattro persone che vivono insieme, legate magari da una relazione di poli-amore. Se tutto è famiglia, se ogni relazione è considerata familiare, a quel punto anche le politiche sociali non possono più andare a incidere efficacemente. E guardate che non manca molto perché si arrivi ad un totale stop delle politiche familiari. E’ chiaro, infatti, che se la mano pubblica deve andare incontro, di fatto, a tutti i soggetti, perché tutti si ritengono famiglia, a quel punto non ci saranno più le risorse per andare a fare politiche selettive per quel nucleo sociale e relazionale che è la famiglia”.

Secondo il regolamento delle petizioni europee deve essere raccolto almeno un milione di firme entro 12 mesi in tutti gli Stati membri, e una quota minima di sottoscrizioni deve essere raggiunta in ogni singolo Paese, circa 54 mila in Italia. Ciò è necessario perché la Commissione Europea prenda in considerazione la proposta al termine della raccolta delle firme. Ancora l’avvocato Pillon:

“Tecnicamente, la Commissione Europea deve dare una risposta alla petizione. Abbiamo visto, però, purtroppo che in passato la Commissione Europea ha sbrigativamente messo nel cassetto altre proposte come ‘One of us’ sull’aborto, senza dare una risposta convincente e sostanziosa. Questo noi non lo potremo accettare! Ecco perché come obiettivo ci diamo quello di dare un numero di sottoscrizioni molto superiore a quello previsto dal regolamento, per dare proprio il segnale forte che i popoli europei tengono alla famiglia. Questo è il primo aspetto. Il secondo aspetto, per cui non intendiamo assolutamente permettere che questa petizione venga messa nel cassetto, è che le istituzioni europee da troppo tempo stanno latitando sul tema. Non è più possibile, però, restare in questa situazione, nella confusione, che tra l’altro si traduce in un disservizio per le famiglie, che tutti i giorni devono portare i bambini all’asilo nido piuttosto che a scuola; che hanno l’anziano, il disabile, il malato in casa; che si prendono cura del coniuge che magari è disoccupato. Tutto questo non può più essere lasciato al caso. Le politiche familiari devono tornare ad essere nitide, chiare, selettive e soprattutto in grado di essere sussidiarie e in grado di sostenere le famiglie europee, che ogni giorno mandano avanti questo straordinario continente”.

La raccolta firme è quindi un’occasione non solo per respingere l’attacco indiscriminato ai diritti delle famiglie e dei bambini ma anche per riaprire un dialogo diretto tra i cittadini del continente e le istituzioni europee. Un strumento per ribaltare la formula del “ce lo chiede l’Europa” come spiega Jacopo Coghe, esponente del direttorio del Comitato promotore del Family day:

“I cittadini sono stanchi di sentirsi dire come giustificazione che queste leggi sulle unioni civili, sull’inserimento del gender nei programmi scolastici, sono un’imposizione che viene dall’Europea, che è qualcosa che ci chiede l’Europa. Con questa iniziativa penso che i cittadini, per la prima volta, possano loro chiedere qualcosa all’Europa. C’è un ribaltamento quindi: non è più l’Europa che ce lo chiede, ma è il popolo che chiede all’Europa che venga inserita la definizione del matrimonio come unione tra un uomo e una donna”.

La raccolta delle firme dunque è cominciata in tutti i 28 gli Stati membri dell’Ue il 4 aprile 2016 e terminerà il 3 aprile 2017. La petizione europea ‘Mamma, papa e figli’ (Mum, Dad and Kids) può essere sottoscritta on line all’indirizzo www.mumdadandkids.eu e su carta (il modulo può essere scaricato dal sito internet e spedito all’indirizzo indicato sul modulo per ogni Paese). Ulteriori informazioni possono essere reperite sul sito www.difendiamoinostrifigli.it .




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