Iraq – Qaraqosh dentro la città cristiana devastata dall’isis

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Iraq – Qaraqosh dentro la città cristiana devastata dall’isis

Qaraqosh, dentro la città cristiana devastata dall’isis – Case bruciate, finestre in mille pezzi e un silenzio spettrale. Qaraqosh, quello che un tempo era il più grande centro cristiano dell’Iraq, oggi è una città fantasma dove ogni traccia dell’identità religiosa di una città da 50mila abitanti è stata spazzata via dalla furia dell’Isis. In lontananza si sentono i colpi di mortaio che ti ricordano che, a pochi chilometri da lì, si combatte ancora per liberare il centro di Mosul dallo stato islamico. I miliziani di Daesh ne avevano fatto il loro quartier generale e vivevano nelle case dei cristiani fuggiti quando arrivarono i soldati dello stato islamico. Quando hanno capito che per loro era finita, hanno abbandonato la città ripiegando su Mosul, ma prima hanno dato fuoco a tutte le case e le hanno saccheggiate. Qaraqosh è stata liberata circa un mese fa e ora i suoi abitanti stanno facendo timidamente ritorno, in giornata, nelle loro case. Don Georges, originario del posto,racconta: “Lasciare una città in perfette condizioni e poi tornare e vederla ridotta così, dopo due anni, è veramente triste, perché ci sono i ricordi e c’è la storia qui che, volutamente, hanno voluto cancellare. Qaraqosh è una comunità siro cattolica che cercava di vivere in pace e voleva istruire i villaggi attorno, che sono musulmani, a fare altrettanto, ma questo è stato ripagato in un altro modo. Gente che conoscevamo ci ha tradito. Hanno aderito all’Isis e hanno saccheggiato le nostre case. E questo è forse ancora più triste che vedere una città distrutta. Come possiamo tornare a vivere con questa gente? E’ difficile da accettare. Certo, possiamo perdonare. Però la vita non è fatta solo di perdono, ma anche di dialogo reciproco. Dovrebbero comprendere il danno che hanno fatto. L’Isis non sono persone astratte, ma concrete. Noi li conosciamo. Daesh non è stato importato in Iraq, ma creato e lievitato con l’aiuto della gente del posto”. L’orrore continua. Ma la voglia di speranza e di riscatto, anche nei momenti più bui, non è morta nel cuore di questa gente.




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