Non accontentatevi della mediocrità, di ‘vivacchiare’ stando comodi e seduti”. Il Papa si è rivolto in questo modo nell’omelia agli oltre 70 mila ragazzi, e ai loro accompagnatori, questa mattina a Piazza San Pietro per la Messa del Giubileo dei Ragazzi. Da Francesco, un invito a costruire il futuro “insieme agli altri e per gli altri, mai contro qualcun altro”, basando tutto sull’amore “carta d’identità del cristiano”.
Francesco invita i giovani a scegliere sempre e comunque il bene. Dunque, “la libertà non è poter sempre fare quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere amici aperti e sinceri; non è vero che quando io sto bene tutto va bene”. E allora, ecco che bisogna saper distinguere, fa capire il Papa, perché, “è libero chi sceglie il bene, chi cerca quello che piace a Dio, anche se è faticoso. Ma solo con scelte coraggiose e forti si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita”.
Le scelte che quindi i ragazzi sono chiamati a fare, sono definite dal Papa “coraggiose e forti”, perché solo con esse “si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita”. Dunque, no alla “mediocrità”:
“Non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda. La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una ‘app’ che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore”.
Insomma, anche questi giovani – molti di loro oggi a San Pietro non hanno più di 16 anni – sono chiamati a scelte radicali.
Per fare queste scelte radicali, serve “un impegno radicale di chi sa di realizzare grandi sogni”, “se un giovane non sa sognare è già andato in pensione”. La via dunque è segnata: “L’amore si nutre di fiducia, di rispetto e di perdono. L’amore non si realizza perché ne parliamo, ma quando lo viviamo: non è una dolce poesia da studiare a memoria, ma una scelta di vita da mettere in pratica”. Ed ancora:
“Quando amare sembra pesante, quando è difficile dire di no a quello che è sbagliato, guardate la croce di Gesù, abbracciatela e non lasciate la sua mano, che vi conduce verso l’alto e vi risolleva quando cadete”.
Il Papa dimostra di avere fiducia nei giovani: il futuro della Chiesa si fonda anche su di loro. “So che siete capaci di gesti di grande amicizia e bontà – dice Francesco – siete chiamati a costruire così il futuro: insieme agli altri e per gli altri, mai contro qualcun altro! Farete cose meravigliose se vi preparate bene già da ora, vivendo pienamente questa vostra età così ricca di doni, e senza aver paura della fatica”:
“Fate come i campioni sportivi, che raggiungono alti traguardi allenandosi con umiltà e duramente ogni giorno. Il vostro programma quotidiano siano le opere di misericordia: allenatevi con entusiasmo in esse per diventare campioni di vita! Così sarete riconosciuti come discepoli di Gesù. E la vostra gioia sarà piena”.
Gesù dunque è la via. Per il Papa “anche se tu lo deludi e ti allontani da Lui, Gesù continua a volerti bene e a starti vicino, a credere in te più di quanto tu creda in te stesso. E questo è tanto importante! Perché la minaccia principale, che impedisce di crescere bene, è quando a nessuno importa di te, quando senti che vieni lasciato in disparte. Il Signore invece è sempre con te ed è contento di stare con te”. L’amore, in fondo, è “la carta d’identità del cristiano, è l’unico “documento” valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù”, Un amore “concreto” che non è, avverte il Papa, una “telenovela”.
Quando si sbaglia bisogna avere il coraggio di andare avanti. “Nella vita – fa notare il Santo Padre – sempre si cade, perché siamo peccatori, siamo deboli. Ma c’è la mano di Gesù che risolleva noi, che ci alza. Gesù ci vuole in piedi! Quella parola bella che Gesù diceva ai paralitici: ‘Alzati!’. Dio ci ha creati per essere in piedi. C’è una bella canzone che cantano gli alpini quando salgono sui pendii. La canzone dice così: ‘Nell’arte di salire, l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduto!”. Avere il coraggio di alzarsi, di lasciarci alzare dalla mano di Gesù. E questa mano, conclude, “tante volte viene dalla mano di un amico, dalla mano dei genitori, dalla mano di quelli che ci accompagnano nella vita. Anche Gesù stesso è lì. Alzatevi. Dio vi vuole in piedi, sempre in piedi”.
Al termine della celebrazione in Piazza San Pietro, il Papa ha rivolto un saluto ai pellegrini prima della recita del Regina Caeli. Il pensiero del Pontefice è andato in particolare a quanti, laici e religiosi, sono sotto sequestro in Siria e nel mondo. Il Pontefice ha dunque levato un nuovo accorato appello per la loro liberazione.
Una testimonianza “gioiosa e chiassosa”. Al Regina Caeli, Papa Francesco definisce così il Giubileo dei Ragazzi e ringrazia i giovani di tutto il mondo per aver vissuto a Roma “momenti di fede e di fraterna convivialità”.
Quindi, il pensiero va, ancora una volta, a quanti in Siria soffrono a causa della guerra e della violenza:
“È sempre viva in me la preoccupazione per i fratelli vescovi, sacerdoti e religiosi, cattolici e ortodossi, sequestrati da molto tempo in Siria. Dio Misericordioso tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a quei nostri fratelli di essere liberati e poter tornare alle loro comunità. Per questo vi invito tutti a pregare, senza dimenticare le altre persone rapite nel mondo”.
Il Papa ha così ricordato la Beatificazione a Burgos di cinque martiri uccisi per la fede durante la guerra civile spagnola: “Lodiamo il Signore – ha affermato – per questi suoi coraggiosi testimoni, e per loro intercessione supplichiamolo di liberare il mondo da ogni violenza”. Quindi, dopo il Regina Caeli, una nuova esortazione per i giovani venuti a Roma per il loro Giubileo:
“Cari giovani, avete celebrato il Giubileo: adesso tornate a casa con la gioia della vostra identità cristiana. In piedi, la testa alta, e la vostra carta d’identità nelle vostre mani e nel vostro cuore! Che il Signore vi accompagni. E, per favore, pregate anche per me. Grazie”.