I migranti? Fonte di tanto denaro!

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Dalle coste di Sabratha, ad ovest di Tripoli, arriva il segnale che qualcosa sta cambiando.

Testimoni raccontano di operazioni ben organizzate, con pullman che caricano i gruppi appena rimettono piede sulla terraferma e li trasportano nel centro di raccolta di Zawiya.

«Negli ultimi giorni oltre mille migranti – spiega il colonnello Ayoud Qassem, portavoce della Marina libica – sono stati recuperati in mare dalle nostre navi e riportati a terra».

L’accelerazione nell’impegno dei militari sul tratto di costa vicino al confine della Tunisia, da sempre privilegiato dagli scafisti, sembra evidente nell’ultima settimana. Coincide, cioè, con l’arrivo a Tripoli di fine marzo del premier appoggiato dall’Onu, Fayez Al Serraj, per guidare un governo di unità nazionale.

raccontano dalle coste libiche, è che si sarebbe scatenata una specie di gara in mare tra le due Marine, quasi a dimostrare chi è più bravo a «salvare» gli occupanti dei barconi. Solo che i militari italiani li portano nei nostri porti, a centinaia di miglia di distanza, invece di favorire le operazioni dei libici, che vorrebbero scoraggiarne le partenze dimostrando che la tolleranza è finita. Ma per la Marina italiana, nel mirino delle polemiche seguite all’inchiesta di Potenza sulla legge Navale che le ha destinato 5,4 miliardi, i salvataggi potrebbero contribuire a giustificare i generosi stanziamenti.

L’anno scorso- ha spiegato ieri il generale Paolo Serra, consigliere militare dell’inviato speciale Onu in Libia Martin Kobler- sono state 154mila le persone che dalla Libia si sono mosse verso l’Europa. I flussi migratori in partenza dalla Libia possono costituire una minaccia alla sicurezza perché all’interno potrebbero esserci cellule dormienti». Fonti americane parlano, infatti, di 5-6mila militanti dell’Isis in Libia, soprattutto nella zona di Sirte.




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