Covid – «Siamo d’accordo che nessuno sarà costretto a vaccinarsi», ha affermato Petr Fiala, Primo Ministro della Repubblica Ceca, scartando il piano del precedente governo.
Petr Fiala, Primo Ministro della Repubblica Ceca, ha affermato che il governo sta eliminando i piani per l’obbligo di vaccinazione contro il Covid-19 per gli over 60, un’iniziativa del precedente governo. «Siamo d’accordo che nessuno sarà costretto a vaccinarsi», ha detto Fiala ai giornalisti dopo una riunione di governo, aggiungendo che il governo «non vuole dividere la società».
l precedente governo ceco aveva annunciato che avrebbe reso obbligatoria la vaccinazione anche per operatori sanitari, agenti di polizia, Vigili del Fuoco e militari dall’1 marzo.
Il Ministero della Salute ceco afferma che il 63% della popolazione è vaccinato e circa il 31% ha ricevuto la terza dose di vaccino.
Cattolico praticante in un Paese, la Repubblica ceca, dove solo il 10% della popolazione professa una religione. Battezzato dal 1979 quando era pericolosissimo esserlo, ma figlio di una famiglia ebraica che durante l’occupazione nazista fu tutta deportata nei Lager. E primo capo dell’esecutivo di Praga proveniente dal mondo accademico e non dal palcoscenico della politica: a 57 anni Petr Fiala – nominato premier dal presidente Milos Zeman che ha svolto le sue funzioni sfidando il Covid – è un personaggio atipico nella storia del paese centroeuropeo.
Nato nel 1964 a Brno, seconda città ceca, sposato dal 1992 con Janá Fialová, dopo una vita nelle università è divenuto capo della Ods, il partito democratico, filooccidentale ma europeissimista dell’ex capo dello Stato, Vaclav Klaus. Autore di diversi libri – l’ultimo La nostra vita ai tempi del Covid – è il contrario del suo precedessore populista Andrej Babis, tycoon innamorato di sfarzo e lusso: toni bassi, vestito rigoroso da gentleman inglese.
Alle elezioni dell’8 e 9 novembre gli è riuscito il miracolo: unire tutte le forze democratiche e filooccidentali conquistando una solida maggioranza di 108 seggi su 200, contro i soli 72 di Babis e la ventina di neonazisti. Con la sua capacità di mediazione, ha saputo creare un’alleanza eterogenea ma solida tra Ods, democristiani, Pirati (una specie di Verdi cechi) e il partito dei sindaci democratici e filo-occidentali. Lo stesso Zeman, fino all’ultimo vicino a Babis, si è convinto che Fiala era da vincitore l’uomo giusto.
“Adesso è il momento di parlare chiaro e sincero ai cittadini”, ha detto Fiala a Radio Praga. “Siamo in lotta su più fronti, dal devastante covid contro cui Babis non ha saputo far nulla ai costi dell’energia, dal bilancio gonfiato per motivi demagogici da Babis a un deficit del 6,7% che va ridotto al 2, riformando insieme le pensioni e senza aumentare le tasse, se no strozzeremo l’economia già frenata dalla mancanza mondiale di semiconduttori. E infine ma non ultimo dobbiamo combattere influenza e trame russe e cinesi, essere sempre più atlantici e, con tutto il nostro pessimismo, convinti europeisti”.
Fiala è un uomo di studi, formato dal rigore del padre che tornato vivo dal Lager si iscrisse al Partito comunista ma strappò la tessera dopo l’invasione russa dell’Ungeria. Manca a Fiala il carisma con le folle che fu di leader diversissimi da Dubcek a Havel a Babis. “È un tipico universitario che cerca sempre soluzioni razionali, ma con la sua stimata competenza saprà convincere, spero”, dice Jaroslav Miller rettore della American university di Praga. Aggiunge il senatore Mikulas Bek, successore di Fiala alla guida della Masaryk university, una delle due migliori del Paese, dedicata al padre della democrazia Tomas Garrigue Masaryk, suo eroe dichiarato: “Non è vicino al popolo come seppero abilmente essere Babis e Zeman, ora ha bisogno di mostrare la sua capacità di ascoltare e raggiungere compromessi”. Secondo il decano di scienze politiche dello stesso ateneo, Stanislav Balik, “formando la nuova coalizione (che si chiama Spolu, Insieme, ndr) ha già mostrato che puó farcela”.
Battezzato per scelta a 22 anni quando sotto il comunismo imposto dagli occupanti essere cristiani costava persecuzione, prigioni dure e carriere distrutte, fu molto attivo nel dissenso; poi i vari partiti democratici gli affidarono il compito di ricostruire le gloriose strutture accademiche ceche e slovacche disastrate da arbitrio e corruzione della dittatura comunista, sotto cui Babis aveva cominciato ad arricchirsi illegalmente.