Film – Ferdinand il toro che ama i fiori ed i bambini

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Ferdinand – E’ appena uscito nei cinema in Italia ed è già destinato ad essere molto amato dai bambini e tanto acclamato dagli animalisti. Già perché Ferdinando è un magnifico toro che adora i fiori e odia combattere. È cresciuto in un allevamento di tori da corrida mas è l’unico degli ospiti a non morire dalla voglia di andare a morire nell’arena, forse perché ha visto suo padre partire e non tornare più, e qualcosa gli suggerisce che non siano sempre i tori a trionfare contro il matador. Da torellino dunque è fuggito ed è stato accolto da Nina, una bambina il cui padre alleva fiori: è il paradiso per Ferdinand, ma quando diventerà adulto un equivoco lo riporterà sulla strada della competizione.

Infatti dopo un’uscita dal villaggio zeppa di incidenti (compresa una difficile ‘visita’ in un negozio di ceramiche), Ferdinand, diventato un massiccio animale da 900 kg, è requisito e portato nella Villa dei tori, dove i suoi ‘colleghi’ aspettano solo il momento di farsi vedere pronti l’arena, ben sapendo che l’alternativa per loro è il mattatoio. Quando arriva alla villa il più famoso torero di Spagna, El Primero, per scegliere il toro con cui combattere nella sua ultima corrida, Ferdinand, insieme a vecchi e nuovi amici come la pasticciona capra calmante/coach Lupe, si lancia in un ardito pieno di fuga.

Riuscirà il gigante buono ad affermare la propria natura pacifica?

Ferdinand è la versione cinematografica del corto disneyano Ferdinando il toro, vincitore nel 1938 di un Oscar per il soggetto, a sua volta basato su La storia del toro Ferdinando di Munro Leaf del 1936.

La trama si concentra su un tema molto frequentato dal cinema di animazione recente, cioè quello di seguire la propria natura indipendentemente da cosa ne pensino gli altri, e ha anche un forte messaggio pacifista (oltre che animalista: la corrida è qui ritratta come barbarie travestita da tradizione, il mattatoio come l’incubo dei bovini), ma Saldhana si ricorda soprattutto di divertire, e crea una galleria di personaggi divertenti tra cui spiccano la capra Lupe, tre porcospini che sembrano provenire da Mission: Impossible e tre cavalli veramente pasticcioni. L’ironia degli autori è evidente anche nella scelta del doppiatore americano di Ferdinand, il campione di wrestling John Cena che da qualche tempo sta divenendo anche una star cinematografica.

“Risolvere i problemi con l’esempio, non con la forza, accettare l’altro, non giudicare un libro dalla copertina, andare oltre l’aspetto e capire quanto siamo uguali”. Sono questi, secondo il brasiliano Carlos Saldanha, uno dei registi di punta degli studi d’animazione Blue Sky, i messaggi sempre più attuali e necessari – “soprattutto oggi, che il mondo è cambiato forse non in meglio”.

La pellicola è anche la trasposizione di un libro per bambini diventato cult, ‘La storia del Toro Ferdinando’ di Munro Leaf con le illustrazioni di Robert Lawson, che dall’uscita nel 1936 per il suo messaggio pacifista è stato bandito in molti Paesi, come la Spagna (dove è stato vietato fino alla morte di Franco) ed è stato bruciato come “propaganda” nella Germania nazista per essere poi regalato a fine conflitto in 50 mila copie dalle truppe Usa ai bambini tedeschi. Negli USA il libro è diventato subito popolarissimo e già nel ’38 la Disney gli aveva dedicato un corto, premiato con l’Oscar.

L’intento di Saldanha “non era fare un film politico, ma raccontare una storia con dei bei messaggi che ha per protagonista un toro, poi ognuno è libero di interpretarla come vuole, anche in senso politico”. Allo stesso modo “qualcuno può vederci una critica alle corride o un sostegno al vegetarianesimo, anche se non sono bandiere del film, io ad esempio mangio carne, ognuno può scegliere”.

Il regista prima di avviare il suo progetto si è confrontato a lungo con la famiglia di Munro Leaf: “Mi hanno lasciato un’assoluta libertà creativa, chiedendomi solo di trasferire in immagini le tante reazioni emotive che la storia suscita. Il racconto è breve, quindi ho avuto la possibilità di allargarlo, rendendo con nuovi personaggi le diverse prospettive. Ho anche chiesto alla famiglia quale fosse stato secondo loro l’elemento che aveva fatto proibire il libro in Paesi come Spagna, Germania e Italia. E mi hanno spiegato che, oltre al pacifismo, c’era l’averci visto una lotta contro un sistema oppressore. Curiosamente, invece, nei Paesi asiatici è considerato un libro ‘alla Gandhi’ sulla pace interiore”.

Che domanda si pone un regista davanti a un film d’animazione?

“La prima domanda è sempre il motivo per il quale voglia fare quel determinato film. L’animazione è un genere ben definito che richiede una lavorazione molto lunga e complessa. Anche quando non sono necessari ricerche approfondite o non bisogna sviluppare da zero personaggi e ambientazioni il tempo minimo che si impiega a realizzare un film animato è di quattro anni. Bisogna esser molto concentrati, dunque. In questi casi, poi, devi capire qual è il messaggio che vuoi che arrivi e soprattutto se si è in grado di farlo arrivare correttamente. Queste sono sfide che ti stimolano e che vanno affrontate quando ti trovi davanti a un nuovo film ed è quello che è accaduto anche a me con Ferdinand”.

Quindi qual è il messaggio che voleva arrivasse con Ferdinand?

“Sicuramente che i problemi non si risolvono con la forza e la violenza, che bisogna sempre dare per primi il buon esempio. Proprio per questo motivo ho iniziato a realizzare il film partendo dal terzo atto. Ho lavorato a ritroso perché mi era chiarissimo che nella pellicola volevo quel momento specifico che vedrete in sala, assolutamente nobile, dove Ferdinand mostra il meglio di sé”.

l film si è anche aggiudicato due candidature ai Golden Globes 2018

R.D.




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