Cinema – Film – Babysitter tra risate e valori da tutelare

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Cinema – Film – Babysitter tra risate e valori da tutelare

Il cinema italiano può e deve stupire Certo: “Babysitter” è un remake ma è meglio dell’originale. Nelle sale dal prossimo 19 ottobre, il film, scritto e diretto da Giovanni Bognetti e prodotto dalla “Colorado film” in collaborazione con Medusa Film e Mediaset Premium ed è il rifacimento – con ovvie contaminazioni – di “Babysitting” uno dei recenti e più clamorosi successi del cinema francese. Quel che ne è venuto fuori è, infatti, un prodotto certamente gradevole di 84 minuti in cui il tempo scorre senza intoppi, tra gag, risate e allegria: il marchio di fabbrica della Colorado.
Recandoci all’anteprima romana eravamo timorosi nonostante Abatantuono e la Cavallin da soli potevano offrire valide garanzie. Ed invece risate (quelle che piacciono tanto al pubblico italiano) ve ne sono e di gusto, ma noi, siamo andati a scoprire qualcosa di più importante, qualcosa che tutti i media non hanno evidenziato: la figura famiglia, il rapporto difficile tra un padre ed un figlio ed una coppia di sposi e genitori che non sapevano sorridere più insieme. Ebbene Babysitter è soprattutto questo: capire che il lavoro è importante ma non è tutto, che i figli sono molto più preziosi delle cose (belle e di valore che siano), che una moglie ed un marito vanno seguiti ed amati quotidianamente e che essere genitori è un mestiere difficilissimo e pieno di errori ma è anche l’opera più bella del mondo e proprio per questo non deve essere emarginata.
E la nostra storia ha inizio con Andrea (Francesco Mandelli), un trentenne introverso e insicuro, che sogna di diventare un importante procuratore sportivo. Intanto lavora come impiegato di ultimo livello nello studio del celebre agente dei campioni, Gianni Porini (Diego Abatantuono).
L’occasione della sua vita si presenta il giorno in cui Porini deve ricevere un prestigioso premio al Gran Galà dello Sport e con sua moglie Marta (Francesca Cavallin) si ritrova all’improvviso ad aver bisogno di una babysitter che possa badare al figlio. Porini, nella fretta, chiede ad Andrea di occuparsi del capricciosissimo Remo (Davide Pinter). Andrea accetta, pensando si tratti di un’ottima occasione per farsi benvolere e ottenere l’avanzamento di carriera tanto desiderato. Proprio quel giorno, però, è anche il suo compleanno e da anni i suoi amici Aldo (Paolo Ruffini) e Mario (Andrea Pisani), uno più incosciente dell’altro, lo festeggiano con un party scatenato e, soprattutto, filmando con una telecamera amatoriale ogni momento della serata. Insieme a loro Sonia (Simona Tabasco), della quale Andrea è perdutamente innamorato, e Ernesto (Luca Peracino), suo cugino.
La sera in cui Andrea dovrebbe badare al piccolo Remo, la villa dei Porini diventa così l’assurda location di una festa fuori controllo. Il mattino dopo, la polizia (Antonio Catania e Francesco Facchinetti) contatta il celebre agente: la villa è devastata, e del piccolo Remo e di Andrea non c’è traccia. I coniugi Porini tornano a casa dove gli inquirenti hanno trovato, tra le macerie del party, la telecamera. Cosa vedranno in quelle immagini? Una commedia dalle mille sfumature.
Durante la conferenza stampa il regista Giovanni Bognetti ci ha parlato del film.
“I Babysitter” è la sua opera prima. Qual è il suo percorso?
“Ho scritto diverse sceneggiature per delle commedie realizzate da Colorado Film. Ho parlato, diverso tempo fa, a Maurizio Totti del mio sogno di esordire alla regia. Ho avuto l’opportunità di fare esperienza sul set di “Belli di papà”. Il film che lo scorso anno ha avuto un grande successo di pubblico. La regia è di Guido Chiesa e io avevo scritto la sceneggiatura. Su quel set ho conosciuto anche il direttore della fotografia Federico Masiero. L’ho confermato per “I Babysitter”. Maurizio Totti ha pensato potesse rivelarsi l’occasione giusta per il mio primo film da regista”.
Quali scelte ha effettuato per il cast?
“Ho scelto, Paolino Ruffini e Diego Abatantuono, Andrea Pisani, Luca Peracino, Alberto Farina e Antonio Catania. Con loro in qualche modo avevo già lavorato da autore o da sceneggiatore. E’ la prima volta, invece, che incontro professionalmente Francesco Mandelli e Sonia Tabasco – la protagonista del recente “Perez”.
La storia è tratta da un film francese. Nella versione italiana cosa cambia?
“Il nostro film potrebbe essere definito una contaminazione di genere tra alcune commedie cult: “Una notte di leoni”, “Mamma ho perso l’aereo” e un film francese intitolato “Babysitting”, di cui la Colorado aveva acquistato i diritti di remake. Abbiamo girato un rifacimento di quest’ultimo film. In fase di sceneggiatura sono però cambiate un po’ di cose: a differenza dell’originale dove c’era un solo babysitter, qui ne troviamo tre (Francesco Mandelli, Paolo Ruffini e Andrea Pisani). Inoltre,
rispetto al prototipo francese, la novità è che Andrea, il protagonista, lavora in un’agenzia che rappresenta campioni sportivi, ma non ricopre un ruolo professionale rilevante. Nella vita è timido e goffo, non è un arrivista e fatica ad entrare nella logica di competizione sfrenata del mondo del lavoro”
Gli attori hanno dato un loro apporto creativo cambiando delle battute?
“erto, Abatantuono lo fa sempre. Inventa continuamente battute e situazioni, è anche quello il suo talento. Non è da tutti. Ma in questo caso anche altri lo hanno fatto. Ho incontrato tutti gli attori prima delle riprese per discutere la sceneggiatura e ci era sembrato che tutto funzionasse. Poi, come accade sempre in tutte le situazioni comiche, sono nate spontaneamente nuove gag sul set. Infatti una delle cose di cui sono più soddisfatto del film è il bellissimo lavoro di gruppo. Ogni interprete ha portato qualcosa di suo, uno stile comico, anche il bambino ne aveva uno, non c’era una comicità univoca, si prendeva il meglio di tutti”.
Che tipo di rapporto professionale ha instaurato con gli attori?
“Alcuni li conoscevo perché avevo già scritto per loro. Non conoscevo Francesco Mandelli che si è rivelato una bellissima sorpresa. E’ un attore molto disciplinato, capisce al volo le situazioni e la loro evoluzione, è un vero “animale da spettacolo”. Sa fare di tutto e per me è stato facile rapportarmi con lui, ci siamo capiti al volo. Conosco invece da molti anni Paolo Ruffini perché ho scritto a lungo per alcuni comici protagonisti del programma tv “Colorado”. Paolino è un vulcano, un’energia forte, secondo me dal film esce molto bene, viene fuori sia la sua parte attoriale che
quella più naturale e vulcanica. Si amalgamano nel miglior modo possibile. Avevo conosciuto poi Andrea Pisani sul set della commedia di Guido Chiesa “Belli di papà” di cui avevo scritto la sceneggiatura. Anche lui riesce a inventare molto sul set. Anche se proviene dal cabaret, riesce a creare continuamente nuove battute e ad improvvisare situazioni comiche esplicitamente cinematografiche. Sa scindere i due contesti. Anche Luca Peracino ha ottime qualità. Mi sono trovato benissimo a lavorare con lui”.
Chi sono i due personaggi femminili principali e che cosa succede loro in scena?
“Sonia è un’ex collega di Andrea (Francesco Mandelli). Lavorava con lui e una sera l’aveva baciato, lasciandolo folgorato per sempre. Quando la rivede Andrea è un vero disastro, colleziona figuracce. Sonia sembra non si ricordi neanche di averlo baciato. Francesca Cavallin invece è la moglie di Diego Abatantuono, Gianni, un agente molto potente e ricco. Anche lei, però, è una quarantenne autorevole, con una personalità forte che regge assolutamente il confronto, con un bel “botta e risposta” in casa”.
Quali sono i riferimenti cinematografici dai quali attinge?
“Forse è meglio parlare delle mie passioni da spettatore. Amo molto i film di Woody Allen, sempre ricchi di una grande comicità sofisticata, ma anche quelli di Billy Wilder e di Blake Edwards e diverse commedie corali americane recenti”.
Divertente e spigliato come sempre la star del film Diego Abatantuono
Come è stato conquistato da questo progetto? Che cosa ha pensato quando le è stato proposto?
“Ho capito subito che ci sarebbe stata l’opportunità di realizzare qualcosa di molto divertente. Con qualche opportuno accorgimento, naturalmente. Per esempio il personaggio che interpreto, Gianni, nel film francese originale faceva altro nella vita. Per l’Italia questa volta sembrava più consono farlo diventare un procuratore sportivo, professione molto più conosciuta. E’ stata un’intuizione di Bognetti che io ho sposato subito, perché mi ha consentito di muovermi in un ambito che conosco molto bene”.
Ci racconta di Gianni Porini?
“Gianni è un procuratore sportivo di successo. E’ un uomo egocentrico e disattento verso i suoi sottoposti e gli altri in generale. Ha un impegno di rappresentanza a cui deve partecipare con sua moglie e la sua babysitter non è disponibile. Chiede perciò ad Andrea (Francesco Mandelli) un giovane svagato dipendente della sua azienda di vigilare suo figlio. Lo spaccia, con la leggerezza propria di chi ha abitudine a mentire, per un esperto puericultore. Ci sono poi tantissimi avvenimenti, fino a quando Gianni e sua moglie vengono svegliati all’alba dalla polizia che li invita a tornare immediatamente. Il divertimento per il pubblico nasce dalla scoperta da parte dei padroni di casa (e dei due investigatori arrivati a decifrare l’accaduto) di un video in cui gli amici di Andrea hanno meticolosamente filmato tutto quello che è successo durante la “notte brava”. Con il passare del tempo Gianni (così come sua moglie e i poliziotti) è ovviamente sempre più sconcertato perché dalle immagini filmate risulta evidente un disastro sempre più folle e incredibile. Da quelle immagini realizza con quanta leggerezza incosciente ha affidato suo figlio nelle mani di un incapace. Ilvideo infatti provoca reazioni sempre più incredule e vivaci, ma lo “incastra” anche
facendogli capire i suoi difetti, le sue mancanze e le sue inadeguatezze di padre assente”.
Quali sono le scene in cui mentre girava si è divertito di più?
“Mi diverto sempre molto. Questa volta per fortuna in tante occasioni la troupe rideva di gusto già durante le riprese: rappresenta il primo pubblico che giudica il tuo lavoro e quel segnale è molto promettente, ti dà la carica giusta rivelandosi di buon auspicio”.
Soddisfatto anche Francesco Mandelli
Come si è trovato a lavorare su questo set?
Quando ho letto il copione, l’ho trovato subito molto divertente e in linea con le mie corde. Sul set si è creata da subito un’ottima intesa con Giovanni Bognetti che ho trovato molto preparato. Non riuscivo a credere che fosse la sua opera prima. E’ una persona precisa e pragmatica, sa sempre bene quello che vuole, sa come si racconta una commedia e come far ridere: spero di aver trovato un regista con cui collaborare a lungo in futuro. Il set si è rivelato fantastico, quando sono arrivato conoscevo solo Paolo Ruffini, ma strada facendo mi sono reso conto di trovarmi davanti ad un cast e una troupe tra i migliori che io abbia mai incontrato. Abbiamo trascorso settimane
incredibilmente divertenti grazie ad un affiatamento pazzesco: lavoravano tutti per il film e per la sua buona riuscita in un bellissimo gioco di squadra. A volte dopo aver finito di girare le mie scene rimanevo sul set per guardare quelle degli altri attori per il puro piacere e divertimento: in 17 anni di cinema non mi era mai capitato…
Che cosa succede in scena al suo personaggio, Andrea? E’ un impiegato che lavora in uno studio di avvocati e procuratori sportivi ed è vittima della vita che gli si rovescia addosso. Si trova eternamente in difficoltà con i
colleghi di lavoro, le donne e il proprio capo Gianni (Diego Abatantuono) con cui si è stabilito un rapporto che vede da una parte un boss “padrone” cinico, esigente, sbrigativo e prevaricatore e dall’altra un sottoposto vessato, molto discreto, in preda ad un continuo timore reverenziale nei suoi confronti. Un giorno Gianni chiede ad Andrea di fare da babysitter a suo figlio proprio la sera del suo trentesimo compleanno, quello in cui i suoi due amici (Paolo Ruffini) e (Andrea Pisani) avevano deciso di organizzare una festa in suo onore. Presto tutto quello che succederà
sfuggirà al suo controllo e noi spettatori finiremo col rivedere quello che è davvero successo in una notte più che movimentata attraverso una piccola telecamera con cui gli amici di Andrea hanno filmato l’intera “notte brava”.
Che tipo di commedia è “I babysitter” rispetto a quelle che lei interpreta o che vede abitualmente da spettatore?
Credo che la sua forza sia nel ritmo pazzesco e travolgente. Ha la caratteristica di essere raccontata spesso attraverso una piccola telecamera con lunghi piani sequenza che sono stati filmati con un ritmo molto serrato sul set. E’ una commedia veloce e scatenata.
In questo film lei consolida ancora di più la sua collaudata intesa professionale con Paolo Ruffini?
Tra noi c’è sempre una grande complicità e in questa occasione Giovanni Bognetti è stato un bravo allenatore e, spero, ha fatto giocare bene la sua squadra.
Si è sintonizzato facilmente con gli altri attori del team Colorado già ben collaudati tra loro?
Penso e spero di sì. Non ho rinunciato alle mie corde e alle mie caratteristiche più tipiche, ma ero al servizio di Bognetti. Ho provato ad essere un professionista serio, entrando nella squadra in punta di piedi. Spero di essere riuscito a farmi voler bene.
Sul set è nata una nuova grande amicizia con Andrea Pisani, ma sono andato molto d’accordo anche con tutti gli altri attori, da Simona Tabasco a Francesca Cavallin, da Luca Peracino ad Alberto Farina, abbiamo trovato il modo migliore di lavorare, di far ridere e di ridere. Ma una menzione speciale la merita Diego Abatantuono .
Che rapporto si è creato con lui?
E’ un mio mito fin da quando ero solo un ragazzino. Poter lavorare insieme a lui, è stato molto interessante e stimolante. Avrei voluto conoscerlo da tanto tempo, ci siamo divertiti moltissimo. Diego è una persona molto socievole e divertente a cui piacciono molto le pause del set o le cene collettive in cui può tenere banco
raccontando a ruota libera aneddoti ed episodi esilaranti come se si fosse su un palcoscenico. Noi eravamo tutti molto contenti di fare la parte degli spettatori/ascoltatori. Dopo le riprese siamo andati a Riccione a presentare il film agli esercenti cinematografici, i listini della nuova stagione per le Giornate professionali dell’Agis e
abbiamo fatto per due sere le ore piccole con lui nella sua villa in due scene interminabili e divertentissime.
Ricorda qualche momento della lavorazione particolarmente divertente?
Sì certo! Una sequenza in cui tutti noi personaggi principali ci ritroviamo a correre di notte lungo le strade guidando dei go kart, in fuga da un luna park con dei giostrai che ci inseguivano. L’abbiamo ripetuta diverse volte. Speravamo venisse sempre male per poterla ripetere.

E Paolo Ruffini?

Come è nata la sua partecipazione a “I Babysitter”?
A giugno del 2014 mentre ero al montaggio del mio film “Tutto molto bello”, ho visto al cinema la commedia francese “Babystting” e ne sono restato estasiato. L’ho vista altre due volte e ne ho parlato al produttore Maurizio Totti. Dopo qualche tempo, la Colorado ne ha acquisito i diritti. Sono stato molto felice di recitare nel primo film da regista di Giovanni Bognetti. Un amico caro che aveva sceneggiato i miei due film da regista ed aveva lavorato con me anche come autore di punta del programma tv “Colorado cafè”. E’ successo tutto in una maniera molto amichevole come spesso accade per i progetti della Colorado, si lavora in famiglia.
Chi è il personaggio che lei interpreta e che cosa gli succede in scena?
Aldo Morelli è un campione di tiro al piattello. E’ uno che si sente famoso come campione, ma con tutto il rispetto che si può avere, il suo è uno sport che ha una fama molto minore e limitata rispetto ad altri. Lui però ha un atteggiamento totalmente spavaldo e smargiasso nei confronti della sua specialità e questo suo modo di porgersi
gli crea continui imbarazzi. Nonostante la sua convinzione di essere famoso, purtroppo non viene mai riconosciuto da nessuno. E’ un tipo cinico. Quando succede un disastro non fa niente per risolverlo. Anzi, a volte si muove con una flemma fastidiosissima, è come se gettasse benzina sul fuoco anziché cercare di spengerlo. Anziché sopire un’eventuale tensione la accende e la rende ancora più viva. Una volta ad esempio arriva ad esclamare: “Certo però che brutta persona questo Remo..”. Quando poi Andrea Pisani gli fa notare che si tratta in fondo soltanto di un bambin lui gli risponde: “e che vuol dire? I bambini sono persone basse”. Con questo pensiero legittima infatti delle reazioni pari ad un adulto, senza sconti.L’Aldo Morelli che interpreto decide coscientemente di non lasciarsi condizionaredalla propria sensibilità: fin dall’inizio della nostra storia lui è come una bomba ad orologeria che si muove piano, un oggetto di scientifica distruzione di tutto e tutti dettato dalla frustrazione di non essere celebre e di non essere mai riconosciuto da nessuno.
Che tipo di rapporto si è creato con Giovanni Bognetti?
L’ho visto molto determinato e sicuro, si capiva che aveva studiato bene il film originale. Ma la peculiarità di questa sua opera prima è data da tante novità e da una coralità diversa. “I Babysitter” è anche un film d’azione: c’è un sottogenere all’interno di questo tipo di film che è il materiale video ritrovato casualmente alla maniera di
“Blair Whitch Project” o di “Cannibal Holocaust”. La differenza con l’horror è che qui sei sempre dentro alla risata grazie all’estemporaneità della piccola telecamera, facile da gestire anche per dei ragazzi. Secondo me Bognetti è stato molto bravo nel girare le scene d’azione in soggettiva. Credo sia difficile trovare oggi un film comico
con scene d’azione così realistiche e avvincenti come quella di un clamoroso inseguimento su alcuni go-kart.
Ancora una volta lei è in scena accanto a Francesco Mandelli: qual è il segreto della vostra alchimia?
Ci compensiamo bene. Non siamo un comico e una “spalla”, ma giochiamo alla pari. La nostra è una comicità basata su due attorialità diverse, ci troviamo bene in sinergia. D’altronde eravamo già collaudati, sia nei film corali che quando abbiamolavorato insieme a Mtv, nei programmi on the beach e Seleft.
Come si è trovato con gli altri attori?
Ho ritrovato molto volentieri Andrea Pisani e Luca Peracino che avevo avuto accanto a me due anni fa nel mio film “Fuga di cervelli”. Mi ha fatto un piacere immenso recitare con Diego Abatantuono che fin da quando ero un ragazzino per me è sempre stato un mito assoluto ed è diventato in questa occasione un mio grande amico.
Quando iniziai a presentare il programma tv “Colorado cafè”, Diego mi diede tantissimi consigli e suggerimenti e poi col tempo siamo diventati amici, abbiamo avuto una frequentazione costante, culminata qualche mese fa nella partecipazione al programma tv “Eccezionale veramente” di cui siamo stati insieme giudici.
Ricorda qualche sequenza particolarmente divertente?
Una scena molto forte per cui ci siamo preparati tanto. Nessuno faticherà, dopo aver visto il film, a capire di cosa sto parlando. Mi è rimasto poi particolarmente impresso Remo, il bambino che della storia è in fondo il vero protagonista. So che è stato trovato dopo tanti provini e si è rivelato eccezionale! Ad un certo punto era diventato
così esperto della vita del set, che lo ritrovavamo a parlare con l’operatore mentre gli dava indicazioni e consigli.
Che tipo di film è “I Babysitter”?
E’ certamente un film per tutti. Una commedia piuttosto inedita nel suo genere, perché piena di azione e di ritmo. Spero che possa piacere al pubblico.
Nelle produzioni Colorado, gli attori raccontano che lavorate come tra amici, in un clima complice e solidale…
C’è una familiarità che io conosco bene. Situazioni amichevoli e gioiose, tanto che noi rimanevamo spesso e volentieri oltre le nostre scene a vedere recitare gli altri amici. E’ una dimensione molto affascinante a cui si arriva grazie alla grande collaborazione tra tutti i reparti e così quando finisce la lavorazione di un film e ci si
deve lasciare, c’ è sempre la lacrimuccia in agguato.




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