Caravaggio – l’Anima e il Sangue un nuovo spettacolare film sul Caravaggio, la sua vita e le sue opere

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Arriva al cinema un nuovo spettacolare film sul Caravaggio, la sua vita e le sue opere.
Si chiama “Caravaggio – l’Anima e il Sangue” e sarà nei cinema di tutta Italia il 19, 20 e 21 febbraio.

Il documentario di Jesus Garces Lambert propone un viaggio cinematografico nella vita, le opere e i tormenti di uno dei più importanti e noti artisti italiani di sempre.

Come per Raffaello e per il precedente film su Firenze e gli Uffizi, anche la nuova creazione di Sky e Magnitudo Film eccelle sia per tecnica sia per ricerca documentale e interventi degli esperti. Non sono ancora molte le produzioni italiane realizzate in 8K, un formato che permette di percepire ogni singola pennellata delle tele e afferrare dettagli delle opere non visibili ad occhio nudo; ed eccezionale è anche la resa del formato Cinemascope 2:40, che consente una visione più “allungata” delle immagini, simile appunto ad una tela.
La tormentata vita dell’artista geniale e contraddittorio è raccontata tramite una approfondita ricerca documentale negli archivi di Milano, Roma e Napoli: libri e verbali ricostruiscono i passaggi salienti dell’esistenza di Merisi, facendoci viaggiare attraverso i luoghi in cui l’artista ha vissuto e quelli che oggi custodiscono alcune tra le sue opere più note – Roma, Milano, Firenze, Napoli e Malta.

A proposito di opere, sono ben 40 quelle citate nella produzione, capolavori che, grazie all’impiego di evolute elaborazioni grafiche, di macro estremizzate e di lavorazioni di luce ed ombra (tecnica CGI), prendono quasi vita e corpo, si confondono con la realtà dando una percezione quasi tattile.

Di grande impatto emotivo le “scene fotografiche”, simboliche, ambientate in un contesto contemporaneo ed essenziale, che mettono in scena gli stati d’animo di Caravaggio senza filtri. Quello che emerge nella sua complessità d’animo è il ritratto di un uomo contemporaneo, in tutte le sue emozioni e sfaccettature: temi come la ricerca della libertà, il dolore, l’ossessione sono di Merisi come anche dell’uomo di oggi.

La consulenza scientifica è stata affidata al professor Claudio Strinati, storico dell’arte esperto del Caravaggio, che nel film racconta la figura dell’artista in stretta correlazione con le sue opere. Il film è ulteriormente arricchito dagli interventi della prof.ssa Mina Gregori, Presidente della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, che fornisce alcune letture personali delle opere dell’artista e della dottoressa Rossella Vodret, anche curatrice della mostra “Dentro Caravaggio,” che illustra i risultati dei più recenti studi sulla tecnica pittorica dell’artista.

Un’approfondita ricerca documentale negli archivi che custodiscono traccia del passaggio dell’artista, ci conduce in una ricostruzione sulle tracce e i guai di Caravaggio e alla scoperta delle sue opere, di cui circa 40 trattate nel film, che, grazie all’impiego di evolute elaborazioni grafiche, di macro estremizzate e di lavorazioni di luce ed ombra, prendono quasi vita e corpo, si confondono con la realtà dando una percezione quasi tattile.

La contemporaneità dell’animo di Caravaggio viene restituita nel film da scene fotografiche e simboliche ambientate in un contesto contemporaneo ed essenziale, che mettono in scena gli stati d’animo di Caravaggio con scelte visive ed artistiche visionarie e di grande impatto emotivo: la costrizione, la ricerca della libertà, il dolore, la passione, l’attrazione per il rischio ma anche per la misericordia, fino alla richiesta di perdono e redenzione.
L’indagine investigativa sulle tracce di Caravaggio ha inizio all’Archivio Storico Diocesano di Milano, che oggi conserva l’atto di battesimo datato 29 settembre 1571 che ricolloca i natali del maestro nella città meneghina anziché a Caravaggio, come a lungo ritenuto, e poi si sposta all’Archivio di Stato di Roma, scrigno ricco di testimonianze preziosissime, documenti originali mostrati per la prima volta sul grande schermo, capaci di proiettarci nella vita e nei guai di Caravaggio, come querele e verbali dei processi a suo carico, che restituiscono il ritratto di un personaggio tenebroso e sanguigno, spavaldo e incline alle baruffe. Non mancano i contratti delle commesse, come quella per la Cappella Contarelli e la Cappella Cerasi, e i libri contabili del Pio Monte della Misericordia di Napoli.

Tra le fonti documentali, i verbali del Processo Baglione del 1603 raccontano di alleanze e invidie tra artisti, ma soprattutto testimoniano la dichiarazione di Caravaggio contenente la sua teoria sulla pittura e il ruolo del pittore: un pittore valent’uomo, è colui che “sappia dipingere bene e imitare bene le cose naturali”; le accuse di Prospero Orsi, datate 12 luglio 1597, permettono di sapere che il Merisi era l’unico autorizzato a girare armato di spadone avendo la licenza di portarla in quanto servitore del cardinal Del Monte; la querela di un garzone di un’osteria del 24 aprile 1604 testimonia il gesto di Caravaggio, reo di avergli tirato un piatto di carciofi addosso; e ancora l’inventario del sequestro degli oggetti nella sua casa, risalente al 26 agosto 1603, restituisce la precisa descrizione degli “oggetti di scena” delle sue composizioni e uno spaccato privatissimo della vita del pittore.

Inedito e sorprendente è l’impatto visivo delle opere, che prendono quasi vita e corpo, si confondono con la realtà dando una percezione quasi tattile. È un effetto ottenuto grazie all’impiego di evolute elaborazioni grafiche e di lavorazione della luce.

Il film compie un’operazione senza precedenti, grazie alla preziosa collaborazione con Vatican Media (già Centro Televisivo Vaticano), l’Arciconfraternita Vaticana di Sant’Anna dei Parafrenieri e la Fabbrica di San Pietro. Attraverso evolute tecniche digitali, il film effettua il riposizionamento virtuale dell’opera rifiutata “La Madonna dei Parafrenieri” nella sede a cui era originariamente destinata, ovvero l’attuale Altare di San Michele Arcangelo nella Basilica di San Pietro, proprio di fianco al Baldacchino del Bernini.

L’opera fu commissionata a Caravaggio il 31 ottobre del 1605 dalla Confraternita dei Parafrenieri di Sant’Anna da cui deriva il nome originale del dipinto (che è poi stato tramandato con il nome attualmente noto di ‘Madonna dei Palafrenieri’ ed è oggi custodito alla Galleria Borghese) per rendere omaggio alla loro Patrona all’interno dell’Altare dedicato alla Santa, nella Basilica di San Pietro.

Nella grande tela, di quasi tre metri di altezza per due di larghezza, Caravaggio rappresenta la Vergine con Cristo bambino e Sant’Anna impegnati in una lotta contro il serpente, simbolo del male. La giovane madre è inondata dalla luce, protagonista assoluta dell’azione, con le fattezze di Maddalena Antognetti, descritta in molte cronache come “Lena donna di Michelangelo”, cortigiana e concubina del Caravaggio, mentre alla Santa Patrona della Confraternita è affidato un ruolo da comprimaria, avvolta dall’oscurità e raffigurata come una donna anziana e fragile.
Quando Caravaggio consegnò l’opera, l’8 aprile del 1606, rilasciò al Decano della confraternita l’unica dichiarazione scritta di suo pugno che ci sia pervenuta, in cui si dichiara ‘contento e satisfatto’ del dipinto realizzato; fu invece inappellabile il verdetto: ‘Rifiutata’. L’opera rimase così nella sua collocazione originaria solo pochi giorni, rimossa rapidamente, e ben presto si sparse la voce che fosse stato Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, a determinare il rifiuto dell’opera in modo da poterla acquistare a buon prezzo e arricchire così la sua collezione di dipinti del Caravaggio, oggi ammirabile nella Galleria Borghese.

Dopo quattro secoli, con un’operazione simile a quella di ricostruzione della parete d’Altare della Cappella Sistina precedente al Giudizio Universale di Michelangelo, fatta nel film ‘Raffaello, il Principe delle Arti’, il nuovo film d’arte Sky restituisce alla storia una testimonianza mai realizzata prima: la ricollocazione virtuale dell’opera nel luogo dove nessuno ha mai potuto ammirarla prima d’ora. Un’operazione straordinaria ottenuta grazie alla realizzazione di una serie di fotografie a 360 gradi dell’Altare e sul cui modello è stato successivamente applicato in digitale l’immagine del dipinto.




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