Cinema – documentario ‘Ivory a Crime Story’

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In questo mondo in cui il rispetto dell’uomo e della natura appare sempre meno importante ecco un interessante film documentario sulla strage di uno degli animali più amati, l’elefante, da sempre bersaglio di caccia spietata per loschi traffici dei ricercatori di avorio. La natura ancora una volta attaccata, in questo caso il creato deve assistere ad una lotta impari tra uomini alla ricerca di guadagni ed animali possenti ma che nulla possono contro il potere distruttivo di pistole e fucili.
Tutto questo lo hanno seguito regista e troupe con 3 anni di riprese, 30 paesi, oltre 250 ore di materiale grezzo hanno creato le basi per il documentario «IVORY. A CRIME STORY», un’indagine sulle cause e sulle conseguenze di una richiesta di avorio senza precedenti. L’inchiesta è stata condotta dal noto ex politico russo Sergey Yastrzhembskiy, portavoce di Boris Yeltsin e Assistente di Vladimir Putin, che ha poi dedicato la sua vita alla produzione cinematografica, concentrandosi sul continente Africano. In questo film, sfida il mondo civilizzato che ancora oggi non è in grado di bloccare il sanguinoso business dell’avorio. Ivory. A Crime Story rappresenta una denuncia all’inefficienza di alcune organizzazioni non governative, apparentemente impegnate nella conservazione e salvaguardia di piante rare e di specie animali a rischio estinzione, ma che in effetti sembrano inattive. Smaschera la corruzione Africana che distrugge il continente, come un cancro e mette in evidenza la richiesta di avorio da parte della Chiesa Cattolica e dei monaci buddisti nonché lo sconcertante ruolo della Cina per la sua avida richiesta di avorio che ha portato questi animali sull’orlo della totale estinzione.
I dati parlano chiaro: ogni 15 minuti viene ucciso un elefante per circa 90 morti al giorno. Gli oltre 10 milioni di pachidermi di 200 anni fa sono ormai ridotti a mezzo milione e fra 50 anni il loro habitat sara’ ulteriormente ridotto del 60%. A crime story di Sergey Yastrzhembskiy, che arriva nelle sale italiane con un’uscita evento, il 26 settembre, distribuito da Koch Media. Yastrzhembskiy, oggi 63enne, dopo 30 anni come diplomatico russo ha deciso da un decennio di abbandonare la politica per dedicarsi all’attività di fotografo e documentarista.

“Quando ho detto a Putin che lasciavo l’entourage lui l’ha presa male – spiega sorridendo il regista, che vive da qualche anno in Italia – ma sentivo che quella carriera non mi bastava piu'”. Con il suo studio ha gia’ prodotto oltre 70 documentari, molti dei quali premiati in giro per il mondo. In ‘Ivory. A crime story’, Yastrzhembskiy ha compiuto un’indagine molto seria e dettagliata sul “genocidio degli elefanti” e sul traffico dell’oro bianco, l’avorio (un chilo ha quotazioni maggiori di un chilo d’oro), che ne e’ alla base.
“E’ piu’ facile dire che i colpevoli sono gli africani – spiega -. Loro uccidono per fame, perché più del 50% delle famiglie che abitano sotto il Sahara vive con un dollaro al giorno. Il bracconaggio pero’ e’ diventato un crimine di dimensioni enormi negli ultimi anni, per la presenza sempre più massiccia in Africa dei cinesi, che ormai investono direttamente in 49 dei 51 Paesi africani”. La Cina, infatti, “consuma praticamente tutto l’avorio, che per tradizione, legata a religioni come la taoista e buddista, e’ simbolo di lusso, prosperità e benessere”.

Dalla realizzazione del documentario nel 2016, tuttavia, c’e’ un’importante novità: “La Cina metterà al bando dalla fine del 2017 il commercio di avorio proveniente dagli elefanti, per sostituirlo con quello ricavato dalle zanne di mammut importate dalla Siberia. C’e’ gia’ qualche risultato positivo. E’ scesa la domanda di avorio di elefanti e le autorità hanno chiuso alcune fabbriche che lo lavoravano”. Il documentario ha scene molto dure come l’uccisione di un elefante da parte dei bracconieri, ma racconta anche l’azione di ranger e guardiani che rischiano la vita per contrastarli e salvare il maggior numero di elefanti.

Nel documentario c’è anche una polemica con la Chiesa Chiesa Cattolica constatata la presenza massiccia nelle comunita’ cattoliche asiatiche di oggetti di culto in avorio ma ci ha pensato Papa Francesco a mettere a tacere la questione. “Nel suo discorso a Nairobi, nel 2015, il pontefice ha parlato della necessita’ di salvare gli elefanti e di fermare il commercio di avorio. In quel periodo, dal Vaticano mi avevano chiesto un piccolo riassunto del mio documentario, che non era ancora finito, e io ci avevo messo anche tutte le critiche alla Chiesa. Non so se abbia avuto qualche effetto, se cosi’ fosse ne sono orgoglioso” ha aggiunto il regista.

Recentemente premiato come Miglior Documentario al New York City International Film Festival 2016. Ha ricevuto anche il premio per la Miglior Regia e il Premio Speciale della Giuria “For humanism in cinema art” al Vues du Monde Festival de Montreal 2016.




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