Dimmi quando mangi e … dimagrirai

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ragazzarussa
E’ impossibile calcolare quanti tipi di dieta esistano al mondo, alcune messe a punto da dietologi e medici dell’alimentazione, altre sono diete fai-da-te. Ma ora i biologi dell’evoluzione gettano le basi per un’alimentazione basata su un principio nuovo: non è importante quanto si mangia, ma quando si mangia.
Secondo questi studiosi, infatti, il nostro corpo è ancora tarato su un sistema ancestrale di digiuno; l’organismo dei primi uomini, infatti, doveva essere in grado di far fronte a lassi di tempo più o meno lunghi privi di alimentazione. Per l’uomo primitivo, infatti, era alquanto improbabile riuscire a procurarsi cibo con regolarità.

Oggi il modello sociale più diffuso di alimentazione prevede tre pasti al giorno (più gli eventuali spuntini). Tutto questo – sostiene Mark Mattson, biologo del National Institute on Aging di Baltimora – da un punto di vista evolutivo appare abnorme. “Il corpo umano – continua lo studioso – è regolato da sempre per il digiuno. Digiunare per sedici ore dopo un pasto costituisce una medicina collaudata per il corpo, che, oltre ad evitare il rischio di diventare obesi, può prevenire il diabete, i disturbi alla circolazione sanguigna e, forse, anche alcuni tipi di cancro”.

Durante le ore di digiuno, nel corpo avviene un ricambio molecolare che lo mantiene più sano e, paradossalmente, più forte. Anzi, secondo i teorici dell’ormesi, un lungo digiuno determina nel corpo un leggero stato di stress. Tale condizione, a sua volta, rende le cellule nervose più resistenti, prevenendo malattie come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer e malattie da infiammazione come i reumatismi e l’asma. L’uomo moderno è abituato a pasti abbastanza ravvicinati l’uno all’altro, ma questo costante rifornimento di cibo impedisce il ricambio delle molecole nelle cellule e l’eliminazione o il riciclo di tutto il “ciarpame” che, inevitabilmente, viene ingerito insieme alle sostanze nutritive.

Per essere in buona salute o in forma non è quindi sempre necessario sottoporsi a diete assolute o terapeutiche: basterebbe alimentarsi tre e, forse, solo due volte al giorno. Ma il meglio si otterrebbe digiunando circa 16 ore tra un pasto e l’altro. Dopo un lungo digiuno, infatti, un pasto abbondante e ricco non costituirebbe alcun eccesso.

Per risalire a questo meccanismo ancestrale dell’alimentazione, i biologi dell’evoluzione hanno sottoposto alcuni topi ad un esperimento, alimentandoli con un cibo che conteneva tanti grassi quanti ne contengono le patatine fritte. Ma mentre alcuni roditori potevano mangiarne quando e quanto ne volevano, giorno e notte, altri avevano delle limitazioni: potevano assumere cibo per 8 ore, poi per 16 ore non potevano rifocillarsi. Dopo circa tre mesi, i topi che avevano potuto mangiare senza interruzioni erano obesi, avevano valori alti di glicemia nel sangue e danni al fegato. I topi, invece, ai quali il cibo era stato somministrato a intervalli regolati, erano sani e pesavano il 28 percento di meno, pur avendo mangiato, nel computo finale, le stesse calorie dei primi.

I biologi dell’evoluzione sostengono, quindi, che un’alimentazione quasi continua mette in confusione l’orologio biologico del corpo, che non è più in grado di smaltire gli eccessi. In una fase successiva dell’esperimento, alcuni dei topi diventati obesi sono stati sottoposti alla limitazione nell’assunzione di cibo, con intervalli fino a 11 ore. Ebbene, dopo questo trattamento i topi sono dimagriti.

La teoria di questi studiosi, del resto, sembra trovare conferme in uno ricerca condotta su 2200 donne negli Stati Uniti. A chi di loro, per un certo periodo di tempo, era stato impedito di alimentarsi per almeno dodici ore, è stato riscontrato un migliore metabolismo glicemico, il che sembra prevenire non solo il diabete, ma anche il cancro al seno.

“Naturalmente, non è facile, al principio, abituarsi ad una alimentazione regolamentata da lunghi intervalli”, sostiene Mark Mattson. In un primo tempo chi è abituato a mangiare tre pasti al giorno, sarà presto vittima dei morsi della fame; ma dovrebbe provare a resistere. Dopo circa un mese la “modalità di digiuno” si attiva e, da allora, sarà più facile rinunciare al cibo, alimentandosi senza problemi a intervalli di tempo più lunghi.

(Stefano Marzeddu)

(immagini dal web)




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