GUERCINO – Giovanni Francesco Barbieri, il Guercino (Cento, 1591-Bologna, 1666) «torna a casa» (o dovremmo dire è tornato a casa) dal 25 novembre con la riapertura della Civica Pinacoteca «Il Guercino», costituita nel 1839 e chiusa oltre undici anni fa in seguito al devastante terremoto del maggio 2012. Le scosse sismiche provocarono gravi lesioni strutturali alla sede nel Palazzo del Monte di Pietà, risalente al 1782 e poi modificato fino agli anni ’70 del secolo scorso: gli anni successivi al sisma sono così serviti per definire un complesso intervento, prima strutturale poi di allestimento museale, realizzato attraverso un cantiere dal costo di 3,9 milioni di euro che si è svolto negli ultimi due anni e mezzo, affidato dal Comune alla società bolognese Open Project.
«Questo museo, spiega il direttore Lorenzo Lorenzini, è il luogo che riunisce il maggior numero di opere del maestro e della sua bottega. Ci sono 16 pale d’altare e quadri, 20 affreschi staccati e 11 disegni di Guercino oltre a tanti altri lavori di Scarsellino, Guido Reni, Ludovico Carracci, Matteo Loves. In tutto il nostro museo espone 120 opere tra pitture e sculture, oltre a 46 disegni e agli affreschi staccati».
Il percorso è stato interamente rivoluzionato e vede il suo focus al piano nobile che raccoglie capolavori guerciniani come «La cattedra di San Pietro», «Cristo risorto appare alla Madre», «La Madonna con Bambino benedicente» e prestiti a lungo termine di Fondazione Cassa di Risparmio di Cento (nove opere, tra le quali il primo affresco realizzato dal giovane Guercino, raffigurante la «Madonna della Ghiara di Reggio») e Credem Banca di Reggio Emilia (sei opere, tra cui il giovanile «Matrimonio mistico di Santa Caterina»). A questi prestiti negli anni si sono aggiunte anche donazioni, come quella del grande studioso del Seicento italiano Sir Denis Mahon e degli «Amici della Pinacoteca Civica».
La visita al museo si svolge lungo quindici sezioni che si sviluppano su due livelli e partono dal piano terra. Il percorso, curato da Lorenzo Lorenzini e Elena Bastelli, vede nelle prime sale la ricostruzione cronologica del tessuto storico e culturale centese e si prolunga fino all’Ottocento inoltrato con opere di Benedetto Zalone, Lorenzo Gennari, Bartolomeo Gennari, Benedetto Gennari junior, Cesare Gennari, Matteo Loves, dell’epoca guercinesca oltre ad altre di Marcello Provenziali, Domenico Panetti, Bagnacavallo junior, Denys Calvaert, Ludovico Carracci, manieristi nordici, Ubaldo Gandolfi, Ercole Graziani, Adeodato Malatesta, Stefano Galletti…
Il primo piano è invece pressoché interamente dedicato a Guercino e alla sua scuola, comprese due sale dedicate alla pittura di genere e al ritratto nel quale sono presenti significativi esempi dell’epoca del maestro. Il museo, infine, è dotato di una sala per esposizioni temporanee che, dal 25 novembre al 17 marzo 2024, ospita «Ritratto in due tempi», un focus curato da Massimo Pulini sul tema del ritratto attraverso lavori seicenteschi, come il «Ritratto di Alessandro Tassoni» di Simone Cantarini (1612-48) e altri inediti di Nicola Samorì (Forlì, 1977).