FUTURE FOOD INSTITUTE – La ricerca ha coinvolto, dall’1 al 10 aprile, 1000 persone in tutta Italia, per lo più tra i 30 e i 50 anni (60%), residenti in città medio grandi (70%) e che hanno effettuato acquisti di generi alimentari nel supermercato più vicino a casa (62%). L’acquisto di pesce fresco è diminuito del 40%
La crisi da Coronavirus non lascia indifferenti gli italiani neppure a tavola.
Non tutti i cibi hanno la stessa reperibilità ed alcuni vengono messi da parte dai consumatori intenti ad acquistare principalmente cibi che abbiano una conservazione lunga e che non si deperiscano facilmente.
Questi dati sono confermati dal sondaggio realizzato dal Future Food Institute, centro di ricerca di Bologna, che ha analizzato le abitudini alimentari e i comportamenti degli italiani a tavola in questo mese di lockdown.
La ricerca ha coinvolto, dall’1 al 10 aprile, 1000 persone in tutta Italia, per lo più tra i 30 e i 50 anni (60%), residenti in città medio grandi (70%) e che hanno effettuato acquisti di generi alimentari nel supermercato più vicino a casa (62%).
Gli italiani stanno rispettando le regole del lockdown anche a tavola: l’acquisto di pesce fresco è diminuito del 40% rispetto a un mese fa, poiché più difficile da trovare, mentre per frutta e verdura, il 60% dichiara di consumarne in eguale quantità e il 30% dichiara di comprarne di più.
Complice la cucina casalinga e il maggior tempo a disposizione, il 97% degli intervistati dichiara di essere più sensibile al tema dello spreco alimentare: il 37% spreca meno di prima e il 60% non butta via quasi nulla. Nel
complesso, gli italiani mangiano in maniera più sana e regolare (60%), seduti a tavola in compagnia di parenti e coinquilini (78%).
Dati che dimostrano la capacità di affrontare questa emergenza sanitaria, razionalizzando gli acquisti e azzerando qualsiasi sperpero.
Un insegnamento che sicuramente potrà essere d’aiuto anche a emergenza conclusa.
In termini economici il lockdown ha comportato un aumento degli acquisti di cibo: il 44% degli intervistati ammette di spendere di più preferendo gli acquisti di materie prime, a partire da farina e uova (+50%) e frutta e verdura (+30%), rispetto a prodotti confezionati (dolci – 40%).
E di cosa gli italiani hanno sentito di più la mancanza in questa situazione di costrizione in casa? Soprattutto del caffè al bar e la pizza con gli amici il sabato sera, a conferma del tratto distintivo italiano del cibo come speciale momento di convivialità.
“I dati della nostra ricerca confermano alcuni capisaldi del Future Food Institute: l’importanza dell’apprendimento sul campo di alcune pratiche alimentari, prevale sull’incisività delle teorie. Sapevamo di sprecare troppo e dovevamo ridurre gli sprechi, ma adesso lo stiamo sperimentando. E lo stesso vale per la dieta mediterranea – dichiara Sara Roversi, fondatrice del Future Food Institute -. L’evoluzione delle abitudini alimentari segue alcuni trend precisi: la riscoperta del cibo come cura, come elemento per prendersi cura anche degli operatori della filiera che lo producono e somministrano; la centralità del gusto che prevale su modelli produttivi efficienti e l’accessibilità alle esperienze e ai benefici ricercati dal bene “cibo”, che prevale sul possesso, rappresentano i 3 elementi che stiamo indagando attraverso la fotogra fia tempestiva che ci ha restituito la nostra indagine”, conclude.
La ricerca dunque evidenzia come con l’emergenza sanitaria gli italiani non sprecano quasi più cibo e consumano in maniera più sana e consapevole Ma quali sono le precauzioni da prendere per consumare il cibo con pochi rischi di
contagio?
L’Oms, in un rapporto pubblicato il 21 febbraio, raccomanda, in via precauzionale, di evitare il consumo di alimenti crudi o poco cotti di origine animale – carne, pesce, uova e latte – e di manipolarli con attenzione per evitare la contaminazione crociata con i alimenti già cotti o da consumare crudi.
“Questo significa tenere separati gli alimenti cotti e crudi durante la conservazione: in frigorifero la verdura deve restare nel suo cassetto, carne e pesce crudi in contenitori a tenuta e gli alimenti cotti in recipienti coperti. Senza dimenticare di usare, dopo la cottura, utensili diversi da quelli impiegati per gli alimenti crudi e di lavare accuratamente le mani prima e dopo la preparazione”.
In sostanza, in cucina basta seguire le normali regole di igiene e sicurezza per la prevenzione delle infezioni trasmissibili con gli alimenti, come quelle da Salmonella e Listeria. La cottura assicura la completa distruzione del virus. È sempre l’OMS a informare che i coronavirus sono sensibili alle normali condizioni di cottura e sono inattivati a 70°C.
In frigorifero, sono in grado di resistere anche per qualche giorno (il coronavirus della ERS sopravvive fino a 72 ore a 4°C), senza però moltiplicarsi come fanno batteri come la Listeria, perché i virus hanno bisogno di entrare nelle nostre cellule per replicarsi. In condizioni di congelamento (-20°C), invece, resistono molto bene e hanno dimostrato di essere in grado di sopravvivere fino a due anni.
Nessun problema per gli alimenti industriali, perché è dimostrato che le procedure di pastorizzazione e sanificazione adottate dalle aziende sono in grado di eliminare il virus della Sars, un parente stretto del nuovo coronavirus.
Se la cottura ci può dare la sicurezza che gli alimenti siano privi di virus (e batteri), cosa dobbiamo fare con la frutta e la verdura cruda?
Frutta e verdura hanno strutture superficiali che, al contrario di carne e pesce, rendono più difficile la persistenza dei microrganismi. È comunque raccomandabile un lavaggio accurato, eventualmente, se si hanno dubbi, con l’uso di sanificanti. In ogni caso i Centers for disease control statunitensi ritengono che l’eventuale rischio di trasmissione di questo virus con gli alimenti sia molto basso, considerando che raramenteil cibo crudo viene consumato subito dopo
la raccolta o la produzione, e che durante il tempo necessario per la distribuzione il virus
dovrebbe perdere vitalità.”.