Crew Dragon – La capsula di Elon Musk ha agganciato la Iss

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Crew Dragon – La capsula di Elon Musk con una manovra automatica ha agganciato la Iss alle 16.16 ora italiana. Il comandante Doug Hurley e il pilota Bob Behnken sono ora insieme al comandante della Expedition 63, Chris Cassidy della Nasa, e ai russi Ivan Vagner e Anatoli Ivanishin. L’Iss accoglie così per la prima volta nella storia un equipaggio arrivato con un veicolo costruito da privati

E’ il primo passo verso la nuova era che vedrà i voli gestiti da privati insieme ad enti governativi. Saranno più numerosi anche gli equipaggi della Stazione spaziale. «È un momento fantastico!», ha detto l’amministratore capo della Nasa Jim Bridestine, già proiettato nel futuro, verso la Luna e Marte. «Lavorare sodo e duramente» è stata la lezione dei nove anni di attività che hanno permesso di aprire la nuova strada: un esempio cruciale per i giovani, hanno detto gli uomini della Crew Dragon.

Il comandante Doug Hurley e il pilota Bob Behnken hanno voluto dare un nome alla loro capsula: l’hanno chiamata Endeavour, come uno degli Space Shuttle, il modulo di comando dell’Apollo 15 e la nave con cui James Cook raggiunse, da primo europeo, l’Australia nel 1770.

Polo blue navy e pantaloni beige, i due protagonisti del primo volo operato da un’azienda privata per conto della Nasa hanno salutato i colleghi: il comandante della Expedition 63, Chris Cassidy della Nasa, e i russi Ivan Vagner e Anatoli Ivanishin. Adesso sono in cinque a bordo e con l’arrivo dei futuri equipaggi delle navette private la stazione orbitale potrebbe diventare più affollata.

«Una delle conseguenze dell’impresa odierna sarà che gli astronauti europei non voleranno più regolarmente dalla base russa di Baikonur, ma che torneranno a volare anche dalla base americana di Cape Canaveral», ha osservato il capo del Gruppo di esplorazione dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), Bernardo Patti. «Voli di astronauti non russi da Baikonur potranno esserci ancora – ha aggiunto – ma molti voli potranno avvenire dagli Stati Uniti con le capsule della SpaceX e della Boeing». Grazie alla capacità di queste capsule di trasportare un numero maggiore di astronauti, «con i futuri voli gli equipaggi della Stazione Spaziale potranno avere fino a 11 membri».

È già pronto, intanto, l’equipaggio della Nasa per il primo volo operativo della capsula di Elon Musk, con Victor Glover e Mike Hopkins. Fanno parte del gruppo dei ‘magnifici nove’ selezionati dall’agenzia spaziale americana per affrontare la nuova fase dell’era spaziale. Alla prima missione della Starliner sono stati assegnati i veterani Josh Cassada e Sunita Williams, che ha a lungo detenuto il record della donna con più ore in orbita, è stata comandante della Stazione Spaziale e ha al suo attivo sette passeggiate spaziali

La manovra dell’attracco, che prevede l’impiego di 12 ganci-rostri dotati di bulloni esplosivi, è stata eseguita in maniera automatica, con gli astronauti Doug Hurley (il comandante) e Bob Behnken pronti comunque a prendere i comandi manuali, ovvero joystick con la strumentazione riportata su tre grandi schermi.

Entrambi sono piloti militari ed entrambi hanno alle spalle missioni con lo Space Shuttle. Ad attenderli, dopo aver apparecchiato un fluttuante buffet dando fondo alla cambusa dell’Iss come accade a ogni arrivo, il comandante Chris Cassidy, della Nasa, e i russi Ivan Vagner e Anatoli Ivanishin.

Nelle ore successive è stata pressurizzato il tunnel di collegamento fra la Crew Dragon e la Stazione Spaziale in corrispondenza del modulo Harmony.

E’ incredibile”: sono state le prime parole del presidente Usa, Donald Trump, che ha assistito a Cape Canaveral al lancio della navicella Crew Dragon della SpaceX, partita verso la Stazione spaziale internazionale portando nello Spazio due astronauti della Nasa per la prima volta in nove anni dal suolo americano. Il presidente degli Stati Uniti, arrivato in Florida a bordo dell’Air Force One, ha definito il lancio come “qualcosa di veramente speciale” e ha avvertito che “è solo l’inizio”. “Vero talento, vero genio, nessuno lo fa come noi”, ha aggiunto.

«E’ una giornata storica per gli Stati Uniti che dopo 9 anni tornano ad avere un accesso autonomo per gli astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale con il lancio della missione Crew Dragon Demo-2, grazie alla partnership pubblico-privato tra Nasa e SpaceX». Così il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia, commenta il lancio della prima navicella privata realizzata da Space X di Elon Musk che porta nello spazio astronauti selezionati dalla Nasa. Questa missione, osserva Saccoccia, è «un passo significativo che segna  l’inizio di una nuova era commerciale  per i voli spaziali umani. C’è anche il  contributo dell’Italia a questo lancio, grazie  al supporto fornito dalla base dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) Broglio Space Center di Malindi in Kenya, che fa parte delle stazioni di tracking che hanno seguito il volo della Crew Dragon verso la Stazione Spaziale». Saccoccia rivolge poi «un ringraziamento particolare a tutto lo staff dell’Asi, che ha garantito l’apertura e l’operatività della base durante questo periodo di emergenza Covid». «Voglio, soprattutto, fare le congratulazioni alla Nasa, nostro partner storico da più di 50 anni, per questo nuovo traguardo» scandisce infine il numero uno dell’Asi.

«La Crew Dragon di Space X è partita da Cape Canaveral: si inaugura una nuova frontiera per lo spazio». A scandirlo in un tweet è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Spazio, Riccardo Fraccaro. La base italiana di Malindi è una delle tracking station della missione, un grande riconoscimento della nostra eccellenza nel settore. Lo spazio sempre più accessibile a tutti.

“America first” anche nello spazio. Di nuovo, dopo 9 anni di traversata del deserto, di orgoglio nazionale sotterrato, di passaggi per gli astronauti della Nasa comprati a carissimo prezzo proprio dai russi. Dalle 21.22 di ieri, con l’avvio roboante della missione della capsula Crew Dragon di SpaceX,  la bandiera a stelle e strisce è stata piantata su un nuovo capitolo dell’esplorazione spaziale con astronauti americani che sono volati in orbita su un’astronave americana decollata dal suolo americano.

Gli occhi del presidente Trump, ospite d’onore al Kennedy Space Center, fiammeggiavano come i motori a cherosene, metano e ossigeno del razzo Falcon 9 alto 70 metri che si è issato fragorosamente in cielo svettando su un mare di fuoco.

Addio vetuste e ristrette Soyuz, addio steppe del Kazakhstan, indispensabili dopo che gli Usa misero in soffitta i costosissimi e complicati Shuttle nel 2011: l’ombelico del cosmo torna a essere Cape Canaveral, la cara vecchia, commovente rampa 39-A da dove sono partite le missioni degli Apollo e degli stessi Shuttle, quando nessuno poteva contestare il predominio cosmico degli Stati Uniti d’America e della Nasa, l’ente governativo che però questa volta si affidata e fidata di Elon Musk, sudafricano-canadese creatore di Tesla e SpaceX, del razzo Falcon 9 e della capsula Crew Dragon. Nelle sue mani non solo la pelle di due astronauti della Nasa, ma anche il rilancio del sogno americano della frontiera spaziale.

Ecco la grande differenza rispetto all’epopea sin qui scritta dalla Nasa, il mastodontico ente governativo che per conquistare la Luna assorbì il 4% del Pil Usa: ecco il primo volo spaziale commerciale umano. I veterani Doug Hurley, 54 anni, sposato all’astronauta pluridecorata Karen Nyberg, un figlio, Jack, che chissà se sogna di fare da grande quello che fanno papà e mamma, e Bob Behnken, 50 anni: ai comandi della Capsula Crew Dragon stanno tallonando sul filo dei 28.800 chilometri la stazione spaziale internazionale che alla quota di 400 chilometri orbita 16 volte al giorno attorno alla Terra. Il rendez-vous con l’Iss è previsto alle 16.29 di oggi. Ieri notte la navicella entrata nella Storia, bianca, alta 6 metri e pesante 9,5 tonnellate, 7 posti e finestrini panoramici perché presto ospiterà anche facoltosi turisti nonché gli astronauti italiani Parmitano e Cristoforetti, è stato persino visibile a occhio nudo dall’Italia, attraversata da ovest a est: manca sempre il respiro quando, restando con i piedi per terra, si vedono astronavi con uomini e donne a bordo riflettere i raggi del Sole come farà fino a luglio la Crew Dragon quando precipiterà sulla pianeta ammarando nell’oceano Atlantico, altra citazione degli Apollo. La progressione verso le nuvole del Falcon 9, di cui si è recuperato il primo stadio, è stata magnifica, elegante: Musk vuole che le sue creature siano belle, oltre che efficienti, e c’è riuscito anche stavolta. A 8 minuti e mezzo dal decollo, nell’abitacolo della Crew Dragon ha iniziato a fluttuare un dinosauro, il giocattolo che Jack aveva affidato al babbo e che viene usato per rendere avvertibile anche a noi terrestri che gli astronauti sono definitivamente in orbita, in situazione di microgravità. Ora si poteva allentare un po’ la tensione, tutto era andato bene. Anche a dispetto del lockdown inviso a Trump e Musk. Il presidente Usa ha esordito con un «Incredibile» al decollo, poi ha annunciato all’America «l’inizio di una nuova era spaziale: sarà americana la prima donna sulla Luna e saranno gli Usa i primi su Marte».

. Di giornata storica ha parlato anche il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia: «L’inizio di una nuova era commerciale per i voli spaziali umani. C’è anche il contributo dell’Italia, grazie al supporto fornito dalla base dell’Asi, Broglio Space Center di Malindi in Kenya, che traccia il volo della Crew Dragon. Complimenti alla Nasa, nostro partner storico da più di 50 anni».




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