La legalizzazione delle droghe in Italia e nel mondo

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Ormai siamo al narcotraffico di Stato e si avanza su questa strada senza remore di sorta. Si vuole mascherare il tutto in una battaglia contro l’illegalità! Non esiste soluzione migliore per molti governanti se non quella di rendere legale qualcosa che non ha nulla a che fare con queste parole? Diremmo proprio di no ed anzi ci risiamo: questa volta le pessime notizie vengono dal Vermont. Difatti da quei luoghi così a noi lontani ma in realtà così vicini il parlamento statale ha deciso di aggiudicarsi l’ambito record di essere il primo in America ad aver votato per la legalizzazione della marijuana a scopo ricreativo. Dopo essere stata approvata dal Senato la scorsa settimana, la legge ha passato la prova della Camera con 79 voti favorevoli e 66 contrari ed è ora nelle mani del governatore repubblicano Phil Scott, che dovrà decidere se firmare un testo che permetterebbe agli adulti che hanno compiuto 21 anni di coltivare, possedere e fare uso di piccole quantità di marijuana a partire dal 1° luglio 2018, mentre quantità maggiori resteranno proibite.
Il governatore Scott non è ‘filosoficamente contrario alla legalizzazione’, ha reso noto la portavoce Rebecca Kelley dopo il voto, ma vuole assicurarsi che la legge risponda ad alcune questioni di sicurezza pubblica. “ Egli valuterà la legge una volta ricevuta, per essere certo che queste problematiche siano state prese in considerazione”. Nel frattempo, una commissione di nove membri studierà una proposta sulla tassazione e la regolamentazione della marijuana, che verrà presentata ai parlamentari il prossimo anno.
Prima del Vermont, otto Stati e il District of Columbia avevano già legalizzato l’uso ricreativo di marijuana attraverso referendum.
La situazione della legalizzazione è in fermento in buona parte del mondo. Ci sono molto spesso tentativi di legalizzare il prodotto camuffandolo da’antidolorifico’ o sollevando strambalate osservazioni sul come legalizzarle potrebbe togliere fondi alla malavita organizzata nel mondo.
Nella gran parte dei casi l’utilizzo di cannabis sia per uso ricreativo che terapeutico rimane ancora illegale e spesso perseguito. Ma partiamo dagli Stati Uniti dove l’election day, oltre Donald Trump alla Casa Bianca, ha portato anche una serie di novità riguardo l’uso di droghe leggere. Florida e Arkansas hanno legalizzato l’uso della marijuana per uso medico, mentre la California, terra libertaria per eccellenza, primo dei grandi stati americani che 20 anni fa decise la liberalizzazione della cannabis e il suo uso per scopo terapeutico, ha deciso che è possibile ‘fumare’ anche a scopo ricreativo. Anche Massachussets e Nevada hanno legalizzato l’uso di cannabis per uso ricreativo. Complessivamente sono 20 gli Stati Usa dove, tra scopo terapeutico e ricreativo, l’uso di cannabis e derivati, è consentita dalla legge: Alaska, Arizona, Colorado, Connecticut, Delaware, Hawaii Illinois, Maine, Massachussets, Michigan, Montana, Nevada, New Hampshire, New Jersey, New Mexico, Oregon, Rhode Island, Vermont e Washington.
Curiosamente in Europa il paese all’avanguardia è il pressoché dimenticato Portogallo ( se non per il calcio ne sentite mai parlare sui media?). Qui da tempo i sostenitori della liberalizzazione propongono il ‘modello portoghese’ come un paradigma. La depenalizzazione dell’uso delle droghe decisa dal governo socialista 15 anni fa ha portato ad una riduzione dei morti per overdose, delle infezioni per Hiv e del numero di consumatori, soprattutto di eroina. La filosofia della legge è che i consumatori abituali di droghe (il possesso di 15 grammi di cocaina e 20 di cannabis è depenalizzato) vengano trattati non come criminali ma come persone affette da una malattia o da una dipendenza e che hanno bisogno di un aiuto.
I Paesi Bassi seguono a ruota i portoghesi, meta di vero e proprio pellegrinaggio dei consumatori di tutto il mondo, l’Olanda ha una legislazione meno permissiva di quanto possa sembrare e che distingue rigorosamente tra droghe leggere e droghe pesanti: la produzione, la vendita o il possesso fino a 30 grammi di cannabis prevede l’arresto e una multa. Il ministero della Giustizia tuttavia ha adottato una serie di linee guida sulle droghe leggere che consente un uso personale e un consumo nei coffe shop fino a 5 grammi di cannabis. La sperimentazione per uso medico è invece risale a 13 anni fa: dal 2013 nelle farmacie dei Paesi Bassi si trovano farmaci derivati dalla cannabis come il Savitex e il Dronabino acquistabili senza problemi di sorta.
La Francia di Macron che strada seguirà sulle droghe? Per ora nessun uso ‘ricreativo’, ma solo utilizzo per scopo terapeutico. La Francia è uno dei paesi meno tolleranti riguardo all’uso, la vendita e la coltivazione di droghe. L’unica eccezione è l’approvazione di una norma che consente la produzione, la vendita e la l’uso dietro ricetta di farmaci che contengono derivati della cannabis come il Sativex.
In Germania pugno duro contro chi consuma droghe. La semplice detenzione è un reato penale, anche se alcune eccezioni riguardano la modica quantità, che varia a seconda della legislazione del Land. Qualche programma pilota per l’uso terapeutico è stato avviato, ma riguarda un numero di malati limitato.
In Spagna la vendita e il consumo di cannabis sono illegali e perseguiti dalla legge. Tollerato l’uso domestico e anche la coltivazione in luoghi privati. Da qualche anno sono operativi i ‘Social Cannabis club’, all’interno dei quali i soci possono consumare e scambiarsi, ma non vendere, droghe leggere.
Ma veniamo ai due paesi più rigidi nelle loro posizioni diametralmente opposti Irlanda ed Uruguay.
La legislazione irlandese è molto restrittiva sia sull’uso la coltivazione e il possesso di droghe leggere che sul fronte della sperimentazione per uso terapeutico. Il possesso di cannabis è un reato penale e si rischiano il carcere e pesanti multe.
In Uruguay il governo di Montevideo ha deciso di legalizzare completamente la cannabis e di portarla sotto il suo controllo rendendola monopolio di stato come l’alcool e le sigarette. Chiunque abbia compiuto la maggiore età può registrarsi all’albo dei consumatori e comprare e consumare marijuana.
Assolutamente è sconsigliato il consumo di queste sostanze in alcuni paesi dove si rischia anche la vita.
Singapore, Malesia, Iran, Cina e Arabia Saudita, Emirati sono i paesi dove essere fermati con qualunque quantità di droga può costare moltissimo, perfino la vita. In Malesia il solo possesso di 7 grammi di cocaina o eroina prevede la condanna a morte. A Singapore il consumo è punito con la fustigazione, mentre il possesso in grosse quantità può portare all’impiccagione. Pene corporali e carcere sono previsti anche in Arabia Saudita in caso di possesso di droghe per uso personale. In Iran nel 2012 sono state impiccate oltre 500 persone per possesso o trasporto di droga.
Ed in Italia? Nel nostro paese l’argomento crea agitazione. Ancora una volta chi ci governa sembra essere più interessato a tutelare le minoranze che i reali bisogni dei cittadini.
Un testo di legge, attualmente in stand by in commissione alla Camera, che ha come obiettivo la legalizzazione della cannabis sia per uso personale che per uso terapeutico, e una proposta di legge di iniziativa popolare depositata a Montecitorio, promossa dai Radicali, che ha incassato oltre 60mila firme.
Oggi in Italia la detenzione di cannabis per uso personale è consentita se rientra nella cosiddetta ‘modica quantità’, ovvero se la sostanza stupefacente non è detenuta a fini di spaccio. La coltivazione di cannabis, invece, è sempre reato, come ha ribadito la recente sentenza della Consulta del 9 marzo 2016.
Nel Belpaese vige, in materia di droghe leggere, la legge Jervolino-Vassalli, varata nel 1990, anche se nel tempo si sono susseguiti diversi interventi normativi – ma soprattutto giurisprudenziali – che hanno modificato alcuni aspetti. Lo ‘spartiacque’ è rappresentato dalla sentenza della Consulta del febbraio 2014, che ha dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi del 2006.
La legge, che portava il nome di due ministri dell’allora governo Berlusconi, introduceva una importante novità: l’equiparazione delle droghe leggere alle droghe pesanti, con la trasformazione della detenzione della marijuana in reato penale anche se per uso personale, introducendo il principio della ‘dose massima consentita’, oltre la quale si diventava automaticamente spacciatori con il rischio di pena detentiva in carcere fino a 20 anni anche per il solo possesso di hashish e marijuana.
Dopo la sentenza della Consulta è tornata in vigore la legge precedente, il Testo Unico 309 del 1990, parzialmente abrogata nel 1993 da un referendum che alleggerì le pene per i consumatori di droghe leggere, soprattutto per quel che riguardava il carcere.
Dunque, al momento in Italia è tornata valida la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti e si distingue anche tra uso personale e ‘spaccio’. Con droghe leggere si intendono i derivati naturali della cannabis, ovvero marijuana e hashish. Vige il criterio della cosiddetta ‘modica quantità’ per stabilire se si tratta di uso personale o meno. Quindi, il consumo in sè e il possesso entro la quantità minima non rappresenta un reato. Se invece la quantità detenuta esclude l’uso personale, è sempre reato e si può rischiare, sulla carta, la reclusione fino a sei anni. Quanto alla coltivazione della cannabis, questa attualmente è sempre un reato, come ha stabilito la recente sentenza della Consulta del 9 marzo 2016.
Vi è una proposta di legge che prevede sia consentita la coltivazione in forma personale di cannabis, fino 5 piante di sesso femminile, previo invio di una comunicazione all’ufficio regionale dei monopoli di Stato territorialmente competente. Viene anche consentita la coltivazione della cannabis in forma associata (non più di 50 persone per un massimo di 250 piantine).
La legge consentirebbe anche l’uso personale di cannabis, ovvero alle persone maggiorenni è consentita la detenzione di una piccola quantità di cannabis – 5 grammi lordi, innalzabili a 15 per la detenzione in privato domicilio – non subordinata ad alcun regime autorizzatorio. I limiti sopra indicati possono essere superati nel caso di detenzione per finalità terapeutiche (ma è necessaria la prescrizione medica).
La legge prevede la non punibilità della cessione gratuita a terzi di piccoli quantitativi di cannabis per consumo personale (5 grammi lordi), mentre introduce pene più gravi per le droghe pesanti (reclusione da 1 a 6 anni e multa da euro 2.064 a euro 13.000) e meno gravi per quelle leggere (reclusione da 6 mesi a 3 anni e multa da euro 1.032 a euro 6.500). Attualmente la pena è unica, ovvero la reclusione da 6 mesi a 4 anni e la multa da 1.032 a 10.329 euro, indipendentemente dal tipo di droga oggetto del reato.
La coltivazione della cannabis, la preparazione dei prodotti da essa derivati e la loro vendita sono soggetti a monopolio di Stato in tutto il territorio della Repubblica.
L’Agenzia delle dogane e dei monopoli può autorizzare all’interno del territorio nazionale la coltivazione della cannabis e la preparazione dei prodotti da essa derivati nonchè la vendita al dettaglio della cannabis e dei prodotti da essa derivati a persone maggiorenni, in esercizi commerciali destinati esclusivamente a tale attività.
E’ consentito a enti, persone giuridiche private, istituti universitari e laboratori pubblici coltivare piante di cannabis per scopi scientifici, sperimentali, didattici e terapeutici o commerciali finalizzati alla produzione farmacologica. Spetta al Ministero della Salute, di intesa con l’Agenzia italiana del farmaco, la promozione della conoscenza e diffusione di informazioni sull’impiego appropriato dei farmaci contenenti principi naturali o sintetici della pianta di cannabis. La prescrizione riguarda cure non superiori a sei mesi.
Le risorse derivanti dalle sanzioni amministrative pecuniarie sono destinate agli interventi nel settore scolastico e ad interventi preventivi, curativi e riabilitativi. Le risorse derivanti dal monopolio statale sulla commercializzazione della cannabis vanno destinate al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga.
E’ stato presentato l’11 novembre 2016 alla Camera il testo della legge supportata da oltre 60mila firme. A promuovere l’iniziativa i Radicali italiani e l’Associazione Luca Coscioni.
La proposta è simile a quella ora all’esame del Parlamento, con lievi differenze, queste le maggiori:
E’ consentita l’autocoltivazione in maniera libera fino a 5 piante; da 6 a 10 piante serve una comunicazione.
E’ consentito associarsi in ‘cannabis social club’ senza fini di lucro (fino a un massimo di 100 componenti per un massimo di 5 piante a testa).
Abolizione di tutte le sanzioni penali anche per uso personale di tutte le sostanze ‘proibite e scarcerazione di chi ha subito una condanna per reati legati all’uso e detenzione di cannabis.
Sull’argomento da ricordare la testimonianza di Alfio Marchini ex candidato a sindaco a Roma “Mio figlio ebbe un incidente anni fa e fu miracolato. I medici mi dissero ‘se suo figlio ha avuto un recupero è solo perché non si è mai fatto delle canne’. Ogni volta che si fa uso di droghe leggere i danni cerebrali che vengono fatti sono molti”. Ed il leader del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi ha sempre avuto parole durissime sull’argomento: “Ho sempre sostenuto che la distinzione tra droghe cosiddette leggere e droghe cosiddette pesanti è inconsistente, non riscontrabile nella letteratura scientifica e dunque puramente convenzionale. Le motivazioni che vengono addotte da chi fa campagna per la liberalizzazione della cannabis sono semplici: serve a tenere sotto controllo il fenomeno e a togliere soldi alle mafie e ai narcotrafficanti, evitando anche i reati connessi alla distribuzione illegale della droga. Queste motivazioni sono totalmente inconsistenti (le mafie in quattro minuti sono in grado di inondare il mercato con prodotti nuovi e maggiormente “sballanti”, che renderanno poco “cool” le droghe con bollino di Stato), ma diamole per buone. Diciamo che vogliamo liberalizzare le canne per togliere i proventi alle mafie. Ebbene, si sappia che le mafie fanno molti più quattrini con cocaina, eroina, crack (e lasciamo perdere le estorsioni, gli appalti truccati, l’usura). Dunque se la motivazione è togliere proventi alle mafie, sarà utile liberalizzare anche la cocaina, l’eroina, il crack, le anfetamine, l’ecstasy….”.

Raffaele Dicembrino




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