I servizi segreti russi hanno agito correttamente durante l’attentato di San Pietroburgo, e solo il fattore tempo non ha permesso loro di identificare il terrorista, cosa alla quale non è immune nessun paese, ha dichiarato in una intervista con RIA Novosti, il maggior generale Aleksandr Mikhajlov, membro del Consiglio per la difesa (FSB).
“Se l’informazione riguardo la preparazione dell’attentato fosse stata più risonante, probabilmente ai metal detector sarebbe stata presente la Guardia Nazionale per controllare tutti” ha detto Mikhajlov.
“Se durante i controlli le informazioni avessero portato a qualche persona o luogo particolare, ad una concreta forma di reato, allora avrebbe rappresentato una sorta di interesse” ha dichiarato l’esperto.
Inoltre il maggiore ha specificato che non vi sia stato tempo per l’elaborazione dell’informazione operativa a disposizione delle forze di sicurezza russe. “È una caratteristica di tutti i servizi segreti del mondo e per qualsiasi analisi: quando non ci sono abbastanza prove, noi le cerchiamo. Ma spesso capita che uno scappa, l’altro viene inseguito. E se non si è riusciti a prendere il malintenzionato, e ha già fatto qualcosa, questo non significa che qualcuno nel settore dei servizi di sicurezza sia stato disattento” ha specificato l’alto militare.
“Parliamo di eventi che sono caratterizzati da forze maggiori. Bisogna tenere conto di quanti gruppi terroristici sono stati individuati ed eliminati. Immaginate l’enormità delle conseguenze se una ventina di gruppi terroristici neutralizzati fossero riusciti a realizzare i propri piani. Penso che nel caso dell’attentato a San Pietroburgo i servizi segreti abbiano lavorato bene e solo il fattore tempo non ha permesso loro di identificare il terrorista. A questo non è immune nessun servizio segreto al mondo” ha concluso Mikhajlov.
“La situazione, purtroppo, non sta migliorando come confermano i recenti tragici eventi a San Pietroburgo”, ha detto Putin in occasione del Consiglio dei capi delle agenzie di sicurezza e intelligence della CSI. “Sappiamo che ciascuno dei nostri paesi, quasi tutti, è un possibile e potenziale bersaglio di attacchi terroristici. Siamo di fronte ad altre minacce”, ha detto Vladimir Putin intervenendo sulla lotta al terrorismo.
Da segnalare che Il primo ministro Dmitry Medvedev ha disposto la creazione di squadre di risposta rapida per intervenire in caso di minacce alla sicurezza in metropolitana. Il decreto relativo è stato pubblicato sul sito del governo russo.
Nel documento si afferma che pattuglie mobili “opportunamente equipaggiate” saranno in servizio tutto il giorno. Il loro compito sarà quello di rispondere a situazioni di pericolo e “interferenze illecite” nel lavoro della metropolitana.
Medvedev ha inoltre chiesto un dossier entro 3 mesi per valutare le vulnerabilità della linee delle metropolitane russe.
Ora la sicurezza della metropolitana nelle città russe è assicurata dalla polizia e dal personale di sicurezza della metro.
Da segnalare inoltre che la Commissione investigativa della Federazione Russa ha pubblicato una prima lista delle vittime dell’attentato terroristico alla metropolitana di San Pietroburgo. Contiene i nomi di 10 delle 14 vittime, quelli di cui si è riuscito fino a oggi a identificare i corpi. L’esplosione è avvenuta alle 14.40 di lunedì, nella galleria tra le fermate “Sennaya ploshchad’” e “Tekhnologicheskij institut”; sono più di 50 i passeggeri rimasti feriti. La vittima più giovane aveva 17 anni, la più anziana 71.
Maksim Aryshev, 20 anni, originario del Kazakhstan, studente dell’Università degli studi economici di San Pietroburgo, stava tornando a casa dopo le lezioni. Gli amici raccontano che voleva diventare programmatore informatico, era felice con la sua fidanzata Aleksandra. “L’anno che abbiamo trascorso insieme mi ha dato la certezza che fosse proprio lui la persona con cui avrei voluto passare il resto della mia vita”, ha scritto la ragazza sui social. Il giorno in cui è stata annunciata la morte di Maksim tra i media è circolata la notizia che fosse lui l’attentatore, ma è arrivata subito la smentita. I compagni del ragazzo ricordano: “Era allegro, socievole, amava fare battute, era l’anima della compagnia, aveva molti amici”.
Dilbara Alieva, 21 anni, stava tornando a casa dall’università, studiava psicologia e sognava di lavorare nello sport. È deceduta in ospedale a seguito dei traumi subiti. Si era trasferita da tempo a San Pietroburgo con la famiglia. Gli amici hanno notato che l’ultimo contatto sui social risale a tre minuti prima dell’esplosione, Dilbara era già in viaggio su quel vagone. “Non amava le persone che parlavano male o facevano scenate, era una ragazza tranquilla. Non le ho mai sentito dire una parolaccia o un pettegolezzo, tanto era buona e limpida”, racconta la sua amica Vasilisa Spasskaja.
A seguito del forte trauma è deceduta sull’ambulanza anche la cinquantenne Irina Medyantseva. Stando a quanto riferito dalla pronipote Marija Levkina, al momento dell’esplosione la donna avrebbe protetto col proprio corpo la figlia Elena che si trova ora in rianimazione ma non è in pericolo di vita.
Irina era pittrice e insegnante, creava bambole d’autore, gli amici la definivano “una maestra di grande talento”. Dopo la tragedia su Vkontakte è nata l’idea di comprare le bambole di Irina per dare un contributo economico alla famiglia della vittima.
Prima di morire Oksana Danilenko ha fatto in tempo a registrare il rumore e le urla delle persone alla fermata della metro in cui si trovava, pubblicando la traccia audio sui social. “A giudicare dal post che ha messo sua sorella Kristina, la ragazza si trovava per forza in quel vagone”, scrivono i media. In seguito il collegamento con la ragazza è stato interrotto. Oksana aveva 25 anni.
Mansur Sagadaev, 17 anni, stava tornando come tanti dalle lezioni all’Istituto di telecomunicazioni.
Sulla pagina di un’altra vittima, il venticinquenne Denis Petrov, le persone continuano a scrivere parole di cordoglio. Denis era il campione russo di ARB (combattimento corpo a corpo militare, ndr), nel kick boxing aveva conquistato il titolo di campione di San Pietroburgo e dell’oblast di Leningrado.
Il 3 aprile stava andando in palestra dove lo attendevano i suoi allievi. “Stava andando al consueto appuntamento in palestra per gli allenamenti, ma non ci è mai arrivato. Era una brava persona, i bambini lo adoravano, andavano con piacere ad allenarsi da lui. Di atleti così ce ne sono pochi, aveva un grande futuro davanti a sé”, ha raccontato al portale “Life” la sua collega Alena.
Tra le vittime c’era anche Yurij Nalimov, 71 anni, il passeggero più anziano. La più giovane era la diciottenne Ksenija Maljukova, studentessa dell’Istituto di ginecologia e ostetricia.
Angelina Svistunova, 27 anni, poco prima di morire ha scritto: “Ringrazio mia mamma e mio papà per avermi donato la vita, un bellissimo nome, una splendida infanzia e un’adolescenza stupenda. Li ringrazio di essermi stati vicino in ogni momento, di aver trovato le parole giuste per consolarmi e spronarmi, di essere stati sempre sinceri con me”.
Frattanto le ipotesi sono sempre tante sull’attentato.
Al vaglio degli inquirenti giunge una nuova ipotesi quella che Akbarzhon Jalilov, il presunto autore della strage, sia stato “un kamikaze a sua insaputa”. Secondo questa versione, riportata da Interfax, Jalilov non intendeva farsi esplodere, ma al contrario è stato fatto saltare in aria dai suoi complici.
Ci sarebbero indizi a favore della versione che il presunto kamikaze probabilmente non intendeva farsi esplodere ma avrebbe dovuto invece piazzare le bombe in due luoghi della metro e poi fuggire. Ma i suoi complici hanno preso un’altra decisione e lo hanno usato a sua insaputa.
Il giovane terrorista probabilmente stava seguendo un piano preciso: doveva piazzare una bomba alla stazione, che sarebbe dovuta esplodere dopo quella del vagone. Una strategia volta ad aumentare le vittime: dopo l’esplosione nel treno i passeggeri sarebbero stati presi dal panico e questo sarebbe salito notevolmente il numero delle vittime.
Si fa dunque avanti l’ipotesi che il suo compito fosse quello di preparare le bombe artigianali e di piazzarle nei luoghi convenuti: gli ordigni sarebbero stati poi attivati a distanza con una telefonata.
Il Comitato investigativo russo ha fatto sapere che “sono stati identificati alcuni cittadini delle repubbliche dell’Asia centrale che avevano avuto contatti” con il presunto autore. Nel corso delle perquisizioni nell’appartamento dove vivevano queste persone sono stati trovati elementi di un ordigno simile alla bomba deflagrata nella metropolitana di San Pietroburgo il 3 aprile. Risultano
tre le persone fermate dagli inquirenti nelle ultime ore. Sale ad 11 il numero delle persone arrestate dopo gli attentati alla metropolitana ma le indagini continuano senza sosta.