La Francia verso il voto – Programmi e segreti dei candidati alla presidenza

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Dopo le elezioni olandesi il vecchio continente si appresta a vivere le elezioni francesi. Fallito con sondaggi ai minimi storici il mandato presidenziale del socialista Francois Hollande i francesi sembrano orientati verso il cambiamento. Così, dati alla mano, per i socialisti la riconferma appare molto ardua, difficile anche (troppi poteri forti contrari) la vittoria di Marine Le Pen, ma anche negli altri partiti e tra gli altri tre candidati non mancano tensioni, polemiche e scandali.
Non resta che attendere, ormai il conto alla rovescia è avviato. Infatti si svolgerà il prossimo 23 Aprile 2017 il primo turno delle Elezioni Presidenziali in Francia, il secondo turno è previsto, in caso di ballottaggio, dopo due settimane: il 7 Maggio 2017.
Va rammentato che il mandato presidenziale in Francia dura 5 anni (prima erano 7), il presidente uscente, François Hollande del Partito Socialista, in carica dallo scorso 2012, ha deciso di non ricandidarsi.
Fra il 22 e il 29 Gennaio 2017 si sono svolte le primarie nel Partito Socialista dalle quale è risultato vincitore Benoit Hamon, che sarà quindi il candidato per l’Eliseo.
Si sono tenute invece a Novembre 2016 le primarie del Partito Repubblicano (20 e 27), vinte da François Fillon che ha sconfitto Alain Juppé.

Alcuni sondaggi “segreti” citati da Le Figaro darebbero la candidata del Front National Marine Le Pen in testa con il 34% circa delle intenzioni di voto quando manca circa un mese al primo turno delle elezioni presidenziali. I sondaggi “ufficiali” pubblicati sinora indicano al 26-28% i consensi al primo round per la leader del partito anti europeista, protezionista e anti immigrazione.

Nel secondo turno, qualunque sia il suo sfidante Le Pen viene data per sconfitta di 15-20 lunghezze. Un risultato sopra il 30%, tuttavia, aumenterebbe decisamente le possibilità di vittoria di Le Pen al secondo turno il 7 maggio.
Da aggiungere che secondo OpinionWay, Le Pen è invece in vantaggio con il 27% dei consensi contro il 25% di Macron, mentre per Ipsos lo scarto tra i due è di un solo punto percentuale, 27% a 26%. Stasera su Tfr1 si tiene il primo dibattito tra i cinque principali candidati alla presidenza: oltre a Macron, Le Pen e Fillon sono in lizza Benoit Hamon del partito Socialista e Jean-Luc Mélenchon della sinistra radicale.

Ma quali sono i programmi dei candidati?

Ecco le loro posizioni su immigrazione, istruzione, fisco, giustizia, ambiente, lavoro, protezione sociale, terrorismo.

Immigrazione

François Fillon (les Républicains, centrodestra) vuole inserire nella costituzione il principio delle quote di immigrazione, fissate dalla legge in funzione delle capacità di accoglienza francesi e di integrazione dei richiedenti asilo. Inoltre vuole rendere più severe le condizioni di ricongiungimento familiare o di attribuzione della nazionalità francese, riservare i sussidi sociali a chi vive in modo regolare in Francia da almeno due anni e rendere sistematica la detenzione degli immigrati irregolari.

Jean-Luc Mélenchon (La France insoumise, sinistra radicale) rifiuta la “militarizzazione” dei flussi migratori in Europa e l’accordo con la Turchia. Vuole costruire dei centri di accoglienza e facilitare il diritto di asilo in Francia. Il candidato di France insoumise chiede la regolarizzazione degli immigrati senza documenti già presenti sul territorio francese e regole meno severe per accedere alla nazionalità francese.

Emmanuel Macron (En marche!, centrosinistra) vuole mantenere la politica attuale. Per lui la Francia deve continuare ad accogliere i profughi ma promette di ridurre i tempi di esame delle domande di asilo a sei mesi e di assicurare che tutte le persone respinte siano accompagnate alla frontiera. Inoltre vuole che la conoscenza della lingua francese diventi il criterio principale per ottenere la nazionalità, garantendo il diritto a una formazione linguistica a tutti gli stranieri in situazione regolare.

Marine Le Pen (Front national, estrema destra) ha la proposta più drastica in materia di immigrazione, perché vuole instaurare un tetto annuo massimo di diecimila immigrati, sopprimere lo ius soli (che concede la nazionalità a chi nasce in Francia), vietare la regolarizzazione degli immigrati in situazione irregolare e mettere fine al ricongiungimento familiare automatico o alla naturalizzazione attraverso il matrimonio. La candidata del Front national vuole anche limitare le condizioni per poter presentare la domanda d’asilo.

Benoît Hamon (Partito socialista) non fa dell’immigrazione una priorità del suo programma e considera che la questione delle migrazioni debba essere regolata a livello europeo attraverso l’instaurazione di un visto umanitario per i profughi e la “semplificazione” degli spostamenti per le migrazioni di lavoro. Per evitare l’immigrazione economica propone di dedicare lo 0,7 per cento del pil all’aiuto pubblico allo sviluppo, per “accompagnare le transizioni” in Africa e nel Mediterraneo.

Istruzione

François Fillon vuole sviluppare i programmi di scuola-lavoro e l’apprendistato giovanile a partire da 15 anni e favorirne il carattere imprenditoriale. Il candidato dei Républicains prevede anche di permettere ai sindaci di decidere i ritmi scolastici. Vuole maggiore autonomia (assunzioni, spese scolastiche) per le scuole ed è favorevole al ritorno all’uniforme fino alle scuole medie e vorrebbe ridurre l’importanza del diploma di maturità in favore di un controllo continuo durante il percorso scolastico.

Jean-Luc Mélenchon ritiene che la scuola debba lottare contro le disuguaglianze attraverso l’integrazione sociale, la gratuità totale, la scuola materna a partire da due anni e il rafforzamento degli effettivi (60mila insegnanti in più) che permetterebbe di ridurre il numero di studenti per classe alle elementari. Per quanto riguarda l’istruzione superiore vuole abrogare la legge sull’autonomia e sull’accorpamento delle università.

Emmanuel Macron vuole che la scuola si concentri sul successo personale personalizzando gli insegnamenti e l’accompagnamento degli studenti, e aumentando l’autonomia degli istituti e degli insegnanti. Vuole inoltre riportare al centro dell’insegnamento nella scuola materna e primaria l’apprendimento delle conoscenze “fondamentali” e ridurre il numero di bambini nelle classi di prima e seconda elementare nelle zone dichiarate prioritarie per ragioni socioeconomiche. Per l’istruzione superiore promette di rafforzare l’autonomia delle università in termini di formazione e di assunzioni.

Marine Le Pen promette di ricentrare la scuola elementare sugli insegnamenti “fondamentali”, dedicando in particolare la metà del tempo all’insegnamento del francese e sopprimendo quello delle lingue e culture originarie degli alunni di origine straniera. Inoltre vuole sopprimere la scuola media unica e mette l’accento sull’insegnamento professionale, che vorrebbe autorizzare a partire dai 14 anni e sviluppare in modo deciso.

Benoît Hamon vuole rendere l’istruzione obbligatoria a partire dai tre anni e limitare il numero di studenti nelle prime classi elementari attraverso l’assunzione di 40mila insegnanti in cinque anni. L’ex ministro dell’istruzione vuole favorire l’uguaglianza instaurando un servizio pubblico di sostegno scolastico e rivedere la carta scolastica (che impone l’iscrizione nella scuola del quartiere di residenza). Per l’istruzione superiore la sua idea è quella di “democratizzare il successo” stanziando un miliardo di euro e sviluppando la mobilità internazionale.

Laicità

François Fillon vuole migliorare il sistema di finanziamento dei culti, in particolare quello musulmano, per una maggiore trasparenza e indipendenza nei confronti dei finanziamenti stranieri. Vuole inoltre associare i responsabili del culto musulmano alla lotta contro la radicalizzazione.

Jean-Luc Mélenchon non fa di questo tema un argomento importante del suo programma e raccomanda la stretta applicazione della legge del 1905 sulla separazione tra stato e chiesa estendendola a tutta la Francia (sopprimendo il concordato e gli statuti specifici degli ex territori coloniali). Vuole “combattere qualunque settarismo” e qualunque manifestazione religiosa in campo politico, senza limitarsi all’islam.

Emmanuel Macron preferisce una “laicità aperta” a una “laicità basata sul divieto”. Rifiuta di estendere il divieto di portare dei simboli religiosi all’università e vuole garantire la libera espressione delle convinzioni religiose nella sfera pubblica. Fa della “ristrutturazione dell’islam in Francia” un obiettivo importante del suo programma e vuole formare degli imam in Francia in modo “coerente con i valori della repubblica”.

Marine Le Pen vuole rafforzare la legislazione inserendo per esempio la laicità nel codice del lavoro. Raccomanda l’estensione del principio di laicità all’intera sfera pubblica, così da vietare i simboli religiosi come oggi avviene nelle scuole. Si oppone a qualunque finanziamento pubblico dei luoghi di culto e delle attività religiose.

Benoît Hamon vuole far rispettare “scrupolosamente” la legge del 1905 che protegge la libertà di coscienza e propone di creare un numero verde per segnalare qualunque atto che porti pregiudizio a questo principio. Non ritiene opportuno fare nuove leggi sul velo. Il suo programma non riprende più l’idea di una tassa per la certificazione halal che aveva evocato alla fine del 2016.

Ecologia

François Fillon
prevede di sviluppare la quota di energie rinnovabili (in particolare il legname e la geotermia), di continuare lo sfruttamento del settore nucleare francese attuale rendendolo più moderno. Il candidato dei Républicains vuole anche chiudere le poche centrali a carbone ancora presenti in Francia e vuole fissare sul mercato europeo il prezzo della tonnellata di carbone a un minimo di 30 euro. Inoltre vorrebbe anche rendere meno rigido il principio di precauzione per autorizzare quella che chiama innovazione responsabile.

Jean-Luc Mélenchon vuole integrare la protezione dell’ambiente nella costituzione, tendere verso un’economia circolare (riciclaggio, alimentazione locale, lotta contro gli sprechi eccetera) e incoraggiare l’isolamento termico delle abitazioni. In campo energetico vuole nazionalizzare le aziende elettriche Électricité de France (Edf) ed Engie, uscire dal nucleare (abbandonare i reattori di nuova generazione e lo stoccaggio di scorie radioattive a Bure), vietare l’estrazione dei gas di scisto e gli aiuti alle energie fossili e incoraggiare la produzione locale di energie rinnovabili.

Emmanuel Macron vuole perseguire gli obiettivi della legge sulla transizione energetica votata nel 2015. Prevede di ridurre la quota del nucleare al 50 per cento della produzione di elettricità, di sviluppare le energie rinnovabili (l’energia eolica e solare fotovoltaica), vietare i gas di scisto e chiudere tutte le centrali a carbone. Inoltre è favorevole a un incentivo per l’acquisto di un veicolo meno inquinante e all’equiparazione della fiscalità tra motori diesel e quelli a benzina.

Marine Le Pen non fa di questo argomento un tema importante della sua campagna elettorale e rimane piuttosto vaga. Il suo programma fa riferimento soprattutto all’isolamento termico delle abitazioni e allo sviluppo di energie rinnovabili. Promette di “preservare l’ambiente” e di vietare lo sfruttamento dei gas di scisto, ma propone anche di bloccare lo sviluppo dell’energia eolica e di mantenere il settore nucleare e si rifiuta di chiudere la centrale di Fessenheim (la più vecchia di Francia).

Benoît Hamon alleandosi con il candidato dei Verdi Yannick Jadot ha sviluppato un programma ambientale ambizioso. Vuole integrare nella costituzione la difesa dell’acqua e dell’aria e instaurare una fiscalità ambientale. Il suo programma prevede il divieto degli interferenti endocrini, l’eliminazione del diesel nel 2025 e l’uscita dal nucleare in 25 anni puntando sulle energie rinnovabili.

Sicurezza

François Fillon propone, come altri candidati, di portare il bilancio della difesa al 2 per cento del pil. Nel suo programma figurano la creazione di 16mila nuovi posti in prigione e di cinquemila poliziotti. Queste misure sarebbero accompagnate da un miliardo di euro supplementari da spendere nell’arco di cinque anni. Inoltre vuole ridurre la maggiore età per la responsabilità penale a 16 anni e ristabilire le pene minime adottate da Sarkozy e soppresse da François Hollande.

Jean-Luc Mélenchon vuole ripristinare “l’indipendenza militare” della Francia, rinazionalizzare le industrie di armi e coinvolgere di più i cittadini nella difesa (servizio civile o militare obbligatorio, guardia nazionale). Prevede di aumentare gli effettivi della polizia e della gendarmeria al livello del 2007. Per quanto riguarda la giustizia il candidato raccomanda delle pene alternative alla prigione.

Emmanuel Macron propone di portare il bilancio della difesa al 2 per cento del pil e di ripristinare un servizio militare di un mese, obbligatorio e universale, per rafforzare la guardia nazionale. Vuole inoltre assumere diecimila poliziotti e gendarmi e ristabilire una polizia di quartiere. Macron conta di sopprimere l’automaticità degli sconti di pena per rendere effettive le incarcerazioni e vuole creare 15mila nuovi posti in carcere.

Marine Le Pen vuole rendere più severa la giustizia, che considera troppo lassista. A questo scopo propone di ristabilire le pene minime, di sopprimere gli sconti di pena automatici e di instaurare l’ergastolo senza possibilità di riduzione di pena. Conta inoltre di rafforzare la difesa con un bilancio di almeno il 2 per cento inserito nella costituzione e l’assunzione di 50mila militari. Promette 15mila poliziotti e gendarmi in più e 40mila nuovi posti in carcere. Propone inoltre il ripristino del servizio militare.

Benoît Hamon punta sul ritorno a una polizia di quartiere e sulla creazione di cinquemila posti nelle forze dell’ordine. Vuole anche rendere la giustizia più moderna e rapida. Il candidato socialista non vuole creare nuovi posti in prigione ma è piuttosto favorevole a pene alternative e al reinserimento.

Orario di lavoro

François Fillon propone di sopprimere le 35 ore e di lasciare alle aziende il compito di decidere caso per caso attraverso degli accordi interni. Per il candidato è importante rendere meno vincolanti le regole di protezione per i dipendenti e vuole limitare a un tetto massimo le indennità del tribunale del lavoro e chiarire le regole del licenziamento per motivi economici. Le piccole e medie imprese sono un altro tema caro a Fillon, che vuole ridurre gli oneri sociali e i vincoli imposti alle imprese raddoppiando le cosiddette “soglie sociali” (il numero di dipendenti a partire dal quale le imprese sono tenute a rispettare determinati obblighi).

Jean-Luc Mélenchon è favorevole alla riduzione dell’orario di lavoro, favorendo il passaggio alle 32 ore e instaurando una sesta settimana di ferie. Il salario minimo dovrebbe essere aumentato del 16 per cento e inoltre vuole limitare il ricorso al tempo parziale e ai contratti a tempo determinato, ed è favorevole a un “diritto al lavoro” che obbligherebbe lo stato ad assumere i disoccupati per compiti di carattere generale.

Emmanuel Macron vuole conservare la durata dell’orario di lavoro a 35 ore. È però favorevole a un rafforzamento del dialogo sociale al livello dell’azienda e non esclude che il tempo parziale possa essere adottato (in più o in meno) nel quadro di negoziati sulla base delle esigenze del lavoratore o dell’impresa. Propone inoltre di esonerare gli straordinari dalla tassazione fiscale.

Marine Le Pen chiede l’abrogazione della legge El Khomri (nuova legge sul lavoro) e il mantenimento delle 35 ore. Un negoziato per un possibile allungamento dell’orario di lavoro è possibile ma solo a due condizioni: che sia fatto a livello di categoria professionale e che il compenso salariale sia integrale (39 ore pagate effettivamente 39 ore). In virtù del principio della “priorità nazionale”, vuole instaurare una tassa addizionale sull’assunzione di lavoratori stranieri.

Benoît Hamon vuole sostituire la legge El Khomri con un testo che “incoraggerà la continuazione della riduzione collettiva dell’orario di lavoro” su base volontaria. Vuole creare un fondo di transizione lavoro (ftt) per “creare un numero di nuovi posti uguale a quelli che si perdono” con i cambiamenti dell’economia.

Protezione sociale

François Fillon propone di spostare l’età pensionabile a compenso pieno a 65 anni ma vuole rivalorizzare le piccole pensioni del 10 per cento. Propone inoltre di rendere i sussidi di disoccupazione decrescenti e di condizionare la sua proposta di sussidio sociale unico (una fusione tra i vari sussidi esistenti) alla ricerca di un lavoro.

Jean-Luc Mélenchon vuole ripristinare la pensione a compenso pieno a 60 anni. Prevede di instaurare un “fondo sociale professionale” che garantisca una continuità di reddito in caso di perdita del lavoro, un sussidio di autonomia per le fasce d’età 18-25 anni, un versamento semplificato del sussidio per i più poveri e una rivalorizzazione dei minimi sociali per superare la soglia di povertà (840 euro).

Emmanuel Macron propone un regime pensionistico unico (senza toccare l’età legale per andare in pensione né l’ammontare delle pensioni) e un sussidio sociale unico versato automaticamente. L’assicurazione per la disoccupazione diventerebbe universale (lavoratori autonomi e dipendenti) ma sarebbe soppressa dopo due rifiuti di un posto di lavoro “decente”. Per le cure mediche più costose (occhiali, protesi, eccetera) il candidato vuole un rimborso al 100 per cento con la partecipazione delle assicurazioni private.

Marine Le Pen, fedele al principio della “priorità nazionale”, vuole garantire la sicurezza sociale a tutti i francesi e rendere più dure le condizioni di accesso a una copertura sanitaria per gli stranieri. L’età legale pensionabile sarebbe riportata a 60 anni, un incentivo sarebbe versato ai redditi più modesti e i sussidi familiari ridiventerebbero universali.

Benoît Hamon difende il progetto di reddito universale di esistenza (Rue) per lottare contro la precarietà e aumentare i redditi delle persone attive, dipendenti, studenti o lavoratori autonomi. Questa somma, che dovrebbe arrivare a 750 euro si aggiungerebbe alle prestazioni già esistenti. Le pensioni minime sarebbero rivalorizzate del 10 per cento e la gravosità del lavoro sarebbe presa in conto nel calcolo della pensione.

Fisco

François Fillon vuole una riduzione stabile degli oneri sociali e dell’imposta sulle aziende, che intende fissare al 25 per cento. L’imposta di solidarietà sulla ricchezza sarebbe soppressa e il tasso normale dell’iva sarebbe aumentato di due punti. Fillon vuole anche instaurare un’imposta unica per tassare il capitale e il patrimonio.

Jean-Luc Mélenchon vuole rendere l’imposta sul reddito più progressiva instaurando 14 scaglioni invece di cinque. Il suo sistema fiscale mira a colpire i più ricchi: i redditi oltre i 400mila euro avrebbero un’imposta del 100 per cento, l’imposta sul patrimonio sarebbe rafforzata, i diritti di successione sarebbero aumentati, le eredità limitate a 33 milioni di euro, tassazione dei francesi residenti all’estero e adozione di un’iva sui prodotti di lusso.

Emmanuel Macron sostiene che la fiscalità non deve penalizzare l’attività economica. Vuole favorire l’investimento nelle imprese limitando l’imposta sul patrimonio immobiliare e creando un prelievo unico sul capitale. Vuole anche ridurre il costo del lavoro e l’imposta sulle aziende. Per i privati promette di ridurre i contributi salariali e di sopprimere la tassa comunale per l’80 per cento delle famiglie. Prevede di aumentare il contributo sociale generale (csg) ma non l’iva.

Marine Le Pen vuole ridurre le imposte sulle famiglie, promette di non aumentare né il csg né l’iva, di aumentare il tetto del quoziente familiare, di ridurre l’imposta sul reddito per i tre primi scaglioni e di sopprimere al tempo stesso il prelievo alla fonte. La candidata del Front national conserverebbe invece l’imposta sul patrimonio. Per le imprese propone una fiscalità favorevole soprattutto alle piccole e medie imprese (tassa intermedia di imposta sulle aziende, riduzione degli oneri sociali e così via).

Benoît Hamon è favorevole a una tassazione basata sul prelievo alla fonte e vuole riformare l’imposta sul patrimonio per favorire l’accesso alla proprietà rispetto agli eredi. Ma la sua priorità è la lotta contro l’evasione fiscale. Vuole combattere il monopolio esercitato dal ministero delle finanze e tassare i profitti nascosti delle multinazionali e delle banche al di là dei cinque miliardi di euro. Il candidato prevede nuove tasse sui robot e sulle transazioni finanziarie.

Politica estera

François Fillon è favorevole a un avvicinamento con la Russia e vuole togliere le sanzioni nei suoi confronti. Allo stesso modo vuole avviare delle discussioni con Bashar al Assad per risolvere il conflitto siriano, senza rimettere in discussione la sua legittimità. Inoltre, Fillon vuole legare l’aiuto allo sviluppo con la cooperazione fornita dai paesi al ritorno dei loro connazionali presenti in Francia in condizioni irregolari.

Jean-Luc Mélenchon vuole disimpegnarsi dalla Nato, dall’Fmi e dalla Banca mondiale, rafforzando al tempo stesso l’Onu, rilanciando le cooperazioni internazionali nei settori dell’ambiente, delle migrazioni e dello sviluppo, e creando un’alleanza no global. Vuole riconoscere lo stato palestinese e “cercare un’intesa” con la Russia.

Emmanuel Macron vuole rimanere nella Nato ma rifiuta l’entrata di nuovi paesi nell’Alleanza. Chiede un allargamento del Consiglio di sicurezza dell’Onu a nuovi membri permanenti. Non ha intenzione di riconoscere lo stato palestinese prima della firma di un accordo di pace con Israele, è contrario all’entrata della Turchia nell’Ue e vuole “cercare un’intesa” con la Russia a condizione che rispetti gli accordi di Minsk sull’Ucraina.

Marine Le Pen è molto sintetica su questo punto del suo programma. Si impegna a lasciare il comando integrato della Nato e a rafforzare i legami della Francia con i paesi francofoni. Raccomanda una politica internazionale “fondata sul realismo”. Anche se non è stato mai ufficialmente detto, la candidata frontista si è più volte espressa in favore di un ristabilimento dei legami con la Russia.

Benoît Hamon riafferma il suo sostegno all’Onu, “lontano dall’unilateralismo e dalla brutalità” espressa da Vladimir Putin, Xi Jinping o Donald Trump, e agli impegni sul clima della Cop21. Vuole creare un ufficio mondiale dei beni comuni che protegga l’acqua, l’aria, lo spazio e la biodiversità. La difesa delle regioni di lingua francese e il riconoscimento dello stato palestinese figurano nel suo programma.

Europa

François Fillon vuole continuare la convergenza delle politiche economiche europee (attraverso un’armonizzazione fiscale e un governo della zona euro) e chiede un’interruzione del processo di allargamento dell’Unione. Vuole anche che l’Europa difenda meglio i suoi interessi economici rifiutando il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip) o diventando più indipendente dal Fondo monetario internazionale.

Jean-Luc Mélenchon ritiene che “l’Unione europea vada cambiata o abbandonata”. Vuole rinegoziare i trattati esistenti, in particolare il patto di stabilità e l’indipendenza della Banca centrale europea (Bce) per proporre nuove regole contro il rigore e più protezionistiche. Il candidato di France insoumise non esclude l’uscita dall’Europa dopo un referendum.

Emmanuel Macron ritiene l’Europa “un elemento fondamentale”. Vuole democratizzare l’Unione europea e al tempo stesso rafforzarla: protezione delle frontiere a livello europeo, difesa europea, bilancio e parlamento della zona euro, diritti sociali europei. Sul piano commerciale vuole creare delle protezioni europee contro la concorrenza internazionale ma non si oppone al trattato di libero scambio tra Europa e Canada (Ceta).

Marine Le Pen chiede un ritorno alla sovranità nazionale. Vuole rinegoziare i trattati dell’Unione e poi proporre un referendum sul mantenimento della Francia nell’Ue, ma non vuole uscirne a tutti i costi. Rifiuta i trattati di libero scambio, vuole uscire da Schengen e promette il ritorno a una moneta nazionale senza però abbandonare l’euro (che rimarrebbe una moneta comune).

Benoît Hamon vuole rinegoziare i trattati europei per renderli più democratici: si tratterebbe di basare le decisioni economiche non sull’eurogruppo (riunione dei ministri delle finanze) ma su un’assemblea rappresentativa. Fa affidamento sull’Unione europea per adottare un’armonizzazione fiscale e un piano di investimento di mille miliardi di euro.

Terrorismo

François Fillon propone di riformare i servizi segreti e di aumentare le risorse umane e materiali. Propone anche di privare della nazionalità i francesi andati a combattere all’estero e di vietargli l’ingresso sul territorio nazionale. Fillon vuole anche dare il potere ai prefetti di chiudere i luoghi di culto la cui attività sia ritenuta di natura tale da rappresentare una minaccia all’ordine pubblico e alla sicurezza interna.

Jean-Luc Mélenchon chiede una “coalizione universale” con la presenza anche dei curdi contro il gruppo Stato islamico in Siria e in Iraq. Sul territorio nazionale chiede la fine dello stato di emergenza e dell’operazione Sentinella (protezione dei punti sensibili assicurata dall’esercito), oltre a una valutazione delle leggi antiterrorismo. Piuttosto vago sulla lotta contro la radicalizzazione, il candidato della France insoumise vuole combattere il finanziamento delle attività terroristiche.

Emmanuel Macron parla poco di questo argomento. Per lui il terrorismo è in parte il frutto delle discriminazioni e dell’assenza di mobilità sociale in Francia e vuole agire su questi punti. Spera di poter togliere lo stato di emergenza (che per ora ritiene necessario) e propone la progressiva riduzione dell’operazione Sentinella, ritiene inoltre che una reale valutazione della minaccia terroristica – da cui dipendono queste decisioni – sia impossibile per i candidati.

Marine Le Pen lo considera un argomento chiave. Secondo Le Pen bisogna lottare contro il “fondamentalismo islamico”, in particolare attraverso l’espulsione degli stranieri vicini ai movimenti radicali e la chiusura delle “moschee estremiste”. Vuole inoltre l’arresto dei francesi legati a “organizzazioni straniere che promuovono atti ostili o aggressivi contro la Francia” (senza però definire queste organizzazioni). Per i cittadini con la doppia nazionalità legati a un’organizzazione jihadista la candidata del Front national chiede la perdita dalla nazionalità francese e il divieto di soggiorno sul territorio.

Benoît Hamon ha indicato poche misure specifiche contro il terrorismo. Chiede il rafforzamento dei servizi segreti e auspica un dibattito sullo stato di emergenza per limitarne l’utilizzo. Quando era deputato si era pronunciato contro la perdita della nazionalità francese per i terroristi con doppia nazionalità.




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