Papa Francesco tra negozi e Curia

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Papa Francesco tra negozi e Curia

Prosegue densa di appuntamenti e di alcune sorprese la settimana che porterà al Natale di Papa Francesco.
Sorpresa e gioia tra i romani ed i turisti che hanno avuto la gioia di incontrare il pontefice nel centro della capitale. Proprio così: Bergoglio si è recato in prima persona in un negozio di ortopedia. Come un normale cittadino, si è recato personalmente nel negozio di ortopedia Fisioitop di via del Gelsomino, zona Gregorio VII, a Roma. Il motivo è facilmente intuibile: infatti Papa Francesco indossa delle scarpe ortopediche fatte su misura, a mano, dal calzolaio di Buenos Aires Carlos Samaria. E’ probabile, dunque, che il Pontefice sia andato di persona dall’ortopedico per ragioni legate alle scarpe ortopediche.
Non è la prima volta che il Papa riserva sorprese di questo genere ed esce dal Vaticano come un semplice cittadino. ll 3 settembre 2015, Bergoglio uscì a sorpresa dal Vaticano per andare in centro e presentarsi in un negozio di ottica in via del Babuino per cambiare gli occhiali. Al proprietario del negozio spiegò: “Non voglio una montatura nuova, bisogna rifare solo le lenti. Non voglio spendere. Mi raccomando: mi faccia pagare quello che è dovuto”.
La notizia del Pontefice nel negozio di ortopedia è arrivata via social.. Alcuni avventori del negozio di sanitaria, infatti, hanno pubblicato delle immagini che ritraggono il Pontefice come un qualunque cittadino. In una delle sequenze, si vede il Papa che benedice un crocifisso del negozio.
“Uscire per strada, andare a camminare per le strade oppure andare in una pizzeria a mangiare una pizza”, sono le cose che mancano tanto a Bergoglio da quando è sul soglio di Pietro come confidò nell’intervista al quotidiano argentino ‘La Voz del Pueblo’. “Posso ordinare la pizza? Sì – rispose Francesco – ma non è lo stesso. Il bello è andare lì”. E poi il desiderio di camminare, andare in giro per la città, magari su un autobus come faceva da arcivescovo di Buenos Aires: “Io sono sempre stato un camminatore”.
“Da cardinale mi incantava camminare per le strade, ma anche andare in metro la città mi incanta, sono un cittadino nell’anima. Un giorno sono salito in macchina con l’autista e mi sono dimenticato di chiudere il finestrino ed è successo un putiferio: io stavo nel posto accanto al guidatore e la gente non faceva passare la macchina, perché si era accorta che c’era il Papa”. Un Papa indisciplinato? “E’ vero, – ammise lo stesso Bergoglio – ho la fama di indisciplinato, il protocollo non lo seguo molto, lo sento freddo. Però, quando ci sono cose ufficiali mi attengo totalmente”.
Nelle ultime ore altri importanti impegni hanno reso impegnativa la giornata del Vescovo di Roma: da segnalare infatti il suo discorso alla curia prima dell’arrivo del Natale.
Ecco le sue parole:” Cari fratelli e sorelle, vorrei iniziare questo nostro incontro porgendo i miei cordiali auguri a tutti voi, Superiori, Officiali, Rappresentanti Pontifici e Collaboratori nelle Nunziature sparse nel mondo, a tutte le persone che prestano servizio nella Curia Romana, e ai vostri familiari. Auguri di un santo e sereno Natale e un felice anno nuovo 2017.
Contemplando il volto del Bambino Gesù, sant’Agostino esclamò: «Immenso nella natura divina, piccolo nella natura di servo». Anche san Macario, monaco del IV secolo e discepolo di sant’Antonio abate, per descrivere il mistero dell’Incarnazione, ricorse al verbo greco smikruno, cioè farsi piccolo quasi riducendosi ai minimi termini: «Udite attentamente: l’infinito, inaccessibile e increato Dio per la sua immensa e ineffabile bontà ha preso un corpo e vorrei dire si è infinitamente diminuito dalla sua gloria».
Il Natale, quindi, è la festa dell’umiltà amante di Dio, del Dio che capovolge l’ordine del logicamente scontato, l’ordine del dovuto, del dialettico e del matematico. In questo capovolgimento sta tutta la ricchezza della logica divina che sconvolge la limitatezza della nostra logica umana (cfr Is 55,8-9). Scrive Romano Guardini: «Quale capovolgimento di tutti i valori familiari all’uomo – non solo umani, ma anche divini! Veramente questo Dio capovolge tutto ciò che l’uomo pretende di edificare da sé». Nel Natale noi siamo chiamati a dire «sì», con la nostra fede, non al Dominatore dell’universo e neppure alle più nobili delle idee, ma proprio a questo Dio, che è l’umile-amante.

Il beato Paolo VI, nel Natale 1971, affermava: «Dio avrebbe potuto venire vestito di gloria, di splendore, di luce, di potenza, a farci paura, a farci sbarrare gli occhi dalla meraviglia. No, no! È venuto come il più piccolo degli esseri, il più fragile, il più debole. Perché questo? Ma perché nessuno avesse vergogna ad avvicinarlo, perché nessuno avesse timore, perché tutti lo potessero proprio avere vicino, andargli vicino, non avere più nessuna distanza fra noi e Lui. C’è stato da parte di Dio uno sforzo di inabissarsi, di sprofondarsi dentro di noi, perché ciascuno, dico ciascuno di voi, possa dargli del tu, possa avere confidenza, possa avvicinarlo, possa sentirsi da Lui pensato, da Lui amato … da Lui amato: guardate che questa è una grande parola! Se voi capite questo, se voi ricordate questo che vi sto dicendo, voi avete capito tutto il Cristianesimo».
In realtà, Dio ha scelto di nascere piccolo, perché ha voluto essere amato. Ecco come la logica del Natale è il capovolgimento della logica mondana, della logica del potere, della logica del comando, della logica fariseistica e della logica causalistica o deterministica.
Proprio sotto questa luce soave e imponente del volto divino di Cristo bambino, ho scelto come argomento di questo nostro incontro annuale la riforma della Curia Romana. Mi è sembrato giusto e opportuno condividere con voi il quadro della riforma, evidenziando i criteri-guida, i passi compiuti, ma soprattutto la logica del perché di ogni passo realizzato e di ciò che verrà compiuto.
In verità, qui mi torna spontaneo alla memoria l’antico adagio che illustra la dinamica degli Esercizi Spirituali nel metodo ignaziano, ossia: deformata reformare, reformata conformare, conformata confirmare e confirmata transformare.
Non v’è dubbio che nella Curia il significato della ri-forma può essere duplice: anzitutto renderla con-forme alla Buona Novella che deve essere proclamata gioiosamente e coraggiosamente a tutti, specialmente ai poveri, agli ultimi e agli scartati; con-forme ai segni del nostro tempo e a tutto ciò che di buono l’uomo ha raggiunto, per meglio andare incontro alle esigenze degli uomini e delle donne che siamo chiamati a servire; al tempo stesso si tratta di rendere la Curia più con-forme al suo fine, che è quello di collaborare al ministero proprio del Successore di Pietro («cum Ipso consociatam operam prosequuntur», dice il Motu proprio Humanam progressionem), quindi di sostenere il Romano Pontefice nell’esercizio della sua potestà singolare, ordinaria, piena, suprema, immediata e universale.
Di conseguenza, la riforma della Curia Romana è ecclesiologicamente orientata in bonum e in servitium, come lo è il servizio del Vescovo di Roma, secondo una significativa espressione di Papa san Gregorio Magno, ripresa dal capitolo terzo della costituzione Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I: «Il mio onore è quello della Chiesa universale. Il mio onore è la solida forza dei miei fratelli. Io mi sento veramente onorato, quando a ciascuno di loro non viene negato il dovuto onore».
Essendo la Curia non un apparato immobile, la riforma è anzitutto segno della vivacità della Chiesa in cammino, in pellegrinaggio, e della Chiesa vivente e per questo – perché vivente – semper reformanda, reformanda perché è viva. E’ necessario ribadire con forza che la riforma non è fine a sé stessa, ma è un processo di crescita e soprattutto di conversione. La riforma, per questo, non ha un fine estetico, quasi si voglia rendere più bella la Curia; né può essere intesa come una sorta di lifting, di maquillage oppure di trucco per abbellire l’anziano corpo curiale, e nemmeno come una operazione di chirurgia plastica per togliere le rughe. Cari fratelli, non sono le rughe che nella Chiesa si devono temere, ma le macchie!
In questa prospettiva, occorre rilevare che la riforma sarà efficace solo e unicamente se si attua con uomini “rinnovati” e non semplicemente con “nuovi” uomini . Non basta accontentarsi di cambiare il personale, ma occorre portare i membri della Curia a rinnovarsi spiritualmente, umanamente e professionalmente. La riforma della Curia non si attua in nessun modo con il cambiamento delle persone – che senz’altro avviene e avverrà – ma con la conversione nelle persone. In realtà, non basta una formazione permanente, occorre anche e soprattutto una conversione e una purificazione permanente. Senza un mutamento di mentalità lo sforzo funzionale risulterebbe vano.
È per questa ragione che nei due nostri precedenti incontri natalizi mi sono soffermato, nel 2014, avendo a modello i Padri del deserto, su alcune “malattie”, e nel 2015, partendo dalla parola “misericordia”, su una sorta di catalogo delle virtù necessarie a chi presta servizio in Curia e a tutti coloro che vogliono rendere feconda la loro consacrazione o il loro servizio alla Chiesa. La ragione di fondo è che, come per tutta la Chiesa, anche nella Curia il semper reformanda deve trasformarsi in una personale e strutturale conversione permanente.
Era necessario parlare di malattie e di cure perché ogni operazione, per raggiungere il successo, deve essere preceduta da approfondite diagnosi, da accurate analisi e deve essere accompagnata e seguita da precise prescrizioni.
In questo percorso risulta normale, anzi salutare, riscontrare delle difficoltà, che, nel caso della riforma, si potrebbero presentare in diverse tipologie di resistenze: le resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo ‎sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima; ‎esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso “in veste di agnelli”). Questo ultimo tipo di resistenza si nasconde dietro le parole giustificatrici ‎e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare ‎tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione.‎
L’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie e meritano di essere ascoltate, accolte e incoraggiate a esprimersi, perché è un segno che il corpo è vivo.
Tutto questo sta a dire che la riforma della Curia è un delicato processo che deve essere vissuto con fedeltà all’essenziale, con continuo discernimento, con evangelico coraggio, con ecclesiale saggezza, con attento ascolto, con tenace azione, con positivo silenzio, con ferme decisioni, con tanta preghiera – tanta preghiera! -, con profonda umiltà, con chiara lungimiranza, con concreti passi in avanti e – quando risulta necessario – anche con passi indietro, con determinata volontà, con vivace vitalità, con responsabile potestà, con incondizionata obbedienza; ma in primo luogo con l’abbandonarci alla sicura guida dello Spirito Santo, confidando nel Suo necessario sostegno. E, per questo, preghiera, preghiera e preghiera”.
I criteri della riforma sono principalmente dodici: individualità; pastoralità; missionarietà; razionalità; funzionalità; modernità; sobrietà; sussidiarietà; sinodalità; cattolicità; professionalità; gradualità.
1- Individualità (Conversione personale)
Torno a ribadire l’importanza della conversione individuale senza la quale saranno inutili tutti i cambiamenti nelle strutture. La vera anima della riforma sono gli uomini che ne fanno parte e la rendono possibile. Infatti, la conversione personale supporta e rafforza quella comunitaria.
Esiste un forte legame di interscambio tra l’atteggiamento personale e quello comunitario. Una sola persona può portare tanto bene a tutto il corpo o potrebbe danneggiarlo e farlo ammalare. E un corpo sano è quello che sa recuperare, accogliere, fortificare, curare e santificare le proprie membra.
2- Pastoralità (Conversione pastorale)
Richiamando l’immagine del pastore (cfr Ez 34,16; Gv 10,1-21) ed essendo la Curia una comunità di servizio, «fa bene anche a noi, chiamati ad essere Pastori nella Chiesa, lasciare che il volto di Dio Buon Pastore ci illumini, ci purifichi, ci trasformi e ci restituisca pienamente rinnovati alla nostra missione. Che anche nei nostri ambienti di lavoro possiamo sentire, coltivare e praticare un forte senso pastorale, anzitutto verso le persone che incontriamo tutti i giorni. Che nessuno si senta trascurato o maltrattato, ma ognuno possa sperimentare, prima di tutto qui, la cura premurosa del Buon Pastore». Dietro le carte ci sono persone.
L’impegno di tutto il personale della Curia deve essere animato da una pastoralità e da una spiritualità di servizio e di comunione, poiché questo è l’antidoto contro tutti i veleni della vana ambizione e dell’illusoria rivalità. In questo senso il beato Paolo VI ammonì: «Non sia pertanto la Curia Romana una burocrazia, come a torto qualcuno la giudica, pretenziosa ed apatica, solo canonistica e ritualistica, una palestra di nascoste ambizioni e di sordi antagonismi, come altri la accusano; ma sia una vera comunità di fede e di carità, di preghiera e di azione; di fratelli e di figli del Papa, che tutto fanno, ciascuno con rispetto all’altrui competenza e con senso di collaborazione, per servirlo nel suo servizio ai fratelli ed ai figli della Chiesa universale e della terra intera».
3- Missionarietà
È il fine principale di ogni servizio ecclesiastico ossia quello di portare il lieto annuncio a tutti i confini della terra, come ci ricorda il magistero conciliare, perché «ci sono strutture ecclesiali che possono arrivare a condizionare un dinamismo evangelizzatore; ugualmente, le buone strutture servono quando c’è una vita che le anima, le sostiene e le giudica. Senza vita nuova e autentico spirito evangelico, senza fedeltà della Chiesa alla propria vocazione, qualsiasi nuova struttura si corrompe in poco tempo».
4- Razionalità
Sulla base del principio che tutti i Dicasteri sono giuridicamente pari tra loro, risultava necessaria una razionalizzazione degli organismi della Curia Romana, per evidenziare che ogni Dicastero ha competenze proprie. Tali competenze devono essere rispettate ma anche distribuite con razionalità, con efficacia ed efficienza. Nessun Dicastero, dunque, può attribuirsi la competenza di un altro Dicastero, secondo quanto fissato dal diritto, e d’altra parte tutti i Dicasteri fanno riferimento diretto al Papa.
5- Funzionalità
L’eventuale accorpamento di due o più Dicasteri competenti su materie affini o in stretta relazione in un unico Dicastero serve per un verso a dare al medesimo Dicastero una rilevanza maggiore (anche esterna); per altro verso la contiguità e l’interazione di singole realtà all’interno di un unico Dicastero aiuta ad avere una maggiore funzionalità (ne sono esempio i due attuali nuovi Dicasteri di recente istituzione). La funzionalità richiede anche la revisione continua dei ruoli e dell’attinenza delle competenze e delle responsabilità del personale e conseguentemente l’effettuazione di spostamenti, di assunzioni, di interruzioni e anche di promozioni.
6- Modernità ‎(Aggiornamento)
Ossia la capacità di leggere e di ascoltare i “segni dei tempi”. ‎ In questo senso, «provvediamo sollecitamente a che i Dicasteri della Curia Romana ‎siano conformati alle situazioni del nostro tempo e si adattino alle necessità della Chiesa universale». Ciò era richiesto dal Concilio Vaticano II: «I Dicasteri della Curia Romana siano organizzati in modo conforme alle ‎necessità dei tempi, dei paesi e dei riti, specialmente per quanto riguarda il loro numero, il loro ‎nome, le loro competenze, i loro metodi di lavoro ed il coordinamento delle loro attività». ‎
7- Sobrietà
In questa prospettiva sono necessari una semplificazione e uno snellimento della Curia: accorpamento o fusione di Dicasteri secondo materie di competenza e semplificazione interna di singoli Dicasteri; eventuali soppressioni di Uffici che non risultano più rispondenti alle necessità contingenti. Inserimento nei Dicasteri o riduzione delle commissioni, accademie, comitati ecc., tutto in vista della indispensabile sobrietà necessaria per una corretta e autentica testimonianza.
8- Sussidiarietà
Riordinamento di competenze specifiche dei diversi Dicasteri, spostandole, se necessario, da un Dicastero ad un altro, per raggiungere l’autonomia, il coordinamento e la sussidiarietà nelle competenze e l’interconnessione nel servizio. In questo senso, risulta anche necessario il rispetto dei principi della sussidiarietà e della razionalizzazione nel rapporto con la Segreteria di Stato e all’interno della stessa – tra le sue diverse competenze – affinché nell’adempimento delle proprie mansioni essa sia l’aiuto diretto e più immediato del Papa[28]. Ciò anche per un migliore coordinamento dei vari settori dei Dicasteri e degli Uffici della Curia. La Segreteria di Stato potrà espletare questa sua importante funzione proprio nella realizzazione dell’unità, dell’interdipendenza e del coordinamento delle sue sezioni e dei suoi diversi settori.
9- Sinodalità
Il lavoro della Curia dev’essere sinodale: abituali le riunioni dei Capi Dicastero, presiedute dal Romano Pontefice; regolari udienze “di tabella” dei Capi Dicastero; consuete riunioni interdicasteriali. La riduzione del numero dei Dicasteri permetterà incontri più frequenti e sistematici dei singoli Prefetti con il Papa ed efficaci riunioni dei Capi dei Dicasteri, visto che non possono essere tali quelle di un gruppo troppo numeroso.
La sinodalità dev’essere vissuta anche all’interno di ogni Dicastero, dando particolare rilevanza al Congresso e maggiore frequenza almeno alla Sessione ordinaria. All’interno di ogni Dicastero è da evitare la frammentazione che può essere determinata da vari fattori, come il moltiplicarsi di settori specializzati, i quali possono tendere ad essere autoreferenziali. Il coordinamento tra di essi dovrebbe essere compito del Segretario o del Sotto-Segretario.
10- Cattolicità
Tra i collaboratori, oltre ai sacerdoti e consacrati/e, la Curia deve rispecchiare la cattolicità della Chiesa con l’assunzione di personale proveniente da tutto il mondo, di diaconi permanenti e fedeli laici e laiche, la cui scelta dev’essere attentamente effettuata sulla base della loro ineccepibile vita spirituale e morale e della loro competenza professionale. È opportuno prevedere l’accesso a un numero maggiore di fedeli laici specialmente in quei Dicasteri dove possono essere più competenti dei chierici o dei consacrati. Di grande importanza è inoltre la valorizzazione del ruolo della donna e dei laici nella vita della Chiesa e la loro integrazione nei ruoli-guida dei Dicasteri, con una particolare attenzione alla multiculturalità.
11- Professionalità
È indispensabile che ogni Dicastero adotti una politica di formazione permanente del personale, per evitare l’“arrugginirsi” e il cadere nella routine del funzionalismo‎.
Dall’altra parte, è indispensabile l’archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut amoveatur. Questo è un cancro.
12- Gradualità (discernimento)
La gradualità è il frutto dell’indispensabile discernimento che implica processo storico, scansione di tempi e di tappe, verifica, correzioni, sperimentazione, approvazioni ad experimentum. Dunque, in questi casi non si tratta di indecisione ma della flessibilità necessaria per poter raggiungere una vera riforma.
Menziono brevemente e limitatamente alcuni passi realizzati, in attuazione dei criteri-guida, delle raccomandazioni espresse dai Cardinali durante le Riunioni plenarie prima del Conclave, della COSEA, del Consiglio di Cardinali, nonché dei Capi Dicastero e di altre persone ed esperti.
– Il 13 aprile 2013 è stato annunciato il Consiglio dei Cardinali (Consilium Cardinalium Summo Pontifici) – il cosiddetto C8 diventato C9 a partire dal 1° luglio 2014 – primariamente per consigliare il Papa nel governo della Chiesa universale e sui altri temi relativi[32], e anche con il compito specifico di proporre la revisione della Costituzione Apostolica Pastor Bonus[33].
– Con il Chirografo del 24 giugno 2013 è stata eretta la Pontificia Commissione Referente sull’Istituto per le Opere di Religione, per conoscere in modo più approfondito la posizione giuridica dello Ior e permettere una sua migliore «armonizzazione» con «la missione universale della Sede Apostolica». Il tutto per «consentire ai principi del Vangelo di permeare anche le attività di natura economica e finanziaria» e per raggiungere una completa e riconosciuta trasparenza nel suo operato.
– Con il Motu Proprio dell’11 luglio 2013 si è provveduto a delineare la giurisdizione degli organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano in materia penale.
– Con il Chirografo del 18 luglio 2013 si è istituita la COSEA (Pontificia commissione referente di studio e di ind
– Con il Motu Proprio dell’8 agosto 2013 è stato istituito il Comitato di Sicurezza Finanziaria della Santa Sede, per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio, del finanziamento del terrorismo e della proliferazione di armi di distruzione di massa. Il tutto per portare lo IOR e tutto il sistema economico vaticano all’adottamento regolare e all’adempimento completo, con impegno e diligenza, di tutte le leggi standard internazionali sulla trasparenza finanziaria.

– Con il Motu Proprio del 15 novembre 2013 è stata consolidata l’Autorità di Informazione Finanziaria (A.I.F.)[36], istituita da Benedetto XVI con Motu Proprio del 30 dicembre 2010 per la prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario.
– Con il Motu Proprio del 24 febbraio 2014 (Fidelis dispensator et prudens) sono state erette la Segreteria per l’Economia e il Consiglio per l’Economia, in sostituzione del Consiglio dei 15 Cardinali, con il compito di armonizzare le politiche di controllo riguardo alla gestione economica della Santa Sede e della Città del Vaticano.
– Con lo stesso Motu proprio (Fidelis dispensator et prudens) del 24 febbraio 2014 è stato eretto l’Ufficio del Revisore Generale (URG), quale nuovo ente della Santa Sede incaricato di compiere la revisione (audit) dei Dicasteri della Curia Romana, delle istituzioni collegate alla Santa Sede – o che fanno riferimento ad essa – e delle amministrazioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
– Con Chirografo del 22 marzo 2014 è stata istituita la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori per «promuovere la tutela della dignità dei minori e degli adulti vulnerabili, attraverso le forme e le modalità, consone alla natura della Chiesa, che si ritengano più opportune».
– Con il Motu Proprio dell’8 luglio 2014 è stata trasferita la Sezione Ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica alla Segreteria per l’Economia.
– Il 22 febbraio 2015 sono stati approvati gli Statuti dei nuovi Organismi Economici.
– Con il Motu Proprio del 27 giugno 2015 è stata eretta la Segreteria per la Comunicazione con il compito di «rispondere all’attuale contesto comunicativo, caratterizzato dalla presenza e dallo sviluppo dei media digitali, dai fattori della convergenza e dell’interattività» e anche di ristrutturare complessivamente, attraverso un processo di riorganizzazione e di accorpamento di «tutte le realtà che, in diversi modi, fino ad oggi, si sono occupate della comunicazione», al fine di «rispondere sempre meglio alle esigenze della missione della Chiesa».
– Il 6 settembre 2016 è stato promulgato lo Statuto della Segreteria per la Comunicazione, entrato in vigore lo scorso ottobre
– Con i due Motu Proprio del 15 agosto 2015 si è provveduto alla riforma del processo canonico ‎per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio: ‎Mitis et misericors Iesus, nel Codice dei ‎Canoni delle Chiese Orientali; Mitis Iudex Dominus Iesus, nel Codice di ‎Diritto Canonico ‎
– Con il Motu Proprio del 4 giugno ‎‎2016 (Come una madre amorevole) si è voluto prevenire alla negligenza dei Vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare ‎relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori e adulti vulnerabili.‎
– Con il Motu Proprio del 4 luglio 2016 (I beni temporali), seguendo come regola di massima importanza che gli organismi di vigilanza siano separati da quelli vigilati, sono stati meglio delineati i rispettivi ambiti di competenza della Segreteria per l’Economia e dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.
– Con il Motu Proprio del 15 agosto 2016 (Sedula Mater) è stato costituito il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, richiamando anzitutto la finalità pastorale generale del ministero petrino: «Ci adoperiamo prontamente a disporre ogni cosa perché le ricchezze di Cristo Gesù si riversino appropriatamente e con profusione tra i fedeli».
– Con il Motu Proprio del 17 agosto 2016 (Humanam progressionem) è stato costituito il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, affinché lo sviluppo si attui «mediante la cura per i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato». In questo Dicastero confluiranno, dal 1°gennaio 2017, quattro Pontifici Consigli: Giustizia e Pace, Cor Unum, Pastorale dei migranti e Operatori sanitari. Mi occuperò direttamente ad tempus della sezione per la pastorale dei migranti e rifugiati di tale nuovo Dicastero.
– Il 18 ottobre 2016 è stato approvato lo Statuto della Pontificia Accademia per la Vita‎.
Questo nostro incontro è iniziato parlando del significato del Natale come capovolgimento dei nostri criteri umani per evidenziare che il cuore e il centro della riforma è Cristo (Cristocentrismo).

Vorrei concludere semplicemente con una parola e con una preghiera. La parola è quella di ribadire che il Natale è la festa dell’umiltà amante di Dio. Per la preghiera, ho scelto l’invocazione natalizia di Padre Matta el Meskin (monaco contemporaneo), che rivolgendosi al Signore Gesù, nato a Betlemme, così si esprime: «Se per noi l’esperienza dell’infanzia è cosa difficile, per te non lo è, Figlio di Dio. Se inciampiamo sulla via che porta alla comunione con te secondo questa piccola statura, tu sei capace di togliere tutti gli ostacoli che ci impediscono di fare questo. Sappiamo che non avrai pace finché non ci troverai secondo la tua somiglianza e con questa statura. Permettici oggi, Figlio di Dio, di avvicinarci al tuo cuore. Donaci di non crederci grandi nelle nostre esperienze. Donaci, invece, di diventare piccoli come te affinché possiamo esserti vicini e ricevere da te umiltà e mitezza in abbondanza. Non ci privare della tua rivelazione, l’epifania della tua infanzia nei nostri cuori, affinché con essa possiamo curare ogni orgoglio e ogni arroganza. Abbiamo estremo bisogno […] che tu riveli in noi la tua semplicità avvicinando noi, anzi la Chiesa e il mondo tutto, a te. Il mondo è stanco e sfinito perché fa a gara a chi è il più grande. C’è una concorrenza spietata tra governi, tra Chiese, tra popoli, all’interno delle famiglie, tra una parrocchia e un’altra: chi è il più grande tra di noi? Il mondo è piagato da ferite dolorose perché il suo grande morbo è: chi è il più grande? Ma oggi abbiamo trovato in te il nostro unico medicamento, Figlio di Dio. Noi e il mondo tutto non troveremo né salvezza né pace, se non torniamo a incontrarti di nuovo nella mangiatoia di Betlemme. Amen».
Grazie, e vi auguro un santo Natale e un felice anno nuovo 2017!
Quando, due anni fa, ho parlato delle malattie, uno di voi è venuto a dirmi: “Dove devo andare, in farmacia o a confessarmi?” – “Mah, tutt’e due”, ho detto io. E quando ho salutato il Cardinale Brandmüller, lui mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: “Acquaviva!”. Io, al momento, non ho capito, ma poi, pensando, pensando, ho ricordato che Acquaviva, terzo generale della Compagnia di Gesù, aveva scritto un libro che noi studenti leggevamo in latino, i padri spirituali ce lo facevano leggere, si chiamava così: Industriae pro Superioribus ejusdem Societatis ad curandos animae morbos, cioè le malattie dell’anima. Tre mesi fa è uscita una edizione molto buona in italiano, fatta dal padre Giuliano Raffo, morto recentemente; con un buon prologo che indica come si deve leggere, e anche una buona introduzione. Non è un’edizione critica, ma la traduzione è bellissima, ben fatta e credo che possa aiutare. Come dono di Natale, mi piacerebbe offrirlo ad ognuno di voi. Grazie”.




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