Calcio – Serie A – Sedicesima giornata

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Calcio – Serie A – Sedicesima giornata

L’ultima giornata di Serie A ci ha lasciato alcune certezze: la Juventus rimane la padrone di questo campionato che deve temere più se stessa che gli avversari, la vittoria della Roma nel derby ci ha lasciato veleni e polemiche di cui non sentivamo proprio il bisogno, l’Inter con undici punti di distacco dalla zona Champions molto probabilmente deve dire addio a sogni ed ambizioni e in ultimo le principali sorprese del campionato, Atalanta e Torino, vedono ridimensionate le proprie ambizioni.
Cominciamo sempre dalla capolista. La Juventus ha dimostrato per l’ennesima volta che se scende in campo determinata, con la giusta concentrazione e con una formazione ordinata in campo difficilmente lascia punti per strada. L’Atalanta si è presentata alla Stadium con tanto entusiasmo e tante sicurezze e nonostante in larghi tratti della partita abbia giocato quasi alla pari con i bianconeri, mai si è avuta la sensazione che potesse strappare un risultato positivo. Il 4-3-1-2 con cui Allegri ha schierato la squadra è sembrato l’abito giusto per i giocatori in campo. Pjanic è sembrato finalmente a suo agio nel centrocampo juventino fornendo la migliore prestazione da quando veste la casacca bianconera. La “strana coppia” Mandzukic Higuain non è certamente ben assortita, ma comincia a conoscersi e i movimenti dei due paiono finalmente armonici e in sintonia con il resto della squadra. In più la difesa a quattro è la scelta giusta per il momento visto le assenza di Barzagli e Bonucci e la precaria condizioni di Chiellini non consentono lo schieramento, con Rugani che finalmente comincia a confermare tutto il bene di cui si è detto di lui. La buona prova è stata ripetuta anche mercoledì in Champions contro la Dinamo, in una partita che non contava molto e poteva dar luogo a cali di tensione, visto anche il discreto numero di cambi che Allegri ha fatto.
Ora domenica pomeriggio alle 15 La Juventus si troverà di fronte un’altra prova complicata e insidiosa dovendo andare all’Olimpico di Torino per un derby equilibrato come mai era accaduto negli ultimi anni. Inutile dire che le differenze in campo sono sempre rilevanti, ma il Toro di quest’anno è squadra tosta, determinata, dall’attacco pericoloso e desideroso di rifarsi dalla batosta contro la Sampdoria forse dovuta alla troppo attesa di questo derby. Tutto fa pensare che il mister livornese confermerà modulo e interpreti visti contro la Dea. Ma quel che conta principalmente sarà l’atteggiamento con cui i bianconeri affronteranno il derby, se sarà lo stesso visto nelle due ultime uscite difficilmente il Torino riuscirà ad uscirne con un risultato utile. Personalmente pensiamo che a livello di individualità il Torino sia ben più forte di un Atalanta che fa del gioco e della velocità il suo punto di forza, mentre i granata posseggono individualità di tutto rispetto, su tutti Ljajic e Belotti, che singolarmente possono impensierire la vecchia signora. Come detto il 4-3-1-2 sarà l’atteggiamento di partenza dei bianconeri e quasi sicuramente saranno gli stessi undici titolari di domenica scorsa ad iniziare la contesa. Dybala è tornato abile e arruolato, ma pensiamo che Allegri non lo rischi dal primo minuto. Sturaro è uno dei pochi nel centrocampo juventino ad avere gamba e corsa e per questo si fa preferire ai vari Lemina ed Hernanes. Pjanic è chiamato finalmente a dare continuità alle sue prestazione, anche se questa caratteristica non è mai stata nelle corde del bosniaco, mentre il rientro di Marchisio è stato quel toccasana che tutti si auspicavano.
Il derby di Torino ha sempre avuto la peculiarità di essere un derby un po’ “zoppo” dal visto del tifo a differenza degli altri derby italiani. Infatti i tifosi bianconeri sentono più partite con squadre come Milan Inter e Roma, che il derby con il Torino, visto un po’ con snobismo e come il cugino povero. Mentre invece per i tifosi granata è la partita della stagione, un po’ come per tante squadre italiane, è la partita in cui i propri giocatori debbono dare tutto in campo e se è possibile anche di più. Forse anche per questa attitudine che hanno molte squadre italiane di dare tutto contro la Juventus, che i bianconeri e i suoi tifosi vedono il derby come una partita come le altre, complicata e difficile quanto si vuole, ma sempre come una delle tante partite della stagione. Questo fa ancor più arroventare l’ambiente granata alla vigilia di un derby, ed anche per questo che i tifosi si recheranno in massa all’Olimpico per incitare i propri giocatori, facile prevedere il tutto esaurito. Mister Mihajlovic non dovrebbe avere dubbi a schierare gli undici titolarissimi nel classico 4-3-3 che contraddistingue il Torino da inizio stagione, ma soprattutto vorrà vedere una prova di orgoglio e si affiderà a quel “Cuore Toro” che è tanto caro ai tifosi granata. Sicuro il tridente Belotti Iago Ljajic, mentre Valdifiori si schiererà nel cuore del centrocampo con ai suoi lati Benassi e Baselli. Tra i pali confermatissimo Hart, che dopo alcuni tentennamenti sta dimostrando tutto il suo valore, davanti a lui la classica difesa a quattro con da destra a sinistra Barreca Rossettini Castan e Zappacosta. Interessanti i duelli tra Belotti e Rugani e tra Valdifiori e Marchisio, vedremo come i due giovani Benassi e Baselli si comporteranno davanti a due mostri sacri come Khedira e Pjanic, e interessante sarà capire anche come la difesa granata resisterà agli attacchi della coppia Higuain Mandzukic.
Difficile che il derby di Torino lascerà i veleni e gli asti che il derby di Roma ci ha regalato. Ora non stiamo qui a discutere se è stato peggiore quello che ha detto Lulic nel post partita o i gesti di Strootman dopo il suo gol, né tantomeno i commenti sulla squalifica di due giornate dell’olandese, poi revocata dalla corte d’appello federale, che si sono letti e scritti anche da parte di dirigenti giallorossi, ma quello che vorremmo stigmatizzare in maniera pesante è il clima che si crea ogni volta che c’è un derby di Roma senza distinzioni di colori e di appartenenza calcistica, clima che si trascina per settimane. Esasperare in questo modo i toni di una partita ci pare una vera e proprio esagerazione, neanche la finale di un Mondiale o di una Champions viene amplificata come il derby della capitale e le motivazioni razionali sfuggono ai più soprattutto a chi è fuori dalla capitale. Comunque il campo ci ha lasciato una Roma vittoriosa, più per gli erroracci di Wallace e di Marchetti, che per una vera e proprio supremazia. La Roma ha sì fatto la partita con una Lazio più attendista, ma alla fine anche sul campo hanno vinto il nervosismo e la paura di sbagliare, cha hanno castigato i bianco celesti, e favorito i giallorossi da squadra più esperta e cinica che è. La Roma ha così superato il primo scontro di un trittico di sfide che culminerà la prossima giornata con la sfida alla Stadium. Lunedì sera all’olimpico la compagine di Mister Spalletti chiederà strada a quel Milan che la appaia al secondo posto a meno quattro dalla Juventus, ma che scenderà in campo con le stesse ambizioni dei giallorossi.
Il canovaccio tattico della partita vedrà sicuramente una Roma che tenterà di fare la partita e un Milan che aspetterà pronto a colpire in velocità e negli spazi che troverà a sua disposizione. Strootman ci sarà e questo consentirà a Spalletti di confermare il 4-2-3-1 con Nainggolan nei tre dietro a Dzeko, e con l’olandese accanto a De Rossi. Potrebbe essere finalmente giunto il momento di El Shaarawy proprio contro la sua ex squadra, per sostituire Salah, ma forse Peres garantirebbe più protezione sulle fasce che sono la zona in cui agiscono gli elementi più pericolosi dei rossoneri, confermatissimo Perotti uno dei veri insostituibili di questa squadra. I quattro di difesa verranno confermati dopo il derby, soprattutto quell’Emerson difeso a spada tratta da Spalletti nel post partita con la Lazio. Spalletti sarà sicuramente molto attento a non lasciare quegli spazi in cui il Milan potrebbe infilarsi e far male, e qui la Roma dovrà come sempre evitare i suoi black out difensivi e i suoi cali di concentrazione che finora gli sono costati diversi punti e dovrò sfoggiare una prestazione di livello e di qualità, perché il Milan visto finora non è squadra che ruba gli occhi, ma è squadra cinica e capace di sfruttare le poche occasioni che gli capitano, come la partita con la Juventus ha dimostrato.
Milan che si presenterà col classico 4-3-3 con qualche dubbio sugli interpreti, più che altro legato alle condizioni fisiche di alcuni dei elementi. La Padula parte ancora avvantaggiato su Bacca, non solo per le condizioni precarie del colombiano, ma soprattutto per il suo momento negativo in zona gol e per il fatto di essere sempre più avulso da tutto il contesto rossonero, squadra mister e società. Lo staff rossonero sta facendo invece di tutto per avere in campo Bonaventura, vera anima e cuore di questa squadra. La sua duttilità tattica lo fa diventerà una degli elementi più preziosi nelle mani di Montella, e se la condizione sarà appena accettabile siamo sicuri che il jolly rossonero scenderà in campo. Monella che da quando è andato via di Roma non ha mai vinto contro i giallorossi, schiererà una difesa a quattro con De Sciglio Abate sulle fasce Romagnoli, ex molto atteso, e Paletta al centro. Locatelli al centro della mediana vedremo chi lo affiancherà; di Bonaventura abbiamo detto e con Kucka squalificato per ora sarebbero Pasalic e Sosa ad affiancarlo. Tridente con La Padula Niang, in cerca di riscatto dopo il rigore sbagliato di domenica e Suso, la vera arma in più della stagione rossonera. Lo spagnolo è la vera è propria sorpresa della stagione milanista. Da oggetto misterioso è diventato uno dei giocatori più incisivi e determinanti di tutta la Serie A ed è il vero pericolo numero uno per la Roma.
La Lazio cercherà una rivincita questa sera a Genova affrontando una Sampdoria che attraversa un ottimo momento sia di gioco che di risultati. Le scorie del match con la Roma non sono state certamente eliminate, anzi saranno lo scoglio maggiore da superare per uscire da Marassi con un risultato positivo. Inzaghi in conferenza stampa si è ancora soffermato a lungo sul derby, assumendosi le colpe assieme alla squadre, ma allo stesso tempo accusando l’arbitro Banti di aver pesante indirizzato il match. A mio avviso questo non sarà di molto aiuto nel superare la sconfitta nella stracittadina, l’arbitro ha sì commesso errori, ma non determinanti nel risultato, mentre lo sono risultati ben di più gli errori dei suoi giocatori. Ora la Lazio si trova di fronte ad un bivio fondamentale per la sua stagione, perché una nuova sconfitta significherebbe vanificare tutto il bene fatto finora, abbassando le ambizioni di classifica e le speranze in un Europa che conta. Dall’altro canto una vittoria ridimensionerebbe ad un semplice incidente di percorso la sconfitta con la Roma e lascerebbe sostanzialmente inalterate le speranze, soprattutto se gli “odiati cugini” batteranno il Milan in una sorta di restituzione di favori. Inzaghi dovrebbe confermare quasi tutti gli undici titolari del derby, anche perché un eventuale esclusione di qualcuno, su tutti Wallace e Marchetti autori degli errori più grossolani, significherebbe una bocciatura sonora che ne comprometterebbe l’intera stagione. Quindi l’unico dubbio nel 4-3-3 biancoceleste rimane il ballottaggio tra Lulic e Savic che spesso contraddistingue i prepartita della Lazio. Ma attenzione a De Vrij, quanto è mancata la sua sicurezza nel derby, che sembra ristabilito e scalpita per un posto da titolare dal primo minuto. La Sampdoria di Giampaolo viene da cinque risultati utili consecutivi, se si considera la Coppa Italia, che stanno a significare una tranquilla classifica, ma anche una solidità di gioco trovata, dopo un periodo veramente difficile. In cui Giampaolo ha rischiato seriamente la panchina. Si va verso il solito 4-3-1-2 con la coppia d’attacco titolare Muriel Quagliarella confermata e il portoghese Bruno Fernándes alle loro spalle. Ci sarà ancora Puggioni in porta a sostituire Viviano infortunato mentre il giovanissimo Pereira presiederà ancora la fascia destra.
Il Napoli rimane la grande convalescente del nostro campionato, ma le ultime due ottime prove con l’Inter in campionato e con il Benfica in Champions, ne hanno risollevato spirito e classifica, e la trasferta di Cagliari domenica alle 12.30 sembra fatta apposta per continuare su questa scia. Nell’attesa del rientro di Milik, Sarri sembra aver definitivo virato per il cosiddetto tridente leggero con Insigne Mertens e Callejon titolare, e un Gabbiadini che troverà spazio nei finali di partita e negli incontri meno importanti. Altra certezza sembra essere la titolarità di Diawara e Zielinski che nel corso delle partite hanno sostituito quasi in pianta stabile i due titolari di inizio stagione, ovvero Jorginho e Allan. Domenica però visto i precedenti impegni molto dispendiosi dal punto di vista psicofisico, si prospetterebbe un certo turn over, per cui prevedere gli undici titolari diventa arduo, ma visto l’atteggiamento della squadra nelle ultime partite, chiunque scenderà in campo saprà dare il massimo. Il Cagliari, sempre alle prese con le sue difficoltà difensive, si fa forte delle discrete prestazione interne in stagione e di una classifica abbastanza in linea con le aspettative di stagione, ricordandoci sempre che stiamo parlando di una neo promossa. Rastelli molto probabilmente se la giocherà a viso aperto com’è nella sua filosofia, anche aiutato dal rientro di Farias nelle ultime partite che gli consente finalmente di avere un tre quartista adatto al suo gioco. Occhio al giovane Barella che sta conquistando sempre più le attenzioni degli addetti ai lavori. 4-3-1-2 probabile con coppia d’attacca Sau Borriello confermati dopo le ultime discrete prove.
Domenica pomeriggio molta curiosità suscita la partita dell’Atalanta che nel suo stadio riceve un Udinese un bel po’ più tranquilla dopo la vittoria sul filo di lana contro il Bologna. Ora che L’Atalanta non è più sotto i riflettori di stampa e social vedremo se avrà ritrovato anche la sicurezza e la spavalderia che sono mancate alle Stadium, pur sempre fornendo una discreta prestazione. Gasperini ritrova Gagliardini dopo la squalifica e blinda tutta la sua squadra sempre adulata da troppe sirene di mercato. 3-4-1-2 sicuramente confermato a meno di sorprese dell’ultima ora. Oltre a Gagliardini fari puntati su Caldara al centro della difesa, Conti sulla fascia destra e Kessie a centrocampo, i giovani più interessanti e al centro di tantissime trattative di mercato. Del Neri sta facendo un buon lavoro a Udine, innanzitutto allontanando i friulani dalle zone più calde della classifica e poi dando un organizzazione alla squadra che prima del suo arrivo era totalmente inesistente. Unico cruccio della formazione friulana è quello di non vedere mai un giocatore italiano in formazione, vera anomalia che purtroppo per ora non sembra possibile sanare.
La sedicesima giornata inizierà oggi pomeriggio alle 18 con lo scontro salvezza Crotone – Pescara. Manca ancora tantissimo alla fine del campionato, ma chi ne uscirà eventualmente sconfitto si troverà già con un piede in Serie B. Domenica pomeriggio completano il palinsesto delle 15 altri due incontri che riguardano la parte bassa della classifica: Bologna – Empoli con i felsinei che dovranno assolutamente vincere sfruttando il fattore casalingo se non vogliono trovarsi impelagati nella lotta salvezza e Palermo – Chievo con i clivensi che a quota 19 si sentono un po’ più tranquilli, ma che troveranno un Palermo affamato di punti che si aggrappa al nuovo Mister Corini, per trovare quei punti necessari alla risalita. Domenica sera un interessante Inter – Genoa sarà il posticipo serale con Pioli alle prese con una squadra in grossa difficoltà, abbandonata anche dai tifosi nella gara di Europa League, con il dubbio Candreva e con la seria possibilità di un altro cambio modulo; si pensa di passare al 3-4-3. Lunedì alle 19 prima di Roma – Milan si giocherà Fiorentina – Sassuolo, entrambe reduci dall’impegno europeo. Fiorentina che piano piano sta risalendo la classifica e appare favorita, Sassuolo vincitore domenica contro l’Empoli, ma che sembra ancora vivere un momento complicato.

Pierfrancesco Bonanno




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