I vescovi francesi coesi contro l’aborto

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I vescovi francesi coesi contro l’aborto.

Non usa mezzi termini il presidente della Conferenza Episcopale Francese. Nella lettera-appello che ha rivolto il 22 Novembre ad Hollande, mons. Georges Pontier, che è anche Arcivescovo di Marsiglia, definisce una «questione che mi preoccupa» quello che sta accadendo nella ormai sempre più secolarizzata Francia. Che il governo di Hollande non fosse certo espressione delle istanze pro-life si era già compreso, ma quello che si profila all’orizzonte appare davvero pericoloso per la libertà di espressione e per la libertà in generale.

Il caso, ben spiegato nella missiva, è serio: il 12 Ottobre scorso è stata depositata una proposta di legge «relativa all’estensione del reato di ostacolo all’interruzione volontaria di gravidanza». Se fosse approvata, finirebbero condannati quei siti che su internet svolgono un’azione in favore della vita nascente. L’accusa rivolta a coloro che operano su internet con questa specifica missione sarebbe quella di «indurre deliberatamente in errore, intimidire e/o esercitare pressioni psicologiche o morali per dissuadere dal ricorso all’IVG». Fa notare Mons. Pontier che il governo francese, l’’8 Novembre, ha deciso di accelerare i tempi per esaminare questa proposta di legge.

Come si può comprendere facilmente, siamo alle soglie di un pesantissimo colpo di mano per zittire tutte le voci che si adoperano per contrastare la cultura abortista. Sembra quasi una follia, in una contemporaneità in cui si lotta alacremente per il rispetto delle libertà e dei diritti altrui (veri o presunti). Eppure anche questa occasione – come l’uscita recente di Monica Cirinnà che voleva eliminare l’obiezione di coscienza («Ora non ci sono più scuse, basta medici obiettori. Deve essere garantito sempre e ovunque il diritto delle donne ad #aborto, libera scelta dolorosissima», ha scritto su un social network) – è perfettamente in linea con la cultura di sopraffazione di tutti i pensieri che non si allineano al diktat contemporaneo. Nel caso dell’aborto si arriva anche al paradosso. Con l’intenzione di tutelare la salute fisica e psicologica delle donne, non si considera (o si finge di non considerare) che una donna incinta è diventata un tutt’uno con l’altra persona che vive in lei – lo dice anche la scienza quando parla delle cellule staminali – e soppressa la vita nascente, viene ferita gravemente nell’animo anche la donna, persino quando non ha consapevolezza di quello che ha fatto.

Tornando al caso francese, mons. Pontier scrive: «L’aborto, piaccia o no, rimane un atto pesante e grave, che interroga profondamente la coscienza. In situazioni difficili, molte donne sono esitanti se tenere o no il bambino che stanno portando in grembo. Sentono il bisogno di parlare, di chiedere consiglio. Alcune, a volte molto giovani, sperimentano un autentico disagio esistenziale davanti a questa scelta drammatica», che avrà ripercussioni nella loro vita. Ricorda poi il Presidente dei Vescovi Francesi come a poco a poco questo disagio, prima considerato, sia ora diventato legalmente inesprimibile: addirittura è stato soppresso, lo scorso gennaio, anche il periodo di riflessione di una settimana in cui le donne potevano decidere se abortire o meno. “Detto altrimenti – scrive – le donne non trovano più il sostegno ufficiale» a quella questione di coscienza che è rappresentata dal tenere o meno il bambino.

Ma qual è il lavoro svolto da questi siti? Mons. Pontier preme sull’importanza del loro ruolo, perché mancando luoghi d’ascolto reali, sono questi siti che raccolgono il disagio delle donne in difficoltà, sia quando hanno già abortito che quando sono in procinto di farlo. Inoltre l’arcivescovo di Marsiglia evidenzia che questi siti sono “spazio di libertà”, tanto è vero che alcune donne decidono di tenere il bambino, altre no. Ma – sottolinea – il successo di questi luoghi virtuali di sostegno alle donne «dimostra che soddisfano un’aspettativa». Poi mons. Pontier mette in rillievo il punto caldo, quello che, in fondo, viene contestato a questi siti: «Essi dovrebbero adottare immediatamente una posizione favorevole sull’aborto. Tuttavia, un argomento così grave non può essere rinchiuso in posizioni militanti». Mons. Pontier è chiaro: «Questa proposta di legge mette in discussione i fondamenti della nostra libertà e soprattutto della libertà di espressione che non può essere a più velocità secondo i soggetti. Bisognerà necessariamente escludere qualsiasi alternativa all’aborto per essere considerato un cittadino onesto? Può il minimo incoraggiamento a tenere il proprio bambino essere qualificato senza l’eccesso di “pressione psicologica e morale”?». Sono domande legittime che il Presidente della Conferenza Episcopale Francese pone ad Hollande e, attraverso di lui, al governo e alla società francese.

Ma quali sono i rischi dell’introduzione di questo reato? Non pochi. Il primo rischio – fa notare mons. Pontier – è quello di rendere l’aborto meno volontario, quindi meno libero. Senza contare il precedente grave di limitare la libertà di espressione su internet, anche perché tocca temi che riguardano la libertà di coscienza. Il vescovo di Marsiglia definisce questa proposta di legge «una gravissima violazione dei principi della democrazia». La richiesta di Pontier è quella di non forzare i tempi legislativi perché un simile tema, come era già accaduto per il fine vita, merita un dibattito parlamentare e pubblico.

La Francia laica appare sempre più orientata verso l’aborto. Da poco il Consiglio di Stato Francese aveva confermato la censura dello spot “Cara futura mamma” in tv: i bambini e i ragazzi down, in Francia, non potranno più spiegare alle future mamme che avere un figlio down non è così insostenibile. La censura è spiegata sempre in funzione della tutela di quelle donne che hanno scelto di non portare avanti la gravidanza. Strano paese la Francia: se da un lato – secondo dati recenti – è ai primissimi posti per le nascite grazie a buone politiche familiari (a differenza dell’Italia), dall’altro lato appare sempre più decisa – da un punto di vista del governo, per lo meno – a risolvere i dubbi sull’aborto in un unico senso: quello della soppressione della vita. L’attacco alla coscienza è parte di questa strategia funzionale all’aborto.

Se la coscienza, infatti, è l’unico baluardo per fermare la strage degli innocenti, i moderni stati laici – a colpi di sentenze e di leggi – hanno decretato che l’unica possibilità di vincere la battaglia ideologica è quella di mettere a tacere, a tutti i costi, le esitazioni e il disagio che vivono le coscienze delle future madri. Dalle invenzioni di una neolingua alla censura, dalla soppressione di tempi di riflessione alla chiusura di siti, l’imperativo è quello di occultare le conseguenze psicologiche e morali dell’aborto. Eppure, proprio questa battaglia senza esclusione di colpi mostra ampiamente le crepe dell’ideologia abortista: più si tenta di sopprimere la voce della coscienza, più si mette in evidenza che l’aborto non è e non sarà mai – come si vuole dimostrare – una semplice rimozione di un grumo di cellule. L’accanimento laicista con cui si vuole contrastare duramente la cultura della vita è la migliore dimostrazione di come il richiamo di questa sia talmente forte, nell’animo di una donna, da poter essere sopraffatto soltanto con la forza della legge o di una censura. Evidentemente, gli argomenti razionali a favore dell’aborto hanno mostrato tutta la loro debolezza e, in definitiva, la loro fallibilità.

Quello che accade oltralpe non ci è indifferente. Con lo spirare di simili “venti ideologici” anche da noi le attività in favore della vita potrebbero prima o poi subire una censura, più o meno pesante. Ci si augura, perciò, che il governo francese possa fare marcia indietro e che la lettera dell’Arcivescovo di Marsiglia possa creare un dibattito nel paese tale che – alla fine – si giunga a tutelare quanti si adoperano per aiutare la vita nascente. Se in Francia è una questione di coscienza, da noi simili proposte sarebbero anche una questione di sopravvivenza: il drammatico calo delle nascite, che sembra non conoscere requie, dice che l’Italia ha estremamente bisogno di lasciar vivere i bambini, non di sopprimerli; di incoraggiare in tutti i modi la vita, non di frenarla. Questo non lo dicono (solo) i sostenitori della vita nascente: lo dicono le statistiche. Si creda almeno a queste.

Claudia Cirami

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