Tra toni duri, attacchi frontali e la mancanza di saluto (almeno l’educazione dovrebbe primeggiare anche tra personaggi incompatibili) si è svolto il terzo e ultimo dibattito tra i due principali candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Hillary Clinton e Donald Trump
Il dibattito di stanotte ha offerto notevoli spunti ed avrà strascichi nei restanti 20 giorni di campagna elettorale: la sensazione è che i media, i politici, gli economisti e le lobby abbiano già deciso che la vittoria arriderà ad Ilary Clinton la presidente che aiuterà ad abortire sino al nono mese, che seguirà una politica estera imperialista ed espansionista e che ci porterà ad una nuova guerra fredda e ad un passo dal terzo conflitto nucleare, constatati i pessimi rapporti con la Russia e soprattutto con Putin, l’unico che appare in grado di offrire i valori più importanti ad un mondo devastato dai personalismi, dall’egoismo e dalle lobby spesso piccole, ricche e dannose.
Ma andiamo ad analizzare il dibattito: il confronto è stato avviato parlando delle proposte di legge sul controllo delle armi e delle prossime nomine dei giudici della Corte Suprema (a causa dell’età avanzata di alcuni membri della Corte, il nuovo presidente potrebbe nominarne due o perfino tre). Clinton ha risposto cercando di rassicurare i Repubblicani moderati: ha detto per esempio che il diritto di portare un’arma non è in contraddizione con leggi più severe sul loro utilizzo. Inenarrabile la presa di posizione della candidata repubblicana sull’aborto: la Clinton ha detto in maniera netta che nessun governo dovrebbe intromettersi nella decisione di una donna su come gestire una gravidanza. Trump ha mantenuto la sua posizione contraria all’aborto sostenendo che fare abortire una donna nelle ultime fasi di una gravidanza «non va bene».
La prima domanda che ha davvero scaldato il dibattito è stata quella sulla recente diffusione di materiale rubato alla campagna Clinton da parte di Wikileaks. Wallace ha chiesto conto a Clinton di una frase di un suo discorso privato e diffuso da Wikileaks in cui dice che desidera un mondo «senza confini». Clinton ha precisato che in quel passaggio si riferiva al mercato energetico, e ha attaccato Trump accusandolo di avere legami politici e commerciali con la Russia, che in questa campagna elettorale è stata accusata di aver ordinato diversi attacchi informatici contro Clinton e il partito Democratico. Trump ha evidenziato di non conoscere personalmente il presidente russo Vladimir Putin evidenziando che lui avrebbe di certo dei rapporti migliori di quelli che riuscirebbe a ottenere Clinton. «Beh, perché [Putin] come presidente [degli Stati Uniti] preferirebbe un fantoccio», gli ha risposto la Clinton.
Quindi Trump ha chiesto direttamente alla Clinton perché nella sua decennale carriera politica non ha attuato le misure che propone oggi. Trump ha attaccato la democratica sostenendo che per lungo tempo è stata coinvolta nelle decisioni più importanti prese per il paese, che però si sono rivelate sbagliate. La Clinton ha cercato di ribaltare l’attacco di Trump paragonando le sue esperienze passate con quelle di Trump: quando lei faceva la volontaria in una ONG a favore dei bambini afroamericani, lui affrontava una causa per discriminazione; quando lei sedeva in Senato, lui era impegnato in un reality show.
Quindi sono venuti i nodi al pettine: ecco le accuse di molestie contro Trump da parte di una decina di donne, quasi tutte avanzate dopo la diffusione del video del 2005 in cui il candidato Repubblicano dice cose sessiste e si vanta di molestare le donne. Trump non si è perso d’animo negando tutte le accuse, sostenendo persino che non si è nemmeno scusato con sua moglie a riguardo, perché non c’è niente di cui scusarsi.
La Clinton ha incalzato il suo avversario: «Trump pensa che umiliare le donne lo renda più forte. Prende di mira la loro dignità, la loro autostima: e non penso che al mondo esista una donna che non sa cosa si provi in questi casi».
A una domanda del moderatore (Wallace) sulle sue affermazioni che le prossime elezioni saranno “truccate”, Trump ha risposto che i media stanno cercando di distruggere la sua candidatura e che la Clinton non doveva ricevere il permesso di candidarsi a presidente per via di un’imprecisata condanna «per un crimine molto molto grave». Poi Trump ha detto che non sa ancora se accetterà il risultato delle elezioni, facendo intuire che in caso di sconfitta potrebbe non riconoscere la vittoria della sua avversaria. “ Si preannunciano irregolarità nel voto. Vi saranno persone inesistenti tra i votanti” ha specificato il candidato repubblicano.
Rispondendo alle domande sulla politica estera e soprattutto sul Medio Oriente, Trump ha alluso al fatto che sostanzialmente l’attacco di varie forze internazionali per liberare la città irachena di Mosul dall’ISIS è iniziato in questi giorni per fare apparire la Clinton più forte, che la situazione gravissima di Aleppo è stata causata direttamente da Clinton e che molti siriani che vogliono entrare negli Stati Uniti «sono allineati con l’ISIS». Trump ha inseguito aggiunto di non essere d’accordo con Ronald Reagan sugli accordi internazionali di libero scambio.
Differenze anche sull’immigrazione: Trump: «In platea ci sono questa notte quattro madri che hanno visto i loro figli uccisi da immigrati illegali. E ce ne sono a centinaia in tutto il Paese. E nonostante questo, Hillary è per le frontiere aperte».
Hillary: «Non voglio che le famiglie di stranieri con figli nati in America vengano spezzate a metà, un rischio che grava su 15 milioni di famiglie e su 4 milioni di bambini. Saranno proprio le forze di deportazione che Trump tanto invoca a farlo».
Economia. Trump: «Il suo piano fiscale è un disastro. Raddoppierà le tasse, anche se lo maschera con la promessa di università gratuite».
Hillary: «Non alzerò le tasse a chi guadagna meno di 200 mila dollari, né aumenterò il debito di un solo penny. (…) Con Obama l’America si è infatti incamminata sulla via diametralmente opposta: l’eliminazione del debito».
Trump: «Prometti molto, ma sono solo parole. Perché non l’hai fatto diventare realtà negli anni in cui eri al governo?»
Hillary: «Confrontiamo quello che ho fatto per gli americani negli ultimi anni con quello che hai fatto tu. E lasciamo la scelta ai cittadini».
Idoneità alla presidenza. Trump: «Non ho mai fatto niente a queste donne, non le conosco neppure. È tutta finzione. Quello che non è finzione sono le mail di Hillary Clinton: è questo di cui dovremo parlare, non delle favole che racconta la sua corrotta campagna elettorale».
«La Clinton Foundation è una società criminale. Perché non ridai i soldi agli Stati criminali come l’Arabia Saudita?»
Hillary: «Noi investiamo il 90% dei nostri fondi in progetti per le persone in difficoltà. Abbiamo ad esempio elargito 30 milioni di dollari ad Haiti, colpita dall’uragano. La Trump Foundation ha invece usato il denaro raccolto per comprare un ritratto di Donald Trump di due metri».
Tasse. Hillary: «Gli immigrati illegali pagano più tasse di un miliardario. Questo è preoccupante».
Trump: «Sai cosa avresti dovuto fare? Cambiare le leggi quando eri senatrice dello stato di New York. Non lo hai fatto perché faceva comoda a te e ai tuoi amici di Wall Street. Ma se proprio non ti piace quello che ho fatto, avresti dovuto cambiare la legge allora».
Differenze sostanziali ed attacchi duri con toni poco pacati e spesso offensivi. Lo specchio di una società in cui per ottenere il potere, il denaro, il comando si farebbe qualsiasi cosa.
I sondaggi (pilotati?!) continuano a dare la Clinton vittoriosa perché credibile, perché ha esperienza, perché democratica, perché benvoluta dai colleghi europei, dagli economisti, dai burocrati e dalle lobby. Trump per i media è in difficoltà ma la realtà è un’altra: Trump necessita di convincere i milioni di statunitensi disgustati dalla politica e da quanto fatto dai democratici. Trump necessità di convincere i neri e le donne ai quali si vuole far credere che un presidente come Donald sarebbe un problema per i loro diritti nei democratici Stati Uniti. Ma la democrazia (quale? ma esiste davvero?) della Clinton è quella di far abortire sempre e comunque per emancipare le donne? E’ attaccare la Russia e Putin che stanno avendo la meglio in Siria e soppiantando gli USA nelle simpatie dei cittadini di tutto il mondo (quelli liberi da interessi politici, economici e lobbystici) e di alcuni leader politici emergenti. In un mondo in cui un Orban è dipinto come un pericolo per l’umanità perché contrario ad una Unione Europea allo sbando, chi prova a ‘divergere’ dagli standard di potere è considerato un folle, un pericolo da mettere in cattiva luce e fermare in ogni modo. Trump non è certo irreprensibile ma non è il solo però ha una caratteristica positiva vuole portare una ventata di cambiamento. Valido? Pessimo? Questo non lo sappiamo ma perché non dargli una chance? Perché mettersi nelle mani di una Clinton e dei democratici che hanno mostrato notevoli incapacità nell’ultimo decennio? Gli USA dovrebbero esportare democrazia ma il mondo è in guerra, la crisi economica è evidente ed il terrorismo è fomentato e finanziato da qualcuno. Trump vorrebbe cambiare e la Clinton?
Raffaele Dicembrino