Paolo Borsellino e la liberalizzazione della droga

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Paolo Borsellino e la liberalizzazione della droga. No, la legalizzazione degli stupefacenti non può rappresentare un momento per combattere la mafia. Intanto perché – come mi sembra di aver chiarito – non bisogna stabilire un equazione assoluta tra mafia e traffico di sostanze stupefacenti.

La mafia esisteva ancor prima del traffico delle sostanze stupefacenti e probabilmente, se per miracolo divino questo traffico scomparirà, la mafia continuerà ad esistere ancor dopo. Perché l’essenza della mafia non è il traffico di stupefacenti. Pensate che i primi trafficanti di stupefacenti in Italia non furono i mafiosi: furono i contrabbandieri di tabacchi lavorati esteri, perché, avendo dei canali per importare i tabacchi, li utilizzarono per importare qualcosa che rendeva molto di più, ma prendeva molto meno spazio. Una nave che poteva portare centinaia di casse di tabacchi lavorati esteri, portava facilmente un pacchetto che valeva tanti miliardi di più di tutti quei tabacchi.

Fu in un secondo tempo che la mafia, accortasi dell’importanza del business, cooptò dentro di se questi contrabbandieri. I vari Michele Zaza, NunzioLa Mattina, Spadaro [citati dal relatore che mi ha preceduto] non nascono come mafiosi, nascono come contrabbandieri di sigarette, diventano mafiosi in un secondo momento quando la mafia li coopta, addirittura forse li costringe, ad entrare nell’organizzazione mafiosa, per impossessarsi di questo traffico.

Oggi è vero che il business più importante della mafia è il traffico delle sostanze stupefacenti. E qualcuno ha sostenuto che se noi eliminiamo il traffico clandestino e legalizziamo il consumo di droga abbiamo contemporaneamente levato dalle mani della mafia la possibilità di [avere] questi guadagni illeciti ed essere così potente.

Tuttavia forse non si riflette che la legalizzazione del consumo di droga non eliminerebbe affatto il mercato clandestino, anzi avverrebbe che le categorie più deboli e meno protette sarebbero le prime ad essere investite dal mercato clandestino. Perché non riesco ad immaginarla una qualsiasi forma di legalizzazione che consenta al minore di entrare in farmacia e andarsi a comprare la sua dose di eroina.

Tra l’altro, una legislazione del genere, in Italia, alla luce dei nostri principi costituzionali, non è possibile. È chiaro quindi che ci sarebbe questa fascia di minori che sarebbe immediatamente investita dal residuo traffico clandestino.

Persisterebbe poi un ulteriore traffico clandestino che è quello delle droghe micidiali che lo Stato per la stessa ragione non potrebbe mai liberalizzare – c’è questa famosa droga che si va diffondendo in America che rischia di uccidere anche alla prima assunzione che si chiama crack. È chiaro lo Stato, così come non può liberalizzare l’uso di stricnina, non può liberalizzare il commercio del crack, quindi si incrementeranno queste droghe proibite.

E poi ci sarà un ulteriore parte del mercato clandestino dovuto a tutti coloro che per qualsiasi ragione non vorranno ricorrere al mercato ufficiale, per non essere schedati, per non essere individuati, per ragioni sociali, ecc… e quindi resterebbe una residua fetta di mercato clandestino che diverrebbe ancora più pericolosa perché diretta a coloro che per ragioni di età non posso entrare nel mercato ufficiale – quindi le categorie più deboli e più da proteggere – e verrebbe ad alimentare oggi le droghe più micidiali, quelle che non potrebbero essere vendute in farmacia non fosse altro perché i farmacisti a buon diritto si rifiuterebbero di vendere.

Conseguentemente mi sembra che sia da dilettanti di criminologia quello di pensare che liberalizzando il traffico di droga sparirebbe del tutto il traffico clandestino e si leverebbe queste unghie all’artiglio della mafia.

E inoltre, come vi ho detto, ammesso che per assurda ipotesi questa liberalizzazione – che già procurerebbe danni enormi di altro genere – potesse levare dalle mani questo artiglio dalle unghie della mafia, siccome la mafia non è, e non è soltanto, traffico di sostanze stupefacenti, riconvertirebbe immediatamente la sua attività e pesantemente in altri settori.

Prova ne sia che in realtà oggi noi stiamo vivendo un momento in cui non è diminuito il traffico di sostanze stupefacenti, ma sono diminuiti i proventi provenienti dal traffico. Perché oggi la mafia che prima raffinava e poi vendeva, non raffina più, non fosse altro perché i paesi dell’estremo oriente hanno imparato perfettamente a raffinare. E oggi l’eroina viene importata già raffinata e perfettamente raffinata dalla Thailandia e dagli altri paesi.

Naturalmente la mafia ci ha perso un grosso guadagno, perché prima per ogni lira di morfina di base raffinata, si ricavavano cento lire. Oggi invece oggi l’eroina magari si comprerà a cinquanta e si venderà a cento. Come vedete i guadagni sono notevolmente diminuiti.

E che cosa è avvenuto? È avvenuto che la mafia ha perso di potenza? Quando mai? Si è riversata pesantemente nel campo degli appalti, nel campo dell’edilizia. Quella teoria spaventosa di morti che è avvenuta quest’anno a Gela in Sicilia, città di centomila abitanti, completamente in preda alle organizzazioni mafiose anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, non è avvenuta per fatti di droga.

È avvenuta perché lì la mafia si sta organizzando a spartirsi milleottocentosettantatre miliardi che arriveranno per sovvenzioni pubbliche e da parte di uno Stato così poco credibile da sapere ormai tutti che se le divideranno le organizzazioni mafiose.




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