Sport e Fede possono essere messi a servizio dell’umanità?

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Lo sport e la Fede possono camminare insieme? Può lo sport essere messo al servizio della gente? Con questi interrogativi in Vaticano si prepara per la Prima Conferenza Mondiale su Fede e Sport con esperti di tutto il mondo. Così per cercare di date risposta a questi interrogativi in Vaticano, una commissione preparatoria ha iniziato a lavorare su come gli sport e le comunità di fede possono operare meglio insieme. Gli esperti invitati hanno discusso sul tema “Sport e Fede a servizio dell’umanità”.
Il cardinale Gianfranco Ravasi ha convocato il gruppo di lavoro al fine di contribuire allo sviluppo di un approccio culturale e pastorale degli sport e di preparare un importante convegno internazionale sul tema “Fede, Cultura e Sport”. Ravasi ha aperto l’incontro delineando quattro aspetti culturali dello sport: il corpo, l’educazione, l’etica e il gioco, introducendo una conversazione di due giorni che ha coinvolto teologi, atleti professionisti, professori universitari, dirigenti di federazioni sportive nazionali e internazionali, uomini d’affari, amministratori e altre parti interessate.
Il tema principale di tutta la conferenza è stata la domanda su cosa possono fare insieme la fede e lo sport per il miglioramento dell’umanità. Alcune risposte si sono concentrate sul servizio che può essere dato a più poveri e vulnerabili, la promozione della tolleranza, l’abbattimento delle barriere razziali e di genere, l’efficace promozione dell’inclusione, portare gioia alla gente di tutto il mondo.
Alcuni altri temi centrali o rilevanti sono stati: la gratuità e la partecipazione; il ruolo dell’allenatore, che è visto da molti come una figura di educatore estremamente importante nella vita di un atleta; il ruolo dello sport e della fede nella vita dei giovani; il futuro degli sport; il compito della comunità; il servizio; la comprensione interculturale reciproca; i valori.
Saranno Inclusion, involvement, inspiration ‘i tre grandi ‘in’ che indicano le aree tematiche di “Sport at the service of humanity” (Sport al servizio dell’umanità), la prima conferenza mondiale su fede e sport, in programma dal 5 al 7 ottobre in Vaticano per iniziativa del Pontificio Consiglio della cultura.
Ad anticiparlo è monsignor Melchor Sánchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Consiglio e responsabile del Dipartimento sport e cultura all’interno del Dicastero. Un incontro mondiale, spiega, “tra i leader dello sport e i leader religiosi per dialogare e mettere insieme le proprie risorse per fare fronte alle grandi sfide dell’umanità che ovviamente interessano anche il mondo dello sport e le diverse confessioni religiose”. Fede religiosa e sport sono, ancorché in modo diverso, “forze motrici della società globale e possono promuovere valori positivi”, e lo sport “è uno dei grandi linguaggi universali, una sorta di esperanto dell’umanità”.
Nella tre giorni si rifletterà quindi su “come sport e fede insieme possano contribuire a creare società più integrate (inclusion); a promuovere nelle persone coscienza civica e desiderio di impegnarsi per la comunità (involvement); a creare vite a livello personale e comunitario più sane, più integre e più complete (inspiration)”.

Alla cerimonia inaugurale, nel pomeriggio del 5 ottobre, sarà presente Papa Francesco con il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon e il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach.
Sull’argomento vanno rammentate le parole del Cardinale Stanisław Ryłko: il porporato in passato ha presentato alcune visioni errate della pratica sportiva: quella che rappresenta una minaccia per la fede perché invade i tempi della preghiera e dello studio, o quella che si riduce a un’opportunità di conseguire lucro, potere e fama. “Insomma, a essere davvero persuasi che vi sia un collegamento tra sport e spiritualità sono pochi”, ha sottolineato.

Lo sport, ha aggiunto, acquisisce maggior ricchezza quando è illuminato dalla fede: “Ha una intenzionalità educativa; dedica energie e risorse alla formazione degli educatori; valorizza gli aspetti aggregativi; orienta la persona a Dio”.
Il Cardinale ha anche segnalato che alcuni testi del Concilio Vaticano II, così come il magistero degli ultimi Pontefici, si sono riferiti in varie occasioni all’importanza della pratica sportiva per coltivare le virtù umane, rafforzare l’anima e il corpo, vivere l’esigenza fisica e stabilire relazioni fraterne nello sport e nel lavoro di squadra.
Queste linee di orientamento, ha indicato, “sono fondamentali per una pratica sportiva che punti alla formazione della persona sia sotto il profilo della corporeità sia sotto il profilo dell’intelligenza e della coscienza morale religiosa”.
Perché questi aspetti non restino lettera morta, ha sottolineato l’importanza delle associazioni sportive cattoliche e della promozione di un patto educativo tra queste e la famiglia.
Allo stesso modo, ha chiesto che i dirigenti e gli educatori sportivi “siano capaci di elaborare progetti pedagogici mirati a sviluppare le componenti culturali, sociali e morali dello sport, e che abbiano la passione, lo spirito di gratuità, la dedizione necessari per realizzarli”.
Lo sport, ha indicato, può così trasformarsi in uno strumento capace di aiutare a orientare la vita dei giovani, contribuendo a “restituire obiettivi e motivazioni ai tanti giovani che ai nostri giorni vivono, purtroppo, situazioni di solitudine e di disorientamento soprattutto a causa della disgregazione delle famiglie”.
La dimensione comunitaria, la collaborazione, l’amicizia e la solidarietà sono valori che possono essere praticati all’interno dello sport: il gioco di squadra, ad esempio, “può costituire una sorta di tirocinio a ‘essere Chiesa’ anche nello sport”, rappresentando “un antidoto alla deriva individualistica che segna il mondo contemporaneo”.
Si tratta di valori che l’uomo vuole dimenticare, pur essendo creato per l’incontro. “La sua prima relazione è il rapporto con Dio, ed è solo grazie al riconoscimento che Dio esiste che egli può relazionarsi con gli altri”, ha detto il Cardinale.
Anche se non si può parlare di uno “sport cattolico”, ha ricordato, non si può neanche dire che il cristianesimo non abbia nulla da dire al mondo sportivo.
“Le associazioni sportive cattoliche, le parrocchie, gli oratori, gli enti che operano in questo ambito e che sono animati da principi cristiani devono adoperarsi per elaborare una pastorale adatta alle domande degli sportivi e per promuovere uno sport che crei le condizioni di una vita ricca di speranza”.

Raffaele Dicembrino




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