Sono passati più di cinque anni, ma gli assassini del ministro cattolico Shahbaz Bhatti non sono stati assicurati alla giustizia. Nel 2011, Bhatti, noto difensore dei diritti umani in Pakistan, è stato brutalmente assassinato dal gruppo terroristico Tehrik-e-Taliban Pakistan, che con orgoglio ha rivendicato la responsabilità dell’omicidio”: lo dice all’Agenzia Fides l’avvocato cristiano Sardar Mushatq Gill, impegnato nella difesa dei cristiani in Pakistan.
“Dopo l’uccisione di Bhatti – nota l’avvocato – la leadership politica non sta facendo sufficienti passi per chiedere alle autorità di polizia e alla magistratura di portare i suoi assassini alla giustizia. Inoltre nessuno chiede di abrogare la legge sulla blasfemia che continua a incoraggiare violenza di massa, omicidi commessi impunemente e l’emarginazione delle minoranze religiose”.
L’avvocato Gill ricorda che molti altri attivisti e difensori dei diritti umani sono a rischio, soprattutto quanti difendono i casi di persone ingiustamente accusate di blasfemia, “ma lo stato non offre adeguata protezione e sicurezza”. Sebbene il tema sia stato sollevato dalla comunità internazionale, in varie sedi, “gli abusi della legge sulla blasfemia proseguono e l’impunità con cui vengono trattati tali abusi rende la difesa dei diritti umani un’impresa pericolosa in Pakistan”, osserva Gill, ricordando che anche gli attivisti e i legali dell’Ong LEAD, da lui guidata, hanno subito minacce e aggressioni
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