Dal giorno dello storico rendez-vous con la sonda New Horizons della NASA, avvenuto il 14 luglio 2015, il misterioso piccolo pianeta ( Plutone) è stato minuziosamente studiato dal team scientifico della missione che proprio in questa settimana, sulla rivista Science, ha firmato la prima serie di articoli sui risultati sinora conseguiti.
Il pianeta nano ha infatti dimostrato di essere un mondo vitale caratterizzato da un notevole dinamismo geologico, da un’atmosfera complessa e da una sorprendente interazione con il Sole. Inoltre, Plutone vanta un sistema di lune, di cui le quattro più piccole (Stige, Notte, Cerbero e Idra) sono state scoperte tra il 2005 e il 2012, mentre risale al 1978 l’individuazione della luna più grande, Caronte.
Per raggiungere il suo obiettivo, New Horizons, lanciata il 19 gennaio 2006 da Cape Canaveral a bordo di un vettore Atlas V quando Plutone era ancora classificato come pianeta, ha percorso 4,9 miliardi di km e dallo scorso 14 luglio ha lavorato alacremente con i suoi 7 strumenti scientifici che hanno registrato oltre 50 gigabyte di dati.
I primi ritratti di Plutone giunti sulla Terra hanno rivelato agli esperti un mondo planetario particolare e di rilevante interesse scientifico rispetto a quanto previsto dai modelli. Il pianeta nano infatti è il primo e più grande corpo celeste ad essere esplorato nella “fascia di Kuiper”, una zona estrema del Sistema Solare gremita da corpi ghiacciati di svariate dimensioni.
Gli studi condotti sulla composizione di Plutone hanno indotto i ricercatori a ritenere che la varietà degli scenari derivi dall’interazione tra elementi volatili ghiacciati, come metano, azoto e monossido di carbonio, e solide masse di ghiaccio d’acqua durante un lunghissimo arco di tempo.
L’atmosfera del pianeta nano è molto più fredda e compatta di quello che si pensava e questo fattore influisce sulla dispersione del suo strato superiore nello spazio e sulla sua interazione con il vento solare.
Infine, le quattro piccole lune di recente scoperta presentano caratteristiche particolari, quali una rotazione anomala e superfici ghiacciate con brillantezza e colori molto differenti da Plutone e Caronte.
L’ex nono pianeta può riservare alla comunità scientifica ancora altre sorprese perché, data la distanza siderale di New Horizons dalla Terra, una parte dei dati raccolti deve essere ancora trasmessa. Il completamento è atteso per la fine del 2016.