Calcio – Serie A – La favola del Frosinone

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frosinone a testa alta

Le favole non sempre hanno un lieto fine, specialmente nel dorato mondo del calcio. Infatti si è conclusa la prima stagione in massima serie del Frosinone. La sconfitta interna col Sassuolo ha decretato la retrocessione della compagine gialloblu che non è riuscita a centrare l’obiettivo salvezza che si era prefissato ad inizio campionato.

Per un attenta analisi e specchio della stagione ciociara è sufficiente partire dal commiato con i tifosi in occasione dell’ultima partita casalinga della stagione al fischio finale dell’arbitro Cervellera. Gli applausi e gli incitamenti dei tifosi frusinati sono stati un vero esempio di comportamento sportivo e una vera lezione di civiltà ad un movimento calcistico italiano che troppo spesso in caso di sconfitte si lascia andare a comportamenti che con il giusto comportamento e il rispetto non hanno molto a che fare. Lo spettacolo e le coreografie che si sono visti sugli spalti del vecchio Matusa sono da accumunare a quelli dello scorso anno per la promozione in serie A. E’ stata una domenica di festa e di divertimento cosa che dovrebbe sempre andare a braccetto con una partita di calcio, ma che nel nostro “Bel Paese” molto spesso non succede.

Il merito di questo clima va assegnato soprattutto ad una società, con in testa il presidente Stirpe e di un allenatore, l’esordiente Stellone, che mai si sono lasciati andati a proteste e ad invettive contro i fantomatici “poteri forti” e mai sono caduti nella trappola del criticare le decisioni arbitrali sbagliate che spesso hanno bersagliato la squadra. In effetti molti sono stati gli episodi contrari al Frosinone che se interpretati nel giusto modo, potevano dare una direzione diversa alla stagione. C’è da sottolineare anche che la promozione del Frosinone, come quella del Carpi, non e stata ben vista da parecchie componenti del nostro calcio. Oltre le famose intercettazioni di Lotito di cui si è tanto parlato lo scorso anno, spesso si sente dire, anche da semplici tifosi, che le cosiddette piccole società sono un problema per il calcio italiano per via dei numero limitato dei supporters, della poca storia e del poco interesse che piccole città suscitano. Magari quelli che ne parlavano male sono gli stessi che adesso esaltano il Leicester e l’impresa di Ranieri, ma si sa in Italia siamo famosi per la nostra poca coerenza.

Ma sicuramente non sono gli episodi a decidere il corso di un’intera stagione; questo è un alibi che molte volte si sente nel nostro campionato per giustificare una sconfitta o una retrocessione, ma che spesso serve solo a mascherare delle proprio incapacità. Complimenti quindi a Stellone che invece si è preso le sue colpe per le formazioni sbagliate ad inizio partita e per i cambi in corso non sempre azzeccati, cose che per un allenatore giovane al primo anno di massima serie sono solo normali incidenti di percorso e che potranno solo aumentare il suo bagaglio di esperienza. Stellone ha davanti a se una radiosa carriera che sicuramente lo porterà a calcare di nuovo i campi della serie A magari anche in piazza più blasonate. Va dato atto al presidente Stirpe anche il fatto di non essere caduto nel solito giochetto dell’esonero dell’allenatore quando le cose vanno male, ma di avere insistito con Stellone. Anche il Carpi ha cambiato allenatore, per non parlare di squadre più blasonate, per poi tornare su Castori artefice della promozione, e proprio quei punti che si son persi durante l’allontanamento del precedente mister, peseranno ai romagnoli nella corsa salvezza.

Si il risultato per i gialloblu non è venuto, ma credo che la figura che ha fatto la società Frosinone sia di gran lunga diversa dalla figura che ha fatto Zamparini col suo Palermo che molto probabilmente centrerà la salvezza. Come si dice sempre in Italia, il fine giustifica i mezzi, e per cui chi raggiunge il suo obiettivo è un genio, mentre chi non lo raggiunge è un perdente, ma non credo che questo sia il caso. Il Frosinone tornerà di nuovo in serie B, ma ha solide basi per tornare a giocare su questi campi. Va detto che la società ciociara si è mossa per dare una continuità a questa annata. Costruire un campo di allenamento all’avanguardia, incrementare un settore giovanile e formulare un progetto per il nuovo Matusa, sono passi che danno una solidità e un futuro. Non si guarda solo alla prima squadra, ma giustamente si investe su tutto quello che ruota attorno ad una società calcistica.

Dal punto di vista tecnico si può dire che la retrocessione sia avvenuta principalmente per la poca esperienza del gruppo. La maggior parte dei giocatori erano alla loro prima esperienza col calcio di serie A e lo scotto da pagare è stato altissimo. Di certo non è mancato il coraggio e l’impegno alla squadra guidata da Stellone, ma gli errori dovuti soprattutto all’inesperienza hanno giocato un ruolo fondamentale. Tutto questo si è visto soprattutto nello scontro diretto col Palermo perso in casa e nell’incredibile 3-3 col Milan. In tutte e due i casi la paura di vincere ha prevalso cosa che in una squadra più smaliziata non sarebbe accaduto. Con quei cinque punti in più in tasca la partita decisiva dei giorni scorsi avrebbe assunto un aspetto totalmente diverso.

Ora al Frosinone non resta che chiudere con onore la stagione contro un Napoli che si gioca il secondo posto e la Champions diretta. Il divario è enorme dal punto di vista tecnico e delle motivazioni, ma credo che il Frosinone non reciterà il ruolo dell’agnello sacrificale che il copione prevede. Ma l’obiettivo principale della società del presidente Stirpe sarà quello di non gettare le esperienze accumulate quest’anno e di creare le basi per una pronta risalita che anche se non sarà immediata potrà essere a breve termine. Nel calcio di oggi la cosa fondamentale è avere una società solida, che fa passi mirati e che sa quali sono i suoi obiettivi senza promesse vane e voli pindarici, cosa che il Frosinone fino ad oggi ha sempre fatto e che sicuramente continuerà a fare.

 

P. Bonanno

 




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