PAPA – All’udienza in piazza San Pietro il via alle nuove riflessioni sull’azione dello Spirito Santo nella storia della salvezza: “Lo Spirito è l’armonia”, spiegato Francesco. Un pensiero allo “scempio” che l’umanità fa del Creato, seguire come Francesco d’Assisi la “via della contemplazione”. Il pensiero alle vittime della frana in Papua Nuova Guinea. Su Ucraina, Palestina e Myanmar: “La guerra è una crudeltà”.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi, con questa catechesi iniziamo un ciclo di riflessioni che ha per tema “Lo Spirito e la Sposa – la Sposa è la Chiesa –. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. Faremo questo cammino attraversando le tre grandi tappe della storia della salvezza: l’Antico Testamento, il Nuovo Testamento e il tempo della Chiesa. Sempre tenendo lo sguardo fisso su Gesù, che è la nostra speranza.
In queste prime catechesi sullo Spirito nell’Antico Testamento non faremo “archeologia biblica”. Scopriremo invece che quanto è donato come promessa nell’Antico Testamento si è realizzato pienamente in Cristo. Sarà come seguire il cammino del sole dall’alba verso il meriggio.
Iniziamo dai primi due versetti di tutta la Bibbia: «In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gen 1,1-2). Lo Spirito di Dio ci appare come la potenza misteriosa che fa passare il mondo dal suo iniziale stato informe, deserto e tenebroso, al suo stato ordinato e armonioso. Perché lo Spirito fa l’armonia, l’armonia nella vita, l’armonia nel mondo. In altre parole, è Colui che fa passare dal caos al cosmo, cioè dalla confusione a qualcosa di bello e di ordinato. È questo, infatti, il significato della parola greca kosmos, come pure della parola latina mundus, cioè qualcosa di bello, di ordinato, pulito, armonico, perché lo Spirito è l’armonia.
Questo accenno ancora vago all’azione dello Spirito nella creazione si precisa nel seguito della rivelazione. In un salmo leggiamo: «Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera» (Sal 33,6); e ancora: «Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra» (Sal 104,30).
Questa linea di sviluppo diventa chiarissima nel Nuovo Testamento, che descrive l’intervento dello Spirito Santo nella nuova creazione, servendosi proprio delle immagini che si leggono a proposito dell’origine del mondo: la colomba che nel battesimo di Gesù aleggia sulle acque del Giordano (cfr Mt 3,16); Gesù che, nel Cenacolo, soffia sui discepoli e dice: «Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,22), come all’inizio Dio aveva alitato il suo soffio su Adamo (cfr Gen 2,7).
L’apostolo Paolo introduce un elemento nuovo in questo rapporto tra lo Spirito Santo e il creato. Parla di un universo che “geme e soffre come nelle doglie del parto” (cfr Rm 8,22). Soffre a causa dell’uomo che lo ha sottoposto alla “schiavitù della corruzione” (cfr vv. 20-21). È una realtà che ci riguarda da vicino e drammaticamente. L’Apostolo vede la causa della sofferenza del creato nella corruzione e nel peccato dell’umanità che lo ha trascinato nella sua alienazione da Dio. Questo resta vero oggi come allora. Vediamo lo scempio che del creato ha fatto e continua a fare l’umanità, soprattutto quella parte di essa che ha maggiori capacità di sfruttamento delle sue risorse.
San Francesco d’Assisi ci indica una via di uscita, bella, per tornare all’armonia dello Spirito: la via della contemplazione e della lode. Lui voleva che dalle creature si levasse un cantico di lode al Creatore. Ricordiamo: «Laudato si’, mi Signore…», il cantico di Francesco d’Assisi.
Un salmo (18,2) dice così: «I cieli narrano la gloria di Dio», ma hanno bisogno dell’uomo e della donna per dare voce a questo loro grido muto. E nel “Santo” della Messa noi ripetiamo ogni volta: «I cieli e la terra sono pieni della tua gloria». Ne sono, per così dire, “gravidi”, ma hanno bisogno delle mani di una buona levatrice per dare alla luce questa loro lode. La nostra vocazione nel mondo, ricorda ancora Paolo, è di essere «lode della sua gloria» (Ef 1,12). Si tratta di anteporre la gioia del contemplare a quella del possedere. E nessuno ha gioito delle creature più di Francesco d’Assisi, che non ne ha voluto possedere nessuna.
Fratelli e sorelle, lo Spirito Santo, che all’inizio trasformò il caos in cosmo, è all’opera per compiere questa trasformazione in ogni persona. Tramite il profeta Ezechiele Dio promette: «Vi darò un cuore nuovo; metterò dentro di voi uno Spirito nuovo … Porrò il mio Spirito dentro di voi» (Ez 36,26-27). Perché il nostro cuore assomiglia a quell’abisso deserto e tenebroso dei primi versetti della Genesi. In esso si agitano sentimenti e desideri opposti: quelli della carne e quelli dello spirito. Siamo tutti, in un certo senso, quel “regno diviso in sé stesso” di cui parla Gesù nel Vangelo (cfr Mc 3,24). Intorno a noi possiamo dire che c’è un caos esterno, un caos sociale, un caos politico: pensiamo alle guerre, pensiamo a tanti bambini e bambine che non hanno da mangiare, a tante ingiustizie sociali, questo è il caos esterno. Ma c’è anche un caos interno: interno ad ognuno di noi. Non si può sanare il primo, se non si comincia a risanare il secondo! Fratelli e sorelle, facciamo un bel lavoro per fare della nostra confusione interiore una chiarezza dello Spirito Santo: è la potenza di Dio che fa questo, e noi apriamo il cuore perché Lui possa farlo.
Che questa riflessione susciti in noi il desiderio di fare l’esperienza dello Spirito creatore. Da oltre un millennio la Chiesa ci mette sulle labbra il grido per chiederlo: «Veni creator Spiritus!», Vieni o Spirito creatore! Visita le nostre menti. Riempi di grazia celeste i cuori che hai creato». Chiediamo allo Spirito Santo che venga a noi e ci faccia persone nuove, con la novità dello Spirito. Grazie.