CALCIO – LA STORIA DELLO STRISCIONE BRUCIATO

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CALCIO – Il ritorno all’Olimpico di Roma dei Fedayn, dopo che lo striscione rubato lo scorso 4 febbraio è stato dato alle fiamme sugli spalti del Marakanà di Belgrado, era atteso con trepidazione. Un po’ per capire quale sarebbe potuta essere la reazione dei diretti interessati dinanzi all’affronto subito e un po’ per analizzare la risposta da parte degli altri storici gruppi di ultras della Roma.

Caduti vittime di un agguato al termine del match casalingo con l’Empoli, i Fedayn erano stati aggrediti da un gruppo composto in gran parte da tifosi della Stella Rossa di Belgrado e, secondo alcune fonti, di ultras del Napoli. Questioni di gemellaggi tra i tifosi della Roma e gli odiati rivali della Dinamo Zagabria da una parte e tra supporters partenopei e membri del tifo organizzato della Crvena zvezda. Senza dimenticare lo scontro andato in scena lo scorso 8 gennaio nell’area di servizio di Badia Al Pino.

Forse più di un motivo, quindi, alla base dell’escalation dell’ultimo mese. Di certo c’è il furto dello striscione avvenuto lo scorso 4 febbraio. Striscione, poi, ricomparso il 18 febbraio al “Marakanà” di Belgrado proprio sugli spalti occupati dai sostenitori della Stella Rossa, in occasione della partita casalinga contro il Cucaricki.

Gli ultras serbi hanno prima esposto lo striscione al contrario, quindi gli hanno dato fuoco utilizzando dei fumogeni. A completare la coreografia delle scritte che chiariscono come il legame tra Fedayn e Bad Blue Boys della Dinamo Zagabria possa essere alla base dell’episodio: “Roma è caduta”, si leggeva in uno di questi, “Avete scelto la fratellanza sbagliata” nell’altro.

In occasione del match casalingo della Roma contro il Verona, i Fedayn hanno lasciato a lungo vuoto lo storico muretto 17, prima di fare il loro ingresso in curva, accolti da uno scrosciante applauso proveniente non solo dai settori più caldi del tifo giallorosso ma dall’intero stadio Olimpico. Per la prima volta in 50 anni di storia il gruppo non era accompagnato dal suo striscione

Non è tutto rose e fiori, dato che i rappresentanti dello storico gruppo avevano chiesto agli altri di esporre i propri striscioni al contrario come segno di solidarietà. La richiesta non trova riscontro in curva, e ognuno posiziona gli striscioni nel rispettivo settore di riferimento. La solidarietà si ritrova però nei cori, dato che lo svolgimento della partita non interessa i settori più caldi del tifo giallorosso. Tanti quelli per i Fedayn, meno quelli per incoraggiare l’undici di casa.

Gli ultras che occupano la parte alta della curva Sud non accompagnano la squadra coi loro consueti cori. E qui si iniziano a vedere le diverse posizioni. Nella parte bassa della Sud c’è chi tenta di incitare i presenti a sostenere la squadra: alle sollecitazioni dei lanciacori, tuttavia, rispondono poche decine di ultras, collocati nella parte inferiore e centrale degli spalti.

Gli altri gruppi storici del tifo giallorosso si rifiutano di cantare per mostrare la propria solidarietà ai Fedayn: si tratta di Boys, Romanismo, Arditi, Royalist, I Lupi, Vecchi Ultrà, e Magliana, questi ultimi gli unici senza striscione.

Lo sparuto numero di tifosi disposti a cantare diminuisce di numero nella ripresa, e alle incitazioni da parte dei lanciacori rispondono con fischi assordanti, specie dalla parte alta della Sud, tutti gli altri gruppi. Il senso è chiaro, bisogna mostrare compattezza e rispondere tutti nello stesso modo: niente cori per la Roma, per stasera c’è spazio solo per il supporto ai Fedayn.

Quando la tensione tra i gruppi sembra salire, verso il 60°, secondo quanto riferito da Roma Today, dai Distinti Sud lato Tevere partono i cori per i Fedayn, seguiti dallo scandimento dello storico inno del gruppo. I Boys cantano “Siamo sempre con voi”, le Furie Giallorosse “Siamo tutti Fedayn”. Il segnale di compattezza inviato a tutti è chiaro, quali effetti ciò avrà, specie per quanto concerne eventuali ritorsioni, non è possibile prevederlo.