Libri – Torna a crescere la produzione libraria in Italia

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Libri – Secondo i dati diffusi dall’Istat nel report “Produzione e lettura di libri in Italia”, torna a crescere nel nostro Paese la produzione libraria, mentre resta pressoché stabile il numero dei lettori. Nel 2021 sono infatti aumentati sia i titoli pubblicati (+11,1% sul 2020) sia le tirature (+11,7%). Sostanzialmente stabile il prezzo medio di copertina, mentre un editore su tre dichiara un aumento del fatturato rispetto all’anno precedente. Ad aver letto almeno un libro nell’ultimo anno è il 40,8% della popolazione di 6 anni e più, valore in linea con quello del 2020 (41,4%). Il 69,2% dei lettori legge solo libri cartacei, il 12,1% solo e-book o libri on line, lo 0,5% ascolta solo audiolibri, mentre il 18,2% utilizza più di un supporto per la lettura (libro cartaceo, digitale, audiolibro).
Diminuiscono gli editori attivi, aumenta la produzione libraria
L’emergenza pandemica ha influito sul comparto editoriale e sulla produzione libraria. Considerando le imprese e gli enti che hanno come attività principale l’edizione di libri a stampai, tra il 2019 e il 2021 sono diminuiti gli editori attivi (-10,1%) ma è aumentata la loro produzione, in termini sia di titoli pubblicati (+8,2%) sia di copie stampate (+3,7%).
Il settore editoriale italiano si conferma storicamente come un comparto polarizzato, composto da una pletora di operatori di piccole e piccolissime dimensioni e da un nucleo ristretto di medi e grandi marchi editoriali. Il 53,4% degli editori attivi nel 2021 (1.534 in tutto) è classificato come “micro-editore” (con una tiratura annua non superiore a 5mila copie), il 37,4% come piccolo editore (tiratura massima di 100mila copie), il 6,7% come medio editore (tiratura non superiore a un milione di copie) e solo il 2,5% è classificato grande editore (tiratura superiore a un milione di copie).
I “grandi” editori realizzano quasi un terzo (30,5%) della produzione libraria in termini di opere pubblicate e tre quarti (76%) in termini di tiratura. Accanto agli operatori di maggiori dimensioni, l’ampia e variegata platea di micro, piccoli e medi editori contribuisce per il 69,5% all’offerta dei titoli pubblicati e per quasi un quarto (24%) alla tiratura. In media, se i micro e i piccoli editori hanno pubblicato nell’anno rispettivamente 9 e 54 titoli, i medi editori hanno prodotto 239 opere librarie e le grandi case editrici 706.
Forte aumento delle opere pubblicate e della tiratura, si riduce l’invenduto
Con 90.195 opere librarie pubblicate, il 2021 è caratterizzato da una forte ripresa della produzione editoriale, non solo nel confronto con il primo anno segnato dal Covid-19 (+11,1% rispetto al 2020) ma anche rispetto alla situazione precedente (+8,2% sul 2019). L’incremento delle opere riguarda soprattutto la pubblicazione di ristampe (+14,2% sul 2020) e le prime edizioni (+13,5%) mentre risultano in rilevante diminuzione le edizioni successive (-18,4%).
L’aumento della produzione è ancora maggiore se misurata in termini di quantità di copie stampate: con oltre 200 milioni di copie stampate nel 2021, l’incremento della tiratura è pari a +11,7% rispetto al 2020 (+3,7% sul 2019) e ha interessato soprattutto le ristampe (+21,1%) e le prime edizioni (+10,3%).
Il maggiore incremento riguarda l’editoria per bambini e ragazzi: +17,7% le opere pubblicate e +5,6% le copie stampate. Le opere scolastiche mostrano invece un disaccoppiamento tra la contrazione della quantità di titoli pubblicati (-14,6%) e la dinamica crescente della tiratura (+32,9%)iv.
La quota di invenduto, pur rimanendo una caratteristica del mercato editoriale italiano, si ridimensiona: il 21,4% degli operatori del settore dichiara giacenza e reso per oltre la metà dei titoli pubblicati (24,8% nel 2020). Tale quota è maggiore per i micro (25,3%) e i piccoli editori (17,4%) e molto più contenuta per i medi (7,8%) e per i grandi editori (5,2%) che hanno una maggiore capacità di programmare la produzione editoriale.
Di genere “varia” otto opere su dieci: prevalgono i romanzi, entra il fumetto
I libri del genere “varia” dominano l’offerta editoriale (81,0%), quelli per bambini e ragazzi costituiscono il 9,9% dei titoli pubblicati, le opere scolastiche il 9,1%.
In termini di tiratura, le opere scolastiche e quelle per bambini e ragazzi coprono una considerevole quota di mercato: il 28,2% della tiratura complessiva è riconducibile all’editoria scolastica e quasi una copia stampata su cinque è un libro per bambini o ragazzi (19,0%), ma oltre la metà delle copie stampate (52,8%) appartiene alla categoria di “varia”.
Quanto ai contenuti editoriali prevalgono i testi letterari moderni (21,4%), un’ampia categoria che include romanzi, racconti, libri gialli e di avventura, libri di poesia e testi teatrali, In particolare, gli oltre 14mila romanzi e racconti pubblicati costituiscono circa il 15,9% dei titoli e il 18,7% delle copie stampate nel 2021. In termini di tiratura, dopo i romanzi e l’editoria scolastica o pedagogica si rileva anche una buona diffusione di libri a fumetti, i quali incidono per una quota non marginale (4,2%).
Nel 12,4% dei casi i diritti di edizione delle opere librarie sono stati acquistati all’esterov: si tratta di oltre 11mila titoli, in prevalenza narrativa moderna e fumetti, stampati in più di 44 milioni di copie (quasi un quarto della produzione complessiva). La quota di opere i cui diritti di edizione sono venduti all’estero è invece ancora residuale: rappresenta solo il 2,7% della produzione libraria italiana ma mostra lievi segnali di crescita (+1,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente).
Quasi un libro di narrativa per ragazzi su tre (31,4%) è tradotto da una lingua straniera, con netta prevalenza dell’inglese (15,7%) e del francese (8,4%). La quota di traduzioni è invece più ridotta nell’editoria di “varia” (17,9% dei titoli pubblicati).
Prezzi di copertina stabili, in crescita il valore della produzione
Nel 2021 il costo medio di un libro cartaceo non è aumentato rispetto al 2020, attestandosi su un valore pari a poco più di 20 eurovi. I titoli dei grandi editori hanno un prezzo di copertina mediamente più basso (16,77 euro). Meno della metà della produzione libraria (46,8%) è costituita da opere con un prezzo non superiore a 15 euro mentre il 29,2% dei titoli ha un prezzo compreso tra 10 e 15 euro.
In termini economici, il valore totale della produzione, corrispondente al totale dei libri pubblicati nel 2021vii, è pari a 3,9 miliardi di euro (+12,3% sul 2020), cui contribuiscono in misura differente le diverse tipologie di editori: i grandi editori per il 75,1%, i medi per il 17,4%, i piccoli e i micro per il rimanente 7,4%.
Il valore della produzione è ripartito quasi egualmente per genere: il 45,8% è da attribuire ai libri di “varia”, il 43,4% all’editoria scolastica e poco più di un decimo (10,7%) è rappresentato dall’editoria per bambini e ragazzi.
Il formato libro si fa plurale: dall’audiolibro al podcast aumenta l’offerta in digitale
La quota di titoli pubblicati a stampa per i quali è disponibile anche una versione e-book è pari al 42,5% della produzione editoriale nel 2021, in lieve diminuzione (-2,9%) rispetto ai valori raggiunti nel 2020, quando la fruizione digitale ha avuto un’ampia diffusione e le possibilità di accedere alle versioni cartacee erano ostacolate dalle limitazioni e restrizioni imposte dall’emergenza Covid-19.
Rispetto al 2020, la versione e-book di titoli già pubblicati a stampa aumenta solamente per le opere rivolte al pubblico di bambini e ragazzi (+9,4%) e per quelle in ristampa (+5,6%); diminuisce invece per le prime edizioni (-8,3%), le edizioni successive (-4,1%) e le opere scolastiche (-7,7%)viii. Proprio per queste ultime si rileva la maggiore diffusione della versione digitale (65,0%), seguono i titoli di varia (42,4%) e l’editoria per bambini e ragazzi (22,8%).
Tuttavia è in decisa crescita la tendenza a pubblicare opere esclusivamente in formato e-book, senza la corrispettiva versione cartacea: +19,0% rispetto al 2020 e +82,4% rispetto al 2019.
La progressiva digitalizzazione dell’offerta e delle forme di fruizione trova riscontro anche nella diffusione degli audiolibri: sul totale delle opere pubblicate nel 2021 il 4,7% è accessibile anche in versione audio, quota che sale al 13,5% considerando solo quelle pubblicate dai grandi editori. La versione audio dei libri pubblicati a stampa è prerogativa dei grandi editori (l’87,0% è realizzato proprio da questi), riguarda prevalentemente le ristampe (60,5%) rispetto alle prime edizioni (33,9%) e propone prevalentemente contenuti scolastici (49,1%) o di genere varia (43,3%).
Nel complesso, sul fronte digitale gli editori dimostrano una forte iniziativa e risultano particolarmente attivix: digitalizzano i testi in catalogo (20,3%), realizzano prodotti print on demand (18,8%), sviluppano banche dati (8,7%), collaborano con piattaforme online per la fruizione di audiolibri (7,6%), sviluppano piattaforme educative digitali e materiali e supporti interattivi per la didattica via web (6,4%), producono o sviluppano forme di collaborazione con piattaforme online per la lettura in streaming dei libri in catalogo (5,8%) e producono podcast (5,7%) e audiolibri (6,1%).
In particolare, rispetto al biennio precedente gli audiolibri prodotti direttamente dagli editori sono in crescita esponenziale: nel 2021 ne sono stati pubblicati 2.904 (+192,4% rispetto al 2020 e +223,7% rispetto al 2019).
Tendenzialmente la transizione digitale sembra coinvolgere di più i grandi e medi editori, forse anche per il fatto che risulta solo marginalmente remunerativa. Più della metà degli editori (55%) non ricava infatti alcun fatturato dalla vendita di contenuti digitali (e-book, audiolibri, podcast, banche dati e servizi web) e oltre uno su tre (34,2%) realizza al più il 10% del fatturato totale attraverso tali prodotti e servizi.
Spese di distribuzione e addetti differenziati per dimensione editoriale
L’asimmetria del comparto editoriale italiano è riscontrabile anche in termini di addetti. Le imprese editoriali impiegano in media 6,6 addetti nel 2021 ma si arriva al massimo a 9 addetti tra i micro (97,4%) e i piccoli editori (89,2%) mentre il 9,8% dei medi editori e il 41,0% dei grandi sono costituiti da imprese con non meno di 50 addetti.
La dimensione d’impresa incide anche sulle spese di distribuzione e promozione che gravano sul prezzo di copertina (in cartaceo). Tale voce di spesa è infatti pari a oltre la metà del prezzo di copertina per il 46,0% degli editori, con variazioni che vanno dal 54,4% per i piccoli al 20,5% per i grandi.
Canali di commercializzazione diversificati per editore
Anche nel 2021 i canali di commercializzazione dai quali gli editori ottengono i maggiori ricavi sono le librerie indipendenti (65,5%) e gli store on-line italiani (60,8%). Laddove possibile sono stati inoltre valorizzati i canali di vendita diretta attraverso l’acquisto per corrispondenza, la vendita tramite il proprio sito internet, le presentazioni (46,2%) e la vendita presso le librerie di catena (40,9%).
L’utilizzo di tali canali è legato alla dimensione dell’editore: al netto delle librerie indipendenti, che rappresentano un canale fondamentale per le strategie di vendita di tutti gli editori, la vendita diretta (presentazioni, corrispondenza, blog autore, sito internet casa editrice ecc..) è la forma di distribuzione che ha dato ricavo prevalente a micro (54,3%) e piccoli editori (41,6%).
Anche la partecipazione a eventi in presenza, che è tornata a salire rispetto al 2020 (44,7% rispetto al 16,1% dell’anno precedente) ha offerto maggiori possibilità di ricavo soprattutto a micro (19,2%) e piccoli editori (17,6%). Le librerie di catena e la grande distribuzione organizzata, rispettivamente per il 79,5% e il 46,2%, sono invece un’opportunità di ricavo soprattutto per i grandi editori.
Nel 2021 si sono inoltre consolidate iniziative e forme di rapporto con il pubblico sperimentate soprattutto durante l’emergenza pandemica, come la partecipazione da remoto a saloni e festival on- line (19,8% degli editori rispetto a 22,7% nel 2020), l’attivazione di reti con le librerie indipendenti per la vendita e la consegna di libri a domicilio (15,7% rispetto all’11,0% dell’anno precedente) e l’organizzazione di presentazioni on-line, letture e consigli di lettura da parte degli autori (48,8% rispetto al 50,0% nel 2020).
Fatturato in aumento per un editore su tre
L’andamento del fatturato dichiarato dagli editori a conclusione del 2021 evidenzia un notevole miglioramento rispetto al 2020, a conferma della forte ripresa del mercato editoriale dopo l’emergenza pandemica.
Complessivamente, la quota di editori che a fine anno hanno dichiarato un calo del proprio fatturato rispetto all’anno precedente è del 41,4% (dal 64,6% dell’anno precedente). Tra questi il 16,6% ha dichiarato una riduzione non superiore a un quarto del fatturato, il 13,2% un calo tra il 25% e il 50% mentre per l’11,6% la riduzione è stata pari o superiore alla metà del fatturato dell’anno precedente. Al contrario il 23,2% degli editori non ha subito alcuna riduzione del fatturato e circa un terzo (31,9%) ha sostenuto di averlo aumentato. Tra questi ultimi il 12,5% ha dichiarato un aumento del 10% e uno su cinque (19,5%) un incremento di oltre il 10%.
Sebbene in netto miglioramento, la variazione di fatturato tra il 2021 e il 2020 è inversamente proporzionale alle dimensioni d’impresa. I micro e i piccoli editori sono quelli che più frequentemente lamentano di aver subito una perdita di fatturato (50,8% dei micro editori, 31,9% dei piccoli, 19,7% dei medi e 2,6% dei grandi) mentre ad aver dichiarato un aumento del fatturato sono il 22,1% dei micro editori, il 43,2% dei piccoli, il 51,9 % dei medi e il 53,9% dei grandi.
Tra i fattori che hanno determinato la diminuzione del fatturato gli editori segnalano la mancata e/o minore partecipazione ad eventi fieristici, festival e saloni della lettura (17,8%), la chiusura delle librerie indipendenti (14,6%) e la diminuzione delle opere pubblicate (13,6%). L’incremento del fatturato viene invece ricondotto a una maggiore vendita dei libri in catalogo (17,3%).
Contrasto alla povertà educativa, la policy più auspicata per la filiera editoriale
Le azioni pubbliche rivolte alla promozione del libro e della lettura costituiscono un asse strategico importante volto a favorire l’incontro tra l’offerta libraria e il pubblico di lettori.
Tra le misure che gli editori ritengono utili per sostenere e agevolare la filiera del libro vi sono le iniziative di contrasto alla povertà educativa e culturale (46,0%), seguite da quelle di sostegno ai cittadini per l’acquisto di libri (41,0%).
Una particolare attenzione è dedicata anche alle politiche volte a sostenere l’internazionalizzazione del settore, azione ritenuta prioritaria dal 14,9% degli editori, alle forme di sostegno alle innovazioni tecnologiche di processo (es. vendita on-line, marketing digitale, ecc.), segnalate dal 13,2% dei rispondenti, e le misure di contrasto alla pirateria digitale e di tutela dei diritti d’autore, considerate strategiche dal 10,7% degli editori.
In secondo piano rispetto alle precedenti risulta l’attenzione per le azioni di sostegno e valorizzazione delle biblioteche di pubblica lettura (8,4% degli editori) e per le misure volte a promuovere le innovazioni tecnologiche di prodotto, quali ad esempio e-book, audiolibri, banche dati/servizi Internet (7,1%).
A seguito dell’emergenza Covid-19 anche il settore editoriale ha reagito intervenendo sui fattori organizzativi: un editore su tre ha puntato al potenziamento dello smart-working (il 32,8%), più di uno su dieci dichiara di aver dovuto ridimensionare il proprio personale e/o le collaborazioni esterne (il 13,3%).
Per fare fronte alla crisi che ha colpito i canali di distribuzione tradizionali e alle limitazioni che hanno impedito le attività di promozione della lettura, il 51,8% degli editori ha potenziato i canali di vendita on- line e l’11,8% ha ampliato l’offerta di prodotti digitali (e-book, audiolibri, podcast).
Da non trascurare anche l’impegno per una maggiore sostenibilità ambientale della produzione: l’8,4% degli editori dichiara di utilizzare carta proveniente da foreste gestite in modo corretto e responsabile. Considerando che un quinto degli editori realizza una produzione anche in modalità print on demand, tale dato evidenzia una crescente attenzione e sensibilità ecologica da parte degli operatori del settore.
Per più di un editore su dieci (il 12,8%) un fattore importante è l’attività di promozione della lettura sul territorio attraverso iniziative nelle scuole, nelle biblioteche, nelle librerie e nei luoghi della cultura, mentre una quota altrettanto rilevante di operatori (il 18,4%) segnala come obiettivo strategico l’ampliamento e la rimodulazione dell’offerta per intercettare nuovi target di lettori.
A fronte di tali indicazioni propositive, il 12,6% degli editori dichiara invece di prevedere la prossima cessazione o un sostanziale ridimensionamento dell’attività editoriale libraria.
Stabile la quota dei lettori, le ragazze si confermano le più affezionate
Nel 2021, il 40,8% delle persone di 6 anni e più ha letto nell’ultimo anno almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali, valore pressoché stabile rispetto al 2020 (41,4%).
A partire dal 2000, quando la quota di lettori era al 38,6%, l’andamento è stato crescente fino al massimo del 2010 (46,8%) per poi ridiscendere nel 2016 al livello del 2001 (40,6%). La quota è rimasta stabile fino al 2019, è cresciuta nel 2020 e si è di nuovo stabilizzata nel 2021.
I giovanissimi continuano a essere i lettori più assidui, anche se in netto calo negli ultimi dieci anni: tra gli 11 e i 14 anni il 54,7% ha letto almeno un libro nell’ultimo anno.
Si conferma il rilevante e cronico divario di genere nella lettura di libri: nel 2021 la percentuale delle lettrici è del 45,7% e quella dei lettori del 35,8%. Il divario si manifesta dal 1988, anno in cui si dichiaravano lettori il 39,3% delle donne e il 33,7% degli uomini.
In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze di 11-24 anni, tra le quali oltre il 60% ha letto almeno un libro nell’anno, con un picco tra i 18 e 19 anni (62,6%). La quota di lettrici scende sotto la media nazionale dopo i 65 anni, mentre per gli uomini è sempre inferiore al 45% tranne che per i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni (49,4%).
Istruzione e territorio incidono sulla lettura
Il livello di istruzione è un elemento determinante per le abitudini di lettura: legge libri il 71,5% dei laureati (75,0% nel 2015), il 46,8% dei diplomati e solo il 26,3% di chi possiede al massimo la licenza elementare.
L’abitudine alla lettura continua a essere più diffusa nelle regioni del Centro-nord: ha letto almeno un libro il 48,0% delle persone residenti nel Nord-ovest, il 46,3% di quelle del Nord-est e il 44,4% di chi vive al Centro. Al Sud la quota di lettori è pari al 29,5% mentre nelle Isole la realtà è molto differenziata tra Sicilia (27,4%) e Sardegna (42,6%), fortemente a favore di quest’ultima. Da segnalare l’aumento significativo rispetto all’anno precedente (+4 punti percentuali) della quota di lettori in Calabria e Basilicata.
La tipologia comunale è un ulteriore elemento discriminante, legato in parte alla maggior presenza di librerie e biblioteche nei centri di grandi dimensioni. L’abitudine alla lettura è molto più diffusa nei Comuni centro delle aree metropolitane, dove si dichiara lettore poco meno della metà degli abitanti (49,9%) mentre la quota scende al 35,6% nei Comuni con meno di 2mila abitanti.
Si riduce il gap di genere tra i lettori forti
Anche nel 2021 la maggior parte dei lettori (il 44%) è un lettore “debole”, che dichiara cioè di aver letto al massimo tre libri nei 12 mesi precedenti l’intervista. Tra questi figurano poco meno della metà dei lettori uomini (47,3%) e delle persone tra 11 e 14 anni (49,9%).
Il 15,3% dei lettori può invece essere considerato un “lettore forte”, avendo letto almeno 12 libri nell’ultimo anno. Il valore è stabile nell’ultimo biennio mentre si attenua la differenza di genere: a leggere in media un libro al mese sono il 15,9% delle donne e il 14,4% degli uomini.
La lettura un’abitudine di famiglia
Anche nel 2021 i dati confermano che la lettura continua a essere fortemente influenzata dall’ambiente familiare, i bambini e i ragazzi sono certamente favoriti se i genitori hanno l’abitudine di leggere i libri. Tra i ragazzi sotto i 18 anni la quota di lettori è pari al 73,5% se leggono sia la madre che il padre ma scende al 34,4% se entrambi i genitori non sono lettori.
In particolare i bambini più piccoli (6-10 anni) sono maggiormente influenzati dalla presenza della sola madre lettrice (il 59,0% legge) mentre dopo i 15 anni si dedica alla lettura il 39,0% dei ragazzi anche se i genitori non hanno questa abitudine.
In aumento il digitale e l’utilizzo di più tipologie di dispositivi per la lettura
Negli ultimi anni si sta diffondendo anche in Italia il consumo di prodotti editoriali digitali. Nel 2021 sono 6 milioni 645mila le persone che hanno dichiarato di aver letto e-book e/o libri online, l’11,7% della popolazione di 6 anni e più (pari al 28,6% dei lettori); tale quota è in aumento significativo rispetto al 10,1% rilevato nel 2020.
Sono invece 20 milioni 191mila i lettori di libri cartacei, il 35,5% della popolazione di 6 anni e più (pari all’87% dei lettori) e un milione 117mila gli utilizzatori di audiolibri, il 2% della popolazione di 6 anni e più (il 4,8% dei lettori). L’utilizzo degli audiolibri, seppur ancora residuale, è più che raddoppiato negli ultimi 4 anni (riguardava lo 0,8% della popolazione nel 2018).
Analizzando l’utilizzo esclusivo o combinato dei diversi dispositivi per la lettura, si osserva che circa sette lettori su dieci (69,2%) hanno letto solo libri cartacei, il 12,1% solo e-book/libri on line, lo 0,5% ha ascoltato solo audiolibri mentre la quota di chi ha utilizzato diverse tipologie di supporto si attesta al 18,2%, dal 16,6% del 2020. I dati confermano dunque il persistere di “abitudini forti” tra i lettori, ancora prevalentemente polarizzati sull’utilizzo esclusivo del cartaceo, ma anche la diffusione, seppur lenta, dell’utilizzo combinato di diversi dispositivi per la lettura.
La lettura di libri in formato digitale (in modo esclusivo o complementare a quella di libri cartacei) è più diffusa tra i giovani lettori di 15-34 anni e diminuisce nelle fasce di età successive, in modo particolare tra le persone di 75 anni e più, anche se la quota di utilizzatori di dispositivi digitali è in aumento in questa fascia di età. A leggere solo libri cartacei sono soprattutto i bambini fino a 10 anni; questa modalità di lettura diminuisce a partire dalla fascia di età successiva per poi crescere nuovamente tra gli over 44.
La lettura esclusiva di libri cartacei è più elevata tra le donne (il 71,7% contro il 65,9% degli uomini), mentre quella di e-book/libri online è maggiore tra gli uomini (il 15,7% contro il 9,4% delle lettrici). Tali differenze di genere sono più marcate nelle fasce di età centrali, meno nelle altre.
Considerando l’accesso ai libri in formato digitale, pur confermandosi anche nel 2021 il digital divide territoriale (13,3% del Nord e 12,3% del Centro contro 9,1% del Mezzogiorno), è proprio nelle aree meridionali e insulari del Paese che si si osserva, tra i lettori di libri, un maggiore utilizzo esclusivo dell’on line (14,7%) rispetto al Centro-nord (11,2%).
La lettura di e-book/libri on line si conferma infine più diffusa nei Comuni centro delle aree metropolitane (14,3%) rispetto ai piccoli centri (8,7% nei Comuni fino a 2mila abitanti).
L’accesso on line alle biblioteche compensa la minore fruizione in presenza
Nel 2021 il 7,4% della popolazione di 3 anni e più ha dichiarato di essersi recata almeno una volta in biblioteca nel corso dell’anno. Più elevata la quota di donne (8,2% contro 6,5% degli uomini), con differenze di genere più marcate tra i giovani di 11-24 anni. Dal punto di vista territoriale sono le persone residenti nel Nord a frequentare di più le biblioteche (10,6%), seguite da quelle del Centro (6,2%) e del Mezzogiorno (3,8%).
Rispetto al 2020, la quota di utenti delle biblioteche si riduce di circa 5 punti percentuali (dal 12,2% al 7,4%) che vanno a sommarsi ai 3 punti di flessione registrati tra il 2019 e il 2020. In totale, quindi, gli utenti delle biblioteche si sono sostanzialmente dimezzati nel confronto con il periodo pre-pandemico.
La diminuzione registrata tra il 2019 e il 2021 ha interessato principalmente i giovani e i giovanissimi di 6-24 anni, generalmente i più assidui frequentatori delle biblioteche, e riguardato in modo trasversale tutte le zone del Paese. Nonostante la forte flessione, in queste classi di età continuano a registrarsi i livelli di frequentazione più elevati (14,3%). Questi livelli decrescono in misura significativa già a partire dai 25 anni per scendere ai livelli più bassi dopo i 54 anni.
L’accesso on line alle biblioteche ha in parte mitigato le difficoltà di fruizione e partecipazione in presenza. Il 6,8% delle persone di 6 anni e piùxvii si è infatti collegato almeno una volta al sito di una biblioteca per consultare cataloghi, libri, prenotare prestiti o altro; tra questi il 4,2% si è collegato esclusivamente on line mentre il 2,6% si è recato anche fisicamente in biblioteca. Complessivamente, dunque, nel 2021 l’accesso “reale” o “virtuale” alle biblioteche è stato pari all’11,7%.
L’accesso online è più diffuso tra i giovani di 15-34 anni, in modo particolare nella fascia 20-24 anni dove ha raggiunto il 15,1%. Non emergono significative differenze di genere, la quota di utenti on line è pari al 6,1% tra gli uomini e al 7,5% tra le donne.