Volley – Classe 1995, da quasi cinque anni tra le fila del Reale Mutua Fenera Chieri ’76, Capitano con il numero 8, Kaja Grobelna si racconta ‘oltre la rete’.
Nata in Polonia da genitori entrambi polacchi, da piccola si trasferisce però in Belgio, terra che oggi chiama ancora ‘casa’.
Da quanto tempo sei in Italia, Kaja?
Sono in Italia da oltre cinque anni. Sono nata in Polonia. Mio papà giocava a pallavolo a livello professionistico e, con il suo lavoro, ci siamo trasferiti in Belgio quando avevo circa due anni e mezzo. Ora i miei genitori vivono in Belgio. Mi sento più polacca, perchè sono nata lì e i miei genitori sono originari della Polonia, ma casa mia per me è il Belgio.
Qual è la cosa che ti piace di più dell’Italia?
Dell’Italia adoro le persone: gli italiani sono molto aperti, gentili e simpaticissimi. Ovunque vada, trovo gentilezza e simpatia. C’è tanto calore e questo, per una persona aperta come me, è importante, mi fa stare bene, mi trovo benissimo qui.
E del Piemonte?
In Piemonte c’è tutto. E’ incredibile pensare che, da Chieri, a meno di un’ora di auto posso essere nelle Langhe, in montagna, al lago o addirittura, facendo un po’ più di strada fin verso la Liguria, al mare. I piemontesi hanno posti bellissimi.
Torniamo un attimo alla tua famiglia. Sei figlia unica?
No, ho un fratello più grande, anche lui gioca a pallavolo, a livello professionistico, in Polonia. Mio papà ai tempi giocava invece nella nazionale del Belgio.
Quando hai capito che la pallavolo poteva diventare il tuo mestiere?
In realtà ho sempre vissuto nell’ambiente della pallavolo per via di mio papà e, poi, di mio fratello, ma all’inizio non era uno sport che mi interessava molto. Volevo provare un po’ di tutto: ho fatto atletica, corsa, danza. Poi, un giorno, a scuola ci hanno fatto provare un gioco simile alla pallavolo. Da quel momento ho capito che era lo sport per me.
L’hai detto a papà?
Sì, avevo 12 anni quando dissi a papà di voler fare anche io pallavolo. Lui si mise a ridere. Mi disse: “Meglio non iniziare”. Quando mi dicono di non fare una cosa, io la devo fare per forza (ride, ndr). Così ho iniziato a giocare e… direi che è andata bene.
Come sei arrivata in Italia?
Grazie all’aiuto dei miei genitori e della mia famiglia, sono cresciuta molto, fino ad arrivare a intraprendere il percorso da professionista. Per questo, però, ho dovuto allontanarmi dal Belgio e andare all’estero. Ho giocato un anno in Germania, due in Polonia e cinque anni in Italia, di cui uno a Busto Arsizio e più di quattro con il Chieri.
Hai qualche portafortuna o qualche ‘rituale’ pre partita?
Sì, da più di dieci anni prima di ogni partita ascolto la stessa playlist: il rap polacco. Mi motiva, mi dà energia. E poi, tra gli altri ‘rituali’, tendo a mangiare sempre le stesse cose e ad avere la stessa routine di riposo prima di ogni partita.
Nel tempo libero cosa ti piace fare? Hai qualche hobby?
Mi interessa molto l’aspetto dell’alimentazione: un anno e mezzo fa mi sono laureata, in Belgio, in Nutrizione. Nel tempo libero adoro esplorare posti nuovi e lo faccio sempre con il mio grande amore: Simba, un Golden Retriever di due anni e mezzo e di… 40 kg (ride, ndr).
Che rapporto hai con Simba?
Simba è l’amore della mia vita. E’ dolcissimo e simpaticissimo. Era molto tempo che mi sentivo un po’ sola, giocando all’estero e avendo la mia famiglia lontana. Così decisi di prendere un cane che mi tenesse compagnia. E’ stata la scelta più bella che potessi fare.
Dove vai quando hai un po’ di tempo per te?
Spesso vado nelle Langhe: tra La Morra e Barolo, ma anche al Lago di Avigliana, o in montagna. Porto sempre con me Simba e, quando può, il mio fidanzato. Anche lui gioca nel Chieri, in serie B. Ci siamo conosciuti lo scorso anno e… non ci siamo più lasciati.