Calcio – Champions League – Un super Napoli, una malcapitata Juve, un Milan sprecone ed una brutta Inter

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Calcio – Si è conclusa la prima giornata della Champions League e per le italiane si è trattato di una giornata in chiaro scuro.

NAPOLI-LIVERPOOL

Una partita senza storia Napoli-Liverpool ed il risultato 4-1  ne spiega il perché.  Infatti la partita inizia e dopo 42 secondi di gioco il palo di Alisson – saltato agevolmente da Osimhen lanciato in profondità – ha risuonato la carica, incendiando il Maradona e dando il via allo spettacolo messo in scena dagli Azzurri di Spalletti.

Al 5′ Zielinski ha sbloccato il match su rigore dopo il fallo di mano di Milner che ne aveva deviato una conclusione a botta sicura, poi Osimhen non ha fatto altrettanto al 17′ facendosi ipnotizzare da Alisson dopo aver scherzato Van Dijk in area. Poco male, perché la linea difensiva dei Reds è stata perforata con facilità disarmante per tutto il primo tempo e le occasioni sono arrivate copiose per il Napoli. Al 28′ lo stesso Osimhen ha liberato Kvaratskhelia in area col portiere fuori dai pali esaltando il salvataggio in spaccata di Van Dijk, mentre al 31′ il triangolo chiesto e chiuso con Zielinski al limite dell’area ha portato al 2-0 di Zambo Anguissa. L’infortunio di Osimhen al 40′ avrebbe potuto raffreddare l’entusiasmo e invece no, nell’opera perfetta il suo sostituto, il Cholito Simeone al primo pallone in carriera in Champions League ha trovato il 3-0, con tanto di lacrime di gioia.

SECONDO TEMPO

La possibilità o anche solo il pensiero di una rimonta è stata spazzata via in appena due minuti ancora da Zielinski, bravo a sfruttare l’assist ancora di Simeone per il 4-0 che è durato altri 120 secondi, giusto il tempo per Luis Diaz di giustificare il viaggio all’ombra del Vesuvio suo e di tutto il Liverpool.

INTER-BAYERN MONACO 0-2

L’Inter di Simone Inzaghi non supera il crash test europeo contro il Bayern Monaco: a San Siro, i tedeschi si impongono 2-0 confermandosi una delle squadre meglio attrezzate per ambire alla coppa dalle grandi orecchie. La squadra allenata da Nagelsmann sblocca la partita al 25’ con l’incursione di Sané. Il trequartista tedesco mette lo zampino anche sul maldestro autogol di D’Ambrosio al 66’. Partenza in salita dunque per la squadra milanese, che rimane in fondo al girone appaiata al Viktoria Plzen, perdente 5-1 in casa del Barcellona.

LA PARTITA
Le danza le apre Sané con una scodellata chirurgica al 25’: il trequartista dei Roten prende in controtempo D’Ambrosio e Dumfries, elude l’uscita del portiere e conclude a porta vuota. L’affondo del Bayern arriva al culmine di un vero e proprio tiro a segno, in cui gli uomini di Nagelsmann avevano centrato lo specchio della porta ben 7 volte, trovando sempre la coraggiosa opposizione di Onana.

Malgrado le difficoltà qualche ghiotta occasione l’Inter l’ha avuta nel corso del primo tempo: al 6’ Lautaro si lancia alle spalle di Sabitzer per poi incrociare il tiro a filo del palo difeso da Neuer; al 17’ D’Ambrosio impegna il portierone tedesco su ribaltamento di fronte, infine Dzeko sfiora lo specchio con un’incornata su calcio d’angolo al 35’. Qualche lampo in ripartenza però, non è abbastanza per cancellare il verdetto dei primi 45’: Bayern dominante.

SECONDO TEMPO

Gli uomini di Inzaghi possono solo sperare in un calo di tensione degli avversari, che si palesa al rientro dagli spogliatoi: i nerazzurri riescono così ad avanzare il baricentro e spaventare Neuer un paio di volte. Al 50’ Dzeko si dimostra poco cattivo nel cuore dell’area di rigore, calciando centrale. Dopo 20’ convincenti però, lo spiraglio nerazzurro si offusca definitivamente: Coman e Sanè ubriacano l’intera retroguardia interista al 66’, provocando l’autorete di D’Ambrosio che devia nella propria porta. Pochi secondi prima, una mezza papera di Onana si era estinta sul palo: il portiere ex Ajax si era visto sgusciare dalle mani una palla deviata da Bastoni, trovando il palo amico ferro.

Il match si chiude con l’Inter bombardata dal Bayern e dai fischi di San Siro, indirizzati specialmente al subentrato Gagliardini. Sul finale però, è proprio il centrocampista nerazzurro a rubare un pallone importante sulla trequarti tedesca, a servire Correa che tutto solo calcia a lato clamorosamente. Ed ora Inzaghi comincia a rischiare la panchina ed i tifosi lo attaccano duramente sui social.

SALISBURGO-MILAN 1-1

Nella splendida atmosfera della città austriaca Pioli ed il suo Milan raccolgono un importante punto da mettere in cascina per la qualificazione del Milan in un girone non semplice.

LA PARTITA
Il Milan, alla Red Bull Arena soffre le folate e la vivacità dei padroni di casa ma che all’ultimo secondo sfiora il colpaccio con il destro a giro di Leao deviato da Bernardo che si stampa sul palo. Alla fine un risultato giusto per quanto visto in campo, con i rossoneri meno in palla rispetto al derby e messi in difficoltà quando i padroni di casa hanno alzato il ritmo.  Pioli conferma per 10/11esimi la squadra che ha vinto il derby: l’unica novità è Saelemaekers al posto di Messiaa. Jaissle, già alle prese con diverse defezioni, perde nel riscaldamento anche Wöber: al suo posto Pavlovic, in attacco il temibile duo formato da Okafor e Fernando. Gli austriaci partono subito con il piede sull’acceleratore e in meno di due minuti Capaldo prima conclude alto di testa e poi è impreciso con il sinistro. Il ritmo della gara è subito alto e i padroni di casa confermano una certa pericolosità in attacco ma allo stesso tempo lacune difensive. All’8′ Giroud non approfitta di una sbavatura di Pavlovic e calcia tra le braccia di Kohn da posizione defilata. Le due squadre si affrontano a viso aperto, con continui ribaltamenti di fronte con il Salisburgo che pressa alto per tenere lontano i rossoneri dalla propria area. E da una palla persa in uscita di Bennacer nasce il gol dell’1-0: Fernando soffia palla all’algerino e serve Okafor, che salta secco Kalulu con un tunnel e trafigge Maignan sotto le gambe. Siamo al 28′. Il Milan non si disunisce e trova il pareggio prima della fine del tempo: Bennacer si fa parzialmente perdonare uscendo alla grande palla al piede e servendo Leao: il portoghese, alla prima vera accelerazione delle sue, serve in area l’accorrente Saelemaekers che stoppa e di sinistro fulmina Kohn. Si fa male anche Solet che è costretto a uscire: austriaci senza la coppia di centrali titolari nella ripresa.

SECONDO TEMPO

La ripresa si apre con un’ enorme occasione per Fernando, che a due passi dalla porta non capitalizza una grande azione corale (53′). Il brasiliano prova a farsi perdonare tre minuti dopo ma il suo rasoterra è facile preda di Maignan. E’ il momento migliore del Salisburgo, con il Milan che fatica a tenere palla: al 63′ il portierone francese respinge in tuffo la botta dell’ottimo Seiwald.

Allora Pioli mette dentro forze fresche con gli ingressi di Origi, Pobega e Dest. Con il passare dei minuti la pressione dei padroni di casa si affievolisce e nel finale il Diavolo crea due occasioni: all’84’ Origi per Brahim Diaz, Kohn si salva uscendo sui piedi dello spagnolo. Sesko spaventa Maignan dopo un errore di Theo prima dell’ultima azione che fa disperare i rossoneri e gioire i padroni di casa.

PSG- Juventus 2-1

L’obiettivo minimo la Juventus l’ha raggiunto, vale a dire evitare un’umiliazione in casa di una squadra con cui oggi come oggi non può competere e arrivando persino a raccogliere frammenti di speranza in un pareggio che non sarebbe stato poi così campato per aria.

LA PARTITA

La Juventus ha iniziato molto male. C’era un piano per difendersi e ripartire, modellato attorno al caro vecchio 3-5-2,  saltato al primo giochetto dei parigini: Neymar ha scavalcato la difesa con un sombrero, Mbappé ha fulminato tutti con lo scatto e Perin con una sontuosa démi-volée. Nelle facce delle juventini c’era già tutto: la rassegnazione preventiva, l’accettazione dell’inferiorità, l’impossibilità di cambiare il corso degli eventi.

I ritmi nel palleggio si sono velocizzati e soprattutto è cresciuta l’intensità del pressing, prima esercitato solamente con una blanda difesa di opposizione, in pratica una statica ammucchiata ai limiti dell’area che il Psg ha affrontato quasi così disinteresse, palleggiando con insistenza senza mai farsi portare via il pallone e squarciando la stasi con illuminazioni improvvise, di Neymar e Mbappé specialmente, anche se il numero 7 il 2-0 l’ha segnato scambiando con Hakimi senza che la Juve si rendesse conto di cosa stesse succedendo.

Gli argini erano sul punto di crollare e se quel 2-0 fosse stato proiettato proporzionalmente sui 90′, sarebbe stata una catastrofe. Ma il Psg ha rallentato come faceva una volta in Ligue 1 , così Allegri ha trovato il modo di riprendere il bandolo della matassa. Il gol di McKennie (colpo di testa su cross di Kostic) ha restituito fiducia e soprattutto coraggio, anche per via dei generosi sprechi parigini in contropiede. Fino all’ultimo la Juve ha cercato di meritarsi il premio dell’episodio di passaggio, ci è andata vicino ma ha solo ottenuto il massimo di ciò che può ottenere in questo momento: perdere onorevolmente.




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