Spazio – Bolide del 5 marzo: frammenti sui Monti Sibillini?

658

Spazio – La sera del 5 marzo nel cielo è sfrecciato un bolide eccezionalmente brillante, il più intenso mai registrato dalla rete Prisma dal 2016. La sua luminosità è stata di poco inferiore a quella della Luna piena.

Alle 19:55 del 5 marzo 2022, una brillante meteora ha illuminato i cieli italiani ed è stata osservata da migliaia di persone. Comunemente chiamata “stella cadente”, non è altro che un piccolo frammento di asteroide o di altro corpo celeste che, entrando all’interno dell’atmosfera terrestre, viene distrutto a causa dell’attrito. Questa però era particolarmente luminosa, tanto da essere appellata con il termine di bolide. Così luminosa – e quindi così “voluminosa” – che forse è andata completamente distrutta e qualche frammento potrebbe essere arrivato al suolo. Forse. Media Inaf  lo ha chiesto a Dario Barghini e Albino Carbognani di Inaf, autori dei calcoli che hanno permesso di caratterizzare questo fugace oggetto celeste e fare qualche previsione su un eventuale ritrovamento dei frammenti a terra.

Il percorso del bolide si è sviluppato poco a nord di Perugia, per spegnersi nella zona del Parco dei Monti Sibillini. Crediti: Prisma

«Il bolide della sera del 5 marzo è stato ripreso da 10 camere Prisma dislocate principalmente nel centro Italia, dove la rete è in avanzato stato di completamento», spiega Barghini. «È stato un evento eccezionalmente brillante, il più intenso mai registrato dalla rete Prisma dal 2016, raggiungendo una magnitudine di -11 e quindi di poco meno brillante della Luna piena. Ha battuto anche un altro record per le osservazioni della rete: con una durata di quasi 15 secondi è il bolide più lungo che abbiamo mai registrato. La traiettoria del bolide è stata molto radente, con un’inclinazione di soli 16 gradi rispetto all’orizzonte. Le camere Prisma hanno iniziato a registrare il bolide a circa 92 chilometri di altezza dal suolo, proiettato a terra nei pressi di San Gimignano (Siena). Il volo brillante ripreso dalla rete è terminato invece a 32 chilometri di altezza, a Nord-Est del Parco dei Monti Sibillini, dopo aver percorso circa 200 chilometri in direzione E-SE. I nostri calcoli indicano che il meteoroide avesse una massa pre-atmosferica compresa fra i 10 e i 60 chilogrammi. Data la bassa inclinazione della traiettoria e il lungo tempo di volo, il corpo ha avuto molto tempo per ablare (perdere massa) e stimiamo una massa finale di circa un chilogrammo. Sono stati visibili diversi brillamenti nella parte terminale della traiettoria, che potrebbero corrispondere a frammentazioni del corpo principale. Non possiamo quindi escludere che siano caduti anche corpi più piccoli».

Orbite dei pianeti interni del Sistema solare e orbita dell’oggetto che ha originato il meteoroide. Crediti: A. Carbognani

«Per determinare la zona al suolo dove cercare la meteorite bisogna tenere conto dello stato dell’atmosfera: temperatura, direzione e velocità del vento in funzione della quota», aggiunge Carbognani. «Il meteoroide ha impiegato circa 200 secondi per arrivare al suolo con una velocità finale di circa 250 chilometri orari. Purtroppo il punto nominale di caduta per l’oggetto da 1 chilogrammo (9 centimetri di diametro), cade in mare circa 12 chilometri al largo di Cupra Marittima nelle Marche. Se si considerano meteoroidi più piccoli per effetto di una disintegrazione in volo, lo strewn field inizia all’interno, ma considerata la zona impervia sarà molto difficile ritrovare qualcosa. Purtroppo la bassa inclinazione ha giocato a sfavore: nel complesso lo strewn field fisicamente plausibile è lungo ben 21 chilometri (da 43.0316 N; 13.7469 E a 43.0041 N; 14.0035 E), di cui metà sulla terraferma e metà in mare. L’orbita del meteoroide era tipicamente asteroidale, a bassa inclinazione sull’eclittica, con afelio a 3 unità astronomiche e perielio a 0.8 unità astronomiche. Quindi la sua origine è all’interno della fascia




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *