Quirinale – Non importa che si tratti di «nomi di qualità», come ha ammesso a caldo lo stesso Enrico Letta. Dopo il vertice a tre Pd-M5S-Leu, il centrosinistra dice comunque no a tutte e tre le proposte del centrodestra per il Quirinale: Carlo Nordio, Letizia Moratti e Marcello Pera. Con l’unico passo verso il dialogo costituito dalla scelta di non presentare una controproposta.
Il no di Pd, M5S e Leu ai nomi del centrodestra per il Quirinale
«Prendiamo atto della terna formulata dal centrodestra, che appare un passo in avanti, utile al dialogo. Pur rispettando le legittime scelte del centrodestra, non riteniamo che su quei nomi possa svilupparsi la larga condivisione in questo momento necessaria», si legge nella nota congiunta divulgata dopo il vertice con Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza e i rispettivi capigruppo. «Riconfermiamo la nostra volontà di giungere ad una soluzione condivisa su un nome super partes e per questo non contrapponiamo una nostra rosa di nomi», hanno fatto sapere ancora Pd, M5S e Leu, anticipando che «nella giornata di domani proponiamo un incontro tra due delegazioni ristrette in cui porteremo le nostre proposte».
Speranza: «Non serviva fare la guerra delle due rose»
Il ministro della Salute Speranza ha spiegato la scelta di non indicare nome sottolineando che «non serviva fare la guerra delle due rose». Un’espressione usata anche da Letta, il quale è tornato a sostenere che poiché nessuno ha la maggioranza è necessario trovare una soluzione condivisa. Una tesi che, però, si scontra col fatto che, finora, la sinistra ha rifiutato, se non addirittura fatto muro di fronte a qualsiasi proposta giunta dal centrodestra. Dunque, Letta ha chiarito che «la nostra proposta è: chiudiamoci dentro una stanza e buttiamo via la chiave fino a quando non troviamo una soluzione». Per domani, dunque, ci si aspetta che i tre partiti votino nuovamente scheda bianca, che anche oggi è stata l’opzione ampiamente maggioritaria tra i grandi elettori.
Il centrodestra pronto ad un nuovo vertice. Avanza la Casellati
E domani, prima della terza votazione, dovrebbe riunirsi di nuovo anche il centrodestra per valutare la strategia da tenere in aula. Secondo quanto trapelato, nel summit i leader dovranno decidere se votare già nel terzo scrutinio un nome della loro terna, rispetto alla quale si parla di Carlo Nordio. Poi, dalla quarta votazione in poi, quando si abbasserà il quorum, i rumors parlano di una possibile convergenza su Elisabetta Casellati, non indicata come candidata nella conferenza stampa di ieri, ma per il semplice fatto che il suo profilo altamente istituzionale la colloca naturalmente tra i papabili.
Il WSJ ed il FT contrari a Draghi al Quirinale
«Il governo collassa», ha sinistramente profetizzato il WSJ. «L’Italia rischia le elezioni anticipate che la mineranno», ha rincarato la dose il FT. Ma quel che alle orecchie di Draghi è rimbombato come un insopportabile rumore, è risuonata come musica celestiale in quelle di chi in Italia ne teme il trasloco sul Colle più alto. E non tanto per ragioni politiche, quanto di vile moneta (stipendio e vitalizio) per un numero imprecisato di onorevoli. E tanto basta e avanza a spiegare la forte irritazione che, a detta dei retroscenisti, avrebbe assalito Draghi una volta letti i servizi dei due giornali finanziari sulla situazione italiana. Che sia l’indizio di una più articolata campagna finalizzata ad inchiodarlo laddove si trova ora ora? Non è da escludere.