Papa – Incontrando i partecipanti alla 94.ma plenaria della “Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali” Papa Francesco snoda il suo discorso tra realtà ecclesiali e geografiche minacciate o scosse da venti di guerra. La prima terra che nomina, all’inizio del discorso, è quella dell’Iraq, un Paese che si lega ad un desiderio realizzato da Francesco: il viaggio apostolico dal 5 all’8 marzo 2021. I All’ Assemblea plenaria della Roaco, apertasi lo scorso 21 giugno, hanno partecipato numerosi ospiti provenienti da Medio Oriente e Africa. I lavori si sono aperti con un focus sulla Terra Santa. Lo sguardo si è poi spostato su Etiopia, Armenia e Georgia per posarsi infine sull’intera regione mediorientale.
l Santo Padre ricorda anche la situazione in Eritrea e la “grave crisi in Libano”, al centro delle riunioni di quest’anno della Roaco. Il Pontefice chiede, in particolare, di pregare il primo luglio “insieme ai capi delle Chiese cristiane” del Paese dei cedri. Il pensiero di Francesco è rivolto anche alla Terra Santa, ai popoli di Israele e Palestina per i quali esprime una speranza: “Sogniamo sempre che nel cielo – afferma il Papa – si distenda l’arco della pace, dato da Dio a Noè come segno dell’alleanza tra Cielo e terra e della pace tra gli uomini”. “Troppo spesso invece, anche di recente, quei cieli – ricorda – sono solcati da ordigni che portano distruzione, morte e paura”. “l fatto di ritrovarsi in presenza dà fiducia e aiuta il vostro lavoro, mentre l’anno scorso fu possibile soltanto collegarsi a distanza per riflettere insieme; ma sappiamo che non è la stessa cosa: abbiamo bisogno di incontrarci, di far dialogare meglio le parole e i pensieri, per accogliere le domande e il grido che giungono da tante parti del mondo, in modo particolare dalle Chiese e dai Paesi per i quali svolgete la vostra opera. Ne sono testimone io stesso, perché fu proprio in questo contesto, nel 2019, che annunciai la mia intenzione di recarmi in Iraq, e grazie a Dio pochi mesi fa ho potuto realizzare questo desiderio. Sono stato contento di inserire, tra le persone del seguito, una vostra Rappresentante, anche in segno di gratitudine per quello che avete fatto e che farete.
Nonostante la pandemia, avete avuto riunioni straordinarie nel corso di quest’anno, sia per affrontare la situazione dell’Eritrea, sia per seguire quella del Libano, dopo la terribile esplosione nel porto di Beirut il 4 agosto scorso. E a questo proposito ringrazio per l’impegno a sostenere il Libano in questa grave crisi; e vi chiedo di pregare e invitare a farlo per l’incontro che avremo il 1° luglio, insieme ai Capi delle Chiese cristiane del Paese, perché lo Spirito Santo ci guidi e ci illumini. Attraverso di voi desidero far giungere il mio ringraziamento a tutte le persone che sostengono i vostri progetti e che li rendono possibili: spesso sono semplici fedeli, famiglie, parrocchie, volontari…, che sanno di essere “tutti fratelli” e destinano un po’ del loro tempo e delle loro risorse per quelle realtà di cui voi vi prendete cura. Mi hanno riferito che nel 2020 la Colletta per la Terra Santa ha potuto raccogliere circa la metà rispetto agli anni passati. Certamente hanno pesato i lunghi mesi in cui la gente non ha potuto radunarsi nelle chiese per le celebrazioni, ma anche la crisi economica generata dalla pandemia. Se da un lato questo ci fa bene, perché ci spinge a una maggiore essenzialità, tuttavia non può lasciarci indifferenti, anche pensando alle strade deserte di Gerusalemme, senza pellegrini che vanno a rigenerarsi nella fede, ma anche ad esprimere solidarietà concreta con le Chiese e le popolazioni locali. Rinnovo pertanto l’appello a tutti perché si riscopra l’importanza di questa carità, di cui parlava già San Paolo nelle sue Lettere e che San Paolo VI ha voluto riorganizzare con l’Esortazione Apostolica Nobis in animo, del 1974, che ripropongo nella sua piena attualità e validità. Nella vostra riunione vi siete soffermati su diversi contesti geografici ed ecclesiali. Anzitutto la stessa Terra Santa, con Israele e Palestina, popoli per i quali sogniamo sempre che nel cielo si distenda l’arco della pace, dato da Dio a Noè come segno dell’alleanza tra Cielo e terra e della pace tra gli uomini (cfr Gen 9,12-17). Troppo spesso invece, anche di recente, quei cieli sono solcati da ordigni che portano distruzione, morte e paura!
Il grido che si leva dalla Siria è sempre presente al cuore di Dio, ma sembra non riesca a toccare quello degli uomini che hanno in mano le sorti dei popoli. Rimane lo scandalo di dieci anni di conflitto, milioni di sfollati interni ed esterni, le vittime, l’esigenza di una ricostruzione che resta ancora in ostaggio di logiche di parte e della mancanza di decisioni coraggiose per il bene di quella martoriata Nazione. Oltre a quella del Cardinale Zenari, Nunzio Apostolico a Damasco, la presenza dei Rappresentanti Pontifici in Libano, Iraq, Etiopia, Armenia e Georgia, che saluto e ringrazio di cuore, vi ha consentito di riflettere sulla situazione ecclesiale in quei Paesi. Il vostro stile è prezioso, perché aiuta i Pastori e i fedeli a concentrarsi sull’essenziale, cioè su ciò che serve all’annuncio del Vangelo, manifestando insieme il volto della Chiesa, che è Madre, con particolare attenzione ai piccoli e ai poveri. A volte bisogna ricostruire gli edifici e le cattedrali, comprese quelle distrutte dalle guerre, ma anzitutto bisogna avere a cuore le pietre vive che sono ferite e disperse. Seguo con apprensione la situazione che si è generata con il conflitto nella regione del Tigray, in Etiopia, sapendo che la sua portata abbraccia anche la vicina Eritrea. Al di là delle differenze religiose e confessionali, ci rendiamo conto di quanto sia essenziale il messaggio della Fratelli tutti, quando le differenze tra etnie e le conseguenti lotte per il potere sono erette a sistema.
Al termine del mio Viaggio Apostolico in Armenia, nel 2016, insieme al Catholicos Karekin II abbiamo liberato in cielo delle colombe, come segno e auspicio della pace nell’intera regione del Caucaso. Purtroppo, essa negli ultimi mesi è stata un’altra volta ferita, e per questo vi ringrazio per l’attenzione che avete posto alla realtà della Georgia e dell’Armenia, affinché la comunità cattolica continui ad essere segno e fermento di vita evangelica”.
Va ricordato che la Congregazione per le Chiese Orientali è composta da un Cardinale Prefetto, il quale la governa, la dirige e la rappresenta con l’assistenza di un Arcivescovo Segretario e di un Sottosegretario, e da un determinato numero di Cardinali e di Vescovi, designati dal Papa ad quinquennium ad eccezione dei Patriarchi e degli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali, e del Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani, i quali ne sono membri di diritto e, di conseguenza, per tutta la durata del loro incarico. Il Dicastero conta, inoltre, un congruo numero di officiali e di consultori provenienti dalle Chiese latina ed orientali. La Commissione speciale per la Liturgia ha il compito di salvaguardare il patrimonio liturgico dell’Oriente cristiano. La Commissione speciale per gli Studi sull’Oriente Cristiano ha l’intento di studiare la proposta di documenti e iniziative volte a far conoscere l’Oriente al cattolicesimo occidentale e di curare progetti editoriali per l’approfondimento del patrimonio delle Chiese Orientali; La Commissione speciale per la Formazione del Clero e dei Religiosi promuove la formazione degli studenti orientali a Roma o altrove secondo la specifica tradizione di appartenenza. La R.O.A.C.O. (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali) è un Comitato che riunisce tutte insieme le Agenzie-Opere di vari Paesi del mondo, che s’impegnano al sostegno finanziario in vari settori, dall’edilizia per i luoghi di culto alle borse di studio, dalle istituzioni educative e scolastiche a quelle dedite all’assistenza socio-sanitaria. È presieduta dal Prefetto della Congregazione, ed ha come Vicepresidente il Segretario del Dicastero. Oltre alla Catholic Near East Welfare Association (Stati Uniti d’America), approvata da papa Pio XI nel 1928, e alla Pontificia Missione per la Palestina (Stati Uniti d’America), creata nel 1949, ne fanno parte Agenzie che raccolgono aiuti in Germania, Francia, Svizzera, Paesi Bassi e Austria.
La Congregazione per le Chiese Orientali, che ha il compito di promuovere l’amore per la Terra Santa e di richiamare al valore della solidarietà fraterna, invia ogni anno a tutti i Vescovi della Chiesa cattolica una Lettera Circolare sulla Colletta per la Terra Santa. L’intento è di sensibilizzare i fedeli all’aiuto spirituale e materiale a favore delle comunità e degli enti cattolici presenti in quella Terra, dove Gesù è nato, ha predicato il Vangelo, è morto ed è risorto, e per la quale si invoca il dono della pace. Le prime attestazioni di un organismo in seno alla Sede Apostolica esplicitamente incaricato di questioni relative alle Chiese d’Oriente risalgono al 1573, quando Papa Gregorio XIII istituì la Congregatio de rebus Graecorum, alla quale era affidato il compito di trattare le cause e gli affari relativi ai cattolici di rito bizantino o greco, ma anche di promuovere la tutela e la diffusione della fede fra gli altri cristiani d’Oriente. Clemente VIII (1592-1605) la mutò in Congregatio super negotiis sanctae Fidei et religionis catholicae per gli affari dei Greci e degli altri orientali, e per promuovere la propagazione della fede nei paesi pagani, fino alla costituzione nel 1622 della Sacra Congregatio de Propaganda Fide, con compiti analoghi. Il 6 gennaio 1862 il beato Pio IX, con la Costituzione apostolica Romani Pontifices, in seno al medesimo Dicastero eresse la Congregatio de Propaganda Fide pro negotiis ritus orientalis: un unico Prefetto, ma con due diversi Segretari a coordinare le rispettive sezioni, con proprio personale, consultori ed archivio. In tale assetto si giunse al 1° maggio 1917, quando il Sommo Pontefice Benedetto XV, con il Motu proprio Dei providentis, creò la Congregatio pro Ecclesia Orientali, disponendo che il Pontefice in carica ne fosse il Prefetto, fino alla modifica avvenuta il 15 agosto 1967, quando il beato Paolo VI, con la Costituzione apostolica Regimini Ecclesiae Universae, modificò il nome in Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus, e nominò Prefetto l’allora Segretario, Cardinale Gustavo Testa.
Il Dicastero ha ricevuto istituzionalmente dal Sommo Pontefice il mandato di porsi in collegamento con le Chiese orientali cattoliche per favorirne la crescita, salvaguardarne i diritti, e mantenere vivi ed integri nella Chiesa Cattolica, accanto al patrimonio liturgico, disciplinare e spirituale della Chiesa latina, anche quelli delle varie tradizioni cristiane orientali.