Il mondo dello sport in festa per il compleanno di Roberto Baggio

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Baggio – “Trova qualcuno che ti guardi come mio padre fa con mia madre dopo 40 anni insieme”. Così Valentina Baggio, primogenita del pallone d’oro Roberto e di Andreina Fabbi, fa gli auguri per il 54esimo compleanno al celebre papà su Instagram, postando un primo piano del festeggiato sorridente, davanti a un calice di vino bianco. A fare gli auguri a Baggio anche Carlo Mazzone pronto a postare una sua foto sorridente con il campione.

Quel giorno a San Siro erano tutti in piedi ad applaudirlo. Sugli spalti troneggiavano le emozioni forti sia sugli che in campo. C’era chi abbracciava il proprio vicino di seggiolino sapendo che un altro come lui non ci sarebbe più stato, la “Sud” cantava il suo nome come quando anni prima indossava la maglia del Milan. Un po’ perché il calcio, quello romantico ha lasciato il posto a quello economico delle plusvalenze e dei contratti da nababbi, un po’, perché uno come lui davvero non c’è più stato. Era il 16 maggio del 2004, il Milan festeggiava lo scudetto numero 17, Roberto Baggio, che un tricolore con i rossoneri lo vinse nel 1996, diceva addio al calcio in un San Siro vestito a festa per omaggiare un grandissimo campione dentro e soprattutto fuori dal campo. Roberto Baggio aveva una caratteristica importante, era il calciatore di tutti, non aveva trascorso la carriera tutta con la stessa casacca, non avava militato sempre in squadre di prima fascia, non aveva mai avuto screzi o brutti episodi con gli avversari. Roberto Baggio calciatore era Roberto Baggio, punto!.
“Buon compleanno Divin Codino”, “Auguri Roberto Baggio”, “Buon compleanno leggenda del calcio”. Sono davvero tanti i messaggio che si ripetono su Twitter, Instagram e Facebook, dal Milan alla Fiorentina, passando per Juventus, Brescia, Bologna, Inter e Vicenza. E non solo.
Messaggi di auguri accompagnati dalle foto del fuoriclasse vicentino con le maglie di ogni singola squadra, col pallone d’oro tra le mani o con le braccia alzate dopo un gol. Non mancano i video in maglia azzurra e non solo, le esultanze e i gol più belli.

AUGURI FIGLIA

“Trova qualcuno che ti guardi come mio padre fa con mia madre dopo 40 anni insieme”.
Così Valentina Baggio, primogenita del pallone d’oro Roberto e di Andreina Fabbi, fa gli auguri per il 54esimo compleanno al celebre papà su Instagram, postando un primo piano del festeggiato sorridente, davanti a un calice di vino bianco.
Sposato con la ‘fidanzatina storica’ dal 1989, il ‘divin codino’ è stato sempre estremamente riservato per quanto riguarda la vita privata, custodendo gelosamente sia il rapporto con la famiglia di origine (celebre il volo di mamma Matilde Rizzotto a Boston, durante Usa ‘94, convocata dalla Figc per dare coraggio al figlio), sia con quella costruita con Andreina, con cui vive da sempre nel Vicentino, e dalla quale ha avuto tre figli, oltre a Valentina, Mattia e Leonardo. A fare gli auguri a Baggio anche Carlo Mazzone, da poco presente sui social ma subito pronto a postare una sua foto sorridente col campione,

LA CARRIERA 

Roberto Baggio nasce il 18 febbraio 1967 a Caldogno, in provincia di Vicenza.
E’ un ragazzino quando il padre tenta di trasmettergli l’amore per il ciclismo. Ma Roberto giocava a calcio e lo faceva già con grande fantasia, tecnica ed estro. Inizia a giocare nella squadra della sua città. All’età di 15 anni passa al Vicenza, in serie C. Non ancora maggiorenne, nella stagione 1984/85, segna 12 reti in 29 partite e aiuta la squadra a passare in serie B. Alla serie A non sfugge il talento di Roberto Baggio: viene ingaggiato dalla Fiorentina.
L’esordio in Serie A il 21 settembre 1986 contro la Sampdoria. Il suo primo gol arriva il 10 maggio 1987, contro il Napoli. L’esordio in nazionale risale al 16 novembre 1988, contro l’Olanda. Rimane con la Fiorentina fino al 1990, diventando sempre più il simbolo di un’intera città calcistica.
Come è prevedibile il distacco è traumatico, soprattutto per i tifosi toscani, che vedono volare il propro beniamino alla Juventus.
Arriva poi l’appuntamento importantissimo dei mondiali casalinghi di Italia ‘90. Sono queste le notti magiche di Totò Schillaci e Gianluca Vialli. Roberto Baggio inizia il suo primo mondiale in panchina; nella terza gara il CT Azeglio Vicini fa entrare Baggio per farlo giocare in coppia con lo scatenato Schillaci.
Contro la Cecoslovacchia segna una rete memorabile. L’Italia grazie anche ai gol di Baggio arriva in semifinale dove trova l’Argentina del temutissimo Diego Armando Maradona, che eliminerà gli azzurri ai calci di rigore.
Con la Juventus Baggio segna 78 reti in cinque campionati.
Sono questi gli anni in cui raggiunge l’apice della sua carriera. Nel 1993 vince il prestigiosissimo Pallone d’Oro, nel 1994 il premio FIFA World Player. Con la maglia bianconera vince uno scudetto, una coppa Uefa e una coppa Italia.
Sulla panchina che guida gli azzurri ai mondiali USA ‘94 siede Arrigo Sacchi. Baggio è attesissimo e non delude. Sebbene i rapporti con l’allenatore non siano felici, gioca 7 partite segnando 5 reti, tutte importantissime. L’Italia arriva in finale dove trova il Brasile. La partita finisce in pareggio e ancora una volta il risultato viene affidato alla lotteria dei rigori. Baggio, uno degli eroi di quest’avventura mondiale, è l’ultimo a dover tirare: il suo tiro finisce sopra la traversa. La coppa è del Brasile.
La Juventus decide di puntare sul promettente giovane Alessandro Del Piero e Baggio viene ceduto al Milan.
Gioca solo due stagioni in rossonero, dove viene considerato solo un sostituto. Fabio Capello non riesce a inserirlo nei suoi schemi e anche se alla fine vincerà lo scudetto, il contributo di Baggio al Milan sembrerà trascurabile.
Baggio accetta così l’offerta che arriva da Bologna. Si ritrova a giocare con i rossoblu per l’inconsueto (per lui) obiettivo della salvezza; tuttavia il Bologna gioca un ottimo campionato e Baggio sembra tornato superlativo.
Ancora una volta vive una poco serena situazione con il suo allenatore di turno, Renzo Ulivieri, per guadagnare un posto da titolare. Baggio minaccia di andarsene ma la società riesce a mettere d’accordo i due.
Arriverà a segnare 22 reti in 30 partite, il suo record personale. Il Bologna si salva con disinvoltura e Roberto Baggio viene convocato per il suo terzo mondiale.
Ai mondiali di Francia ‘98 Baggio è considerato riserva del fantasista Alessandro Del Piero che però delude le aspettative. Baggio gioca 4 partite e segna 2 reti. L’Italia arriva fino ai quarti dove viene eliminata dalla Francia che poi vincerà il prestigioso torneo.
Il presidente Massimo Moratti, da sempre appassionato estimatore di Roberto Baggio, gli offre di giocare nell’Inter.
Per Baggio è una grande possibilità di rimanere in Italia e giocare di nuovo ai massimi livelli. I risultati sono però altalenanti. In Champions League, a Milano, Baggio segna al Real Madrid permettendo all’Inter di passare il turno.
Pochi giorni dopo la qualificazione il tecnico Gigi Simoni, con cui Baggio ha un ottimo rapporto, viene sostituito. La stagione volgerà verso un tracollo.
Il secondo anno di Baggio con l’Inter è segnato dai difficili rapporti con il nuovo tecnico Marcello Lippi.
I due si ritrovano dopo l’avventura juventina, ma Lippi esclude Baggio dai titolari. Ancora una volta si ritrova a partire dalla panchina. Nonostante ciò, appena ha la possibilità di giocare dimostra tutto il suo talento, segnando reti decisive.
I rapporti con Marcello Lippi però non migliorano. Scaduto il contratto con l’Inter, Baggio accetta l’offerta del neopromosso Brescia.
Con questa maglia, sotto la guida del veterano allenatore Carlo Mazzone, Roberto Baggio arriva a siglare la sua rete numero 200 in serie A, entrando con grande merito nell’olimpo dei goleador, insieme a nomi storici quali Silvio Piola, Gunnar Nordhal, Giuseppe Meazza e José Altafini.

BRESCIA

Chiude la sua carriera con il Brescia il 16 maggio 2004; al suo attivo vi sono 205 reti in serie A e 27 reti in 56 partite giocate con la maglia della nazionale.
A Brescia Baggio appare sereno ,sfodera grandi prestazioni ed è d’aiuto per i compagni ed un grande professionista con mister Mazzone. Quando scendeva in sala stampa tutti lo cercavano e lui era li pronto a rispondere alle domende di tutti con la consueta cortesia.
Ha scritto un’autobiografia: “Una porta nel cielo”, pubblicata nel 2001, dove racconta il superamento dei periodi difficili, come è tornato più forte in seguito ai gravi infortuni, e dove approfondisce i suoi difficili rapporti con alcuni dei passati allenatori, ma anche elogiando le doti di altri tra cui Giovanni Trapattoni, Carlo Mazzone e Gigi Simoni.
Un grande campione, un talento che tanto manca al calcio spesso “maleducato” di oggi,




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