Il basket piange Kobe Bryant: la tragedia del 26 Gennaio 2020

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Bryant – Anche chi non si considera un appassionato di basket non potrà fare a meno di ricordare la scomparsa di uno dei più grandi campioni di questo sport, Kobe Bryan di sua figlia ed altre 7 persone vicino alla città di Calabasas. a causa di un incidente in elicottero.
Il 26 Gennaio 2020 i media di tutto il mondo hanno narrato di questo funesto evento per il mondo dello sport e specialmente per il basket made in USA.
Quel giorno cadde l’elicottero, si sono fatte indagini e controlli di ogni tipo ma il verdetto quasi definitivo appare essere errore umano causato da condizioni meteo avverse.
Infatti il pilota che guidava l’elicottero che stava trasportando Kobe Bryant e altre otto persone a un torneo di basket giovanile non aveva assunto alcol o droghe, e tutti i passeggeri sono morti sul colpo.
La causa del decesso è trauma da forza contundente per tutti. Lo schianto si è verificato a causa di una nebbia fitta mentre l’elicottero viaggiava a 184 miglia orarie. Un’indagine ha mostrato che l’elicottero è precipitato diverse centinaia di piedi prima dell’impatto. Bryant ha riportato lesioni su quasi tutto il suo corpo. L’autopsia sul corpo di Kobe Bryant ha rivelato che il 41enne aveva il Ritalin nel suo sistema. Il farmaco in genere tratta l’iperattività e il deficit di attenzione e la narcolessia.
Nello schianto, insieme all’ex stella Nba (che aveva nel suo palmares cinque titoli Nba, due ori olimpici e milioni di fan in tutto il mondo) e alla figlia 13enne, sono morti l’esperto pilota di origini armene Ara Zobayan, John Altobelli, 56enne ex giocatore di baseball ed ora allenatore dell’Orange Coast College con la figlia Alyssa (coetanea e compagna di squadra di Gianna Maria alla Mamba Academy) e la moglie Keri, Christina Mauser, assistente allenatrice di pallacanestro della Harbour Day School, infine Sarah e Payton Chester, mamma e figlia residenti a Orange Country come i Bryant.
Bryant era diretto dalla sua casa nella Contea di Orange al torneo di sua figlia alla Mamba Sports Academy a Thousand Oaks la mattina del 26 gennaio. Il gruppo si imbattè in una fitta nebbia a San Fernando Valley a nord di Los Angeles. L’elicottero di Bryant aveva lasciato Santa Ana nella Contea di Orange, a sud di Los Angeles, poco dopo le 9 del mattino ora locale virando a est dell’Interstate 5, vicino a Glendale. I controllori del traffico aereo avevano notato una scarsa visibilità intorno alla zona. Poco dopo le 9.40 (ora locale) l’elicottero, salito intanto a oltre 609 metri di quota, si schiantò su una collina alta circa 420 metri, a Calabasas, a circa 30 miglia (48 chilometri) a nord-ovest del centro di Los Angeles, secondo i dati di Flightradar24.

Quando colpì il suolo, l’elicottero stava volando a circa 160 nodi (296 km/h), scendendo a una velocità di oltre 1219 metri al minuto.


Quando il figlio di Jellybean Bryant arrivò nella Nba, a diciott’anni, molti pensavano che fosse ancora acerbo, se non addirittura un bluff: un ragazzino viziato che voleva scimmiottare Jordan e usurparne lo scettro. Per qualcuno invece era l’erede designato. Nel momento più atteso, ai suoi primi playoff, quel ragazzino scagliò quattro tiri maldestri e trascinò i Lakers nel baratro. Fu il primo esame dell’educazione cestistica di Kobe Bryant, e da allora le critiche non lo avrebbero più abbandonato. Dicevano che tirava troppo, che non giocava per la squadra, che era un «corpo estraneo». Eppure Bryant ha saputo costruirsi una carriera stellare, giocando vent’anni con la stessa maglia, segnando 81 punti in una sola partita, vincendo cinque anelli e due ori olimpici. E col tempo ha dimostrato di essere «l’agonista più compulsivo nella storia del basket», disposto a fare il vuoto attorno a sé pur di conquistare il trono della Nba.
La storia di Kobe e’ singolare gia’ da prima che nascesse: i Genitori di Bryant si trovavano in un ristorante a Philadelphia quando la madre disse al padre di essere rimasta incinta; Joe, il padre, rimase molto contento di questa notizia e fu anche molto soddifatto dalla bistecca che stava mangiando. Il succolento pezzo di manzo si chiamava Kobe e cosi’ decisero di chiamare il figlio come la bistecca…
Kobe e’ nato il 23/08/78 a Philadelphia ha due sorelle maggiori che si chiamano Shaya e Shaira. Suo Padre ha disputato 8 stagione nell’Nba rispettivamente con Philadelphia, San Diego Clippers, e Houston Rockets. Quando Bryant aveva solo 6 anni, nel 1984, il padre decise di chiudere con l’Nba e di trasfersi in Italia dove avrebbe potuto giocare ancora un paio di stagioni.
Nel nostro campionato il padre gioco’ per otto anni militando prima per Rieti e poi a Reggio Calebria e Pistoia. La famiglia si trasferi’ quindi a Rieti dove Kobe seguiva il padre ad ogni partita e in ogni allenamento… Appena c’era un Time-Out o una pausa prendeva il pallone e si metteva a palleggiare e correre per il campo tirando. In oltre passava buona parte delle sue giornate anche nei campetti della citta’ di Rieti…
Ad alimentare la sua “fame” di Nba c’erano le videocassette dei maggiori incontri che mandavano gli amici del padre dall’America. Erano gli anni dei Lakers di Magic e dei Bulls di Jordan… Kobe era tifoso dei Lakers e dello Show Time di Magic cosi’ dopo ogni partita vista sognava di indossare la maglia giallo-viola e sul campetto provava e riprovava a riprodurre tutte le azioni fatti dai suoi campioni in Tv…
Nel 1992 quando Kobe aveva 14 anni, il padre decise di smettere di giocare e di tornare in America… KB era un ragazzo diverso dagli altri infatti arrivando dall’Italia era abituato a passare piu’ ore sullo studio che sul campo da Basket. Appena tornato negli USA erano in molti a considerarlo come un giocatore mediocre che non avrebbe mai sfondato visto la mancanza della preparazione atletica data ai ragazzi dalle High School Americane nei primi 4 anni di corso. Anni che lui aveva saltato in quanto si trovava in Italia. Kobe inizio’ a lavorare duramente tutti i giorni per migliorare ogni aspetto del suo gioco…
Si iscrisse alla High School di Lower Marion dove vi rimase per 3 anni. Furano 3 anni davvero stupendi. Erano in molti a essere scettici su di lui ma li mise a tutti a zittire diventando il miglior marcatore di sempre delle High School della Pennsylvenia con in totale 2883 punti e ando’ a battere il precedente record di Wilt Camberlain. Come se non bastesse in tre anni il bilancio totale di partite vinte-perse e’ stato di: 77-13. Ogni anno migliorava e diventava sempre piu’ completo e sempre piu’ forte. Chiuse la sua ultima stagione con 30.8 punti, 12 rimbalzi, 6.5 assist e 4 recuperi. Sempre nell’ultima stagione chiuse con 31 vinte, 3 perse e porto’ Lower Marion a vincere il titolo della divisione. Fu diseganto come “Natinal High School Player of yhe Year” da parte di Usa Today e fu anche “Gatorade Circle of Champions High School Player of the Year”. Ovviamente venne anche chiamato a giocare il McDonald’s All Star Game. Chiusa questa sua stagione dove aveva vinto tutto il possibile decise di passare al mondo dei pro saltando il College. Fu chiamato al draft 1996 con la 13° scelta assoluta dai Charlotte Hornets. Venne immediamente girato ai L.A. Lakers in cambio di Vlade Divac,
Bryant passo’ le sue prime due stagioni, 1996-97/97-98, partendo dalla panchina perche’ doveva abituarsi ai ritmi imposti dall’Nba e per un ragazzo di 18 anni non e’ mai cosa facile. Comunque nella sua stagione da rookie segnava 7.6; mentre nella seconda aveva gia raddoppiato la media punti toccando i 15.4. La sua prima stagione da titolare fu quella del Lock-Out nel 1998: KB parti in quintetto 50 volte su 50 toccando la media dei 19.9 a partita… L’anno seguente arrivo’ Phil Jackson il quale lo aiuto’ a maturare molto sul campo. Questo si tradusse con un aumento di punti (22.5) rimbalzi ma anche di assist (gli assists fin ora erano stati trascurati da Kobe). Sempre nel 99-00 arrivo’ il primo titolo dei Lakers. Nel 2000-01 Bryant viaggio’ a 28.5 punti ma, proprio a causa di una media punti cosi elevata, nacquero le prime “frizioni” fra lui ed il Diesel. Per la prima volta in carriera fu bersagliato dalla stampa per i suoi comportamenti poco sportivi: passava dalla serata in cui non rispettava piu’ gli schemi e tirava sempre (mandando in crisi l’attacco di Los Angeles), a quella in cui faceva “lo sciopero dei tiri” e passava sempre e solo la palla.Fortunatamente per L.A. tutto cio’ scomparve nei playoffs e i Lakers spianarono tutti l’ovest senza una partita ed in finale trionfarono (dopo aver perso Gara 1) sui 76ers. Per Kobe fu il secondo titolo.
Il 2001-02 fu nuovamente un anno dove le polemiche per i suoi comportamenti si accendevano e spegnevano partita dopo partita: un giorno Shaq&Kobe erano “la coppia piu’ bella del mondo”, il giorno dopo il rapporto era rotto per via di una dichiarazione di uno o un comportamento dell’altro… In linea di massimo pero’ segui’ le indicazioni di Phil Jacks e nonostante la sua media punti scese di 5 unita’ (passo’ a 25.2) riusci’ a conquistare il terzo anello consecutivo (in finale trionfarono 4-0 sui Nets).


Nel 2002-03 ha fatto registrare il suo massimo in carriera per punti segnati in stagione regolare (30.3 ai quali aggiungeva 6.9 rimbalzi e 5.9 assists) e nei playoffs (32.1 punti con 5.2 rimbalzi e 5.1 assits). Il suo nome a fine anno era, con quello di T-Mac, fra i piu’ quotati per vincere il trofeo MVP 2003 ma alla fine questo fini’ nelle mani di Duncan.
Finita la stagione per i Lakers, Kobe, si reco’ in Colorado per farsi operare ma fu coinvolto in una “disdicevole” situazione: una ragazza, con la quale aveva avuto un rapporto sessuale, lo accuso’ di averla stuprata. Ovviamente scoppiarono tutte le polemiche del caso e Kobe per un anno intero dovette recarsi in Colorado per le varie udienze. Nonostante tutto cio’ KB continuo’ ad essere un pilastro dei Lakers in versione Dream Team (in estate erano arrivati Gary Payton e Karl Malone) e viaggio’ ad una media di 24 punti, 5.5 rimbalzi e 5.1 assists. Il progetto Payton-Malone-Bryant-Shaq arrivo’ al capolinea proprio sul palconesico piu’ importante: dopo aver vinto la Western Conference arrivarono le finali con i Pistons che erano viste dai Giallo Viola come una semplice formalita’ da sbrigare prima di diventare nuovamente campioni… Ben presto, gia’ da gara 1, i Lakers si accorsero che Detroit non aveva nessuna intenzione di cedere il passo: Bryant riusci’ a mettere la tripla per impattare GARA 2 (e la serie ando 1-1 con la vittoria nell’OT), ma in tutte le altre partite Prince limito’ KB come nessuno aveva mai fatto fin ora ed L.A. affondo’ per 4-1.
Finita l’annata Kobe divento’ free-agent e rifirmo’ per altri sette anni. Per arrivare a questo rinnovo, pero’, la dirigenza dei Lakers, gia’ da tempo decisa a puntare tutto su di lui, mando’ via Phil Jackson e cedette il giocatore franchigia degli ultimi tre titoli ovvero Shaquille O’Neal. Ovviamente Kobe non ha mai ammesso di aver influenzato la partenza di Shaq e Jackson ma le indiscrezioni trapelate dalla dirigenza di L.A. non sembrano lasciare dubbi, come del resto e’ molto esplicito anche il libro scritto da Coach Jackson (dove parla della stagione 2004 e dell’impossibilita’ di allenare Kobe per via dei suoi comportamenti da bambino). Nella sua prima annata da “solista” Kobe termino con 27.6 punti, 5.9 rimbalzi e 6 assists a partita. Diversi infortuni limitarono sia lui che diversi suo campagni (Divac non fu mai utilizzato mentre Brian Grant, arrivato con Odom e Butler da Miami, scese in campo solamente un paio di volte) e tutto cio’ si tradusse con una pessima annata in cui il record vinte/perse dei Lakers fu addiritura piu’ basso di quello dei Clippers. Bryant, in una squadra appositamente costruita per permettergli di essere il terminale offensivo numero 1, concluse il 2005/06 con 35.4 punti ovvero miglior marcatore di tutto il campionato NBA (ai quali aggiunse 5.6 rimbalzi e 4.5 assists). Durante l’anno fu in grado di andare svariate volte sopra i 50 punti in una singola partita e realizzo’ due prestazioni che resteranno per sempre negli annali della NBA. Il 20 Dicembre, contro Dallas, segno’ 62 punti in soli tre quarti di gioco e poi, un mese circa piu’ tardi (il 22/01), ne mise a referto 81 contro i Raptors. Gli 81 punti, da cui nasce il nuovo soprannome di Kobe (ovvero “Mr. 81”), sono la seconda miglior prestazioni di tutti i tempi nella storia della NBA. Bryant, contrariamente alle aspettative, riusci’ nell’impresa di guidare i Lakers ad un record piu’ alto del 50% portando L.A. ai playoffs e interrompendo cosi’ le assenza dei giallo viola dalla post-season. Il primo turno vide la Citta’ degli Angeli andare avanti 3-1 nella serie, contro i Suns, salvo poi predere 3 partite consecutive e quindi venire eliminata per 4-3. Durante il corso dei playoffs viaggio’ a 27.9 punti, 6.3 rimbalzi e 5.1 assists a partita.


Bryant ed i Lakers, senza effettuare stravolgimenti durante i mesi estivi, iniziarono il 2006/07 come una delle rivelazioni del campionato perche’ fino a meta’ febbraio furono in grado di tenere il passo delle altri “grandi” della Western quali Spurs e Suns. In questa prima fase di stagione regolare, Kobe, trovo’ un giusto mix fra punti, rimbalzi ed assists guadagnandosi cosi’ il “biglietto” per l’All Star Game dove concluse come l’MVP della serata. La seconda parte di campionato per i Lakers, pero’, fu prevalentemente negativa a causa di infortuni legati a giocatori chiave come Odom e al mancato inserimento di Radmanovic (acquistato in estate). KB24 (altro soprannome derivato dalla sua decisione di cambiare il numero di maglia da 8 a 24) una volta visto il record vittorie/sconfitte abbassarsi pericolosamente verso il 50%, si carico’ letteralmente il team sulle proprie spalle trascinandolo (a suon di prestazione di altissimo livello) ai playoffs. Nella corsa alla qualificazione non puo’ mancare la citazione alle quattro partite (Portland, Minnesota, Memphis e New Orleans) durante le quali Kobe raggiunse sempre (come minimo) quota 50 (rispettivamente 65, 50, 60, 50) diventando il secondo giocatore nella storia della NBA a tagliare un traguardo simile. Sempre durante questa periodo Bryant si isso’ in vetta alla classifica dei marcatori per concludere (secondo anno di fila) come miglior realizzatore della Lega. Le cifre in stagione regolare parlavano di 31.6 punti, 5.7 rimbalzi e 5.4 assists. Nei playoffs, purtroppo per i tifosi dei Lakers, al primo turno i Suns passeggiarono sopra Los Angeles concludendo 4-1. L’impegno di Bryant fu pari al 110% dato che concluse con 32.8 punti, 5.2 rimbalzi e 4.4 assists ma l’assenza di un cast di support fu fatale. Proprio per questo motivo appena inizio’ l’estate Mr. 81 domando’ di essere ceduto. La domanda di cessione avanzata alla dirigenza si perse con il trascorre dei mesi nonostante i Lakers nell’estate 2007 furono quasi immobili sul mercato dei free agent (unico acquisto importante Derek Fisher). Come gia’ visto 12 mesi prima Bryant inizio’ alla grande il campionato dimostrando a tutti i critici di essere un giocatore “totale”: oltre a segnare (28.3 di media) si occupava di distribuire la palla verso i compagni di squadra (5.4 assists), di difendere e prendere i rimbalzi (6.3). A differenza dell’anno precedente, pero’, i Lakers decisero di rinforzare il team per evitare di vederlo affondare nella seconda meta’ di campionato e quindi acquistarono dai Grizzlies Pau Gasol. L’innesto del Catalano a L.A. avvenne nei migliori dei modi ed il trio Bryant, Odom, Gasol macinò vittorie su vittorie andando a vincere la Western Conference grazie ad un record di 57-25. Nei playoffs Kobe continuò con le sue prestazioni di altissimo livello: contro i Jazz, secondo turno, ad esempio concluse con 33.2 punti, 7.2 assists e 7 rimbalzi di media. Proprio durante questa serie la NBA comunicò la vittoria del premio di MVP della stagione regolare 2007/08 (il primo della sua carriera). Dopo aver passeggiato sugli Spurs (4-1) in finale i Giallo-Viola trovarono i Celtics del trio Garnett-Pierce-Allen. Ingabbiato dalla difesa avversaria Kobe concluse con 25.7 punti, 5 assists e 2.7 rimbalzi con menzione speciale per Gara 3: 36 punti, 7 rimbalzi, 2 recuperi. Una panchina praticamente nulla, l’infortunio di Bynum ed il mancato supporto di alcuni suoi compagni di squadra (vedi Radmanovic) furono fatali per i Lakers sconfitti 4-2. La media playoffs 08 di Kobe parlava di 30.1 punti, 5.7 rimbalzi e 5.6 assists. La stagione di Bryant, pero’, rimane una delle sue migliori nella storia della NBA.
Fin dal training camp ’08/09 fu subito chiara una cosa: i Lakers volevano acciuffare il titolo mancato nel giugno 2008. Il completo recupero di Ariza e Bynum ed il loro inserimento negli schemi offensivi di Jackson, dove Odom partiva da sesto uomo, ha permesso a Los Angeles di concludere per il secondo anno consecutivo ai vertici della Conference e soprattutto di vincere anche sui campi più difficili come su quello di Cleveland (L.A. è stata l’unica squadra in grado di battere i Cavs in casa con James in azione). Dietro ai trionfo della Città degli Angeli, ovviamente, ci sono le prestazioni dell’M.V.P. 2008: senza saltare una partita (82 partite disputate) ha prodotto 26.8 punti, 5.2 rimbalzi, 4.9 assists e 1.5 rimbalzi. Le menzioni d’onore per la stagione regolare di Kobe sono principalmente due: il 2 Febbraio 2009 al Madison Square Garden ha messo a referto la miglior prestazione di sempre con 61 punti segnati nella”Arena più famosa del mondo” e circa due settimane dopo a Phoenix è stato votato Co-Mvp con Shaq dell’All Star Game (27 punti, 4 rimbalzi, 4 assists, 4 recuperi).


Nei playoffs e Kobe ha aperto contro i Jazz segnando 27.4 punti, 5 rimbalzi e 5.6 assists con l’aggiunta di 2.4 recuperi. Utah, qualificata ottava all’ovest, è stata battuta in 5 partite. Il turno più duro per i Lakers è stata la semi-finali di conference contro i Rockets durata sette partite nelle quali Artest ha cercato di mettersi sulle piste di Black-Mamba. Purtroppo per l’ex-Pacers, però, ad avere la meglio è stato ancora Bryant che nel turno dopo ha giocato la miglior serie per punti segnati con 34 (e quasi 6 assists e 6 rimbalzi) di media ai danni dei Nuggets. Tornati sul palcoscenico più importante dell’anno Bryant ha lanciato il suo messaggio forte e chiaro ai giovani Magic devastandoli con 40 punti, 8 rimbalzi e 8 assists in gara 1 (netta vittoria 100-75 per Los Angeles). Orlando ha poi provato in tutti i modi a marcarlo ma senza risultato ed il 14/06/2009 Bryant ed i Lakers hanno potuto alzare al cielo quel titolo sfuggitogli di mano l’anno prima. Con 32.4 punti, il 43% dal campo, il 36% da oltre l’arco, l’84.1% dalla lunetta, 7.4 assists, 5.6 rimbalzi, 1.4 stoppate e altrettanti recuperi l’MVP della finale Nba 2009 non poteva che essere assegnato a Bryant. Si tratta del suo quarto titolo in carriera e primo da M.V.P. delle finali
Durante l’annata 2010-2011 Bryant entrò nella top ten dei migliori realizzatori NBA di sempre. Il 6 febbraio 2012 diventò il 5º miglior marcatore della storia NBA.
Nella stagione 2012-2013 dovette giocare molti più minuti del previsto nonostante avesse problemi fisici e la squadra faticasse a integrarsi con il gioco di D’Antoni. Il 30 marzo 2013 raggiunse i 31423 punti, superando Wilt Chamberlain. Da marzo in poi, nonostante i problemi fisici, iniziò a giocare oltre 40 minuti per consentire al team di raggiungere i playoffs. Il 12 aprile 2013 pagò gli sforzi profusi contro Golden State in quanto subì un grave infortunio al tendine di Achille, a seguito di un contrasto falloso con Harrison Barnes, che lo costrinse a chiudere anzitempo la stagione e che mise a rischio la sua carriera; tra l’altro Bryant, seppur da infortunato, segnò i 2 tiri liberi successivi e uscì dal campo sulle sue gambe senza l’ausilio della barella
Il grave infortunio condizionò Bryant nella stagione 2013-2014 in quanto giocò solamente 6 partite.La stagione successiva ne giocò 31, venendo nuovamente limitato dagli infortuni e giocò la sua ultima partita il 21 gennaio 2015 contro i New Orleans Pelicans, in cui Bryant tentò di rimanere in campo nonostante un forte dolore alle cuffie dei rotatori. Il 14 dicembre raggiunse quota 32293 punti, superando Michael Jordan nella classifica dei realizzatori all-time, piazzandosi al 3º posto dopo Kareem Abdul-Jabbar e Karl Malone. Nonostante i problemi fisici, l’anno successivo Bryant fu disponibile sin da subito: con 25 milioni di stipendio fu il giocatore più pagato della lega, ma le sue prestazioni furono negative, onde per cui il 2 novembre lui stesso fece autocritica al riguardo. A fronte di ciò il 29 novembre 2015, tramite una lettera dedicata alla pallacanestro rilasciata a The Player’s Tribune, annunciò il suo ritiro dall’attività agonistica al termine della stagione 2015-2016.n




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